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Sostenibilità

Esg, obiettivi comuni ma metodi arretrati: come lavorano le...

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Esg, obiettivi comuni ma metodi arretrati: come lavorano le aziende per migliorarli

Aumenta l’interesse, ma mancano capacità e preparazione: il sondaggio Kpmg che fotografa come le aziende lavorano sul campo dell’ environmental, social, e corporate governance

Obiettivi Esg - - Canva

A che punto siamo con le pratiche Esg nel mondo aziendale? A rispondere a questo interrogativo c’è il nuovo sondaggio Kpmg Lpp, società statunitense di audit, fiscalità e consulenza. La società ha valutato quanto siano preparate le aziende nell’affrontare le nuove sfide in materia di environmental, social, e corporate governance.

Dal sondaggio è emerso che ci sono ancora molti passi da fare in merito, anche se l’attenzione su tali tematiche è sempre più in aumento. Ma vediamo nel dettaglio come si comportano le aziende e a che punto sono con il mondo Esg.

Aziende e Esg

Quando la società americana ha chiesto alle aziende partecipanti al sondaggio in quali aree intendessero investire, la risposta è stata relativa al rafforzamento di queste capacità, ma è immediatamente emersa una chiara disconnessione tra strategia ed esecuzione.

Il problema, infatti, pare riguardare nello specifico le modalità con cui i leader aziendali cercano di integrare la “sostenibilità” tra gli obiettivi del core business e come cercano di sfruttarla per generare valore finanziario. I risultati, però, sembrano non aver soddisfatto le aspettative e le metodologie esposte sono risultate ancora insufficientemente moderne e al passo con i tempi.

“Un reporting tempestivo e accurato delle informazioni sulla sostenibilità è fondamentale affinché le aziende possano soddisfare le linee guida normative in materia di reporting - ha affermato Maura Hodge, responsabile dell’audit ESG di KPMG negli Stati Uniti -. Tuttavia, la conformità da sola non dovrebbe dettare la strategia di un'organizzazione: concentrarsi sugli elementi chiave dell'ESG che determineranno il valore finanziario nel lungo termine è fondamentale".

Il sondaggio

Dal sondaggio è emerso che il 90% dei leader aziendali aumenterà i propri investimenti Esg nei prossimi tre anni. Le principali aree di investimento includono la formazione e l’istruzione dei dipendenti in merito a questi aspetti. Ma le prime difficoltà sono venute a galla in merito alla misurazione e al ritorno sull’investimento, per il 21% degli intervistati, così come un’insufficiente comprensione dei suoi fattori di valore in termini assoluti, per il 14%.

L’83% delle organizzazioni ritiene di essere in vantaggio rispetto ai propri concorrenti per quanto riguarda il reporting di sostenibilità, ma quasi la metà (47%) utilizza ancora fogli di calcolo per aggregare i propri dati. Inoltre, solo il 18% ha dichiarato di cercare attualmente una garanzia da parte di terzi per migliorare la credibilità e la trasparenza della propria rendicontazione.

Quello che sembra comune è la difficoltà di coniugare percezione e preparazione: si scommette su nuove tecnologie per migliorare i processi, ma si utilizzano ancora metodologie arretrate.

L’importanza dei dati

Numeri e dati, quando si parla di sostenibilità, sono indispensabili per misurare obiettivi e risultati. Vista la difficoltà di spiegare, spesso, agli stakeholder cosa si intenda con Esg e -quando si parla di queste tematiche, quale sia il modo migliore per avvicinarsi ad esse - i numeri possono diventare anche motivo di chiarezza espositiva.

Quasi la metà dei leader (il 45%) ritiene di voler migliorare l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità a quelli aziendali generali, attraverso la gestione e la capacità di reporting di dati. Per questo motivo, stanno scommettendo sul potenziale dell’intelligenza artificiale (AI) e del machine learning (ML) per migliorare il loro reporting di sostenibilità. Più della metà (58%) ha dichiarato di voler migliorare l'analisi e il consolidamento dei dati utilizzando l'intelligenza artificiale/ML nei prossimi tre anni.

