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Esteri

Zelensky: “Ucraina ha armi per vincere”....

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Zelensky: “Ucraina ha armi per vincere”. Russia: “Kiev combatte con vecchi e malati”

Mosca risponde ai messaggi del presidente ucraino: "Kiev non ha più soldati giovani"

Un tank in Ucraina

Il presidente Volodymyr Zelensky è convinto che l'Ucraina possa vincere la guerra in corso da quasi 2 anni con la Russia. "Nelle prime 2 settimane dell'anno ci siamo rinforzati", dice snocciolando news relative all'acquisizione di armi e sistemi di difesa. Mosca, invece, descrive un avversario in ginocchio, con un esercito formato da soldati vecchi e malati.

La guerra non si combatte solo sul campo di battaglia, dove la situazione appare da settimana bloccata in un interminabile braccio di ferro lungo la linea di contatto. Il conflitto rimane durissimo, con perdite ingenti per entrambi i paesi. A est, in particolare, si combatte per avanzare pochi metri o per difendere posizioni acquisite. L'inverno è ancora lungo, le condizioni per soldati e mezzi rimangono proibitive e le strategie vanno adattate alle condizioni del meteo e del terreno.

Il 2024, per i vertici militari ucraini, potrebbe rivelarsi un anno di transizione. La controffensiva condotta nel 2023 non ha prodotto il ribaltamento auspicato. Ora, lo stallo - che ufficialmente viene negato - è quasi una soluzione obbligata per Kiev. Bisogna riorganizzarsi in attesa che gli Stati Uniti decidano come procedere: c'è un pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi bloccato dall'opposizione di alcuni repubblicani al Congresso.

In attesa di buone notizie da Washington, Zelensky continua a tessere la tela di rapporti per ottenere armi e mezzi. "Le prime due settimane dell'anno hanno già aumentato la forza e le capacità dell'Ucraina", dice il presidente, che oggi sarà a Davos per partecipare al vertice di domani, in uno dei messaggi affidati ai social. "Ci sono nuovi pacchetti per i nostri guerrieri, ci sono accordi fondamentali per la produzione congiunta di armi e munizioni, un tema particolarmente importante è legato ai droni. Ne arriveranno altri", aggiunge.

"Stiamo preparando altre novità positive sulla difesa aerea. Continuiano ad occuparci di missili e strumenti hi-tech. Mese dopo mese, aumentiamo la produzione di artiglieria", dice. La sintesi è che "l'Ucraina ha un potenziale sufficiente per farcela nel complicato percorso della guerra. Abbiamo il potenziale per vincere. La chiave è credere in noi stessi. Credere nell'Ucraina".

Mosca: "Ucraina ha un esercito vecchio e malato"

La fiducia di Zelensky appare immotivata se si considerano fondate le affermazioni che arrivano da Mosca. La Russia, attraverso l'agenzia Tass, offre una foto disastrosa dell'esercito ucraino, facendo riferimento anche alle parole di un comandante di Kiev, il comandante del battaglione della 5a brigata d'assalto separata delle forze armate ucraine, Alexey Tarasenko. Ebbene, in molti aree l'Ucraina avrebbe a disposizione solo soldati di età avanzata - minimo over 40 - e per puntellare i reparti verrebbero inviati al fronte anche uomini con problemi di salute. In sostanza, bisogna abbassare i requisiti perché la situazione è di emergenza a causa del numero di morti e feriti.

Nel corso di una settimana, le forze armate ucraine avrebbero perso circa 200 soldati a Krynki, sulla riva sinistra del Dnepr, secondo quanto afferma sul suo canale Telegram il governatore della regione di Kherson Vladimir Saldo.

A causa del clima freddo, il numero dei casi di malattie e congelamenti tra i militari ucraini a Krynki sarebbe in aumento: l'evacuazione attraverso il Dnepr è praticamente impossibile, poiché il corso d'acqua in molti tratti è ghiacciato. Molti soldati ucraini, secondo Saldo, sarebbero stati catturati e avrebbero problemi fisici per gravi forme di necrosi dei tessuti.

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Esteri

Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...

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Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"

(Afp)

Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.

"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.

Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".

"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".

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Esteri

Israele Iran, Blinken: “Usa non coinvolti in...

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(Fotogramma)

L'attacco attribuito a Israele nella zona a Isfahan, in Iran, è stato al centro dei lavori dell'ultima giornata del G7 degli Esteri a Capri. I ministri hanno invitato alla prudenza e convenuto sulla necessità di evitare una escalation nell'area dove va avanti il conflitto tra Israele e Hamas. Le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken:"Non siamo coinvolti in alcuna operazione offensiva".

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Mo, gen. Tricarico, attacco Israele?: “Non escluso...

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'Forse un ruolo dei dissidenti nella risposta israeliana'

(Gen. Leonardo Tricarico - Fotogramma)

"La risposta di Israele è il minimo, e forse sotto il minimo, per poter raccontare di aver risposto all'attacco dell'Iran". Lo afferma all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa, riguardo all'attacco di Israele contro l'Iran.

Riguardo all'attacco alla base Isfahan, il generale Tricarico osserva: "Credo che, se si è trattato di un drone, sia un drone che non è partito da Israele, ipotesi questa assolutamente inconcepibile dal punto di vista militare considerata la velocità molto limitata dei droni, la loro vulnerabilità, la distanza così importante e il fatto che non avesse bisogno dei sensori elettro-ottici per individuare un obiettivo sicuramente già nella lista degli obiettivi dell'esercito israeliano". Secondo l'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica "se di drone si trattava potrebbe essere partito dal territorio iraniano ad opera di gruppi della dissidenza, in questo momento, a sostegno dell'azione di Israele".

Per il gen. Tricarico "auspicabilmente e verosimilmente la questione con l'Iran dovrebbe essere chiusa mentre non ci sono elementi per ritenere che sia esaurita la bellicosità dei gruppi riconducibili all'Iran disseminati in Siria, Libano, Yemen e Iraq. Particolarmente delicata pare la condizione del Libano perché vi sono dislocate le forze, espressione dell'Iran, più consistenti e militarmente capaci che però ormai la popolazione non tollera e la cui presenza viene guardata con insofferenza dalla popolazione libanese". "Il riacutizzarsi del confronto militare in quell'area - osserva il gen. Tricarico - potrebbe destabilizzare l'intero Libano anche se, dal punto di vista israeliano, neutralizzare Hezbollah in Libano significherebbe far rientrare, nel proprio luogo di residenza, decine di migliaia di israeliani perché in una zona ritenuta pericolosa".

Il generale Tricarico osserva che "un'evoluzione che comporti una guerra tradizionale tra Iran e Israele è quasi impossibile", ma "se le tensioni dovessero sfociare in un confronto armato" sarebbe caratterizzato da "numerose anomalie prima tra tutte l'intensificazione di gruppi armati riconducibili all'Iran e dislocati nell'area".

"Un'altra ipotesi è quella del terrorismo, che potrebbe essere scatenato con una chiamata alle armi e potrebbero essere un obiettivo non solo Israele ma tutte le società occidentali considerate ostili all'Iran e al mondo sciita - conclude il gen. Tricarico - Senza considerare i Paesi vicini geograficamente all'Iran e con o quali si sta materializzando, per ora a livello solo concettuale, un'alleanza che comprende Israele ed è ostile all'Iran".

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