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Depistaggio Borsellino, chiesta condanna per i tre...
Depistaggio Borsellino, chiesta condanna per i tre poliziotti
Il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna, al termine di una requisitoria fiume, ha chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo
Il depistaggio sulla strage di Via D'Amelio "c'è stato" e la responsabilità "è dei poliziotti che non lo hanno fatto per una banale voglia di fare carriera ma per agevolare Cosa nostra. Un tradimento che non può essere perdonato". Ecco perché i tre poliziotti sul banco degli imputati "vanno condannati". A pene pesanti. Il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna, al termine di una requisitoria fiume, ha chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le stesse pene richieste nel processo di primo grado. Sono accusati di calunnia aggravata per aver costruito a tavolino falsi pentiti, inducendoli a mentire, per depistare le indagini sulla strage di via D'Amelio. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, il 12 luglio 2022, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre il terzo imputato, Michele Ribaudo venne assolto. Ma la Procura generale non ci sta e chiede adesso la condanna per tutti. Con l'aggravante mafiosa.
"Le indagini, fin da subito dopo la strage, hanno subito un inquinamento probatorio", dice il Procuratore generale D'Anna. Che tira in ballo anche l'apparato dello Stato. Cioè i magistrati che 30 anni fa si occuparono delle indagini. "Leggendo la sentenza ci accorgiamo e non possiamo esimerci nel dire che a questo inquinamento probatorio ha contribuito anche il comportamento di alcuni colleghi. Colleghi poco attenti che non sono stati in grado di cogliere elementi di indici di falsità dell'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino", dice.
"C'è stato un tradimento da parte degli apparati dello Stato che hanno tradito non solo Borsellino ma anche gli agenti della scorta. Un tradimento che non può essere perdonato. Si può tradire per tanti motivi: per soldi, sì ce ne sono stati nei confronti di La Barbera ma non nei confronti degli odierni imputati, per la carriera, ma La Barbera non ne aveva bisogno, era ancora giovane e a breve sarebbe diventato questore, che motivo aveva di impelagarsi con un balordo come Scarantino". "Un altro motivo - ha continuato - poteva essere il fatto che occorreva dare un colpevole da dare all'opinione pubblica: ma perché Scarantino? Cioè l'unico che faceva parte di una famiglia che non c'entrava. Ma perché lui? La risposta me la sono data: l'unico interesse che spiega la pervicacia del gruppo Falcone-Borsellino è che loro sapevano perfettamente che con il loro comportamento stavano allontanando dalla verità delle indagini, vuoi per proteggere apparati dello Stato vuoi per proteggere apparati mafiosi".
Loro, gli imputati, "non sono, però, gli unici demoni". "Sul banco degli imputati la fila di demoni dovrebbe essere lunga, ma o sono morti o l'hanno fatta franca", dice il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla Procura generale. "Ci sono vertici e soggetti che l'hanno passata liscia e sappiamo chi sono", aggiunge. E poi sottolinea: "Ci sono una serie di elementi che danno certezza del coinvolgimento di figure istituzionali nell'eliminazione del dottore Borsellino".
Secondo il sostituto procuratore generale Gaetano Bono, la sentenza di primo grado era "contraddittoria, illogica, iniqua e fuorviante". Perché i poliziotti sul banco degli imputati, oggi tutti in pensione, hanno deliberatamente depistato le indagini sull'attentato a Paolo Borsellino. "Il regista del depistaggio fu Arnaldo La Barbera, morto alcuni anni fa da osannato investigatore antimafia”, aggiunge il pg Gaetano Bono, che al momento della strage era ancora una bambino di nove anni. Dice: "Si registra una illogicità della sentenza di primo grado che a distanza di poche pagine traccia un quadro incoerente sull'attendibilità di Vincenzo Scarantino", il falso collaboratore di giustizia che fece condannare sette innocenti, dice Bono che cita alcune frasi della sentenza di primo grado. I giudici scrivono: 'E' da ritenersi sussistente un nucleo di limitata attendibilità', e Bono elenca "4 punti". "Poi, a distanza di diverse pagine la sentenza afferma che 'Scarantino è pienamente attendibile ove evidenzia un indottrinamento fin dal primo interrogatorio del giugno 1994'", dice il pg.