“Le tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning possono aiutare le organizzazioni a ottenere informazioni preziose da dati disparati e a prendere decisioni più informate, ma l’intelligenza artificiale e il machine learning non sono la soluzione miracolosa per il reporting di sostenibilità o per l’impostazione di una strategia che aggiunga valore al business - ha affermato KPMG US. Tegan Keele, responsabile dei dati climatici e della tecnologia -. Il giudizio riguarda quali dati utilizzare, da quali fonti raccogliere i dati e il tipo di controlli che devono essere messi in atto richiedono una strategia coesa che dovrebbe essere guidata dall’organizzazione e informata dalla tecnologia piuttosto che guidata da essa”.

Gli ostacoli alla sostenibilità

Tra i più comuni ostacoli relativi alla sostenibilità e allo sviluppo del macro-ambito Esg, le aziende rintracciano, per il 44%, una capacità insufficiente di risorse da utilizzare in modo efficace e per il 41% la comunicazione limitata tra i dipartimenti. Solo il 33% pensa ad una ristrutturazione concreta e importante.

“La sostenibilità tocca ogni aspetto del business, rendendo molto difficile per le grandi organizzazioni organizzarsi ed è molto facile avere una mentalità da “spuntare la casella” e concentrarsi esclusivamente sulla conformità - ha affermato Rob Fisher, leader ESG statunitense di KPMG -. Le organizzazioni che vedono i nuovi requisiti di reporting più che altro come un’espansione della loro più ampia strategia di sostenibilità e che continuano a investire nelle persone e nella tecnologia giuste per compiere progressi su tale strategia saranno in una posizione migliore sia per realizzare che per comunicare il pieno valore che le iniziative di sostenibilità possono portare ai loro affari."

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

‘Effetto Oasi’, 27mila ettari di territorio...

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I numeri del nuovo report Wwf lanciato in occasione del Mese delle Oasi

Ambiente - (Fotolia)

Ben 27mila ettari di territorio protetto, circa 100 Oasi, 350mila visitatori annui: è l''effetto oasi' lungo 57 anni, dalla prima creata in Toscana, quella di Burano nel 1967, da cui si è sviluppato un sistema di aree protette complesso e articolato, il primo in Italia gestito da una associazione privata e tra i primi in Europa, che impiega nelle attività di gestione, fruizione e tutela a diverso titolo 150 persone e circa 500 volontari. Sono alcuni dei numeri di 'Effetto Oasi', il report Wwf lanciato in occasione del Mese delle Oasi per la campagna OurNature.

I numeri delle Oasi Wwf

'Effetto Oasi' sono anche gli habitat mappati nelle aree protette del panda, ben 109 (di cui 27 definiti prioritari in ambito europeo), 378 le attività di educazione ambientale realizzate nel 2023, 130 i progetti di conservazione in corso e 80 le attività di creazione di nuovi habitat come stagni, zone umide o aree per impollinatori. Le Oasi ospitano anche 10 centri di educazione ambientale e 8 Cras (Centri recupero Animali selvatici) che curano ogni anno oltre 8mila animali feriti o in difficoltà.

Dalla ricerca scientifica alle vacanze natura, dall’educazione ambientale con le scuole all’impegno nella conservazione di specie e habitat e nel recupero ambientale con progetti di ripristino e restauro ecologico, le Oasi sono anche luoghi di aggregazione sociale, di sperimentazione di attività legate al benessere psicofisico, di formazione. Soprattutto, hanno giocato un ruolo centrale per la conservazione di alcune specie simbolo, quali l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), la lontra (Lutra lutra), il cervo Sardo (Cervus elaphus corsicanus).

"Il più grande progetto di conservazione del Wwf in Italia"

“La natura italiana è tra le più ricche in Europa, ma questa ricchezza oggi la stiamo perdendo sempre più rapidamente: il 50% delle specie di vertebrati in Italia è minacciato d’estinzione, il 52% delle specie di fauna protette dalla Direttiva Habitat mostra uno stato di conservazione inadeguato e quasi il 90% degli habitat tutelati versa in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole. L’impegno e l’investimento del Wwf con il sistema Oasi, nato più di 50 anni fa con l’azione di pionieri come Fulco Pratesi e altri illuminati precursori, che decisero di acquisire il lago costiero di Burano per farne la prima Oasi (1967), è divenuto oggi il più grande progetto di conservazione del Wwf in Italia. Tutto ciò è stato possibile grazie a sinergie e collaborazioni con soggetti pubblici e privati, con i quali si è fatta rete, e all’insostituibile contributo dei volontari”, ha detto Marco Galaverni, direttore Oasi Educazione e Attivazione Wwf Italia.

