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Default Usa 2023, Biden: “Non ci sarà, unica via è accordo bipartisan”

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Il presidente: "D'accordo su questo con McCarthy ed altri leader"

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“Non ci sarà il default”. Lo ha detto Joe Biden oggi alla Casa Bianca ricordando di aver avuto “diversi colloqui produttivi” con lo speaker repubblicano Kevin McCarthy con il quale aldilà delle differenze si è trovato d’accordo sulla necessità di evitare il default. “I leader del Congresso sono d’accordo sul fatto che non ci sarà il default”, ha affermato.

“L’unico modo per procedere è l’accordo bipartisan e credo che arriveremo ad un accordo che ci permetta di andare avanti e proteggere i lavoratori americani”, ha aggiunto parlando durante la cerimonia per presentare Charles Q Brown, il generale dell’Aeronautica nominato nuovo capo degli Stati Maggiori Riuniti.

Parlando in modo positivo dei negoziati con lo speaker, il presidente ha spiegato “che i nostri staff continuano ad incontrarsi, proprio mentre stiamo parlando, e stanno facendo progressi. Ho più volte chiarito che il default del nostro debito non è un’opzione e i leader del Congresso lo capiscono – ha ripetuto – e sono d’accordo sul fatto che non ci sarà default”.

Questo non ha impedito a Biden di criticare la piattaforma dei repubblicani: “Lo speaker ed io abbiamo punti di vista molto diversi su chi debba sostenere il peso degli sforzi aggiunti per rimettere a posto i nostri bilanci – ha detto – io non credo che questo peso debba cadere sulle spalle del ceto medio e dei lavoratori. I miei amici repubblicani non sono d’accordo”.

“Gli americani si meritano di sapere che le loro pensioni saranno pagate, che gli ospedali dei veterani rimarranno aperti e che verranno fatti i progressi economici che noi continueremo a fare”, ha poi concluso.

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Guerra Ucraina-Russia, Kiev: “Controffensiva non è ancora iniziata”

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Danilov: "Quando sarà, se ne accorgeranno tutti". Zelensky: "Scioccato da mancati aiuti Onu e Cri dopo disastro diga Kakhovka"

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“Quando la controffensiva inizierà, se ne accorgeranno tutti”. L’Ucraina non ha ancora lanciato l’attacco contro la Russia nella guerra iniziata oltre 15 mesi fa. Lo ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino Oleksiy Danilov citato da Ukrinform, precisando che le forze di difesa di Kiev non hanno avviato ad oggi la prevista controffensiva per liberare i territori temporaneamente occupati dalla Russia. “Quando tutto questo inizierà lo decideranno i nostri militari. E tutti lo sapranno e lo vedranno”, ha aggiunto Danilov, sottolineando che i russi hanno erroneamente considerato l’avanzata dell’esercito ucraino in alcuni punti come l’inizio di una grande operazione.

Almeno tre persone sono morte a causa delle inondazioni dopo la distruzione della diga di Kakhovka nell’Ucraina meridionale. Lo riferiscono i media ucraini. Secondo il Kiev Independent, le vittime sono annegate.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto ”scioccato” da quello che ha definito il ”fallimento” delle Nazioni Unite e della Croce Rossa Internazionale che, ha dichiarato, non hanno inviato aiuti alla popolazione colpita dal disastro conseguente all’attacco contro la diga di Kakhovka, nella regione di Kherson nel sud dell’Ucraina. Sebbene la catastrofe sia avvenuta molte ore fa, ”loro non sono qui”, ha detto Zelensky ai giornali tedeschi Bild e Die Welt oltre che a Politico. ”Non abbiamo avuto risposta. Sono scioccato”, ha aggiunto Zelensky.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha scritto su Twitter di aver “espresso al presidente Zelensky” la sua “solidarietà al popolo ucraino dopo l’attacco alla diga di Kakhovka. La Francia condanna questo atto atroce, che mette in pericolo le popolazioni. Nelle prossime ore invieremo aiuti per far fronte ai bisogni immediati”.

