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Danza, la Scala riparte con Bolle e la prima di ‘Remansos’

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(Adnkronos) – Ritorna la grande danza alla Scala di Milano. Per sette rappresentazioni dal 3 al 9 febbraio (con anteprima il 2 febbraio riservata a Rotary Club Milano che celebra il centenario della sua fondazione) le étoile, i primi ballerini e il corpo di ballo scaligero saranno gli interpreti di Dawson/Duato/Kratz/Kylián, serata articolata in quattro titoli, vere e proprie novità per la compagnia, con una prima assoluta, due debutti e il ritorno di un grande titolo assente da tempo dal repertorio. Un ‘mixed bill’ imperdibile che riunisce diverse generazioni e universi creativi. La creazione di Philippe Kratz ‘Solitude Sometimes’, ‘Anima Animus’ di David Dawson in debutto nazionale, il ritorno in scena dopo 14 anni di ‘Bella Figura’, gioiello di Jiří Kylián e ‘Remanso’, trio maschile di Nacho Duato, mai visto alla Scala, e che vedrà protagonista per tutte le recite l’étoile Roberto Bolle. 

La prima assoluta di ‘Solitude Sometimes’ è affidata al talentuoso Philippe Kratz, tra i più ricercati tra i nuovi coreografi. Catarsi, rinascita, ciclo della vita e resilienza dell’individuo sono i temi del balletto. Tra le sonorità elettroniche di Thom Yorke e dei Radiohead, Philippe Kratz si immerge nella mitologia egiziana per una risalita verso la luce, prendendo spunto dal racconto dell’Amduat e la discesa negli inferi del dio del sole che, purificato, risale in superficie per dar vita a una nuova giornata. Per questo lavoro, astratto nella sua essenza, ma popolato di figure simboliche, Kratz ha lavorato con un organico di 14 artisti e con il suo staff creativo accanto a Carlo Cerri, con cui Kratz ha ideato l’ambiente scenografico, e che firma luci e proiezioni assieme a Alessandro Grisendi e Marco Noviello e Francesco Casarotto che ne firma i costumi.  

Protagonisti della creazione saranno Nicoletta Manni, Camilla Cerulli, Alessandra Vassallo, Stefania Ballone, Linda Giubelli, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Domenico Di Cristo, Christian Fagetti, Navrin Turnbull, Andrea Crescenzi, Andrea Risso, Gioacchino Starace, Rinaldo Venuti. Nelle recite pomeridiane del 4 e 9 febbraio saranno Saïd Ramos Ponce e Frank Aduca a coprire i ruoli di Claudio Coviello e Christian Fagetti. David Dawson è, invece, uno dei principali autori contemporanei che lavorano nel balletto classico, che il suo stile coreografico trasforma in nuove modalità, in lavori elogiati dalla critica e dal pubblico di tutto il mondo. Dopo il passo a due da ‘A Sweet Spell of Oblivion’, che gli artisti scaligeri hanno presentato all’interno della Serata Contemporanea nell’estate 2021, ora la collaborazione con Dawson si approfondisce con ‘Anima Animus’, mai rappresentato in Italia, creato nel 2018 per 10 artisti del San Francisco Ballet sul Violin Concerto n. 1 di Ezio Bosso, il compositore scomparso prematuramente nel 2020 che, con entusiastica curiosità, ha intrecciato la sua creatività con la coreografia contemporanea.  

Il balletto offre un ricco mix di contrasti, presenti anche nella musica, e il linguaggio coreografico indaga lo spazio fluido tra estremi e opposti. Virtuosismo tecnico e poesia, umanità e architettura, rivelando l’unità dell’ensemble e il potere dell’individuo, ispirato ai concetti di anima e animus della filosofia junghiana. Il cast della prima sarà composto da Alice Mariani, Martina Arduino, Marco Agostino, Nicola Del Freo, Gabriele Corrado, Timofej Andrijashenko, Agnese Di Clemente, Gaia Andreanò, Maria Celeste Losa e Caterina Bianchi, cast che sarà in scena anche nella recita serale del 4 febbraio, domenica 5 (ore 14.30) e nella recita serale del 9 febbraio. Nelle recite del 4 febbraio (ore 14.30), 7 febbraio e 9 febbraio pomeriggio il cast sarà composto da Nicoletta Manni, Maria Celeste Losa, Gioacchino Starace, Rinaldo Venuti, Mattia Semperboni, Christian Fagetti, Alessandra Vassallo, Letizia Masini, Linda Giubelli, Marta Gerani. 

Protagonista come danzatore, coreografo e direttore di compagnia del panorama della danza fin dagli anni ottanta del Novecento è Nacho Duato, le cui creazioni sono nel repertorio delle maggiori compagnie del mondo. Per la prima volta entra nel cartellone della Scala con la sua versione dello Schiaccianoci, presentata nel 2015 e nel 2016, ed ora torna con ‘Remanso’, sui Valses poéticos di Enrique Granados che saranno eseguiti al pianoforte da Takahiro Yoshikawa. Creato nel 1997 per l’American Ballet Theatre, interpretato al debutto da Desmond Richardson, Parrish Maynard e Vladimir Malakhov, ‘Remanso’ è apprezzatissimo ovunque per potenza espressiva, geometria delle linee, dinamica dello spazio e delle forme. Ispirato all’universo di Federico García Lorca, nasce come trio maschile e in seguito viene esteso per la Compañía Nacional de Danza nel 1998, con il titolo ‘Remansos’. La versione iniziale, per tre uomini, arriva alla Scala per la prima volta, e per l’occasione vedrà protagonista, per tutte le recite, Roberto Bolle. Accanto a lui nelle recite del 3, 4 sera, 5 (ore 14.30) e nella recita serale del 9 febbraio saranno Nicola del Freo e Mattia Semperboni, nelle recite del 4 pomeriggio, 7 e nella recita pomeridiana del 9 febbraio Domenico Di Cristo e Darius Gramada  

