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Del Vecchio e il futuro dell’impero, faro su ruolo Milleri

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“Considerata la mia età, ho espressamente voluto che nel contratto sottoscritto con Essilor, sia Francesco Milleri a sostituirmi nel caso io venissi a mancare”. Parlava così il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, nel dicembre del 2017 in un’intervista al Corriere della Sera, in un passaggio cruciale della storia del gruppo alle prese, nel giro di pochi anni, con vari ribaltoni al vertice. Nel 2014 aveva lasciato lo storico top manager Andrea Guerra, poi era stata la volta di Enrico Cavatorta, di Adil Mehboob-Khan e, nel dicembre del 2017, Massimo Vian.

Con quelle parole Del Vecchio sigillava il passaggio delle consegne e, al contempo, sembrava ‘blindare’ l’assetto di vertice del gruppo: Milleri nuovo capoazienda. E, ora, nel momento in cui l’impero perde il suo fondatore e si apre la partita dell’eredità e della sua gestione, è proprio all’ad di Essilux Milleri e sul suo ruolo che avrà nel futuro del gruppo, e di Delfin, che si guarda. In una nota diffusa dal quartier generale di Charenton-Le-Pont, il gruppo ha annunciato una riunione del cda per “determinare i prossimi passi”.

Del Vecchio ha avuto sei figli: Claudio, Marisa e Paola nati dal primo matrimonio con Luciana Nervo; Leonardo Maria nato dal secondo matrimonio Nicoletta Zampillo; Luca e Clemente avuti dalla compagna Sabina Grossi sono nati Luca e Clemente. I sei figli sono gli unici altri soci di Delfin. Ma i riflettori sono puntati comunque su Milleri.

Nato a Città di Castello nel 1959, Milleri si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze e consegue un Mba in Business Administration all’Università Bocconi di Milano e una specializzazione in Corporate Finance alla Stern School of Business della New York University. Inizia la sua carriera di consulenza aziendale per grandi gruppi italiani e multinazionali nel 1988. Opera nei settori della meccanica, dei beni di consumo, della finanza e del farmaceutico. Nel 1996 fonda, insieme a due soci, Abstract (prima MeA o Milleri e Associati), società di consulenza strategica specializzata nella definizione e ingegnerizzazione dei processi aziendali.

Nascono le prime collaborazioni con importanti realtà italiane, tra cui Luxottica, ed è proprio il gruppo di Del Vecchio ad affidare a Milleri la fase di trasformazione digitale.

Nel 2016 Del Vecchio lo nomina amministratore con funzioni vicarie e lo fa entrare in azienda. Assunta la carica di Vice Presidente, è amministratore delegato di Luxottica da gennaio 2018. Sotto la sua guida, viene chiusa l’operazione che porta alla nascita di EssilorLuxottica, società per la quale opera inizialmente in qualità di co-delegato esecutivo e poi come amministratore delegato. Nel maggio del 2021 Milleri viene confermato nel ruolo di ad di EssilorLuxottica.

Ma, al di là della sua ascesa ai vertici del gruppo, quello che forse di più colpisce è lo speciale legame che si era instaurato tra Del Vecchio e Milleri. Si racconta che tutto sia partito da un rapporto di buon vicinato, nato sulla strada che divide la casa del patron di Luxottica da quella di Milleri.

Un rapporto personale e di fiducia che via via è diventato sempre più stretto al punto che il top manager umbro è diventato un punto di riferimento per Del Vecchio nelle più importanti scelte strategiche da assumere. Si racconta ancora che Milleri abbia ideato una semplice app in modo tale da consentire a Del Vecchio di controllare sul cellulare tutto il sistema distributivo di Luxottica.

Una figura di peso, dunque, a tal punto da essere considerato una sorta di amministratore ‘ombra’ e generare tensioni e malumori tra i top manager del gruppo. Manager che sono usciti, mentre Milleri è arrivato al timone, tenuto saldamente in mano.

