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Al Teatro alla Scala la prima del Don Carlo. Ovazione per...

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Al Teatro alla Scala la prima del Don Carlo. Ovazione per riconoscimento canto lirico italiano

Standing ovation per Segre: "Mi manca Mattarella, è come un fratello". Il basso Pertusi ha un problema di voce ma continua a cantare

(Fotogramma)

Si è conclusa con 13 minuti di applausi la Prima al Teatro alla Scala di Milano. Il pubblico ha premiato il 'Don Carlo' di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato la stagione lirica 2023-24, tributando un'ovazione all'opera diretta dal maestro Riccardo Chailly. Non è mancato qualche 'buu' dal loggione, in particolare quando sul palcoscenico si è presentato il regista Lluís Pasqual con lo stesso Chailly, lo scenografo Daniel Bianco e la costumista Franca Squarciapino e l'intero cast. Ma dai palchi sono volati anche fiori. Anche per il 'Boris Godunov' che inaugurò la Prima del 7 dicembre 2022 gli applausi finali durarono 13 minuti.

Al lungo riconoscimento si è unito anche il palco reale: tutti in piedi ad applaudire, a cominciare dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, la senatrice a vita Liliana Segre e la figlia Federica Belli Paci, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, la ministra per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia.

Il 'Don Carlo' ha visto il trionfo del cast che ha schierato Francesco Meli come Don Carlo, Anna Netrebko come Elisabetta di Valois, Michele Pertusi come Filippo II di Spagna, Elīna Garanca come Principessa d'Eboli, Luca Salsi come Marchese di Posa e Jongmin Park come Grande Inquisitore (ha sostituito all'ultimo Ain Anger che si è ammalato). Dopo il secondo tempo, Pertusi ha avuto un problema alla gola ma il basso ha deciso "coraggiosamente" di continuare a cantare, come ha annunciato il sovrintendente del Teatro, Dominique Meyer. E Pertusi non ha deluso nella prova più difficile, l'assolo che lo ha visto protagonista alla ripresa del terzo tempo: solo un leggero abbassamento di voce; e il pubblico dopo l'impegnativa esibizione lo ha ripagato con un applauso scrosciante al grido di "bravo, bravo".

Polemiche alla vigilia, poi l'urlo dopo l'inno: "No al fascismo"

Come ogni Prima, non sono mancate polemiche alla vigilia con riverberi fino all'inizio dello spettacolo. E poi c'è stata la sorpresa di un urlo isolato dopo l'esecuzione dell'inno nazionale: un uomo dalla platea ha gridato "no al fascismo, viva l'Italia antifascista" e una donna ha commentato ad alta voce "bravo". Lo spettatore che ha urlato 'Viva l'Italia antifascista' è stato identificato dalla Digos. L'autore sarebbe Marco Vizzardelli, giornalista 65enne, esperto di equitazione e frequentatore assiduo del teatro.

Ma il fuori programma 'politico', all'indirizzo degli esponenti di centrodestra che affollavano il palco reale, non è stato udito da tutti. "Io non l'ho sentito", ha commentato, ad esempio, La Russa.

Il ‘Don Carlo’ “è un’opera bellissima ma se uno viene a sbraitare alla Scala o a fischiare agli Ambrogini ha un problema, è nel posto sbagliato, alla Scala si ascolta e non si urla”, ha affermato Salvini.

Ciò che è stato recepito dall'intero teatro è stata la calda accoglienza riservata alla senatrice a vita Liliana Segre, testimone vivente e memoria della Shoah, che è stata accolta da un lungo applauso al suo ingresso sul palco reale.

Ai giornalisti che le chiedevano nel foyer se fosse contenta di essere passata dalla platea al palco reale, ha risposto: "Io sono un'abbonata della Scala da tanti anni e sono una amante della musica lirica da tutta la vita. Ho cominciato nel loggiato e questo è un bel punto di partenza da ricordare".

E proprio la Prima è stata l'occasione sul palco reale per una 'riconciliazione' dopo le polemiche della vigilia sull'assegnazione dei posti tra le cariche istituzionali tutte ad appannaggio del centrodestra, come aveva sottolineato proprio Sala, che poi ha invitato la senatrice Segre in prima fila. Il sindaco non ha fatto commenti sugli attriti, così come tutti i ministri.

Mi manca Mattarella. Mi invitava sempre nel palco reale durante gli intervalli. Io non ho fratelli né sorelle ma gli voglio bene come a un fratello", ha detto Liliana Segre, durante il secondo intervallo. Il ‘Don Carlo’ “mi piace moltissimo. Sono una habituée della Scala, andavo in loggione e pian piano sono scesa fino alla platea. Gentilmente il sindaco e La Russa mi hanno chiesto di venire nel palco reale”, ha aggiunto Segre.