Suggella la serata una delle più grandi firme del Novecento, gioiello di celebrazione della bellezza, quella che emerge anche dal movimento più bizzarro e imprevisto. ‘Bella Figura’ torna in scena dopo il debutto scaligero del 2009 a omaggiare la maestria di Jiří Kylián, che lo ha creato nel 1995, per il ventennale della sua direzione al Nederlands Dans Theater. Si rinnova dunque il rapporto della Scala con il grande maestro, iniziato negli anni ’80 del Novecento con ‘Sinfonia in Re’ e ‘La cathédrale engloutie’ e che nelle passate stagioni aveva portato la Compagnia scaligera ad interpretare ‘Symphony of Psalms’, ‘Petite Mort’, ‘Sechs Tänze’ e appunto ‘Bella Figura’, in cui Kylián esplora la zona di crepuscolo tra arte e artificio, tra realtà della vita e fantasia. Con il rosso vivo dei costumi, con il colore della pelle nuda, con le suggestioni musicali del Sei e Settecento (Giovanni Battista Pergolesi, Lukas Foss, Alessandro Marcello, Antonio Vivaldi, Giuseppe Torelli) cattura il momento esatto in cui il sogno e la realtà si fondono. In scena, a far rivivere questa suggestione Antonella Albano, Alice Mariani, Agnese Di Clemente, Marta Gerani, Giulia Lunardi, Marco Agostino, Claudio Coviello, Gabriele Corrado, Marco Messina, che si alterneranno con Stefania Ballone, Chiara Borgia, Chiara Fiandra, Benedetta Montefiore, Emanuele Cazzato, Andrea Crescenzi, Matteo Gavazzi, Andrea Risso.  

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Danza, l’omaggio del Reggio Parma Festival a Maguy Marin

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(Adnkronos) – È dedicato a Maguy Marin, coreografa francese Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia, il progetto ‘Maguy Marin – La Passione dei Possibili’ ideato dal Reggio Parma Festival, in programma da maggio a dicembre 2023 al Teatro Regio e Teatro Due di Parma, al Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto e Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia. Un palinsesto di spettacoli e iniziative, patrocinato dall’ambasciata di Francia in Italia, per far conoscere al vasto pubblico le opere di una delle coreografe e artiste più eclettiche e coraggiose dell’intero panorama internazionale, capace di interpretare, attraverso la danza, il corpo e lo spazio, la complessità dell’uomo contemporaneo e le sue contraddizioni. 

Figlia di immigrati spagnoli in fuga dalla dittatura franchista, attiva dal 1976, camaleontica nella sua ricerca di movimento, Maguy Marin è un’artista che ha definito una propria cifra stilistica originale. Nelle sue creazioni, la danza è impregnata di una teatralità spiccata. Se le scene o i personaggi sono spesso comici, il tono generale è apocalittico e lo spettatore resta sempre in bilico tra sorriso, stupore e inquietudine. Audace e combattiva, la coreografa ha saputo accompagnare e tradurre artisticamente gli sconvolgimenti del nostro tempo, senza lesinare pugni gioiosi e furiosi sul muso della barbarie, inscrivendo all’interno delle sue creazioni un rinnovamento di “questo qualcosa che è la danza”, tenendo sempre davanti a sé tutte le possibilità che la danza stessa ha a sua disposizione. 

Il progetto nasce dalla volontà del Reggio Parma Festival e di tutti i suoi soci – Comune di Parma, Comune di Reggio Emilia, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Due e Fondazione Teatro Regio di Parma – a collaborare per la realizzazione nel 2023 di un progetto ambizioso, che spazia dalla danza alla musica al teatro, e che vede tra le sue prime e principali protagoniste Maguy Marin, di cui Reggio Parma Festival co-produce il nuovo spettacolo e che a lei e alla sua produzione dedica un importante omaggio nel corso dell’anno. 

Un viaggio ricco di emozioni che prende il via il 31 maggio con la rappresentazione di ‘May B’ al Teatro Regio di Parma, il capolavoro senza tempo di Maguy Marin, con oltre 750 rappresentazioni in cinque continenti. Un lavoro ideato nel 1981, presente nel repertorio della compagnia da oltre 40 anni, ispirato al mondo tragicomico e dal cinismo salvifico del drammaturgo irlandese Samuel Beckett. Al suo debutto sconvolse tutto ciò che si pensava della danza, fu un’esplosione la cui eco non ha finito di risuonare. Anticipa lo spettacolo la proiezione del documentario Maguy Marin – L’urgence d’agir (30 maggio ore 18 – Sala degli Specchi, Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia) del regista David Mambouch, dedicato alla storia della pièce ‘May B’ e all’esperienza vissuta dai protagonisti che l’hanno interpretata. Segue un incontro con la coreografa. 

In autunno, il progetto entra nel vivo con un fitto calendario di spettacoli cult e con il debutto italiano della nuova creazione firmata dall’artista francese. ‘Singspiele’ (14 e 15 novembre, Teatro Due, Parma) è una performance del 2014, interpretata da David Mambouch e con la scenografia di Benjamin Lebreton. Tra declinazione del corpo e ricerca gestuale, esprime la cifra più sperimentale della coreografa francese andando oltre i confini della danza tout court. Concentrandosi sui volti, anonimi o riconoscibili che catturano il nostro sguardo, ‘Singspiele’ è un lavoro d’ascolto di ciò che questi ci dicono dei loro corpi assenti. E’ la storia particolare che si legge su questi volti muti sfuggirà sempre in quanto non intelligibile nell’immediato.  

Il debutto italiano della nuova creazione, il cui titolo sarà svelato quanto prima, è in calendario il 18 e 19 novembre al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, nell’ambito del Festival Aperto. In questo spettacolo, co-prodotto dal Reggio Parma Festival, la coreografa si interroga su temi attuali, con lo sguardo ironico e potente che la contraddistingue. I nostri corpi sono diventati oggetti da sorvegliare, che possono essere filmati e registrati. Le nostre scelte, apparentemente libere, rivelano la nostra inclinazione a seguire l’opinione maggioritaria, ad optare per quanto fabbricato dalla pubblicità, ad accettare la colonizzazione delle nostre menti da parte dei media o degli influencer. 