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Politica

Migranti, oggi con il decreto arriva la nuova stretta

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Dopo l'incontro Meloni-Macron prende forma il provvedimento. Oggi il Consiglio dei ministri: "Ancora nodi da sciogliere"

Palazzo Chigi

Ormai lontani gli screzi del passato, sul tema dei migranti Giorgia Meloni e il Presidente francese Emmanuel Macron mettono a fuoco la strategia anti-trafficanti, per fronteggiare, insieme, l’onda di flussi in arrivo sulle coste europee, un’onda che non accenna a placarsi. L’incontro, “lungo e cordiale”, li vede 90 minuti soli, senza delegazioni al seguito: un faccia a faccia diretto e franco, che arriva a a tre mesi dall’incontro chiarificatore all’Eliseo. Conclusi i funerali laici del Presidente emerito Giorgio Napolitano che hanno portato Macron a Roma, i due raggiungono a piedi Palazzo Chigi, uno di fianco all’altro, chiacchierando amabilmente, anche se il volto di Meloni tradisce un po’ di tensione. La piazza è blindata, l’incontro non confermato fino all’ultimo minuto utile.

Insieme i due leader parlano anche delle sfide economiche che attendono l’Europa, ma è il dossier migranti il piatto forte dell’incontro. Il tete a tete, del resto, arriva a pochi giorni dall’assist di Macron a Roma, con Parigi pronta ad “aiutare l’Italia, che sta facendo la sua parte come primo porto sicuro”, mentre sulla rotta Roma-Berlino si respira aria di tempesta, la lettera al vetriolo inviata dalla premier al Cancelliere tedesco Olaf Scholz attesta il clima.

Macron, al pari di Meloni, punta a “smantellare la rete dei trafficanti”, una sfida che deve coinvolgere l’intera Europa. Serve dunque un piano di contrasto e deterrenza delle partenze che coinvolga tutti, e la mano tesa all’Africa con un programma ad hoc. Si tratta di temi che verranno affrontati venerdì prossimo nel corso del vertice Euromed in programma a Malta, e che torneranno sul tavolo del Consiglio europeo informale di Granada. E rispetto ai quali Meloni può contare sul sostegno di Macron. Intanto però la premier deve battere sull’annunciata ‘fase 2′, perché l’emergenza migranti da cavallo di battaglia in campagna elettorale si è trasformata, ironia della sorta, nella spina nel fianco del governo.

E così in Consiglio dei ministri oggi arriverà una nuova stretta per tentare, per quanto possibile, di arrestare il numero degli sbarchi. Il decreto ieri è stato sul tavolo del preconsiglio a Palazzo Chigi, ma “i nodi da sciogliere sono ancora molti”, trapela da chi lavora al dossier. La bozza del dl prevede espulsioni per gravi motivi di sicurezza: via coloro che sono considerati socialmente pericolosi; in caso di indisponibilità delle strutture, i 16enni potranno essere accolti anche in centri ordinari, mentre la guardia costiera entrerà negli hotspot. Mai più centri di accoglienza che esplodono, il decreto prevede dei limiti alle deroghe sulla capienza delle strutture, anche per i minori.

Ma il vero pugno duro è su chi mente sulla propria identità, su chi si spaccia minore pur di non essere rimpatriato. Il dl prevede infatti l’espulsione per chi viene stanato, con accertamenti, per appurare la verità, che passano anche dai raggi X, da rilievi dattiloscopici e antropometrici. Un nuovo passo, dopo la decisione di allungare a 18 mesi la detenzione nei centri per i rimpatri arrivata appena una settimana fa. Meloni aggiunge un altro tassello a un puzzle che ha bisogno del contributo di tutti perché l’Italia, come scandito nell’intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ribadito oggi anche a Macron, non può farcela da sola.

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Esteri

Ucraina, Russia pronta a guerra fino a 2025

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Mosca punta a raggiungere "gli obiettivi prefissati nell'operazione speciale". Zelensky: "Le sanzioni contro la Russia non bastano, ci penseremo noi"

Un tank e macerie in una zona di guerra


La Russia si prepara a combattere la guerra in Ucraina fino al 2025, almeno. E’ l’obiettivo che il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, fissa in un discorso articolato nella riunione del consiglio con i vertici militari del paese. “Continuiamo ad aumentare la potenza di combattimento delle forze armate, anche attraverso la fornitura di armi moderne e il miglioramento dell’addestramento delle truppe, tenendo conto dell’esperienza di un’operazione militare speciale”, dice Shoigu.

