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Cronaca

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Depistaggio Borsellino: “Figli traditi da Stato in cui credevano”

L'avvocato Trizzino

(dall'inviata Elvira Terranova) - Subito dopo lo strage di Via D'Amelio i magistrati di Caltanissetta, sotto la guida del Procuratore Gianni Tinebra, "agirono con sconcertante superficialità" e "con incuria", "condotte che esprimono uno sfacelo di un sistema". Mentre i poliziotti "erano liberi di scorrazzare nella illegalità". "Dopo 32 anni siamo stanchi, questa vicenda ci sta distruggendo...". Parole dure, quelle dell'avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile della famiglia del giudice Paolo Borsellino, nel processo d'appello sul depistaggio sulla strage di Via D'Amelio. Alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di concorso in calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra. In primo grado era caduta l'aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo. Prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei mentre Michele Ribaudo era stato assolto "perché il fatto non costituisce reato". La Procura generale di Caltanissetta ha chiesto, al termine della requisitoria, 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e mezzo ciascuno per Mattei e Ribaudo. Davanti alla Corte d'Appello presieduta da Giovambattista Tona oggi è stato il turno delle parti civili. Cinquantotto in tutto. Dai sette innocenti condannati ingiustamente all'ergastolo per la strage Borsellino ai parenti degli agenti di scorta, ai familiari del giudice Borsellino.

"Il danno subito dai figli del giudice Paolo Borsellino è un danno da verità negata e l'impossibilità di elaborare un lutto", "Sono stati traditi da uno Stato in cui credevano", dice l'avvocato Vincenzo Greco che rappresenta la famiglia Borsellino. Il nome del magistrato viene citato all'inizio dell'intervento anche del genero di Borsellino, l'avvocato Fabio Trizzino. "Vorrei dare voce in questa sede al dottor Paolo Borsellino oltre che alle parti che rappresento. Perché tra i tanti frutti avvelenati di quello che è stato definito uno dei più gravi depistaggi della storia italiana, vi è la verità della menzogna", dice senza nascondere la sua emozione. "Agevolata dalla sconcertante superficialità di tutti i magistrati della Procura allora guidata da Giovanni Tinebra". Trizzino rappresenta i figli del giudice, Lucia - sua moglie -Manfredi e Fiammetta.

"Questi magistrati hanno abdicato alla loro funzione di controllo e di vigilanza sull'operato degli investigatori lasciati liberi di scorrazzare nel campo della illegalità. Facendo macerie dei protocolli investigativi, della legge e della dignità delle persone che hanno sfortunatamente incrociato il loro percorso", dice l'avvocato Trizzino. "E mi riferisco a coloro che hanno fatto il carcere ingiustamente ma anche a quei poveri disgraziati di tre collaboratori", dice il legale. "Le condotte dei pubblici ministeri si collocano al di fuori dell'errore fisiologico ma semmai esprimono il corto circuito di un sistema, lo sfacelo di un sistema, con effetti devastanti sul piano dell'immagine di un ordine giudiziario che non meritava tutto questo. E di cui il dottor Borsellino era uno dei più importanti esponenti. Quello stesso ordine giudiziario che però ha mostrato di raccogliere l'eredità morale di Paolo Borsellino. Perché deve essere chiaro che la quasi totalità dei magistrati di questo paese lavora in silenzio. Non avendo il tempo di scrivere libri e parlare in pubblico. E nei confronti di questi magistrati la nostra fede rimane incrollabile", ha aggiunto l'avvocato.

I legali, 'scarantinizzazione delle indagini da parte dei magistrati'

Nella sua lunga arringa difensiva, l'avvocato Trizzino ha ripercorso i momenti successivi all'attentato di via D'Amelio, fino alla "scarantinizzazione delle indagini", come la definiscono gli avvocati di parte civile. Fu proprio Vincenzo Scarantino, il falso collaboratore, ad accusare ingiustamente i sette innocenti. "Sarà stato psicolabile ma non era cretino", dice l'avvocata Rosalba Di Gregorio, che rappresenta tre dei sette innocenti, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina e Tanino Murana. "Si è deciso di 'scarantinizzare' le indagini. Perché quel depistaggio non si può spiegare solo con qualcosa che riguarda Cosa Nostra. Come puoi pensare che lo Stato non reagisse? Ci si concentrava su Vincenzo Scarantino sui suoi sbalzi d'umore e non su elementi", dice Trizzino. Che poi torna a parlare dell'ex 007 Bruno Contrada, accusato in un primo momento, da più parti, di essere sul luogo della strage. "Il dottore Bruno Contrada non era in via D'Amelio. Ma è stato il classico agnello sacrificale da mettere sull'altare", ha detto.