A Parma si prosegue con due spettacoli tra i più rappresentativi del lavoro di Maguy Marin. ‘Nocturnes’ (25 e 26 novembre, Teatro Due), dove la coreografa sfida e affascina lo spettatore con soluzioni estreme e una fantasia creativa composta da piccoli sketch, garbati e ironici. Una scenografia scarna fa da palcoscenico a incontri incompiuti, gesti apparentemente inspiegabili, apparizioni e sparizioni di personaggi misteriosi. In cartellone anche ‘Umwelt’ (15 dicembre, Teatro Regio), spettacolo del 2004 che ha entusiasmato e fatto discutere, una performance “di danza senza la danza” per raccontare la frenesia della vita. Gli interpreti appaiono e scompaiono tra gli interstizi di pannelli e specchi disposti orizzontalmente sul palcoscenico e, ostacolati da un forte vento, raccontano, spesso in modo frenetico, la quotidianità del vivere. 

Il 16 dicembre il progetto si conclude al Teatro Ariosto di Reggio Emilia con due spettacoli interpretati dalla MM Contemporary Dance Company diretta dal coreografo Michele Merola. In ‘Duo d’Eden’ due danzatori interpretano un uomo e una donna. Tute color carne che mettono in evidenza la loro nudità e parrucca dai capelli lunghissimi per lei, rappresentano Adamo ed Eva immersi in un percorso di sensualità, eros, difesa, attacco, in un mondo non così tranquillo, sicuro e idilliaco. Attesissima anteprima nazionale invece per ‘Grosse Fugue’, in scena quattro donne e un brano musicale straordinario come Die Grosse Fuge di Ludwig van Beethoven. Realizzata nel 2001 per la Compagnia Maguy Marin, sarà riproposta in anteprima nazionale per Reggio Parma Festival nell’interpretazione di quattro danzatrici della MM Contemporary Dance Company, accompagnate dalla musica dal vivo dei solisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, nella versione per quartetto d’archi.  

La prima nazionale del brano è poi prevista a luglio 2024 al Festival Bolzano Danza. Nella Sala Verdi del Teatro Ariosto ( ore 16.30) del 16 dicembre verrà proiettato il film ‘Umwelt de l’autre côté des miroirs’, regia di David Mambouch, che intreccia i due lati dell’omonimo spettacolo. Il piano frontale visto da una sala teatrale, e l’altro, invisibile agli spettatori, dall’altro lato degli specchi. Un riesame dei fondamenti della presenza dell’artista sulla scena e molte domande sull’atto della creazione saranno sollevate nel workshop che vedrà protagonista Maguy Marin. In programma due settimane di alta formazione, scambio, dialogo rivolto ad artisti professionisti della danza, del teatro e della musica, per mettere in moto capacità di invenzione e composizione, con esercizi pratici e concreti (dal 14 al 18 novembre, dal 20 al 24 novembre 2023 al Teatro Due di Parma, partecipazione gratuita, max 16 partecipanti individuati tramite selezione) accanto ad una tavola rotonda in calendario il 25 novembre a Parma che, oltre a Maguy Marin, coinvolgerà numerosi ospiti, tra cui Olivier Neveux, professore di storia e di estetica teatrale all’ École normale supérieure di Lione.  

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Luxuria: ”Maternità surrogata scusa per avversione omofoba contro famiglie arcobaleno”

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(Adnkronos) – Non si fermano le polemiche dopo che il ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, ha annunciato una legge contro la maternità surrogata e in seguito alle dichiarazioni di alcuni esponenti del Governo che si sono detti contrari alle coppie omogenitoriali. ”Usano questo argomento semplicemente perché secondo loro solo se sei eterosessuale puoi essere un buon genitore – commenta Vladimir Luxuria all’Adnkronos – sabato ho presentato la manifestazione delle famiglie arcobaleno a Milano e ho visto tutti quei bambini sotto al palco felici che giocavano insieme. La notizia sconvolgente – dice ironica – è che i bambini delle famiglie arcobaleno stanno bene, giocano, si divertono, studiano e frequentano l’oratorio. Il problema è che (il Governo, ndr) non potendo dichiarare l’assurdità è il fallimento della proposta di rogatoria internazionale contro la maternità surrogata – spiega – adesso riversa il suo odio e la sua avversione omofoba sulle coppie omosessuali, facendolo scontare ai bambini”. Anche Luxuria si dice contraria alla maternità surrogata: “L’utero in affitto – dice – è una pratica abominevole perché sfruttare la condizione di povertà di una donna che solo per sopravvivere ti fa un figlio e te lo consegna, spesso senza regola, lo trovo orrendo. È la mercificazione del corpo di una donna.  

”La ‘gestazione per altri’ invece è tutt’altra cosa – tiene a precisare Luxuria – avviene ad esempio quando una donna ha avuto un brutto male e ha dovuto asportare l’utero e la sorella si offre di tenere in grembo la sua creatura. In questo caso si parla di una donazione generosa e senza contrattazione e per me in Italia la ‘gestazione per altri’ dovrebbe essere legale perché sarebbe più controllabile e meno dispendioso. Io la regolamenterei. In Canada se una coppia gay ha un’amica carissima che decide altruisticamente e generosamente di realizzare il loro sogno di paternità, è possibile farlo – spiega ancora Luxuria – In altre nazioni la ‘gestazione per altri’ invece è consentita solo per le coppie eterosessuali. Il Governo era partito dicendo che avrebbero fatto una rogatoria internazionale contro quello che loro chiamano ‘utero in affitto’, poi si sono resi conto che potevano aprire un contenzioso diplomatico con gli Stati Uniti d’America o con il Canada. Dato che questa rogatoria è irrealizzabile perché creerebbe un vero e proprio incidente diplomatico – sottolinea – buttano fumo negli occhi facendo questo provvedimento contro i bambini delle famiglie arcobaleno che non impedirà alle coppie di andare all’estero ma renderà solo tutto più complicato, con la richiesta di deroghe affinché il genitore non biologico porti il figlio a scuola”, conclude Luxuria. 