“La coerente attuazione del piano di attività fino al 2025 ci consentirà di raggiungere gli obiettivi prefissati”, afferma il ministro, aggiungendo che le truppe del Distretto Militare Meridionale (Smd) riceveranno quest’anno cinquemila unità di moderno equipaggiamento militare. “Nel distretto militare meridionale quest’anno verranno implementate più di 170 misure organizzative, le truppe riceveranno cinquemila e cinquecento unità di armi ed equipaggiamenti moderni e sarà completata la messa in servizio di oltre cinquecento infrastrutture”.

Shoigu evidenzia che “dall’inizio dell’anno, il numero degli ufficiali nel distretto è aumentato di 11mila persone e il personale militare a contratto di 30mila unità”. Secondo il ministro, nel distretto militare meridionale “il sistema di addestramento al combattimento viene migliorato, i campi vengono modernizzati e sono introdotti nuovi materiali e mezzi tecnici”.

La potenza di fuoco della Russia è una priorità anche per il presidente ucraino. Volodymyr Zelensky afferma che un’analisi della situazione nell’industria militare russa dimostra che la pressione su Mosca dovrebbe essere aumentata.

“C’è stato anche un incontro separato con il Ministero della Strategia e dell’Industria a Stavka – dice il capo dello Stato ucraino – Ho visionato un rapporto dell’intelligence sulla situazione nell’industria militare russa. Possiamo vedere chiaramente quali aree di pressione sulla Russia dovrebbero essere rafforzate affinché le possibilità terroristiche non aumentino. Le sanzioni non bastano. Ci sarà di più. Ci saranno anche altre azioni nostre, ucraine, contro lo stato terrorista. Finché continua l’aggressione della Russia, anche le perdite della Russia dovrebbero farsi sentire”.

Sull’asse Mosca-Kiev, spazio alle news sull’ammiraglio Viktro Sokolov. Il comandante della flotta russa del Mar Nero secondo Kiev sarebbe morto nel raid compiuto nei giorni scorsi sul quartier generale di Sebastopoli. Nelle ultime ore, però, Sokolov è comparso in collegamento video nella riunione presieduta da Shoigu.

Le immagini rimbalzate online hanno ovviamente alimentato dubbi e domande. “Verificheremo”, la posizione del ministero della Difesa ucraino. Intanto, il video viene vivisezionato alla ricerca di elementi che possano fornire indicazioni utili. Il volto di Solokov è immobile durante il collegamento, l’ammiraglio non si muove praticamente mai.

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Coronavirus

Covid Italia, Pregliasco: “Ecco come affrontare l’inverno”

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Il virologo: "Regole di buonsenso diventino routine in situazioni particolari come contatto con fragili"

Tampone (Fotogramma)

“Credo che gli elementi per una nuova normalità” post pandemia “siano la vaccinazione per i fragili di tutte le età, oltre che per gli anziani, ma anche la buona pratica di fare il tampone nelle persone fragili per le quali, in caso di positività, può servire la terapia antivirale. E, ancora, un uso ragionato delle misure non farmacologiche, misure di attenzione come l’uso della mascherina in caso di sintomi per proteggere gli altri, e ovviamente un approccio sempre più consapevole all’automedicazionee responsabile”. Sono le regole di “buonsenso” per la prossima stagione invernale suggerite dal virologo Fabrizio Pregliasco.

Facendo il punto a Milano, in occasione di un incontro promosso da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione), il ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano invita a salvare alcune routine acquisite sull’onda della pandemia. “Prima del Covid – ricorda -nonostante si fosse sintomatici, spesso si usciva di casa rischiando di trasformarsi in ‘untori’. Ora, che sia influenza, altre forme respiratorie o Covid, la speranza è che la pandemia ci abbia lasciato questo ricordo della necessità di attenzione e buonsenso soprattutto da sintomatici rispetto al contatto con le persone fragili. Va infatti ricordato che è vero che l’influenza per l’adulto e il giovane possono essere un fastidio e basta, ma diventano un problema di salute per chi è più immunodepresso”.

Covid, spiega Pregliasco, “continua in modo casuale a commettere errori di replicazione e prospettare nuove varianti ed è un destino che farà sì che noi questo virus lo avremo ancora, con queste onde di salita e discesa in funzione dell’insorgenza di nuove varianti, che arrivano all’incirca ogni 4-6 mesi. E ad oggi non c’è quella stagionalità tipica dei virus influenzale. La sfortuna è che quest’anno questa ciclicità di Covid si mischia all’influenza nei fatti.