Le Oasi sono anche laboratori a cielo aperto, centri di educazione ambientale e aree indirizzate alla ricerca scientifica. Nel solo 2023, sono state 378 le attività di educazione ambientale condotte nelle Oasi. Le attività svolte con scuole o Università e campi natura sono state ben 72, con circa 45mila studenti coinvolti.

Il mese delle Oasi

Il Mese oasi, la formula di ‘lungo evento’ che da un paio di anni ha trasformato la tradizionale Festa delle Oasi celebrata da oltre 30 anni in una sola giornata, è una vera e propria Festa della Natura dedicata alla biodiversità italiana ed è parte della campagna Wwf Our Nature per la difesa della biodiversità. Per 5 weekend consecutivi sarà per tutti l’occasione di tuffarsi nella bellezza della natura, tra orchidee, farfalle, aironi e fenicotteri, immersi nei boschi o lungo fiumi, laghi e sentieri di montagna. Ben 150 gli eventi in programma nel mese delle Oasi: visite guidate, a piedi o in bicicletta, laboratori e attività per i più piccoli, eventi di citizen science.

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Sostenibilità

Clima ed energia: obiettivi 2030 ancora alla portata...

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A che punto siamo secondo quanto rilevato da Italy for Climate

jonny-clow-unsplash

Il 22 aprile 2024 si è celebrata la Giornata Internazionale della Terra. Tra le tante iniziative ed eventi organizzati in ogni angolo del Mondo, è stato anche il momento di condividere bilanci e analisi sullo stato attuale in tema di clima ed energia. Con riguardo al nostro Paese, in occasione della Giornata della Terra, Italy for Climate ha pubblicato la quinta edizione del rapporto “10 Key trend sul clima” che analizza le principali tendenze registrate nel 2023 in Italia con riferimento alla lotta al cambiamento climatico e alla transizione energetica. Tra i dati principali, emerge che nell'ultimo anno il nostro Paese ha prodotto uno sforzo davvero considerevole nel tagliare le emissioni di gas serra con una diminuzione del 6,5% rispetto all'anno precedente, percentuale che corrisponde a una diminuzione di circa 27 milioni di tonnellate di gas serra prodotti. Il dato, qualora confermato, significherebbe che il nostro Paese si trova nella condizione di raggiungere ancora gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030. Tra i principali fattori che hanno influito sulla diminuzione registrata nel 2023 vi sono il minore utilizzo di carbone per produrre energia, i consumi energetici ridotti anche dovuti a un inverno piuttosto mite, un calo della produzione industriale, ma anche un'accelerazione nelle rinnovabili.

I principali trend sul clima in Italia

Oltre al primo trend che, come detto, riguarda la drastica riduzione delle emissioni, le altre principali tendenze in tema di clima ed energia segnalate da Italy for Climate non sono tutte esattamente positive. A cominciare dal numero di eventi climatici, drammaticamente aumentato nel 2023, che secondo le stime di Ispra risulta essere stato il secondo anno più caldo mai registrato in Italia. Non solo, l'anno passato, sul nostro territorio sono stati registrati 3.400 eventi climatici estremi. In quanto all'energia, secondo le stime Enea è calata del 3% l'intensità energetica del Pil ovvero del fabbisogno energetico necessario a produrre una unità di Pil. In calo, nel valore assoluto, anche i consumi di energia negli edifici (-2,3 Mtep) e nell'industria (-1,2% Mtep). Sempre secondo Enea, il calo delle emissioni globali di cui sopra è dovuto principalmente all'evoluzione del settore elettrico che sempre più si basa sulle fonti rinnovabili (+15 Twh) e meno su quelle fossili (-33 Twh). In particolare, la quota complessiva di energia prodotta da eolico e fotovoltaico è pari al 20%, mentre la quota di tutte le rinnovabili sfiora il 44% della produzione, il tetto massimo mai raggiunto. Meno bene invece gli indicatori sulla dipendenza energetica che vedono l'Italia tra i Paesi europei a più elevata dipendenza, seppur in lieve calo rispetto al 2022. Parlando di riqualificazione degli edifici, una questione di grande portata visto l'impatto che il parco immobiliare ha sul clima, nel 2023 sono state riqualificate oltre 700 mila abitazioni grazie agli incentivi introdotti dal Superbonus, il triplo in più rispetto alla media degli anni precedenti. Inoltre, a fine anno risultano installati 1,3 milioni di impianti fotovoltaici nel settore residenziale. Il mercato dell'auto elettrica seppur lentamente appare in crescita e ad oggi rappresenta il 4,2% del totale immatricolazioni. Dati comunque molto contenuti rispetto alla media europea del 14,6% con punte del 18,4% in Germania. Da segnalare infine il deficit medio nazionale del 60% sulle scorte di acqua nevosa nei principali bacini del Paese, con punte fino a -70% nel bacino dell'Adige e -67% in quello del Po. Proprio la crisi idrica rappresenta uno dei temi che andranno affrontati con maggiore attenzione, rapidità ed efficacia.