L’ordine di far saltare la diga di Kakhovka è venuto direttamente dal presidente russo Vladimir Putin. E il livello dell’acqua del bacino è stato appositamente alzato “per fare più danni”, ha affermato Oleksiy Danilov. “I terroristi russi hanno fatto saltare la diga, usando esplosivi che avevano piazzato da tempo, settembre o ottobre dell’anno scorso”, ha detto Danilov a radio Svoboda. E’ stato “il Cremlino, più precisamente l’ufficio di Putin, a ordinare questo atto terroristico”.

Secondo Danilov, le forze russe hanno appositamente alzato il livello dell’acqua nel bacino della diga, per massimizzare i danni, in un’operazione per ostacolare la controffensiva ucraina. “Si aspettano la controffensiva, hanno alzato l’acqua al massimo livello possibile. Era a 18,6 metri e l’hanno alzata oltre 19. Hanno deliberatamente accumulato acqua perché l’esplosione potesse causare più danni”, ha dichiarato. La diga è stata occupata dai russi il 24 febbraio 2022, primo giorno dell’invasione.

La viceministra della Difesa ucraina Hanna Maliar ha affermato che con il crollo della diga di Nova Kakhovka “i russi hanno effettivamente causato più danni a sé stessi e alle loro forze armate”, avendo, l’attacco, danneggiato le fortificazioni e le postazioni militari di Mosca.

Parlando alla tv nazionale, Maliar ha detto che “in pratica, il territorio che ora è sotto il controllo dell’aggressore è quello più colpito. Anche i territori delle loro unità militari sono allagati. E adesso c’è un problema con le mine, perché le mine sono volate via. La situazione è assolutamente incontrollabile ora”.

Per Putin “la barbara distruzione” della centrale idroelettrica di Kakhovka è un buon esempio della pericolosa scommessa sull’escalation da parte delle autorità ucraine. Il presidente russo ne ha parlato in questi termini nella conversazione telefonica che ha avuto con Recep Tayyip Erdogan, come riferisce l’agenzia Ria Novosti, sottolineando che è il primo commento di Putin sull’esplosione della diga.

Il primo ministro britannico Rishi Sunak durante una visita negli Stati Uniti ha spiegato che la Gran Bretagna ”non può ancora dire con certezza” se sia stata la Russia a colpire la diga di Nova Kakhovka, aggiungendo che ”i servizi di sicurezza e militari ci stanno lavorando”. In ogni caso ”se è vero, se si dimostra un atto intenzionale” da parte dell’esercito di Mosca ”rappresenterà un nuovo terribile atto di barbarie da parte della Russia”.

Intanto sul fronte di Bakhmut le forze di Kiev sono avanzate fra i 200 e i 1.100 metri in diverse aree. Lo ha detto ieri la viceministra della Difesa Maliar, citata da Ukrinform. A Bakhmut siamo passati “dalla difesa all’offensiva, siamo al terzo giorno. Il nemico è costretto a cercare di tenere le posizioni, ma non ci riesce. Non hanno abbastanza forze”, ha affermato Maliar.

Il presidente della Cei, Matteo Zuppi, rientrato dall’Ucraina, ieri ha precisato che la sua “non è una mediazione”, la missione di pace “è una manifestazione di interesse, vicinanza, ascolto affinché il conflitto possa trovare percorsi di pace. Tutto il resto sono attese che la guerra finisca o speculazioni che hanno alcuni”. Mosca valuta positivamente gli sforzi fatti dal Vaticano anche se ha detto che non sono stati fatti passi concreti. Zuppi ha fatto capire che resta tutto in stand by: “Come ha detto Parolin dobbiamo riflettere, dobbiamo parlare col Papa. Aspettiamo stia meglio”.

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Incendi Canada, nube di fumo fino a New York: allerta per decine di milioni di persone

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Il fumo ha ricoperto vaste aree dell'Ontario, del Quebec e gran parte degli Stati Uniti nord-orientali. "Aria malsana", emergenza a New York

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E’ allarme per l’enorme nube di fumo provocata dagli incendi divampati in Canada. Decine di milioni di persone in Nord America si sono svegliate con pericolosi livelli della qualità dell’aria. Il fumo ha ricoperto vaste aree dell’Ontario e del Quebec, mentre una foschia arancione è da ieri sospesa su gran parte degli Stati Uniti nord-orientali. Alcune città, tra cui Toronto e New York, hanno registrato per breve tempo la peggiore qualità dell’aria al mondo durante la notte.