Secondo il pg Gaetano Bono la sentenza va riformata "sia per i profili di fatto che di diritto". In quanto la "pronuncia assolutoria è incoerente". Per l'accusa la "contraddittorietà riguarda l'associazione mafiosa che è la questione più importante di tutto il processo. Si ritiene sussistente la circostanza aggravante che permetterebbe alla Corte di pronunciarsi sulle responsabilità di Mario Bo e Fabrizio Mattei ma anche su quella di Michele Ribaudo". Secondo Bono "siamo in presenza di una motivazione insufficiente".
Il pm Maurizio Bonaccorso spiega nel suo lungo intervento: "Solo dopo la morte di Arnaldo La Barbera si scoprì che c'era un rapporto di collaborazione tra il poliziotto e il Sisde, da cui emerge che la Barbera aveva intrattenuto un rapporto di collaborazione dal febbraio 1986 al marzo 1988, con nome in codice 'Rutilius', mentre era dirigente della Squadra mobile di Venezia". L'ex dirigente ed ex questore di Palermo "era pagato in nero, e non per pagare i confidenti ma per esigenze personali, perché amava stare in albergo", dice Bonaccorso . "Una situazione di una gravità inaudita un dirigente che viene finanziato in nero dai Servizi segreti", aggiunge il pm. E se la prende con la sentenza di primo grado che "ha minimizzato un dato molto importante".
Poi sottolinea che Arnaldo La Barbera "era a libro paga dei Madonia". "La Barbera aveva un tenore di vita altissimo. Abbiamo accertato che versava continuamente soldi sul suo conto corrente. In un anno circa 100 milioni di vecchie lire. Difficile credere che si potesse trattare di trasferte. Neanche avesse fatto il giro del mondo. Quello che è significativo sono le modalità in cui questo contante viene versato. Nel '91 c'è un solo versamento di 8 milioni di lire, nel '92 questa persona di colpo cambia abitudini rispetto alla sua attività bancaria e comincia a fare versamenti continui per importi davvero consistenti. Certamente non sono tutti proventi illeciti ma questo dato ci conferma quello che hanno detto i collaboratori Vito Galatolo e Francesco Onorato e cioè che La Barbera era a libro paga dei Madonia. Quindi abbiamo un personaggio ambiguo che da un lato viene costantemente finanziato dal Sisde. Dall'altra parte abbiamo i collaboratori che ci raccontano di un rapporto con la mafia".
Ribadisce poi che la "collaborazione tra la Procura di Caltanissetta e il Sisde nacque dall'ostinazione del Procuratore Tinebra". Il magistrato parla di una "anomala collaborazione, per non dire inquietante, tra la Procura di Caltanissetta e il Sisde nella fase iniziale delle indagini". Poi, rivolgendosi alla difesa dei tre imputati dice: "Mi auguro di non sentire frasi da parte della difesa, sul fatto che si processano i morti, chi non è in grado di difendersi, sugli schizzi di fango, così come fatto in primo grado. Perché al di là delle frasi ad effetto mi piacerebbe capire cosa dovrebbe fare un pubblico ministero quando c'è l'ipotesi di un'azione delittuosa concorsuale nel momento in cui la figura centrale è deceduta. Dovremmo archiviare anche per gli altri? E nemmeno si possono omettere tutte le argomentazioni che riguardano la figura centrale".