(di Alisa Toaff)  

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‘Amori e sapori nelle cucine del principe’ con D’Aquino e Ingrassia

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(Adnkronos) – Andrà in scena dal 28 marzo al 2 aprile al teatro Quirino di Roma lo spettacolo ‘Amori e sapori nelle cucine del principe’ di Roberto Cavosi, con Tosca D’Aquino e Giampiero Ingrassia protagonisti con Giancarlo Ratti, da un’idea di Simona Celi con la regia di Nadia Baldi e ambientato nella Sicilia del 1862, mentre sull’Italia soffiano i venti del nuovo Regno che si prepara ad unificare il Paese e nei palazzi nobiliari l’aristocrazia decadente isolana si prepara a fare i conti con il nuovo corso della storia. 

Nobili impettiti e nobildonne riccamente agghindate partecipano a balli e banchetti, ‘in primis’ quello del fidanzamento del nipote del principe, come se nulla di quanto accade intorno potrà mai mettere a rischio le loro vecchie abitudini. Ma cosa succede nelle cucine del palazzo mentre nei lussuosi saloni soprastanti si consuma l’ennesimo opulento banchetto? Presto detto: volano le portate, si azzuffano i cuochi, si tirano padelle ma soprattutto si svelano amori impensabili, crudeli e meravigliosi conditi da tutti quei santi e profani profumi tipici della cucina siciliana. 

‘Amori e sapori nelle cucine del principe’ si dipana tra succulenti litigi, ricatti, ironia, sarcasmo e umorismo attraverso lo scontro fra Teresa e Monsù Gaston, l’uno invidioso dell’altra, che non si accontentano di gareggiare nel preparare i piatti migliori, ma vogliono avere anche l’esclusiva delle attenzioni del principe. Un testo nel quale pietanze e sentimenti si mischiano ad arte in quel caleidoscopico mondo fatto di languore ed erotismo, di passione e causticità tipico del ‘profondo’ Sud. 

(di Enzo Bonaiuto) 

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Tra Forum e Radio, Turchese Baracchi svela i segreti del suo successo e la nuova avventura con J&T Show

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E’ stata per anni uno dei volti quotidiani di Forum, il celebre programma Mediaset condotto nelle ultime stagioni da Barbara Palombelli. Parliamo della scrittrice e conduttrice Turchese Baracchi, attualmente in onda su Radio Cusano Campus con il suo format storico Turchesando e la novità J&T Show, dove ha al suo fianco l’amica Jessica Selassiè. Un’esperienza, frutto della sua lunga carriera, di cui ci ha parlato in questa intervista.

Intervista a cura di Roberto Mallò

Turchese, in questo periodo è impegnata con diversi progetti…

“Sì, innanzitutto c’è Turchesando, un format che mi segue ovunque io vada. E’ una trasmissione radiofonica, condotta in precedenza sul web. Da lì, mi ha sempre seguito in vari emittenti radiofoniche, fino ad arrivare ad oggi, su Radio Cusano Campus. Una realtà splendida, piena di gente volenterosa, in gamba e capace. L’editore Stefano Bandecchi ci crede e investe energie e soldi nei giovani. Sono molto contenta perché Turchesando, si può dire, è una delle trasmissioni di punta della radio, che è una radio nazionale”.

Spesso le interviste che si svolgono all’interno di Turchesando anche una grossa risonanza mediatica e vengono riprese da vari blog e siti…

“Esattamente. Sono sempre tutti attenti e con le orecchie dritte quando c’è un’intervista su Turchesando. In qualche modo riesco a mettere a mio agio gli ospiti, che vengono, si confessano e fanno, in mia compagnia, quella che amo definire una chiacchierata rilassata. Sono, infatti, dell’idea che ci debba essere un’armonia, uno scambio allegro, divertente, frizzante e, a volte, profondo ed intenso. Tutti elementi che non devono mancare quando si fa una chiacchierata con qualcuno. Alla fine, Turchesando non è una fredda e mera intervista, ma uno scambio tra amici come se fossero in un bar o sul divano di casa. Il pubblico che ci segue è super partecipativo, così come i giornali. Ad esempio, è venuta ospite da me Taylor Mega, che ha fatto delle dichiarazioni molto forti, che puntualmente sono state riprese. Forte di ciò, Turchesando continua ad andare in onda tutti i sabati e le domeniche dalle 13 alle 14 con ospiti eccezionali, che sono anche nella maggior parte dei casi dei miei grandi amici”.

Sceglie personalmente gli ospiti di Turchesando? In basi a quali caratteristiche?

“Li scelgo tenendo conto di alcuni criteri, ma anche in base al momento in cui l’ospitata viene realizzata. Se c’è un argomento caldo cerco di chiamare i protagonisti diretti o indiretti legati allo stesso per poterne parlare insieme. Capita anche di alzarmi una mattina con un argomento che mi frulla per la testa e penso a chi chiamare. Infine, ogni tanto do l’opportunità a degli amici che devono promuovere qualcosa, che sia un libro, un disco, un singolo, un film, uno spettacolo teatrale e così via. E pure questo mi fa piacere. Perché credo che ci debba essere sinergia, un aiutarsi reciprocamente”.

Turchesando ha dunque fortemente la sua impronta?