La variante Pirola (BA.2.86) che è stata intercettata anche in Italia può prendere piede – ribadisce il virologo – perché è immunoevasiva, ha 30 sequenze genomiche diverse proprio nella parte della proteina Spike, l’uncino del virus. Gli anticorpi che noi produciamo sono principalmente verso questo uncino. Quindi di fatto questa versione così mutata riesce a passare inosservata, fa sì che non la riconosciamo al meglio. E la stragrande maggioranza dei casi che vediamo infatti sono reinfezioni con variabilità di sintomi che dipende anche dalle condizioni personali. Non ci sono peculiarità di sintomi che ci fanno differenziare fra Eris (EG.5) o altre varianti”.

Come si stanno preparando gli italiani alla stagione fredda dei virus? Il sentimento non è sempre di indifferenza. Anzi. Secondo una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, e presentata oggi, la coesistenza e sovrapposizione dell’influenza stagionale con il Sars-CoV-2 è ancora fonte di preoccupazione per la maggior parte della popolazione italiana. Più di 6 italiani su 10, infatti, sono consapevoli della persistenza del virus Sars-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità.

Mentre gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, il 66% delle donne esprime invece preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti, e per l’impatto che virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane. Viceversa, il 31,2 % degli uomini e il 35% dei giovani sotto i 24 anni ritiene che il Sars-CoV-2 sia scomparso e non rappresenterà più una preoccupazione durante la prossima stagione influenzale.

“Spero che la paura possa incanalarsi nel modo giusto in una responsabilizzazione maggiore rispetto al passato – riflette Pregliasco – Ci sono stati minimizzatori e negazionisti, da un lato, e dall’altro persone che si sono spaventate e che lo sono ancora. Ma entrambe queste cose sono estremi scorretti. Basta ricordare che c’è Covid, e l’influenza e altri virus respiratori. E che la mascherina in situazioni particolari, senza contrapposizioni ideologiche, può servire se andiamo a trovare la nonna o la persona più fragile con rischi maggiori”.

“Spero – continua il virologo – che ci sia un maggior livello di consapevolezza. L’automedicazione responsabile è fondamentale e poi va presa consapevolezza del fatto che una certa contagiosità, se si è sintomatici, c’è. E mentre una volta eroicamente andavamo a diffonderla ai nostri sfortunati interlocutori, oggi questo sarebbe corretto evitarlo”, restando a casa quando si è malati e “rimanendo flessibili nelle strategie di prevenzione, promuovendo la vaccinazione, adottando opportune misure di igiene”, consiglia.

Assisteremo nuovamente a una compresenza dell’influenza e di Sars-CoV-2, di virus respiratori come il virus respiratorio sinciziale (Rsv). Una coesistenza che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa. Occorre ricordare che, “anche se il Sars-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscerlo e rimane una malattia seria che registra dagli 8-10mila morti a stagione. Proprio per questo non può essere equiparata a un’influenza comune”, puntualizza Pregliasco. L’influenza invece “si può più facilmente riconoscere in seguito all’insorgenza brusca della febbre, un sintomo generale come dolori muscolari e articolari, e un sintomo respiratorio come la tosse, il mal di gola o la congestione nasale. Se una persona presenta questi tre elementi contemporaneamente, è probabile che abbia l’influenza, anche se per una conferma definitiva è consigliabile effettuare un tampone”.

Secondo l’indagine di Human Highway, la consapevolezza della persistenza del virus Sars-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti aumenta con l’età. E’ bassa tra i giovani – maggiormente preoccupati dall’effetto che una nuova ondata pandemica potrebbe avere sulle loro abitudini e stile di vita, piuttosto che dal virus stesso – mentre tra gli over 65 quasi il 70% crede che il virus continuerà a presentarsi con nuove varianti nella prossima stagione influenzale.

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Esteri

Casa Bianca, il cane di Joe Biden ha morso (ancora) un agente

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Il pastore tedesco Commander protagonista di 11 morsi in 2 anni

Il cane del presidente Joe Biden ha morso un agente dei servizi segreti. Un’altra volta. Commander, pastore tedesco di 2 anni, secondo la Cnn ha all’attivo 11 morsi rifilati tra Casa Bianca e dintorni. L’ultimo episodio è avvenuto nella serata di lunedì 25 settembre, attorno alle 20. Un agente “è entrato un contatto con un animale della First Family ed è stato morso”, ha detto Anthony Guglielmi, responsabile della comunicazione dei servizi, in una nota alla Cnn. L’agente ha ricevuto le cure necessarie e sta bene. Commander aggiunge un’altra menzione speciale per episodi avvenuti tra la Casa Bianca e il Delaware, dove la famiglia Biden trascorre i periodi lontano da Washington.