La storia melodrammatica che narra di intrighi di potere e passioni, tra ragion di Stato e amori, sullo sfondo della Francia e della Spagna della seconda metà del XVI secolo, con lo scontro fra il padre Filippo II di Spagna e il figlio Don Carlo, è stata suggestivamente ambientata nelle scenografie cupe e al tempo stesso brillanti e cangianti che sembrano richiamare i quadri dei maestri spagnoli di El Greco, Francisco Goya e Diego Velázquez grazie alle creazioni di Daniel Bianco e agli sfarzosi costumi creati dal premio Oscar Franca Squarciapino. Il tutto ammantato dalle luci di Pascal Mérat, i video di Franc Aleu e le coreografie di Nuria Castejón.

'Don Carlo' è una mega produzione della Scala - è la nona volta che il capolavoro verdiano ha aperto la Prima - realizzata con un impianto scenico unico, che si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell'azione nei diversi spazi previsti dal libretto grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici dove spicca una torre di alabastro.

Gli ospiti della Prima

Tanti gli ospiti della Prima: tra gli altri il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, il senatore a vita Mario Monti, il Capo di Stato Maggiore Giuseppe Cavo Dragone, l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. Numerose le personalità del mondo dell'arte, dello spettacolo e della cultura, a partire da una leggenda vivente della musica lirica, il soprano Raina Kabaivanska (che è stata Elisabetta nel 1964 con Gabriele Santini e nel 1969 con Claudio Abbado). E poi: le cantanti Ornella Vanoni e Patti Smith, l'artista Francesco Vezzoli, il regista spagnolo Pedro Almodovar, l'attore francese Louis Garrel, entrambi testimonial di Giorgio Armani indossando uno smoking firmato dal grande stilista.

In platea e tra i palchi il presidente della Triennale, Stefano Boeri, l'architetto Mario Botta che ha completato con la nuova torre di via Verdi il progetto di ampliamento dell'edificio storico del teatro scaligero, l'editore Luca Formenton, i giornalisti Natalia Aspesi e Corrado Augias. Tra i rappresentanti del mondo dello spettacolo l'attrice Andrea Jonasson, il direttore del Piccolo Teatro, Claudio Longhi, la direttrice del Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, e la scenografa Margherita Palli.

Particolarmente nutrita la pattuglia dei teatri d'opera con il direttore generale dell'Opèra di Parigi Alexandre Neef, il direttore generale e artistico della Monnaie di Bruxelles, Peter de Caluwe, il direttore artistico del Real di Madrid, Joan Matabosch, e i sovrintendenti dell'Accademia di Santa Cecilia, Michele dall'Ongaro, dell'Opera di Roma, Francesco Giambrone, del Carlo Felice di Genova, Claudio Orazi, del Regio di Torino, Mathieu Jouvain, del Comunale di Bologna, Fulvio Macciardi. Con loro gli ex sovrintendenti del Teatro alla Scala Carlo Fontana e Alexander Pereira.

Per il maestro Riccardo Chailly, 'Don Carlo' è il compimento di una riflessione sul potere estesa su tre inaugurazioni di Stagione, dopo 'Macbeth' di Verdi nel 2021 e 'Boris Godunov' nel 2022. Ma si tratta anche di un ritorno al Verdi della maturità dopo le tre inaugurazioni dedicate all'evoluzione delle opere giovanili con 'Giovanna' d'Arco nel 2015, 'Attila' nel 2018 e 'Macbeth' nel 2021 (Chailly peraltro ha proposto anche 'Aida' in forma di concerto nel 2020, dopo averla diretta nell'allestimento di Franco Zeffirelli il 7 dicembre 2006).

Nel suo nuovo approccio a 'Don Carlo', che aveva diretto ad Amsterdam nel 2010 in un allestimento di Willy Decker, il maestro Chailly torna con la memoria alle edizioni dirette da Claudio Abbado nel 1968 e 1977, di cui aveva seguito le prove, ma fa riferimento anche allo studio diretto dei manoscritti messigli a disposizione da Ricordi. Come nell'edizione di Abbado, si ascolta l'introduzione al monologo di Filippo affidato alla fila dei violoncelli secondo partitura e non al violoncello solo come spesso avviene. (di Paolo Martini e Federica Mochi)

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Ascolti tv, ‘Il Clandestino’ su Rai1 vince il...

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Secondo gradino del podio per Canale 5 con 'L’Isola dei famosi', terzo posto per Rai2 con 'Stasera tutto è possibile'

Edoardo Leo ne Il clandestino

Vittoria di Rai1 nel prime time di ieri sera con la serie 'Il clandestino'. La prima puntata, infatti, è stata seguita da 3.189.000 telespettatori (share del 16,4%) mentre la seconda ha ottenuto 2.669.000 telespettatori (share del 17%). Secondo gradino del podio per Canale 5 con 'L’Isola dei famosi' che è stata vista da 2.105.000 telespettatori pari a uno share del 16,2%.Terzo posto per Rai2 con 'Stasera tutto è possibile' che ha totalizzato 1.750.000 telespettatori e uno share del 11%.

