Salute e Benessere
Fratelli con diabete di tipo 1 alla nascita e mutazione...
Fratelli con diabete di tipo 1 alla nascita e mutazione unica: il caso allo studio
Sequenziato intero genoma dei piccoli: "Opportunità incredibile per capire ruolo gene e avanzare su caccia a farmaci'
Per gli scienziati, il loro è un caso speciale: due fratellini che hanno una mutazione unica al mondo in un gene chiave. Ai piccoli è stata diagnosticata una rara forma genetica di diabete autoimmune nelle prime settimane di vita. E da lì sono partiti una serie di approfondimenti. Il loro Dna è finito sotto la lente e studiarli ha aiutato un gruppo di ricercatori ad acquisire nuove conoscenze che potrebbe risultare strategiche per far progredire la ricerca di nuovi trattamenti per il diabete di tipo 1, malattia che dura tutta la vita, in cui le cellule immunitarie del paziente distruggono erroneamente le cellule beta produttrici di insulina nel pancreas.
Il diabete autoimmune con esordio clinico nella primissima infanzia è raro e può derivare da una varietà di varianti genetiche. Tuttavia, ci sono molti casi senza una spiegazione genetica nota. Inoltre, alcuni pazienti affetti da cancro trattati con una categoria di immunoterapia nota come inibitori del checkpoint immunitario - che prendono di mira lo stesso percorso in cui è stata trovata la mutazione dei fratellini - sono inclini a sviluppare il diabete autoimmune. Il motivo per cui solo questa categoria di immunoterapia antitumorale può scatenare il diabete autoimmune non è ben compreso. La nuova ricerca, pubblicata sul 'Journal of Experimental Medicine', punta a fare luce su questi aspetti.
L'università di Exeter nel Regno Unito offre test genetici gratuiti in tutto il mondo per i bambini a cui è stato diagnosticato il diabete prima dei 9 mesi. Quando i ricercatori hanno testato i due fratellini, protagonisti dello studio, non è stata identificata alcuna mutazione nota fra le cause della malattia. Il team ha quindi eseguito il sequenziamento dell'intero genoma per cercare cause precedentemente sconosciute di diabete autoimmune. E ha trovato una mutazione nel gene che codifica PD-L1. Gli scienziati hanno ipotizzato che questa potesse essere responsabile del loro diabete autoimmune ad esordio molto precoce. Per quanto ne sappiamo - dice l'autore dello studio Matthew Johnson dell'università di Exeter, "nessuno ha mai trovato esseri umani con una mutazione patogenetica nel gene che codifica PD-L1. Abbiamo cercato in tutto il mondo, esaminando tutti i set di dati su larga scala di cui siamo a conoscenza, e non siamo stati in grado di trovare un'altra famiglia".
Questi fratelli, continua Johnson, "quindi ci offrono un'opportunità unica e incredibilmente importante per indagare cosa succede quando questo gene è disabilitato negli esseri umani". La proteina PD-L1 è espressa su molti tipi cellulari diversi. Il suo recettore è espresso esclusivamente sulle cellule immunitarie. Quando le due proteine si legano insieme ciò fornisce un segnale di arresto al sistema immunitario, prevenendo danni collaterali ai tessuti e agli organi del corpo. I ricercatori del Rockefeller Institute di New York e del King's College di Londra hanno unito le forze con Exeter per studiare i fratellini, con i finanziamenti di Wellcome, The Leona M. e Harry B. Helmsley Charitable Trust, Diabetes UK e gli statunitensi Nih (National Institutes for Health).