Poi dice: "Ho il rammarico che, purtroppo, in questo processo non è stato possibile effettuare la discovery completa degli elementi finora emersi, e mi auguro che un giorno non dovremmo mangiarci le mani in relazione all'esigenza di preservare un indagine in corso". Il magistrato fa riferimento all'inchiesta sull'agenda rossa e sulla documentazione ritrovata a casa dell'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera. A settembre del 2023 un teste aveva detto: "A casa dei familiari di La Barbera c'è l'agenda rossa di Paolo Borsellino''. E i carabinieri del Ros effettuarono perquisizioni molto accurate, l'agenda rossa non c'era. Però fu sequestrata una copiosa documentazione bancaria risalente all'inizio degli anni Novanta. Sul conto di La Barbera sarebbero finiti tanti soldi, che lui stesso depositava mese dopo mese nel suo conto. "Fra il 1990 e il 1992 furono fatti versamenti per complessivi 114 milioni delle vecchie lire'', ha detto in aula il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso. ''Le anomalie riguardano soprattutto il 1992, la Guardia di finanza ha accertato una sperequazione di circa 97 milioni rispetto al reddito percepito".
Nel corso della lunga requisitoria la Procura generale è tornata a parlare dell'agenda rossa di Paolo Borsellino. "In questa agenda lui annotava una serie di riflessioni sulla strage di Capaci nella speranza di essere sentito a Caltanissetta", dice il pm Maurizio Bonaccorso. "La signora Agnese Piraino, vedova di Paolo Borsellino ha spiegato che, nella certezza di essere ucciso, Borsellino aveva cominciato a usare due agende, quella grigia e quella rossa, dove annotava sue riflessioni spiega la Procura generale - Il secondo dato è la presenza dell'agenda rossa nella borsa di Borsellino il 19 luglio 1992. Abbiamo sul punto le dichiarazioni della figlia, Lucia Borsellino, che ci dice: 'Papà aveva tre agende, una marrone, dove metteva qualche dato e numeri di telefono, l'altra grigia, dove annotava alcune cose, e quella rossa che per lui era importantissima'. Quella mattina aveva portato l'agenda con sé perché non verrà ritrovata a casa dei familiari". "Altro dato significativo è che non stata Cosa Nostra ad appropriarsi dell'agenda rossa. Perché non è pensabile che sulla scena della strage ci fossero dei mafiosi intervenuti per appropriarsi dell'agenda". E ricorda che "la borsa ricompare nella stanza di Arnaldo La Barbera a mesi di distanza, in maniera irrituale, senza che sia stato fatto un verbale di sequestro, e soprattutto viene riconsegnata in maniera irrituale alla famiglia di Borsellino". Dopo la richiesta di condanna ha preso la parola l'avvocato di parte civile Giuseppe D'Acquì che rappresenta due dei sette innocenti condannati ingiustamente, Natale Giuseppe Gambino e Gaetano Scotto. Il processo è stato rinviato al prossimo 23 aprile per sentire le parti civili. (dall'inviata Elvira Terranova)
Esteri
India, da oggi al voto con il debutto...
Ecco i numeri della 'quasi' superpotenza economica che in un anno è passata dal nono al quinto posto tra le economie mondiali
Narendra Modi si avvia secondo i pronostici della vigilia a conquistare un terzo mandato quinquennale da premier alle elezioni legislative che si terranno a partire da domani in India. Sotto la sua guida, il Paese potrebbe aspirare a diventare una superpotenza economica, presentarsi come una vera alternativa alla Cina per gli investitori, in un momento difficile per le relazioni tra Pechino e l'Occidente. L'India ha buoni rapporti con la maggior parte delle principali economie e sta corteggiando aggressivamente le grandi aziende per far aprire fabbriche nel Paese.
L'economia del Paese
Si tratta di una delle economie in più rapida crescita del mondo. Il Pil pro capite è salito del 55% tra il 2014 - anno in cui Modi è diventato premier - e il 2023. Il Paese è passato dal nono al quinto posto tra le economie mondiali nello stesso periodo di tempo. L'espansione sostenuta del paese spingerà l'India più in alto nei ranghi delle maggiori economie del mondo, passando secondo alcuni osservatori ad occupare il terzo posto dietro agli Stati Uniti e alla Cina entro il 2027.