“Sicuramente a Turchesando faccio tutto io; scelgo gli ospiti, faccio la scaletta. Anche se, sinceramente, vado molto a braccio, non mi preparo quasi nulla. Prendo giusto delle informazioni su alcuni dettagli della vita degli ospiti che si susseguono nelle varie puntate che possono sfuggirmi o che posso non sapere. In generale, però, mi piace la spontaneità che si viene a creare con gli ospiti, insieme allo scambio umano e alla fiducia. Le persone vengono da me con piacere perché sanno che non gli farò mai un’imboscata. Se mi chiedono di non parlare di un argomento, non li farò mai trovare di fronte al fatto compiuto. Non voglio approfittare di una diretta, con i microfoni aperti, per fare una domanda scomoda. Questo non l’ho mai fatto e credo che ripaghi. Le domande non vengono mai concordate in precedenza, ma mi faccio lo scrupolo di chiedere ai miei ospiti se c’è qualcosa di cui non vogliono parlare. E se me lo espongono, non tratto quell’argomento”.

E su Radio Cusano Campus è partito di recente J&T Show, il programma che conduce con Jessica Selassiè.

“Proprio così. Da me, ho avuto varie volte ospiti, a Turchesando, le principesse Selassiè. E’ nata così una bellissima sinergia che mi ha portato a proporre all’editore, al direttore e a tutti i miei collaboratori l’idea di poter fare un altro programma, insieme a Jessica. Mi hanno detto subito sì con entusiasmo e dallo scorso 24 gennaio, tutti i martedì dalle 18.30 alle 19.30 in diretta in radiovisione sul canale del digitale terrestre televisivo Cusano Italia, è partito appunto J&T Show. Un titolo che, letto con la e normale invece di quella commerciale, rimanda al jet, perché il programma è pronto a spiccare il volo, a decollare. E’ questo il doppio significato che abbiamo voluto dargli, perché J&T in realtà nasce come Jessica e Turchese”.

Com’è strutturata questa nuova proposta radiofonica?

“Ci sono tre momenti importanti all’interno della trasmissione. Parliamo di perle d’amore, un segmento dove è richiesta la partecipazione attiva del pubblico, visto che è chiamato a mandarci dei vocali di circa 15 secondi ed i più accattivanti vengono mandati in onda. Non manca nemmeno il momento gossip, come quello legato a Harry e Meghan sul loro presunto divorzio, a cui segue quello fashion. Di volta in volta, man mano che le puntate andranno avanti, ci saranno delle grandissimesorprese, oltre ai collegamenti con degli ospiti. Inoltre, lasceremo frasi importanti ai nostri amici in ascolto”.

Siete entusiaste lei e Jessica di questa trasmissione?

“C’è allegria, positività e voglia di fare. E, per quanto mi riguarda, ci sono dei futuri progetti televisivi in fase di partenza. Ma ne riparleremo più avanti, quando ci sarà un po’ più di concretezza. Inoltre, un po’ di scaramanzia non fa mai male”.

J&T Show segna il debutto in radio di Jessica Selassiè. E’ diventata una sorta di tutor per lei? Le sta dando tanti consigli, immagino…

“Proprio così. E sono contenta perché a me gratifica dare una mano alle persone. Cerco sempre di dare delle occasioni a chi vale. L’ho fatto tante volte, anche se in rari casi ho ricevuto poi un po’ di gratitudine, che purtroppo non fa parte di questo mondo. Tuttavia, di Jessica sono molto contenta perché credo che sia una ragazza davvero per bene, oltre che simpatica. Quando serve, inoltre, è spregiudicata, nel senso che dice quello che pensa senza filtri, ma in modo carino ed elegante. Le sto dando, ovviamente, dei consigli, ma abbiamo cominciato a divertirci insieme già dalla registrazione dei promo. Ed è una bella cosa, perché quando ti diverti tu per prima poi trasmetti agli altri la serenità e l’armonia a chi ti ascolta. Parlando di Jessica, è davvero amatissima. Ha un esercito di fan meravigliosi, perché ognuno ha davvero quelli che si merita. In base a come sei, i fan ti rispecchiano. Questa è una grandissima verità”.

Che tipo di feedback hai da parte di chi ti segue?

“Sono felicissima perché, per me, la stima e l’affetto delle persone che mi seguono sono davvero la più grande soddisfazione. Fin da tempi di Forum, devo dire, le persone mi trasmettono un affetto, una stima, una costanza incredibile, commovente. Nonostante ci siano dei rapporti solo virtuali tramite i social, con persone che non ho mai visto dal vivo, noto che in tanti mi seguono da anni. E li posso definire, veramente, quasi amici. E questo mi fa stare veramente bene, mi riempie il cuore”.

Quando è nata la sua passione per la radio? C’è sempre stata o è arrivata in un momento preciso della sua vita?

“Vengo da una famiglia di spettacolo. Mio nonno era un produttore cinematografico della commedia all’italiana. Senza dubbio, il senso dello spettacolo e l’amore per il pubblico ce li ho sempre avuti dentro. Poi, un giorno, ho fatto per caso il provino per andare a fare l’opinionista a Forum. Una cosa che ho fatto, più che altro, per imparare a scrivere. Volevo toccare con mano quello che succedeva in uno studio televisivo per imparare a sviluppare meglio dei format miei. La scrittura, infatti, è una mia passione, visto che ho scritto un libro, dei teen drama. Comunque sia, è proprio grazie a Forum che è scoppiato il mio amore per la televisione. E, dopo i sette anni come opinionista di punta nel tribunale di Canale 5, ho cominciato in radio con delle puntate che mi ha fatto fare Maurizio Costanzo su Radio Rai1 con L’uomo nella notte. E lì è cresciuto ancora di più l’amore folgorante per la radio e la televisione. Appena è stato possibile, ho cominciato a fare la mia piccola trasmissione televisiva sul web, sul divano di casa mia, che era seguitissima. Avevo 150mila connessi all’epoca in cui gli algoritmi di Facebook funzionavano ancora in un certo modo. Prima ancora dell’avvento di Instagram. Era il mio programma televisivo fai da te. I social sono un mezzo davvero democratico, perché il periodo non avevo opportunità di avere uno spazio televisivo tutto mio. Sicuramente facevo l’ospite, come capita tutt’ora, visto che vado tranquillamente sia alla Rai, sia a Mediaset per fare l’opinionista”.