E sui tre imputati - oggi l'unico presente è Fabrizio Mattei - ha detto: "Io ho compassione per il momento attuale ma non per il comportamento di allora". E ricorda un aneddoto raccontato da Lucia Borsellino in aula. Quando fu rinvenuta la borsa del giudice Borsellino e lei chiese che fine avesse fatto l'agenda rossa "Arnaldo La Barbera rispose alla madre Agnese Piraino Leto: 'Signora, faccia curare sua figlia". "E' assurdo", ha sottolineato Trizzino. "Tu, anziché approfondire le dichiarazioni di una persona che appartiene a una famiglia distrutta, dici 'perché non la fate curare?". E più volte ha ribadito quanti punti oscuri ci siano ancora sulla strage di via D'Amelio: "Ancora oggi a distanza di ben 32 anni non sappiamo, al netto dell'agenda rossa, quali fascicoli, quali carte avesse nella borsa il dottore Paolo Borsellino". "Non sappiamo cosa è avvenuto nell'ufficio del giudice dopo la strage. Non sappiamo quali fascicoli ci fossero sulla sua scrivania. Non sappiamo, ad esempio, se ci fossero dei fascicoli sugli appalti perché non abbiamo mai visto un verbale di sequestro dei documenti. Eppure Borsellino era uno che lavorava tanto". Non solo.

"Il giudice Borsellino viene ucciso alle 16.58. Sappiamo che i sigilli sono stati apposti alle 23.28 del 19 luglio 1992". L'avvocata Di Gregorio, nel suo intervento, ha ribadito più volte che "il depistaggio sulla strage di via d'Amelio continua ancora oggi". "Nell'agenda grigia che oggi abbiamo, dopo il 23 maggio, giorno in cui è morto il giudice Giovanni Falcone, il giudice Borsellino inizia ad annotare non solo le spese personali, ma anche appuntamenti lavorativi". "Mi ha fatto impressione la minaccia di Bo che avrebbe mandato Scarantino in un carcere peggiore di Pianosa dopo la sua ritrattazione", ha aggiunto "Non si notizia il servizio centrale di protezione il fatto che Scarantino chiamò Mediaset per ritrattare la sua collaborazione".

La sentenza d'appello forse il 4 giugno

La legale ha parlato anche delle carte rinvenute solo poco tempo fa. "Le carte del poliziotto Zerilli sui sopralluoghi di Scarantino apparse stranamente dopo 30 anni. E' veramente strano. Noi avvocati non ne possiamo più di queste strane apparizioni, dopo anni, di documenti che la procura della Repubblica neanche aveva. Tutto questo ancora oggi appare strano". I legali di parte civile hanno parlato anche dei mandanti esterni alla strage di via D'Amelio. Come spiega l'avvocata Di Gregorio: "In Cosa nostra tutti parlavano del mandante esterno ma nessuno sapeva chi fosse. Sappiamo anche che Riina fece un patto con questa entità esterna. Che le due stragi del '92 siano stragi di mafia è indiscutibile. E' chiaro. Ma chi è questa mafia che agisce? Fu una nuova mafia diversamente composta con due componenti: una istituzionale e una mafiosa stragista. Quindi agiscono insieme. Dall'ideazione fino all'esecuzione. Il dottore Arnaldo La Barbera fece il lavoro che ha fatto per depistare le indagini e lo fa perché consapevole della presenza di una nuova forma associativa".

I legali di parte civile non nascondono ulteriori critiche ai magistrati che si occuparono delle indagini subito dopo la strage Borsellino: "Se fossi garbata come lo è stato il Procuratore generale direi che i magistrati che fecero le indagini sulla strage di via D'Amelio sono stati 'distrattini', ma siccome non sono garbata non dico niente... Diciamo che c'è stata una certa incuria nelle indagini...", ha spiegato l'avvocata Di Gregorio.

Che poi ha attaccato: "La nostra toga, nei processi precedenti, è stata profondamente offesa, anche da testi qualificati". "Ringrazio il collegio - ha esordito l'avvocata Di Gregorio - perché la serenità con cui è stato condotto il secondo grado di giudizio per noi, che siamo stati abituati a udienze più turbolenti, come il processo Borsellino, ci ha dato la serenità del secondo grado. Vi ringrazio anche per la conoscenza degli atti". "La sentenza di primo grado mi ha deluso perché dopo avere fatto un'analisi precisa in alcuni punti, ha concluso dimenticando certe premesse che aveva fatto", prosegue la legale di pare civile. "Abbiamo vissuto i vecchi processi e chiaramente non siamo tecnicamente parte offesa, ma siamo parte offesa. La nostra toga è stata profondamente offesa e da parte di testi qualificati - dice ancora la legale - prendo una teste a caso, la dottoressa Anna Palma (ex pm dell'inchiesta sulla strage di via D'Amelio ndr), sentita in questo processo nel controesame, ci ha accusato di essere stati nei vecchi processi difensori di imputati. Continuando a non ammettere il depistaggio". Adesso la parola passerà alla difesa dei tre imputati, che sarà impegnata per le prossime due udienze, il 30 aprile e il 7 maggio. La sentenza potrebbe essere emessa il 4 giugno.