Tuttavia le autorità indiane potrebbero fare molto di più per aumentare il prodotto interno lordo pro capite, indice del tenore di vita in base al quale il Paese si è classificato al 147esimo posto nel 2022, secondo la Banca Mondiale. Guido Cozzi, professore di macroeconomia all'Università di San Gallo in Svizzera, dice alla Cnn che con la crescita economica ci saranno "effetti a cascata sul Pil pro capite". Ma questo non garantisce "una riduzione delle disuguaglianze di reddito e potrebbero essere necessarie politiche che promuovano una crescita inclusiva". Proprio come la Cina più di tre decenni fa, l'India sta poi iniziando una massiccia trasformazione delle sue infrastrutture, con investimenti di miliardi per finanziare la costruzione di strade, porti, aeroporti e ferrovie. Nel frattempo, gli investitori privati stanno costruendo il più grande impianto di energia verde del mondo.
Secondo un rapporto del mese scorso dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, gli indiani istruiti di età compresa tra i 15 e i 29 anni hanno maggiori probabilità di essere disoccupati rispetto a quelli senza alcuna istruzione". I tassi di disoccupazione giovanile in India sono ora superiori ai livelli globali. Il tasso di disoccupazione per i giovani indiani con una laurea era superiore al 29%, quasi nove volte superiore a quello di coloro che non sanno leggere o scrivere. "L'economia indiana non è stata in grado di creare abbastanza posti di lavoro remunerativi nei settori non agricoli per i nuovi giovani iscritti alla forza lavoro istruita, il che si riflette nell'alto e crescente tasso di disoccupazione", ha aggiunto.
I risultati sono immediatamente visibili, come confermano i numerosi cantieri aperti in tutto il Paese. L'India ha aggiunto quasi 55mila chilometri alla rete autostradale nazionale, con un aumento del 60% della sua lunghezza complessiva, tra il 2014 e il 2023. Negli ultimi anni, il paese ha anche creato una serie di piattaforme tecnologiche, infrastrutture pubbliche digitali, che hanno trasformato la vita e le imprese. Tra queste il programma di identificazione Aadhaar, che dal 2009 raccoglie i dati demografici e biometrici dei cittadini, considerato il più grande database biometrico del mondo e che ha anche aiutato il governo a risparmiare milioni riducendo la corruzione nelle iniziative di welfare. Un'altra piattaforma, l'Unified Payments Interface (Upi), consente agli utenti di effettuare pagamenti scansionando un codice Qr. È stato abbracciato dagli indiani di tutti i ceti sociali. Nel settembre 2023, citando un rapporto della Banca Mondiale, Modi ha affermato che grazie alla sua infrastruttura pubblica digitale "l'India ha raggiunto obiettivi di inclusione finanziaria in soli sei anni, che altrimenti avrebbero richiesto almeno 47 lunghi anni".
Il mercato azionario
L'entusiasmo per il potenziale di crescita dell'India si riflette nel suo mercato azionario, che ha raggiunto livelli record. Il valore delle società quotate nelle borse indiane ha superato i 4 trilioni di dollari alla fine dello scorso anno. L'India ha due principali borse: la National Stock Exchange of India (Nse) e la Bse, la più antica borsa dell'Asia precedentemente nota come Bombay Stock Exchange. Nuova Delhi sta infine cavalcando la ricerca di diversificazione nella catena di approvvigionamento che spinge le aziende internazionali a svolgere le loro operazioni lontano dalla Cina, dove hanno affrontato ostacoli durante la pandemia e sono minacciate dalle crescenti tensioni tra Pechino e Washington. La terza economia più grande dell'Asia ha lanciato un programma di incentivi del valore di 26 miliardi di dollari per attirare le aziende a produrre in 14 settori, che vanno dall'elettronica e dalle automobili ai prodotti farmaceutici e ai dispositivi medici.