Anche un altro pastore tedesco presidenziale, Major, in passato è stato coinvolto in vicende analoghe. Major ha lasciato la Casa Bianca dove Commander è arrivato nel 2021, con risultati evidentemente analoghi. Ad ottobre dello scorso anno, in particolare, il cane sarebbe sfuggito al controllo della First Lady Jill Biden e avrebbe ‘caricato’ un membro dello staff del Secret Service. I servizi segreti non sono formalmente responsabili della gestione dei cani e degli animali domestici con cui, però, inevitabilmente vengono a contatto.

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Sport

Juve-Lecce 1-0, gol di Milik e Allegri è secondo

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I bianconeri salgono a 13 punti, a -2 dall'Inter, e scavalcano il Milan che ha una partita in meno

Arek Milik - (Afp)


La Juventus batte il Lecce 1-0 nel match in calendario oggi 26 settembre come anticipo della sesta giornata del campionato di Serie A 2023-2024. I bianconeri si impongono con il gol di Milik, a segno al 57′. La vittoria permette alla squadra allenata di Allegri di salire a 13 punti, a -2 dall’Inter capolista, scavalcando il Lecce, fermo a quota 11, e il Milan che ha 12 punti. Per i pugliesi, prima sconfitta nel torneo.

Allegri, dopo il flop contro il Sassuolo, per la sfida dello Stadium conferma Szczesny in porta, con Danilo, Bremer e Rugani in difesa, mentre a centrocampo sceglie Fagioli con Locatelli e Rabiot. Panchina iniziale per Vlahovic, con Chiesa-Milik in avanti. Dall’altra parte D’Aversa cambia poco rispetto alle prime uscite stagionali. Conferma il tridente Almqvist, Krstovic e Strefezza. Nella zona centrale rientra Baschirotto di fianco a Pongracic.

Il primo tentativo della partita è della Juve: Rabiot conclude con il mancino ma colpisce male e Falcone blocca. Al 2′ Chiesa approfitta di un errore di valutazione di Dorgu sulla sinistra, serve Fagioli che tocca per Cambiaso ma la conclusione viene respinta dalla difesa. Al 13′ ci prova Chiesa ma il pallone termina ampiamente sul fondo. La squadra di Allegri controlla la gara con il Lecce che non riesce a rendersi pericoloso.

Al 22′ tocca a Milik concludere ma il tiro a giro termina tra le braccia di Falcone. I bianconeri sfiorano il vantaggio al 26′ cross di McKennie con il portiere giallorosso che devia addosso a Pongracic con la sfera che esce dallo specchio e lo stesso difensore allontana. L’occasione più ghiotta per i bianconeri capita al 27′: Chiesa in area conclude con il sinistro e sfiora il palo. Nel finale di primo tempo punizione battuta da Fagioli per Rabiot ma Falcone non si fida e allontana con i pugni.

Il Lecce prova ad affacciarsi in avanti ad inizio ripresa: al 50′ punizione dalla trequarti di Oudin per Pongracic che tocca di testa, mancando la porta. Al 57′ arriva il vantaggio della Juve: azione concitata in area del Lecce su azione d’angolo, con McKennie che alza il pallone per Rabiot, colpo di testa del francese verso l’angolo dove appare Milik che da due passi deve solo toccare in rete per l’1-0. Proteste leccesi, con D’Aversa ammonito, per il calcio d’angolo precedente. La Juve non arresta la sua pressione e al 65′ Fagioli prova una magia con il tacco per la palla di ritorno per Chiesa ma la difesa leccese risolve. Un minuto dopo Danilo lancia Rabiot che fa 30 metri palla al piede e conclude incrociando con il sinistro ma il pallone termina al lato.

Il Lecce accusa il colpo e non riesce a reagire. Anzi al 74′ rischia ancora di capitolare: Chiesa entra in area dalla sinistra, doppio dribbling e cross verso il centro dove Dorgu anticipa McKennie. Il Lecce prova il tutto per tutto e si posizione con il 4-2-4 con Sansone e Almqvist sugli esterni e con Krstovic e Piccoli centrali. Il numero di attaccanti non porta occasioni degne di nota con il Lecce che chiude anche in dieci uomini al 93′ per il secondo cartellino giallo e conseguente espulsione per Kaba, per una simulazione in area secondo l’arbitro Giua. Si chiude così con i tre punti ai bianconeri ma con un Lecce che ha dimostrato la sua solidità almeno difensiva.