Fuori dal podio su Italia1 il film 'Transporter: Extreme' ha interessato 1.485.000 telespettatori (share del 7,81%) mentre su La7 '100 minuti – Lago nero' ha registrato 1.020.000 telespettatori e il 5,5% di share. Su Rai3 'Far West' ha invece interessato 777.000 telespettatori (share del 4,5%) mentre su Retequattro 'Quarta Repubblica' è stata seguita da 730.000 telespettatori pari a uno share del 5%. Chiudono gli ascolti del prime time Nove con 'Cash or Trash – Speciale Prime Time', che ha realizzato 413.000 telespettatori e uno share del share 2,2% e Tv8 con 'Bruno Barbieri – 4 Hotel' seguito da 357.000 telespettatori (share dell'1,8%).

Nell'access prime time sulla rete ammiraglia di viale Mazzini 'Cinque minuti' condotto da Bruno Vespa ha interessato 4.633.000 telespettatori (share del 23,1%) mentre 'Affari Tuoi' ha conquistato 5.711.000 telespettatori e uno share de 27,2%. Su Canale 5 invece 'Striscia la notizia' è stata vista da 3.072.000 telespettatori (share 14,7%). Nella fascia preserale su Rai1 'L’Eredità' è stata seguita da 4.281.000 telespettatori raggiungendo uno share del 26,4% mentre su Canale5 'Avanti un Altro!' è stato visto da 3.085.000 telespettatori (share del 19,9%).

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Liorni: “Sono antifascista, a...

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Il conduttore interviene in un video dopo le polemiche scatenate da una domanda del game show di ieri

Marco Liorni

"Volevo dire, a chi possa aver pensato che stavo elogiando il fascismo e ai picchiatori da tastiera, che io sono un antifascista. Non potrei fare un elogio del fascismo. Stavo raccontando, con l'ottica di quei tempi, le emozioni che si vivevano in quei giorni". A chiarirlo in un video è il conduttore Marco Liorni, che interviene dopo le polemiche scatenate da una domanda posta ieri nel suo programma, 'L'Eredità', nel preserale di Rai1. La domanda riguardava l'iniziativa fascista della "Giornata della fede" proclamata nel dicembre del 1935 per sostenere i costi della guerra di Mussolini in Etiopia, in cui oltre 250 mila anelli furono raccolti in un giorno solo a Roma.

Liorni ha definito l'iniziativa "patriottica", scatenando un vespaio sui social, anche sull'onda della vicenda legata allo scrittore Antonio Scurati. "Ieri nella puntata dell'Eredità c'era una domanda che si riferiva alla Giornata della fede del 1935 -spiega il conduttore- Quando l'abbiamo registrata è stata una domanda che mi dava delle emozioni, perché in famiglia se ne è parlato, mio padre è nato in quei giorni, per mia nonna è stata una giornata di grande sofferenza. Per quell'Italia lì era un gesto di grande sofferenza".

L'episodio, scandisce Liorni, è stato "visto con lo spirito dei tempi, in quel momento lì donare la fede alla Patria si faceva con uno spirito patriottico". "Vi dovevo questo chiarimento, mi dispiace per chi lo ha interpretato in un modo diverso", conclude.

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Lory Del Santo a Belve: dal carcere alle relazioni con i...

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Nella puntata in onda domani martedì 23 aprile su Rai2

Lory Del Santo

Dalla povertà assoluta al carcere, alla ricerca del successo, alle relazioni con i potenti, fino al dramma della morte dei suoi figli. Lory Del Santo si racconta a 'Belve', in un'intervista alla conduttrice Francesca Fagnani, nella puntata in onda domani martedì 23 aprile su Rai2. A partire dalla lunga frequentazione con Gianni Agnelli, sulla quale racconta: “Diceva che per lui rappresentavo la bellezza unita all’intelletto. Non tutti gli uomini vogliono una donna vicino solo per fare…, no? Alcuni vogliono una donna che possa rallegrare certi momenti. Io sono molto simpatica, arrivo, faccio le scene, con la mia voglia di dire ‘dai ce la farai!’”. E quando Fagnani scherza: "Lei diceva 'dai ce la farai' a Gianni Agnelli?”, Del Santo conferma: "Certo, mi amava anche per questo". Sulle sue relazioni amorose non mancano poi episodi divertenti, come quando uno spasimante a Parigi le rovesciò letteralmente addosso 100 milioni di lire.

Quando la conduttrice le chiede se per un periodo della sua vita, per necessità o per scelta, abbia fatto la escort, nasce un botta e risposta imbarazzato: "La escort? Se intendi in quel senso… No, mai. Non fa parte del mio carattere. Ho incontrato tanti uomini potenti, non ho mai chiesto niente, e non mi hanno mai dato niente", conclude Del Santo. E poi, un capitolo non molto noto e che l’ha particolarmente segnata: quello del carcere dovuto, secondo lei, ad uno scambio di persona in una vicenda di droga. "Ho passato dieci giorni in carcere. Mi dissero che mi dovevano mettere a confronto con una super testimone e non mi potevano spiegare nulla finché non l’avessi incontrata. Finalmente ho avuto l’incontro, non mi ha riconosciuta e quindi tutte le accuse sono cadute”. Poi, sulla morte dei suoi due figli: "Sono morta, per questo non soffro".

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