Di conseguenza, alcune delle più grandi aziende del mondo, tra cui il fornitore di Apple (AAPL) Foxconn, stanno espandendo in modo significativo le loro operazioni in India. Il miliardario Elon Musk ha dichiarato la scorsa settimana su X che "non vede l'ora" di incontrare Modi in India, senza fornire una data. Il capo di Tesla (TSLA) dovrebbe annunciare presto un importante investimento in India, con la casa automobilistica che starebbe perlustrando il paese alla ricerca di un luogo adatto per la sua prima fabbrica asiatica al di fuori della Cina. Tuttavia, l'economia indiana, proprio come la sua democrazia, è tutt'altro che perfetta. Se rieletto, Modi dovrà affrontare l'enorme sfida di creare centinaia di milioni di posti di lavoro per una popolazione che rimane in gran parte povera. Con un'età media di 29 anni, l'India ha una delle popolazioni più giovani al mondo, ma non è ancora in grado di raccogliere i potenziali benefici economici dalla sua numerosa popolazione giovane.
L'uso dell'intelligenza artificiale
Anche l'intelligenza artificiale debutta fra gli strumenti, utilizzati nella campagna per le elezioni indiane, che si aprono oggi. Un messaggio personalizzato del premier Narendra Modi, indirizzato a singoli elettori, chiamati per nome, ma anche voci clonate sull'originale dei politici in telefonate che arrivano direttamente ai cittadini, gestite da chatbot come ChatGpt. Sono alcuni degli strumenti con cui l’intelligenza artificiale fa il debutto fra gli strumenti utilizzati nella campagna per le elezioni indiane che si aprono domani.
Il New York Times riporta le immagini di video 'personalizzati' di Modi, generati dall’intelligenza artificiale e condivisi su WhatsApp, in cui il primo ministro sembra rivolgersi direttamente ai singoli elettori. Il quotidiano ha quindi verificato la possibilità di replicare questo messaggio, scoprendo che un singolo laboratorio può creare - utilizzando un "algoritmo di clonazione" che studia l'audio, la cadenza e le intonazioni della voce del politico prescelto - fino a 10.000 video al giorno. Peraltro, si spiega, l'IA generativa può anche rimuovere le barriere linguistiche, il che è particolarmente utile in un paese linguisticamente diversificato.
Ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi: "India grande democrazia? Con Modi punto interrogativo"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Nel giorno della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati e il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19esimo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore -. L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso". L'ex ambasciatore si dice, infine, convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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Ucraina, Putin distrugge le centrali: energia è arma anche...
Il Cremlino ha cambiato strategia per vincere la guerra contro Kiev e mettere alla prova anche gli alleati
Le rovine della centrale termoelettrica a carbone bombardata di Trypilska, la principale centrale di Kiev a 50 km a sud della capitale ucraina che produceva elettricità per milioni di persone, sono il simbolo di un devastante cambio di strategia adottato dai russi nella guerra. Nelle ultime settimane, i russi hanno iniziato a infliggere danni più permanenti al sistema energetico, ucraino, cercando di colpire anche i vasti depositi di gas sotterraneo su cui hanno contato i Paesi della Ue lo scorso inverno per scongiurare crisi di approvvigionamento.
Le centrali prese di mira
Si tratta di attacchi diversi da quelli condotti finora in questi due anni di guerra dai russi, che hanno colpito in prevalenza trasformatori e altre componenti delle reti energetiche, che potevano essere quindi riparate o sostituite. Ora, invece, intere centrali sono nel mirino, e le ricostruzioni potranno durare anni, mentre gli attacchi ai depositi di gas possono privare l'Europa di un'importante rete di sicurezza.
"Le nostre centrali termoelettriche sono state attaccate 48 volte negli ultimi sei mesi, ma senza dubbio, gli attacchi russi delle ultime settimane sono stati i peggiori dall'inizio dell'invasione nel 2022", ha dichiarato a Politico Maxim Timchenko, Ceo della principale società elettrica privata Dtek che ora ha perso quasi l'80% della sua capacità di generare elettricità.