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Sostenibilità

“Recycle me”, lo spot di Coca-Cola per la...

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Lo scopo del nuovo spot sostenibile è l’invito all’azione: “Riciclami” è la scritta sulle lattine che ricorderà al consumatore di gettarla correttamente

Lattine di Coca-Cola

Recycle Me” è il nome della campagna pubblicitaria di Coca-Cola Company. Al centro dello spot: la sostenibilità e il riciclo. Lanciata in America Latina, i pubblicitari della campagna hanno pensato di usare il potere del logo, riconosciuto in tutto il mondo, e di modificarlo. La scritta bianca su sfondo rosso si “accartoccia”: raffigura, cioè, il modo in cui assomiglierebbe il logo se le lattine vuote venissero schiacciate per essere gettate e poi riciclate.

“Come parte dell'impegno della Coca-Cola di riciclare tutti i loro packaging entro il 2030, WPP Open X, guidato da Ogilvy New York, ha usato il potere dell'iconico logo della sceneggiatura del marchio per ispirare le persone a rendere il riciclo parte della loro esperienza quotidiana”, si legge su Instagram.

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Ogilvy New York (@ogilvyny)

Lo spot pubblicitario

Coca-Cola crede che un futuro migliore si raggiunga attraverso pratiche sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale. Nell'ambito dei suoi obiettivi di sostenibilità, si impegna a riciclare tutti i suoi imballaggi entro il 2030. Volevamo sfruttare il potere dell'iconico logo del marchio per ispirare le persone a rendere il riciclo parte della loro esperienza quotidiana con Coca-Cola – scrive Laurent Ezekiel, WPP Chief Marketing Officer & CEO -. Abbiamo iniziato con l'intramontabile abitudine di schiacciare una lattina prima di riciclarla. Quindi abbiamo creato un'immagine estremamente telegrafica e potente con l'invito all'azione RECYCLE ME preso direttamente dal lato della lattina. Naturalmente, non esistono due lattine riciclate esattamente uguali, e nemmeno le nostre stampe e i nostri poster. Sviluppate da WPP Open X, sotto la guida di Ogilvy New York, le pubblicità creative saranno presenti a Buenos Aires, in Argentina, Brasile e Messico, oltre che sui canali sociali”.

Islam ElDessouky, vicepresidente globale per la strategia creativa e i contenuti di Coca-Cola, ha commentato: “Noi di Coca-Cola puntiamo ad avere un mondo senza rifiuti. Stiamo lavorando per innovare i nostri prodotti verso il nostro obiettivo globale di rendere riciclabile il 100% delle nostre confezioni entro il 2025. Inoltre, puntiamo a raccogliere e riciclare una bottiglia o una lattina per ogni bottiglia venduta entro il 2030 e abbiamo l’opportunità unica di utilizzare il nostro marketing per inviare un messaggio potente. ‘Riciclami’ invita tutti noi a riciclare ovunque sia possibile”.

Le iniziative Coca-Cola

Non è la prima volta che l’azienda lancia un’iniziativa del genere. Per l’obiettivo "World Waste Free", missione lanciata da Coca-Cola nel 2018 per contribuire alla lotta contro i rifiuti di plastica, si propose: imballaggi senza etichetta, tappo attaccato alla bottiglia come già avviene per la maggior parte delle bottiglie in plastica oggi e progetto di packaging completamente riciclabile. Nell’ultimo report di sostenibilità, la Company ha precisato di aver raggiunto il 90% dell’obiettivo. Il nuovo è raccogliere e riciclare una bottiglia o lattina per ogni bottiglia o lattina venduta entro il 2030.

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