A proposito dei programmi televisivi a cui ha preso parte, quali ricorda maggiormente?

“Ho fatto per diversi anni Mattino Cinque. C’è stato poi, su Rete 4, Ieri oggi italiani, dove ero l’unica opinionista di studio al fianco di Roberto Olla e Rita Dalla Chiesa. Un programma scritto e ideato da Maurizio Costanzo. Attualmente, vado spesso da Eleonora Daniele, su Rai1, a Storie Italiane. Diciamo che tra la tv e la radio, sicuramente, ho trovato la mia dimensione. Ogni tanto mi butto nella scrittura e, quando ho voglia di socializzazione, organizzo degli eventi nel casale che ha mia mamma a Roma e che si chiama Casale Saraceni”. 

Quando si pensa a lei è impossibile non ricordare Forum, visto che era ed è tutt’oggi un volto popolarissimo della trasmissione.

“Sì, ed è sempre un piacere continuare ad andarci come ospite.Ancora oggi mi fermano per Forum. Nonostante i miei due anni e mezzo a Mattino Cinque, le mie ospitate su Rai1, tutti mi ricordano lì con affetto me e dicono che manco. Per me, Forum è sempre casa e famiglia. C’è una squadra pazzesca di autori, truccatori, parrucchieri. Inoltre, voglio un bene incredibile a Barbara Palombelli, che stimo profondamente. E’ una professionista veramente di livello. Ed è una persona profondamente umana. Molto di più rispetto a tantissime persone che sembrano maggiormente dolci, amabili. Barbara sta lì, sembra tutta d’un pezzo per via del suo apparente atteggiamento distaccato, ma invece non è per niente così. E’ una persona che se deve aiutare aiuta, se deve consolare consola. Le voglio davvero molto bene. Ha l’animo grande ed una professionalità davvero unica”.

Importante nel suo percorso è stato anche Maurizio Costanzo, che ha nominato più volte…

“Senza dubbio. Costanzo è stato un punto di riferimento, un vero consigliere. Conosceva mio nonno, con cui aveva lavorato, e mio papà. Mi sono laureata con lui. Indubbiamente, è una persona che, come Barbara Palombelli, stimo profondamente. Ho avuto la fortuna di vivere certi momenti con lui; ho potuto ‘rubare’ dal suo immenso cervello degli insegnamenti che mi porterò sempre avanti”.

Si è prefissata qualche sogno o obiettivo da raggiungere nella sua carriera?

“Sogno di avere, prima o poi, un mio bellissimo programma televisivo da condurre. Mi piacerebbe avere un talk show o un approfondimento. Ho scritto tanti format, vediamo. Sicuramente, bisogna bussare alle porte e non rimanere a casa. Altrimenti non succede niente. E sono del parere che chi merita forse riesce. Se si rimane chiusi a casa vanno avanti soltanto le persone che cercano scorciatoie. Che ci sono anche quando esci di casa, ma chi la dura la vince. In qualche modo, le qualità di una persona, probabilmente, riescono ad uscire fuori. Infine, vorrei scrivere un altro libro. Del primo che ho scritto – Il manuale della conquista certa. Non esistono uomini inconquistabili – mi hanno proposto di farci una serie, ma chissà. La prefazione è stata scritta da Maurizio Costanzo.

Insomma, si muove su vari campi…

“Mi piace la comunicazione a tutti i livelli; chi lo sa, magari in futuro potrei pure fare un singolo, visto che amo cantare sotto la doccia, in chiave dance. Sarebbe anche questa una bella esperienza da raccontare”.

Chi è Turchese Baracchi nella vita di tutti i giorni? Che cosa fa quando ha un po’ di tempo libero per sé?

“Ritengo di essere molto simile alla Turchese che si vede in tv e in radio; amo lo sport, prendermi cura di me stessa con la palestra e le lunghe passeggiate. Adoro viaggiare. Sono della bilancia, ragione per cui mi ritengo un animale socievole e sociale. Pur avendo pochi amici veri, ho tantissimi conoscenti con i quali mi piace trascorrere il tempo sia davanti al camino, sia ai grandi eventi. Mi piace approfondire sempre di più le idee che mi passano per la testa; sono sempre in fermento”.

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(Adnkronos) – “Nuovi miracoli, nuovo Regno”: è la promessa della seconda stagione di ‘Christian’, la serie tv targata Sky e prodotta con Lucky Red che a partire dal 24 marzo, per sei nuove puntate in esclusiva Sky e in streaming su Now, vedrà nei panni del protagonista in possesso di poteri di origine misteriosa Edoardo Pesce, sempre affiancato da Claudio Santamaria nel ruolo di Matteo postulatore vaticano e da Silvia D’Amico come Rachele ex tossica ‘miracolata’ da Christian, nonché dalla new entry di lusso Laura Morante che sarà la ‘Nera’ in antitesi al ‘Biondo’ in una concezione dualistica della divinità. Tutti diretti dal regista Stefano Lodovichi, coautore della sceneggiatura con Valerio Cilio e produttore creativo del testo, che prende spunto dal fumetto ‘Stigmate’ come input di base. 

A far da sfondo alla vicenda è sempre la Roma ultra-periferica della borgata di Corviale, con il Regno della Città-Palazzo alle prese con la sostituzione del boss defunto Lino e con l’ascesa del predestinato Christian oramai punto di riferimento della intera comunità nella visione e realizzazione della ‘utopia coatta’. “Si tratta di un prodotto in equilibrio fra il supernatural, il crime e il drama – sottolinea Sonia Rovai, senior director scripted productions di Sky Studios – che realizza un mix perfetto, raccontando in maniera ‘terrena’ temi molto elevati come la religione, la spiritualità, la criminalità, il disagio sociale. Questa serie, che ha una sua forza anche sul mercato estero, venduta in oltre 50 Paesi, è un gioiellino di cui andiamo davvero molto fieri”. 