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Politica

Migranti, fonti Palazzo Chigi: “Nessuna stretta su donne incinte”

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Tutele estese a tutte le donne migranti

Nessuna stretta nel decreto atteso domani in Consiglio dei ministri sulle migranti incinte che sbarcano in Italia. “È priva di ogni fondamento – precisano fonti di Palazzo Chigi – la notizia, riportata da alcuni organi di stampa, secondo cui le donne in gravidanza con il nuovo decreto migranti sarebbero eliminate dalle categorie ritenute vulnerabili a cui riservare accoglienza particolare. È invece esattamente il contrario”.

“La specifica di ‘in stato di gravidanza’, all’articolo 17 comma 1 – precisano dal governo – viene soppressa in quanto si prevede una tutela particolare, tra le categorie ritenute vulnerabili, per tutte le donne che sbarcano in Italia. Quindi, ovviamente, anche ma non soltanto delle donne in stato di gravidanza. Si tratta di un forte rafforzamento, quindi, della tutela delle donne migranti”.

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Cronaca

Ubriaco alla guida di una Ferrari 358, patente ritirata

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A Nuoro fermato un tedesco al volante di una rossa

Ubriaco al volante di una Ferrari La Polizia stradale di Nuoro ha notato una Ferrari 358 spider che sbandava lungo la Statale 131 Dcn e l’ha fermata. Alla guida c’era un cittadino tedesco e dai controlli è risultato che avesse un tasso alcolico doppio rispetto a quello consentito. Gli agenti lo hanno sanzionato per la guida in stato di ebrezza e gli hanno ritirato la patente. È una delle 46 violazioni che la Polstrada nuorese ha registrato negli ultimi venti giorni. “Da un riscontro statistico, si è potuto constatare che il 52,50% dei casi, pari a 21 infrazioni, hanno interessato persone di età compresa tra i 33 e i 65 anni – spiegano dalla Polizia stradale di Nuoro -, mentre nel 27,50% dei casi le 11 violazioni sono state commesse da persone di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Ben 6 persone hanno ottenuto l’abilitazione alla guida da meno di tre anni (neopatentati)”.

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Salute e Benessere

Glioblastoma, scoperto indice che predice la sopravvivenza

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Italia guida studio internazionale, più speranze se il cancro colpisce un'area a bassa densità di fibre

Una serie di esami

La zona del cervello in cui il cancro si sviluppa può fare la differenza per i malati di glioblastoma, il tumore cerebrale maligno più comune. Se cresce in aree ad alta densità di fibre, la sopravvivenza del paziente dal momento della diagnosi è più breve; viceversa, quando il glioblastoma si localizza in regioni cerebrali a bassa densità di fibre, la prognosi è migliore. La maggiore o minore presenza di fibre risulta quindi “un nuovo indice diagnostico non invasivo che predice la sopravvivenza nei tumori cerebrali”. La scoperta – oggetto di un brevetto italiano e internazionale – è descritta in uno studio pubblicato su ‘Jama Neurology’, frutto di una collaborazione tra le università di Padova, Berlino e Bordeaux e l’Istituto oncologico veneto (Iov) di Padova. Il coordinatore è Maurizio Corbetta, professore di Neurologia, direttore della Clinica neurologica dell’Azienda ospedale università di Padova e Principal Investigator del Vimm, Istituto veneto di medicina molecolare.

Contro il glioblastoma non esistono ancora terapie efficaci, spiegano da Vimm e UniPd. Finora la maggior parte degli sforzi si sono concertati sulle caratteristiche del tumore (le sue mutazioni, le sue interazioni con il sistema immunitario, la risposta alla terapia). In questo lavoro, invece, l’attenzione si è focalizzata sulle caratteristiche dell’organo colpito. Il cervello è formato dai neuroni e dal connettoma, l’insieme delle fibre che collegano tra loro le varie aree cerebrali. Connessioni paragonabili a delle strade, che mettono in comunicazione le diverse regioni del cervello. Nel nuovo studio a guida italiana, gli scienziati hanno dimostrato che la prognosi del glioblastoma dipende anche e soprattutto dalla densità di connessioni strutturali nell’area in cui il cancro si sviluppa. In particolare, si è visto appunto che quando la densità di queste fibre è alta la sopravvivenza è inferiore, mentre è maggiore quando la densità di fibre è più bassa. “Il motivo – ipotizzano gli autori – può consistere nel fatto che quando il tumore cresce in regioni in cui ci sono più fibre, ovvero più ‘strade’, ha maggior probabilità di diffondersi alle restanti regioni del cervello”.