Cancellate tutte le attività all’aperto delle scuole pubbliche della Grande mela e Washington, e nella capitale è scattato “il codice rosso” per la qualità dell’aria. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha spiegato che la decisione è stata presa in base alle previsione di un peggioramento della situazione della nube di fumo nel pomeriggio di oggi. “Al momento, abbiamo preso precauzioni per proteggere la salute dei newyorkesi”, ha aggiunto, raccomandando ai cittadini anziani o con problemi di salute di evitare di uscire o di indossare una mascherina.

Gran parte del fumo proviene dal Quebec, dove sono in atto 160 incendi. I funzionari canadesi affermano che il paese sta per affrontare la peggiore stagione di incendi mai registrata. Gli esperti hanno attribuito a una primavera più calda e secca del normale la causa degli incendi. Queste condizioni climatiche dovrebbero continuare per tutta l’esta

Ieri l’Environment Canada ha emesso un allarme di massimo grado per la qualità dell’aria ad Ottawa, con un “rischio molto elevato” per la salute delle persone. A Toronto e nelle aree circostanti, la qualità dell’aria è stata invece classificata come “ad alto rischio”.

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Minniti (Med-Or): “Senza Sud del mondo non sarà possibile pensare a una soluzione per la guerra in Ucraina”

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Il presidente della fondazione Med-Or, è intervenuto all'evento Strengthening Italy-Uae Cooperation (Rafforzare la cooperazione Italia-Uae), tenutosi all'Hotel de la Ville di Roma

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“Sappiamo perfettamente che la soluzione per una pace giusta, che duri nel tempo, passa attraverso uno straordinario sforzo diplomatico che porta ad affrontare tutti insieme le ragioni di un Paese invaso come l’Ucraina e l’esigenza di costruire un nuovo ordine mondiale, che la guerra ha mandato in frantumi”. Lo ha detto Marco Minniti, presidente della fondazione Med-Or, intervenendo all’evento Strengthening Italy-Uae Cooperation (Rafforzare la cooperazione Italia-Uae), tenutosi all’Hotel de la Ville di Roma.

“C’è un punto cruciale – ha sottolineato – che spinge le relazioni speciali tra Italia ed Emirati Arabi e, aggiungo io, anche tra Europa ed Emirati. La mia convinzione è che non potremo avere una pace giusta e duratura senza i Paesi del Mediterraneo allargato e in particolare quelli del Golfo. Per intenderci, senza il protagonismo diretto e impegnativo del sud del mondo”.

“So che la guerra scoppiata nel cuore dell’Europa ha spostato, per evidenti ragioni di carattere geopolitico, verso nord l’asse del mondo”, ha ammesso Minniti. “Ma senza il sud del mondo non si potrà trovare una soluzione. Da qui nascono le attenzioni sui temi dell’Africa, un continente collocato in un’area strategica fondamentale per gli equilibri e la stabilità dell’intero pianeta”, ha spiegato, esortando l’Europa “a cambiare passo nel rapporto con l’Africa e con il Mediterraneo allargato”.

“L’Europa – ha detto il presidente di Med-Or – deve comprendere che i propri interessi passano anche attraverso l’Africa e il Mediterraneo allargato. Se vuole pensare ad un nuovo assetto del pianeta, non può farlo senza il sud del mondo, che è un punto cruciale anche per il fattore geografico. Il Mediterraneo allargato, infatti, è un punto di congiunzione tra nord e sud del mondo”.

Poi, sull’importanza internazionale di alcuni Stati del sud del mondo, ha commentato: “Paesi come gli Emirati Arabi Uniti hanno svolto un ruolo particolarmente importante negli ultimi 15-20 anni. Ricordo il loro impegno straordinario nella battaglia contro il terrorismo internazionale”. “Per questo – ha aggiunto – dobbiamo lavorare insieme tutti, Italia, Europa, Emirati Arabi e Paesi del Golfo, per affrontare le grandi questioni che abbiamo sotto gli occhi. Ad esempio, la crisi energetica scaturita dalla guerra in Ucraina o la crisi di alcuni Paesi del Golfo”.