Spiega il regista Stefano Lodovichi: “Se nella prima stagione il protagonista, con la scoperta dei suoi poteri, viveva una sorta di età ‘infantile’, in questa seconda stagione vive una età ‘adolescenziale’ per le scelte personali, fra il terreno e il trascendente, fra il bene e il male sempre più difficile da distinguere, legate al suo libero arbitrio”. Facile allora attendersi una terza stagione dedicata alla età ‘adulta’ del protagonista… “Quando si pensa a una serie con aspettative così elevate, la si pensa sempre a lungo termine – ammette la responsabile Sky – ma solo il tempo ci dirà se troveremo tutte le risposte giuste per andare avanti”. Anche se la serie è stata già inizialmente pensata per tre stagioni di sei episodi ciascuno per un totale di 18 puntate. 

“Nella nuova stagione, Christian è leader e suo malgrado re della Città-Palazzo e cerca di attuare una ‘utopia coatta’ per uno stato sociale che, al contrario del romanzo di William Golding

‘Il Signore delle Mosche’, punta sull’uguaglianza e sull’amore fraterno – anticipa Edoardo Pesce – anche se poi la natura umana si rivela per quello che è… D’altro canto la stessa Roma è sempre in bilico fra sacro e profano, la città del Papa e la sede della Chiesa ma anche la patria della trippa e della coratella. La sfida più importante per me, come attore protagonista? Il bonifico… – scherza – La cosa più bella è che nel personaggio ho potuto mettere anche un po’ del mio carattere, del mio modo di essere”. 

Quanto a Claudio Santamaria e al suo Matteo, postulatore del Vaticano, “nelle mie scene mi trovo davanti a nuovi conflitti, stavolta di natura morale, che impongono di prendere decisioni difficili. La difficoltà e al tempo stesso la sfida di questa serie è di tenere in piedi una struttura che sospenda l’incredulità dello spettatore, anche perché quello italiano è meno impressionabile di quello americano e Roma come la descrive Ennio Flaiano è pur sempre la città che, davanti all’atterraggio del marziano, gli si rivolge dicendogli ‘Marzià vabbé, ma mo’ sposta st’Ufo che devo parcheggià la macchina’… La credibilità del fantasy deve risiedere paradossalmente nel suo estremo realismo”. 

La novità attoriale della seconda stagione di ‘Christian’ è rappresentata dall’ingresso di Laura Morante. “Sarò un essere semi-divino ma totalmente umano, in un universo pagano popolato da ‘dei’ che si fanno la guerra fra loro, con la mia ‘Nera’ in contrapposizione al ‘Biondo’. Questo stare in bilico fra finzione e realtà senza un confine netto mi ricorda un sogno fatto di recente, in cui ero una strega condannata al rogo che riesce a fuggire e si rivolge in ginocchio alla Madonna custodita in una nicchia, confessandosi”. Un sogno che sembra quasi una sceneggiatura pronta per un film… “Ma è sempre difficile trovare i finanziatori”, lamenta l’attrice indossando le vesti di regista.  

(di Enzo Bonaiuto) 

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Spettacolo

Lunetta Savino è ‘La madre’ di Florian Zeller al Quirino di Roma

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(Adnkronos) – Essere madre: un dono, una ‘missione’, un desiderio, una preoccupazione, magari anche una paura… ma l’essere madre nella commedia di Florian Zeller, in scena al teatro Quirino di Roma fino al 26 marzo con Lunetta Savino protagonista diretta da Marcello Cotugno, è una ossessione che sfocia nella patologia clinica. In ‘La madre’, l’indipendenza del figlio maschio con la conseguente uscita da casa per crearsi una vita autonoma e indipendente, anche negli affetti, viene percepita come un tradimento, come un vuoto incolmabile, anche a causa del contemporaneo fallimento della vita coniugale, con un marito colpevolmente assente, fra lavoro e avventure più o meno sentimentali o solo erotiche. 

Ecco allora che la donna si pone più come madre che come moglie, nell’unico ruolo da lei davvero recitato nella sua vita, ed è ossessionata da una sorta di realtà multipla, di “multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi”, come si spiega nelle note di regia. Lo scrittore francese Florian Zeller, autore anche delle commedie ‘Il padre’ e ‘Il figlio’, indaga il tema dell’amore materno e ne sviscera tutte le possibili derive patologiche cui può condurre. 

“Il mondo della ‘madre’ è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? – si chiede il regista Marcello Cotugno – Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore, non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche che, alla fine, non sembrano essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele”. 

(di Enzo Bonaiuto) 

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Spettacolo

Meta, Mazza (Fimi): “Costretta al dietrofront su musica italiana e non”

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(Adnkronos) – “Meta costretta al dietrofront, per lo meno temporaneo: tutta la musica, italiana e non, è tornata disponibile su Facebook e Instagram”. Ad affermarlo all’Adnkronos è Enzo Mazza, Ceo di Fimi. “Per una società che ambisce ad essere un punto di riferimento nel metaverso non è un bel risultato non riuscire a gestire questa situazione”, aggiunge Mazza. 

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Spettacolo

Taylor Swift in Alberta Ferretti per ‘The Eras Tour’

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(Adnkronos) –
Alberta Ferretti, Fondatrice e Direttrice Creativa dell’omonimo brand, ha creato una serie di abiti speciali che Taylor Swift indosserà sul palco in occasione del suo nuovo tour negli Stati Uniti d’America. 