Le autorità ucraine, che stanno facendo i conti con una sempre più drastica mancanza di sistemi di difesa aerea per proteggere le sue centrali elettriche, ora temono di non poter essere in grado di mantenere le luci accese, e anche i riscaldamenti visto che la stagione fredda non è ancora finita, per la popolazione.
Poi c'è la preoccupazione per una ricaduta per l'Europa, che lo scorso inverno ha contato sulla rete di riserve di gas garantire da Kiev, che ora i russi stanno prendendo di mira. "La Russia sta cercando di usare l'energia come un'arma non solo contro l'Ucraina ma contro il mondo intero - spiega Oleg Ustenko, consulente economico di Volodymyr Zelenskyy - è una sfida per noi, anche per l'Europa".
Fino a poche settimane fa, Kiev poteva vantare di esportare un milione di euro di elettricità al giorno ai vicini occidentali, mentre ora, dopo i bombardamenti russi, la situazione è rovesciata, con l'Ucraina che deve far fondo ai suoi precari bilanci per importare energia, mentre lotta per evitare blackout e sospensione di servizio per l'industria bellica.
"C'è una pressione enorme, soprattutto in regioni come Kharkiv dove tutte le nostre principali strutture sono state attaccate dai missili e stiamo cercando di ripristinare il più possibile l'elettricità mentre il nemico porta a termine nuovi attacchi", afferma, intervistato dal sito americano, Volodymyr Kudrytskyi, Ceo dell'operatore della rete elettrica statale Ukrenergo. "Sono sicuro che saremo in grado di rimettere in moto la rete, ma la generazione di elettricità appare essere il problema principale", aggiunge riferendosi appunto ai bombardamenti delle centrali termoelettriche.
L'appello agli alleati: "Ci servono sistemi di difesa aerea"
Secondo Timchenko, solo l'aiuto degli alleati può permettere di salvare quello che è rimasto della rete: "Abbiamo urgente bisogno di sistemi di difesa aerea più forti per salvare a proteggere il sistema energetico ucraino". Una richiesta che da giorni Kiev continua a ripetere: "Undici missili sono arrivati, abbiamo distrutto i primi sette, gli altri quattro hanno distrutto la centrale. Perché? Perché non avevamo più missili, avevamo finito i missili per proteggere Trypilska", ha detto Zelensky dopo il bombardamento della centrale l'11 aprile scorso.
L'appello è rivolto in particolare agli Stati Uniti, dove da mesi i repubblicani fedeli a Donald Trump tengono bloccati alla Camera i 60 miliardi di dollari di aiuti militari, un comportamento che di fatto ha permesso a Vladimir Putin di ottenere un'avanzata forse decisiva sul campo di battaglia. Ma anche alla Ue: nei giorni scorsi il ministro dell'Energia ucraino, German Galushchenko, ha avuto un incontro con il commissario Ue per l'Energia, Kadri Simson, in cui si è concentrato "sugli ulteriori passi internazionali e l'aiuto necessari per sostenere il sistema energetico ucraino, principalmente assicurando maggiore difesa aerea", hanno riferito fonti informate.
Sport
Gp Cina, Stroll leader prove libere e Ferrari indietro
Leclerc e Sainz lontani dalla Aston Martin
Lance Stroll ottiene il miglior tempo nelle prove libere del Gp della Cina. A Shanghai, il pilota della Aston Martin gira in 1'36''302 precedendo la McLaren dell'australiano Oscar Piastri (1'36''629). Terzo e quarto tempo per le Red Bull dell'olandese Max Verstappen (1'36''660) e del messicano Sergio Perez (1'36''690). Quinta e sesta posizione per le Haas del tedesco Nico Hulkenberg (1'37''101) e del danese Kevin Magnussen (1'37''118). Le Ferrari rimangono nascoste: Charles Leclerc è 13esimo (1'38''090), seguito dal compagno Carlos Sainz (1'38''284).