Minniti ha poi lanciato un monito alla comunità internazionale: “Se la Tunisia dovesse collassare, noi rischieremmo un effetto domino drammatico, che potrebbe sconvolgere il Nord Africa e tutto il mediterraneo. Il problema non è soltanto governare i flussi migratori – ha aggiunto – ma comprendere l’effetto domino provocato, tra le altre cose, dalla guerra in Ucraina, perché un pezzo della crisi della Tunisia è dovuta alla crisi alimentare causata dalla mancanza di grano proveniente da Ucraina e Russia”. Infine, ha concluso parlando di un altro Paese del sud del mondo, attualmente in una situazione di grave crisi: “Ho citato la Tunisia prima, quindi devo citare, come tema cruciale, anche il Sudan. Il rischio – ha avvertito – è che si inneschi un processo drammatico di destabilizzazione del Mediterraneo, che potrebbe produrre un’onda d’urto in grado di travolgere l’intero pianeta”.

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Truppe Ucraina avanzano a Bakhmut. Medvedev: “Kiev ha avviato controffensiva”

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L'ex presidente: "Dobbiamo fermare il nemico". Kiev: "Nelle ultime 24 ore forze ucraine avanzate in diverse aree Bakhmut"

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Kiev avrebbe avviato la sua controffensiva. A sostenerlo è stato l’ex presidente e numero due del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev. “Il nemico ha da tempo promesso una grande controffensiva. E sembra anche aver avviato qualcosa. Dobbiamo fermare il nemico e poi sferrare un’offensiva”, ha dichiarato su Telegram.

Sul fronte di Bakhmut l’esercito ucraino è passato da tre giorni all’offensiva, nelle ultime 24 ore le forze di Kiev sono avanzate fra i 200 e i 1.100 metri in diverse aree, ha detto la vice ministra della Difesa ucraina Hanna Maliar, citata da Ukrinform.

A Bakhmut siamo passati “dalla difesa all’offensiva, siamo al terzo giorno. Il nemico è costretto a cercare di tenere le posizioni, ma non ci riesce. non hanno abbastanza forze, abbiamo distrutto molti soldati nemici”, ha detto Maliar, spiegando che sono i soldati regolari russi delle forze aerotrasportate a combattere, mentre i mercenari della Wagner sono nelle retrovie.

Le forze armate ucraine hanno bombardato la regione russa di Belgorod più di 500 volte nelle ultime 24 ore con 460 proiettili sparati contro il distretto municipale di Shebekino. Lo ha riferito il governatore regionale Vyacheslav Gladkov su Telegram, precisando che “sono stati registrati anche 26 ordigni esplosivi sparati da droni. Non ci sono state vittime, seppure a Shebekino gli attacchi siano stati sferrati per lo più su aree residenziali”.

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Tunisia, il coreografo Bruni: “Non lasciamo fuggire la meglio gioventù”

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Il regista italiano alla guida della compagnia Oplas, che da anni collabora come partner privilegiato con il Balletto del Teatro dell'Opera di Tunisi: "Fermiamo l'esodo di migliaia di giovani, apriamo loro spazi di lavoro"

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“Non lasciamo fuggire la meglio gioventù tunisina, fermiamo l’esodo di migliaia di giovani. Apriamo loro spazi di lavoro, cultura, socialità e soprattutto, come ha più volte sottolineato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, facciamo in modo che la Tunisia conceda più visti per poter viaggiare”. Sono le parole all’Adnkronos di Luca Bruni, regista, coreografo, danzatore, alla guida della compagnia Oplas, che da anni collabora come partner privilegiato con il Balletto del Teatro dell’Opera di Tunisi in un ‘dialogo’ mai interrotto tra il nostro Paese e la Tunisia, sostenuto dal 2017 dall’Istituto di Cultura Italiano e sempre in rapporto dialettico e operativo con Syhem Belkodja, direttrice del Centro Coreografico Nazionale e del Polo Danza e Arti Coreutiche.

“I giovani non partirebbero, è banale dirlo, se avessero occasioni di lavoro – prosegue Luca Bruni – Ed è quello che abbiamo offerto in questi anni. Non soltanto l’opportunità di entrare in compagnia con spettacoli e balletti, ma permettendo loro anche di formarsi. Ricordo che nel 2018 l’allora ministro della cultura tunisino, dopo aver visto il nostro balletto ‘Didone ed Enea decise di aumentare il budget destinato al settore dell’1 per cento. Non un grande salto, ma un segnale importante. E su questo i rapporti con l’Italia potrebbero aiutare moltissimo, anzi mi auguro che si instauri una proficua partnership con il Mic- Spettacolo dal Vivo”.