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Cronaca

Assalto Cgil, Cassazione: Appello bis per nove imputati

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I giudici hanno annullato con rinvio le sentenze della Corte di Appello di Roma, che avevano confermato le condanne degli imputati per devastazione

L'assalto alla sede della Cgil a Roma (Fotogramma/Ipa)

Appello bis per nove imputati nel processo con rito abbreviato per l’assalto alla sede della Cgil avvenuto nel corso della manifestazione “no green pass” del 9 ottobre del 2021 a Roma. I giudici della Prima Sezione Penale della Cassazione hanno annullato con rinvio le sentenze della Corte di Appello di Roma, che avevano confermato le condanne degli imputati per devastazione. Tra questi Fabio Corradetti, figlio della compagna di Giuliano Castellino, Massimiliano Ursino, leader palermitano di Forza Nuova, Mirko Passerini e Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino 'Antichi valori' e considerato dagli inquirenti vicino al movimento di estrema destra.

“L’annullamento è stato determinato da carenze di motivazione di entrambe le sentenze in ordine alla ricostruzione dei fatti sotto il profilo del turbamento dell’ordine pubblico, oggetto giuridico della fattispecie”, si spiega in una nota della Suprema Corte.

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Cospito, Cassazione conferma condanna a 23 anni per...

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Difesa Cospito: "Rammarico per condanna estremamente severa". Confermata la pena a 17 anni e 9 mesi per Anna Beniamino

Presidio dei movimenti anarchici davanti alla Cassazione (Foto Adnkronos)

La Cassazione ha confermato le condanne a 23 anni per Alfredo Cospito e a 17 anni e 9 mesi per Anna Beniamino. Diventa così definitiva la sentenza emessa lo scorso 26 giugno dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino nei confronti dei due anarchici imputati per l’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano del 2006.

I supremi giudici della sesta sezione penale in particolare, accogliendo quanto chiesto oggi dal sostituto procuratore generale Perla Lori, hanno rigettato il ricorso della procura generale di Torino, che per Cospito, detenuto a Sassari in regime di 41bis, sollecitava la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi e per Beniamino a 27 anni e un mese, e dichiarato inammissibili i ricorsi delle difese.

Per Alfredo Cospito e Anna Beniamino, difesi rispettivamente dagli avvocati Flavio Rossi Albertini e Caterina Calia, la Corte d’Assise d’Appello di Torino nel rideterminare le pene aveva riconosciuto ad entrambi le circostanze attenuanti previste dall’articolo 311 del codice penale e ritenuto le attenuanti generiche, già applicate, prevalenti sulla recidiva. Il 18 aprile dello scorso anno la Corte Costituzionale, interpellata nel dicembre 2022 dai giudici torinesi sull’eccezione di legittimità riguardante la ‘lieve entità’, si era espressa a favore del bilanciamento tra attenuanti e aggravanti.

La difesa di Cospito

“La decisione della Corte di Cassazione conferma quanto sostenuto dalle difese nel corso del giudizio di rinvio, ovvero che la pena dell'ergastolo con un anno di isolamento diurno invocato dalla procura generale di Torino rappresentava una richiesta sproporzionata e non sorretta da alcuna valida ragione giuridica. Rimane comunque il rammarico per una condanna estremamente severa”, ha dichiarato l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore di Cospito.

Oggi, davanti alla Cassazione, si è svolto un presidio dei movimenti anarchici: esposti striscioni con scritto ‘fuori Alfredo dal 41 bis, ‘con Alfredo Cospito per la solidarietà internazionale’, ‘il carcere uccide’.

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Furti d’auto, cosa c’è dietro i dati: il 29 aprile online...

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In collaborazione con LoJack Italia. La prevenzione e il recupero dei veicoli, una partita guidata dalla tecnologia

Furti d’auto, cosa c’è dietro i dati: il 29 aprile online talk Adnkronos

Quanti sono, dove sono più frequenti, quali sono le tecniche più avanzate, quanti veicoli si riescono a ritrovare. Leggere e interpretare i dati sui furti di auto aiuta a comprendere quanto possano incidere la prevenzione e le azioni per il recupero. È una partita che si gioca, oltre che sul piano della sicurezza e dell’azione delle forze di polizia, con il contributo della tecnologia, delle soluzioni innovative e della gestione dei dati. Con un approccio che coinvolge le Istituzioni, le aziende specializzate in antifurti e sistemi di recupero, le case automobilistiche e le società di noleggio.

Ne parlano, durante un confronto organizzato dall’Adnkronos, che sarà online il 29 aprile:

- Deborha Montenero, Direttore della Terza Divisione del Servizio Polizia Stradale

- Andrea Cardinali, Direttore Generale di UNRAE

- Paolo Ghinolfi, già Fondatore/CEO di Arval Italia - BNP Paribas Group, Fondatore/AD di SIFÀ e già Presidente di ANIASA (Confindustria)

- Maurizio Iperti, Presidente LoJack Emea e AD LoJack Italia

- Modera Fabio Insenga, vicedirettore Adnkronos

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