Dopo aver contattato il medico di famiglia in Marocco, Paese di origine dei piccoli, il team di Exeter ha visitato i fratelli e raccolto i campioni restituendoli al King's College di Londra, entro la finestra cruciale di dieci ore per l'analisi mentre le cellule immunitarie erano ancora vive. I team di Londra e New York hanno, poi, eseguito analisi approfondite sulle cellule dei fratelli. Attraverso lo studio di questi fratellini, conclude Timothy Tree, del King's College di Londra, "abbiamo scoperto che il gene PD-L1 è essenziale per evitare il diabete autoimmune, ma non è essenziale per la funzione immunitaria 'quotidiana'. Questa scoperta aumenta la nostra conoscenza su come si sviluppano le forme autoimmuni di diabete come il diabete di tipo 1. Si apre un nuovo potenziale bersaglio per trattamenti che potrebbero prevenire il diabete in futuro. Allo stesso tempo, fornisce nuove conoscenze al campo dell'immunoterapia contro il cancro".
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Emergenza regionale, Picco (Asl To): “Fondamentali...
"Stiamo realizzando una elisuperficie vicino al San Giovanni Bosco, ospedale hub di Torino"
"Abbiamo l'emergenza a cuore e quindi siamo felici di essere qui oggi. Come Azienda Zero abbiamo realizzato una riforma importante del 118 dell'emergenza regionale. Questo ci ha consentito di riorganizzare il mondo dell'emergenza e della formazione in emergenza, e quindi di vedere con un'altra ottica questo approccio, il legame con il numero unico europeo per le emergenze (Nue) 112, con il 116-117 che quando si parla di medicina territoriale è fondamentale". Lo ha detto Carlo Picco, direttore generale dell'Asl Città di Torino, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace), organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siiarti) a Torino.
"Il 116-117 - sottolinea - va a configurare i servizi proposti prima solo dalla Guardia medica, implementandoli e rendendoli decisamente più articolati, quindi in questo contesto il rapporto tra 112, centrale 118 e 116-117 potrà fare veramente la differenza nella medicina territoriale. Stiamo anche cercando di realizzare una elisuperficie per far atterrare l'elicottero vicino al San Giovanni Bosco che è un ospedale hub della nostra città”.
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Medicina, Balagna (Siaarti): “Creare sinergia tra noi...
"Nel trattamento definitivo del paziente anestesista rianimatore ha ruolo di team leader"
"Nel percorso del paziente, dal momento del sintomo, quindi nella fase preospedaliera, fino al trattamento definitivo, l'anestesista rianimatore ha un ruolo di team leader. Oggi più che mai ci rendiamo conto che la cronicità territoriale deve trovare una risposta più sulla medicina di prossimità che sull'emergenza-urgenza. Ma occorrono sinergia, collaborazione e un coordinamento tra le medicina territoriale e la medicina preospedaliera". Lo ha detto Roberto Balagna, responsabile scientifico dell'evento e dell'Area culturale Siaarti Medicina critica e dell'emergenza, e direttore Struttura complessa anestesia e rianimazione 2, Ospedale Molinette di Torino, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace), organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva a Torino.
In questi giorni "approfondiamo proprio questi temi: le patologie tempo-dipendenti, il coordinamento preospedaliero, la presa in carico intraospedaliera, il trattamento definitivo e la figura dell'anestesista rianimatore che, coordinato in modo multidisciplinare, è una figura strategica di questo percorso", sottolinea.
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Medicina, Bignami (Siaarti): “Per affrontare...
"Dal Congresso nazionale Ace giovani colleghi anestesisti e rianimatori imparano buone pratiche cliniche e azioni sul campo"
"L'emergenza è una patologia tempo-dipendente, quindi determina la necessità di essere pronti subito e in pochi minuti, proprio questa è una caratteristica di noi anestesisti rianimatori che insegniamo fin da piccoli. Quindi ci sono molti giovani colleghi che in questi giorni di congresso imparano buone pratiche cliniche, linee guida, ma anche azioni sul campo. E' fondamentale che tutte queste cose si imparino fin da piccoli, proprio perché accadono poco, con frequenza non elevatissima, ma allo stesso tempo bisogna sempre essere pronti e in allerta. E' importante poi riuscire ad allenarsi, a lavorare in team e questa è una delle sfide di Siaarti". Lo ha detto Elena Bignami, direttore Sc Anestesia e Rianimazione di Parma e presidente eletto della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace) organizzato dalla Siaarti a Torino.