“Il The Eras Tour rappresenta un momento importantissimo per la carriera di Taylor, perché lo ha ideato e costruito come un viaggio attraverso i diversi momenti, o come suggerisce il titolo, le ere musicali della sua carriera. Sono onorata quindi che mi abbia chiesto di disegnare degli abiti per questa occasione speciale. Sono sempre stata affascinata dalle donne che sanno costantemente mettersi in gioco e Taylor con il suo lavoro ha dimostrato di avere una grande versatilità e una creatività così sfaccettata da trasformarsi e rinnovarsi continuamente,” spiega Alberta Ferretti, che ha già vestito l’artista americana in momenti importanti, come i Grammy Awards del 2014. “Pensare a questi abiti da scena per lei mi ha spinto anche a riflettere sui milestone della mia carriera e penso che quello che abbiamo creato rifletta questo viaggio in cui rivivono gli elementi chiave del mio stile: leggerezza, femminilità, romanticismo, attenzione al dettaglio e una delicata, gentile seduzione.” 

In linea con lo stile iconico di Alberta Ferretti, lo chiffon è il materiale protagonista delle creazioni, che sfoggiano volumi morbidi e fluidi che esaltano la presenza scenica dell’artista sul palco, regalandole libertà di movimento. A impreziosire gli abiti, ricami di perline e cristalli che riflettono i bagliori di scena. 

“Taylor Swift | The Eras Tour” ha debuttato venerdì 17 marzo presso lo State Farm Stadium a Glendale in Arizona e proseguirà negli Stati Uniti fino ad agosto 2023. Il tour si concluderà con cinque spettacoli al SoFi Stadium di Los Angeles in California. 

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Spettacolo

Laura Freddi: “Finanze prosciugate, il Grande Fratello Vip mi ha salvata”

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(Adnkronos) – Per colpa di una causa di lavoro era finita quasi sul lastrico ma grazie il ‘Grande Fratello Vip’ si è risollevata. Lo racconta la conduttrice tv Laura Freddi in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.  

“Per colpa di una causa di lavoro durata 12 anni e che mi ha prosciugato le finanze. Purtroppo non sempre si incontrano persone oneste. Avevo firmato documenti che non avrei dovuto firmare e per difendermi ho bruciato tutti i miei risparmi, ho pure dovuto vendere la casa che stavo ancora pagando. Con le cartoline verdi degli avvisi di pignoramento avrei potuto farci un albero di Natale. Mi sono risollevata con il cachet del Grande Fratello Vip, una mano santa”, sottolinea.  

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Spettacolo

Teatro, Vincenzo Zingaro ‘eccellenza nazionale’ premiato alla Camera dei Deputati

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(Adnkronos) – Una scultura in bronzo, forgiata in esclusiva per le eccellenze nazionali, è stata consegnata alla Camera dei Deputati a Vincenzo Zingaro per onorare il trentennale della sua attività di regista, attore, drammaturgo, direttore della Compagnia Castalia e del Teatro Arcobaleno (Centro del Teatro Classico), di cui è fondatore, dal presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, che ha letto i messaggi inviati per l’occasione dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e dal sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Messaggi di stima e di congratulazioni a Zingaro sono stati inviati, in video, anche dagli attori Glauco Mauri, Virginia Raffaele, Mariano Rigillo, Leo Gullotta e Giuseppe Pambieri.  

“È con particolare gratitudine e affetto che scrivo queste righe per il Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico) e per il suo appassionato e capace direttore artistico – si legge nella nota inviata dal ministro della Cultura – Vincenzo Zingaro è attore, regista e drammaturgo di grande statura, animatore di tante attività teatrali di qualità e successo, nonché fondatore della Compagna Castalia e del Teatro Arcobaleno, Centro Stabile del Classico di cui è direttore Artistico. Il merito di Vincenzo Zingaro è di averlo completamente ristrutturato e rilanciato come ‘casa del Classico’ – si legge ancora – trasformandolo in ‘tempio’ del teatro antico e moderno di interesse nazionale… L’opera di Vincenzo Zingaro e del suo Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico) è dunque un invito all’esperienza dei classici e della loro contemporaneità perenne. È un invito all’opera d’arte e allo straordinario valore sociale e civile di una cultura che, come Italiani, abbiamo il dovere di amare, salvaguardare e tramandare alle future generazioni. Quelle generazioni – conclude Gennaro Sangiuliano – che hanno affollato, e ancora affollano, il Teatro Arcobaleno scoprendo, grazie ai classici del passato e al talento degli interpreti, quanto ricca sia la nostra storia, quanto contemporaneo e attuale sia il teatro classico”.  

Questo il plauso del sottosegretario Vittorio Sgarbi: “Zingaro rientra di merito nell’illuminata élite di artisti che plaudono all’autenticità, indipendentemente dalle mode che guardano di frequente e con sprezzo al passato… Non posso dunque che apprezzare e sostenere, specialmente nel ruolo di sottosegretario alla Cultura, l’ingegnoso lavoro che Zingaro conduce da anni, restituendo al teatro la sua natura più autentica, sedotta dalla sacralità delle origini e aperta all’epopea di nuovi riti”. 

Nel corso della cerimonia anche l’encomio di Federico Mollicone, presidente Commissione Cultura della Camera dei Deputati: ì”Da 30 anni, Vincenzo Zingaro, regista, attore e drammaturgo, porta avanti un importante progetto di rivisitazione e rappresentazione dei classici greci e latini, ai quali è riuscito a donare ‘nuova linfa’, come attestano il sentimento da parte della critica e saggi di insigni studiosi – spiega- Dal 1992, con l’associazione culturale Castalia, Zingaro propone un progetto unico, dedicato ai classici, che rievoca le nostre comuni radici culturali e il filo rosso che unisce la civiltà europea. Un progetto che si è fortemente distinto nel panorama nazionale, ottenendo notevoli riconoscimenti, con cui è riuscito a coinvolgere centinaia di migliaia di giovani, dando vita presso il Teatro Arcobaleno di Roma, al Centro Stabile del Classico, svolgendo un ruolo di preminente interesse culturale e sociale a favore delle nuove generazioni. … Zingaro – aggiunge Mollicone – rappresenta un’eccellenza del Teatro italiano, distinguendosi per l’originalità, l’estro e il rigore del suo percorso artistico”.  

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