“Insieme potremmo portare avanti molti progetti. E non parlo solo di danza, teatro, ma anche di investimenti ( lo stanno già facendo in parte i cinesi con mega cittadelle destinate all’arte e allo sport ) nell’educazione coreutica, ci sono scuole meravigliose in Tunisia con 200-300 allievi – spiega ancora – Parlo anche di altre professioni legate allo spettacolo dal vivo, come i laboratori di sartoria e di scenografia, la creazione di maestranze o il sostegno ad un rinnovato processo tecnologico. Troppo lenti i tempi della burocrazia in Tunisia. Il Paese è spesso non in linea con il resto del mondo occidentale”.

Rapporti artistico- culturali tra i due Paesi che confermano la grande ‘amicizia’ che è sempre esistita tra i due popoli. “I tunisini hanno conosciuto l’Italia attraverso il grande cinema o attrici indimenticabili come Claudia Cardinale che era di origine tunisina – prosegue Bruni – attraverso la tv e le canzoni di Raffaella Carrà, non amano la Francia, essendo la Tunisia un ex protettorato francese, e i più giovani non amano parlare la lingua, cosa che invece non accade per le generazioni più agé. Continuo a pensare che l’Italia possa realmente trasformarsi in un ponte tra le due civiltà sul Mediterraneo. Per il prossimo anno – annuncia all’Adnkronos – stiamo organizzando un festival nei luoghi sacri dell’archeologia per valorizzare lo spettacolo dal vivo, la storia e la cultura, le missioni italiane, tutto quello insomma che unisce i due Paesi accanto ad una seconda piattaforma della danza italiana in Tunisia”.

E sull’attuale situazione confessa che politicamente e soprattutto dal punto di vista sociale è molto complessa. “Ci sono grandi ricchezze, alle volte poco sfruttate ed un controllo piuttosto ‘oligarchico’ su questi patrimoni – spiega ancora – I giovani fuggono in Europa perché non hanno nulla da perdere e poi diciamolo… attraverso le nuove tecnologie, internet, i telefonini vengono ‘guidati’ nelle traversate, si danno consigli tra loro, indicano le rotte. Fuggono dalla miseria, è vero, per tentare la sorte, forse anche per avere la possibilità di una vita migliore. Il governo potrebbe far di più per fermare questa diaspora, favorendo loro di emanciparsi. Ma non nascondiamoci altri problemi. Gli omosessuali sono attaccati, discriminati, se scoperti possono anche essere sbattuti in galera, e malmenati. Per questo si fugge anche dalle coste del Mediterraneo. Lo ripeto – conclude Bruni – l’Italia è assolutamente in grado, ha tutte le carte in regola per avviare in Tunisia un processo di straordinaria emancipazione sociale e culturale”.

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Spagna, trovato cadavere murato: forse è italo albanese scomparsa nel 2014

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Il corpo rinvenuto nell'appartamento dove Sibora Gagani viveva con il fidanzato, ora in carcere per un altro femminicidio

La polizia spagnola ha trovato, in un sacco della spazzatura murato in un tramezzo, il corpo di una donna che potrebbe essere quello di Sibora Gagani, la giovane italo-albanese scomparsa in Spagna nel 2014. Il ritrovamento, riporta il giornale l’Opinion de Malaga, è avvenuto tra due tramezzi dell’appartamento di Torremolinos dove la 22enne viveva con il fidanzato, identificato dalla stampa spagnola come Marco R., che recentemente è stato arrestato per aver pugnalato a morte un’altra compagna, Paula di 28 anni.

E’ stato lo stesso uomo, riportano ancora i media spagnoli, a confessare, dopo aver visto in un commissariato la foto di Gagani con la scritta ‘scomparsa’, di aver ucciso nove anni fa la giovane e di averla murata nell’appartamento. Gli investigatori si sono recati quindi nell’appartamento dove hanno scoperto i resti murati che sono stati trasferiti all’istituto di medicina legale per l’autopsia e l’identificazione con il test del Dna.