La strategia messa a punto da Corbetta, da Alessandro Salvalaggio, ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze dell’università di Padova, e da Lorenzo Pini, assegnista del Padova Neuroscience Center e del Vimm, permette dunque di calcolare “un indice di densità delle fibre di sostanza bianca dove cresce il tumore senza necessità di esami specifici, ma soltanto partendo dalla risonanza magnetica cerebrale che tutti i pazienti eseguono prima dell’intervento chirurgico”.

“I risultati di questo studio – commenta Corbetta – dimostrano come l’approccio al glioblastoma non possa non considerare lo speciale organo nel quale cresce, il cervello umano. Le evidenze emerse da questa ricerca, oltre ad aver portato alla creazione di un indice diagnostico non invasivo, forniscono possibili spunti e indicazioni per nuovi approcci terapeutici”.

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Coronavirus

Taxi Milano, la doppia guida non decolla: 420 su 4.855 licenze

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Le chiamate inevase raggiungono il picco in particolare durante le ore notturne del weekend

Un taxi a Milano - FOTOGRAMMA

A Milano su 4855 licenze taxi presenti in città, sono state attivate 420 collaborazioni familiari, la cosiddetta ‘doppia guida’. Il Comune è pronto ad introdurre circa mille nuove licenze, con un bando che dovrebbe essere lanciato il prossimo mese di ottobre.

Al momento sono 5404 in tutto le licenze taxi attive nel cosiddetto ‘bacino aeroportuale’, 4855 delle quali sul territorio cittadino. Un numero che più volte è stato definito insufficiente, considerando quante chiamate rimangono senza risposta. Un’analisi effettuata dall’assessorato alla Mobilità del Comune di Milano ha evidenziato che le chiamate assegnate sono aumentate del 9 per centro tra il 2015 e il 2018, mentre quelle inevase sono passate dal 6% al 2015 al 14% nel 2018, con un dato massimo di media del 28% tra le 19 e le 21 dei giorni feriali e del 42% tra mezzanotte e le quattro del mattino nei fine settimana.

I dati, peraltro, non sono neanche in linea con la situazione reale, dal momento che pur essendo stati chiesti più volte, soltanto pochissime associazioni li hanno forniti. Così Palazzo Marino ha redatto una stima attraverso un modello statistico tra tassisti in servizio e le domande inevase fatta sui dati completi pre-covid (dal 2015 al 2018), secondo la quale l’aumento dei tassisti in turno nelle ore critiche è molto inferiore all’aumento che sarebbe necessario per raggiungere la distribuzione ottimale di taxi in servizio. In particolare durante le ore notturne del weekend. Chi cerca un taxi tra le 23 del sabato e le 4 della domenica mattina quindi, resta in un gran numero di casi a piedi. Quanto agli altri giorni della settimana, le maggiori criticità si rilevano tra le 18 e le 20.

I pochi dati ricevuti dalle associazioni, relativi al primo semestre del 2023, confermano il quadro: le chiamate inevase raggiungono il picco in particolare durante le ore notturne del weekend, in cui la soglia non scende mai sotto al 40% del totale delle chiamate ricevute. Tale dato è confermato anche dal confronto tra la percentuale di chiamate inevase riscontrata durante i weekend di giugno 2022 e giugno 2023, in seguito all’avvenuta rimodulazione dei turni di servizio. E’ per questo che il Comune ha lanciato il bando ‘doppi turni’.

La chiusura dei termini per richiedere l’attivazione della collaborazione familiare, inizialmente prevista il 16 giugno, è stata prorogata fino al 30 giugno, su richiesta dei tassisti. E le collaborazioni familiari attivate durante la recente finestra temporale sono state 91, di cui 44 nuove attivazioni e 47 trasformazioni in turno integrativo. Attualmente sono attive 420 collaborazioni familiari (8,6% del totale delle licenze), di cui 154 con turno unico e 266 con turno integrativo. Il totale delle collaborazioni familiari con turno integrativo (266) permette un incremento stimato delle ore di servizio pari all’attività media di circa 100 taxi, di cui il 30% grazie alle nuove attivazioni.