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Diga Kakhovka, allarme di Zelensky a novembre: “Se salta, Russia dichiara guerra a mondo”

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E Podolyak su Twitter ricorda: "A ottobre avevamo avvertito che Mosca aveva minato l'infrastruttura"

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L’allarme sulla diga di Kakhovka, distrutta ieri in un’esplosione che ha inondato la regione di Kherson, Volodymyr Zelensky lo aveva lanciato già lo scorso novembre. Qualsiasi tentativo delle forze russe di farla saltare in aria, inondando il territorio ucraino e prosciugando la centrale nucleare di Zaporizhzhia, significherà che Mosca sta “dichiarando guerra al mondo intero”, aveva affermato il presidente ucraino che aveva accusato i russi di aver piazzato delle cariche esplosive nell’infrastruttura. La distruzione della diga “sarebbe un disastro di larga scala”, diceva anche allora Zelensky paragonando l’impatto all’uso di armi di distruzione di massa.

E anche oggi il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha ricordato che Kiev aveva già avvertito lo scorso ottobre che la Russia si preparava a far saltare la diga di Kakhovka. “Ottobre 2022. L’Ucraina avverte il mondo che la Russia sta preparando un disastro causato dall’uomo. Le paratie della diga sono minate. In risposta… il silenzio, Nessuna preoccupazione, nessun avvertimento. Giugno 2023. La Russia fa esplodere l’impianto idroelettrico di Kakhovka. E’ tempo di trarre le conclusioni? E forse è tempo di capire da chi, quando e come è stata pianificata l’esplosione dell’impianto idroelettrico di Kakhovka?”, scrive Podoliak su Twitter.

In allegato vi è il post del 20 ottobre 2022, in cui cavverte di un piano russo per minare la diga, in modo da forzare deportazioni di popolazione verso la Russia e “allagare il territorio per fermare la controffensiva ucraina e bloccare la propria ritirata”.

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Diga Kakhovka distrutta, “è stata la Russia”: la ricostruzione degli 007 Usa

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Isw: "Non possiamo offrire una definitiva valutazione sulla responsabilità ma le prove, i ragionamenti e la retorica suggeriscono che Mosca abbia deliberatamente danneggiato la diga"

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L’Institute for the Study of War (Isw) ritiene molto probabile che sia stata la Russia a distruggere deliberatamente la diga di Kakhovka. “Non possiamo offrire una definitiva valutazione sulla responsabilità dell’incidente del 6 giugno, ma le prove, i ragionamenti e la retorica suggeriscono che i russi abbiano deliberatamente danneggiato la diga”, si legge sul bollettino giornaliero del think tank americano.

Già il 21 ottobre 2022, viene ricordato oggi, l’Isw aveva notato che i russi avevano “un più chiaro interesse ad allagare il basso Dnipro, malgrado i danni alle loro posizioni difensive, rispetto agli ucraini”. Gli ucraini non hanno infatti interesse a far saltare una diga con il rischio di allagare 80 centri abitati, mentre invece “la Russia può usare l’inondazione per ampliare il fiume Dnipro e complicare la controffensiva ucraina”. Anche se i russi fanno notare che i danni alla diga mettono a rischio la fornitura di acqua alla Crimea, l’Isw sottolinea che la penisola è sopravvissuta senza l’acqua del fiume Dnipro da quando è stata occupata dai russi nel 2014 e fino all’inizio dell’invasione del 2022.

C’è infine la possibilità che il crollo della diga sia stato causato da “danni strutturali pre-esistenti”, ma le notizie di forti botti come di esplosioni prima del cedimento non appaiono coerenti con questa ipotesi, nota ancora l’Isw.

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Usa, spari durante cerimonia consegna diplomi in Virginia: 2 morti

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In una scuola superiore a Richmond. Almeno altre 12 persone hanno riportato ferite

Due persone sono morte, altre cinque sono rimaste ferite nel corso di una sparatoria avvenuta durante una cerimonia di consegna dei diplomi di una scuola superiore a Richmond, nello stato americano della Virginia. Le due vittime erano un diplomato della scuola superiore Huguenot e il padre dello studente. Almeno altre 12 persone hanno riportato ferite o sono state curate per attacchi di ansia e di panico. Due sospetti sono stati successivamente arrestati, ha annunciato il capo della polizia di Richmond, Rick Edwards, in una conferenza stampa.

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Diga Kakhovka distrutta, lo scambio di accuse Ucraina-Russia. Allarme Onu

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Entro domani in alcune aree dovrebbero aumentare di un metro. Allarme Onu: "Monumentale catastrofe umanitaria"

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Scambio di accuse tra Ucraina e Russia per l’esplosione che ha distrutto l’importante diga Kakhovka sul fiume Dnipro, con i leader mondiali che hanno lanciato l’allarme di una catastrofe umanitaria e ambientale.

Decine di migliaia di persone sono state evacuate e le autorità russe nell’Ucraina meridionale occupata hanno dichiarato lo stato di emergenza , anche se in molti in Occidente hanno puntato il dito contro Mosca. “È evidente che si tratta di un’aggressione da parte russa per fermare l’offensiva ucraina a difesa del proprio Paese”, ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Ci troveremmo di fronte a un “nuovo livello di bassezza” se le forze della Russia di Vladimir Putin emergessero come responsabili dell’attacco alla diga, ha commentato il premier britannico, Rishi Sunak.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha definito il crollo della diga di Kakhovka “un’altra conseguenza devastante dell’invasione russa dell’Ucraina”, ma ha aggiunto di non aver accesso a informazioni indipendenti sulle cause del disastro. “Abbiamo tutti visto le tragiche immagini della monumentale catastrofe umanitaria, economica ed ecologica accaduta nella regione ucraina di Kherson… gli attacchi ai civili e alle infrastrutture civili devono cessare”, ha detto Guterres. Le agenzie Onu, ha aggiunto, si stanno coordinando con Kiev per la fornitura “di acqua potabile, compresse per la purificazione dell’acqua e altra assistenza critica”.

Mentre veniva convocata una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il capo dell’ufficio presidenziale di Kiev Andriy Yermak, ha chiesto che la Russia perdesse il suo seggio nell’organismo. L’Ucraina ha anche accusato la Russia di terrorismo di Stato davanti alla più alta corte delle Nazioni Unite. Durante l’incontro a New York, l’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite Sergiy Kyslytsya ha accusato Mosca di aver fatto esplodere “una bomba di distruzione ambientale di massa che ha portato al più grande disastro antropico in Europa degli ultimi decenni”. Kyslytsya ha parlato di un “atto di terrorismo ecologico e tecnologico”, aggiungendo che l’esplosione è stata “un altro esempio del genocidio della Russia contro gli ucraini”.

L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vasily Nebenzya ha invece affermato che l’incidente è stato un “sabotaggio deliberato intrapreso da Kiev” e dovrebbe essere “classificato come un crimine di guerra o un atto di terrorismo”. La diga è stata utilizzata per un “crimine impensabile”. Secondo il ministero degli Esteri di Mosca, l’esplosione è stata un’azione pianificata e mirata dell’esercito ucraino come parte della sua controffensiva. Kiev non solo ha sparato contro la diga, ma ha anche innalzato il livello dell’acqua a un livello critico aprendo in anticipo una paratoia sul corso superiore del fiume Dnipro. Secondo l’accusa di Mosca, la rottura della diga danneggerebbe l’agricoltura e l’ecosistema della regione di Kherson e avrebbe ripercussioni sull’approvvigionamento idrico della Crimea.

La Crimea, annessa illegalmente dalla Russia nel 2014, riceve acqua dal Dnipro attraverso un canale. Mentre questo è stato temporaneamente prosciugato dopo il 2014, la Russia ha riaperto il canale verso la Crimea per l’irrigazione della penisola dopo l’occupazione della diga di Kakhovka.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto le affermazioni del Cremlino secondo cui Kiev avrebbe distrutto la diga, paragonando l’azione all’uso di un’arma di distruzione di massa. “Questo è il più grande disastro ambientale causato dall’uomo in Europa negli ultimi decenni”, ha dichiarato il presidente ucraino. ”La Russia è colpevole di brutale ecocidio”, ha scritto, affermando che ”ogni ulteriore commento è superfluo. Il mondo deve reagire”. E questo perché ”la Russia è in guerra contro la vita, contro la natura, contro la civiltà”. “La Russia deve lasciare la terra ucraina e deve essere ritenuta pienamente responsabile del suo terrore”, ha proseguito Zelensky dicendo che oggi ”è solo un altro giorno dell’aggressione russa”, un altro ”atto di terrorismo russo”.

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