“Per noi il miglioramento del servizio taxi a Milano è essenziale, per questo tempo fa avevamo avviato la procedura per avere mille nuove licenze, presentando la domanda in Regione Lombardia -spiega l’assessora alla Mobilità del Comune di Milano, Arianna Censi-. Eravamo in attesa di un loro parere, favorevole o meno, come previsto dalla norma locale, ma poi è intervenuta la nuova normativa nazionale, così abbiamo dovuto rifare tutto da capo”. Il riferimento è al decreto Omnibus ‘asset, attività economiche e investimenti strategici’ del governo, approvato lo scorso agosto dal Consiglio dei ministri.

La nuova legge ha sostanzialmente modificato le bozze iniziali del testo di riforma del settore taxi, stralciando la parte relativa al cumulo delle licenze, mentre ha confermato la possibilità di immettere sul mercato nuove licenze e di rilasciare ai tassisti licenze temporanee, in presenza di determinate condizioni. In base al nuovo decreto, ciascun Comune può rilasciare un numero di nuove licenze pari al 20% di quelle esistenti. Il che significa che sulle 4855 licenze attualmente attive, potrebbero arrivare 971 nuove licenze: “Noi siamo pronti a cogliere l’opportunità di fare autonomamente un bando -avverte l’assessora-. Abbiamo atteso la legge di conversione del decreto per avviare la procedura ed ora bisognerà attendere il prossimo mese di ottobre per poter lanciare il bando”.

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Cronaca

Roma, droga e sequestri di persona: Procura chiude indagine su Leandro Bennato

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In totale, 7 persone indagate nell'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina

Un'aula di tribunale


Sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di 107 chili di cocaina. Con queste accuse Leandro Bennato e un suo complice rischiano di finire a processo dopo che la Procura di Roma ha chiuso le indagini. I pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio, coordinati dai procuratori aggiunti della Direzione distrettuale antimafia capitolina Michele Prestipino e Ilaria Calò contestano a Bennato l’accusa di sequestro a scopo di estorsione in relazione a tre diversi episodi commessi tra novembre e dicembre dello scorso anno per recuperare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente che gli era stata sottratta. Bennato, il cui nome compare anche nelle carte dell’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’, era stato fermato lo scorso aprile dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma che hanno condotto le indagini.

Bennato, inserito nel contesto criminale attivo nella zona di Casalotti e Boccea, è accusato, insieme con Elias Mancinelli di essere il ‘proprietario’ di 107 chili di cocaina poi sottratta a Gualtiero Giombini che la custodiva per loro. In seguito al furto della droga, Bennato avrebbe tenuto segregato Giombini per diversi giorni all’interno di una baracca, privato degli abiti nonostante le temperature rigide, picchiato ripetutamente affinché rivelasse informazioni utili per recuperare la cocaina rubata e liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei responsabili del furto. Giombini morirà poche settimane dopo essere stato sequestrato, lo scorso dicembre. ‘Secondo l’atto d’accusa dei pm, Bennato ha agito quale ‘’mandante del sequestro e ‘regista’ di tutte le fasi esecutive, dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale, fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta’’.

Anche Isopo poi, secondo quanto emerso dalle indagini, è stato sequestrato per dodici ore all’interno della stessa baracca in cui era segregato Giombini, legato ad una sedia con fascette da elettricista e picchiato ripetutamente fino a quando si è adoperato per restituirgli 77 chili della cocaina sottratta. Un terzo caso di sequestro di persona riguarda invece due donne, compiuto allo scopo di farsi restituire altri 7,7 chili della partita di droga. Una delle due donne fu liberata dopo circa 8 ore perché, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stata erroneamente sequestrata a causa dell’omonimia con la cugina. Oltre alla droga, per la liberazione, erano stati ‘restituiti’ circa 165mila euro provento della cessione di un’altra parte dello stupefacente sottratto. A rischiare il processo, oltre a Bennato e Mancinelli, ci sono altre 5 persone indagate per il furto, aggravato, della cocaina e detenzione ai fini di spaccio.

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