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Case, vendita all’asta tra privati sempre più...
Case, vendita all’asta tra privati sempre più diffusa: come funziona, le 10 tappe
Dall’incontro con il cliente alla firma dell’atto, tutto quello che c'è da sapere
Comprare casa all'asta da un privato. E' una pratica sempre più diffusa anche in Italia. Questo per via degli importanti vantaggi che comporta: i tempi certi (in quanto precedentemente concordati) e la trasparenza nella procedura, ma anche i costi ridotti e la massimizzazione del ricavo grazie al sistema della gara al rialzo. Un metodo sicuro, affidabile, conveniente che consente di vendere e acquistare un immobile all’asta anche al di fuori del mondo giudiziario, sfruttandone però tutti i benefici che lo caratterizzano.
L’asta tra privati è un nuovo strumento di compravendita degli immobili. Sul sito online di App - Aste Private Professionali (asteprivateprofessionali.it), una tra le principali sale d’asta attiva su tutto il territorio nazionale nel settore immobiliare privato, che ha stilato un vademecum in 10 tappe, si legge che “un’asta privata è una vendita volontaria che permette al proprietario di offrire il proprio bene a una pluralità di soggetti. Il bene sarà assegnato al soggetto che avrà effettuato la migliore offerta nella gara che si terrà davanti a un notaio e sarà a lui trasferito tramite rogito notarile”.
Come riportato sul sito specializzato The Negotiator, inoltre, i principali motivi per cui è conveniente preferire questo sistema all’incanto sono la chiarezza nelle informazioni, che vengono distribuite a tutti gli interessati nello stesso modo, quindi senza preferenze, l’attrazione dei soli soggetti interessati, evitando quindi possibili perdite di tempo, i bassi rischi per i venditori, la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio di papabili acquirenti, l’assenza di sorprese dell’ultimo minuto, i pagamenti rapidi e sicuri e la ridotta tempistica di vendita rispetto a quella del mercato tradizionale.
“Mettere all’asta il proprio immobile - sottolinea Enrico Poletto, real estate manager e Ceo di App - Aste Private Professionali - è una pratica intelligente, 'cool' come la definiscono gli anglofoni che utilizzano lo strumento già da molti anni, perché si diventa protagonisti della vendita, senza esserne spettatori passivi come accade invece nel mercato tradizionale. In generale, la vendita all’incanto dei beni è un sistema ormai consolidato, che attira molti appassionati nelle case d’asta di tutto il mondo. Ora questo meccanismo si sta affermando sempre di più anche nel settore immobiliare. Il nostro obiettivo è permettere a tutti i privati, anche a quelli meno preparati, di ottenere il massimo dalla vendita di un immobile, senza sorprese dell’ultimo minuto e senza assumersi rischi. Tutto questo sotto l'egida notarile, fondamentale per le verifiche preliminari e per la stipula dell’atto di cessione. Parliamo quindi di un trasferimento garantito che può far dormire sonni tranquilli sia agli acquirenti che ai venditori. L'unico requisito richiesto è che il cespite sia di interesse e abbia una buona commerciabilità”.
Le 10 tappe fondamentali
Ma come funziona il procedimento dell’asta tra privati? Ecco quali sono le 10 tappe fondamentali per la vendita all’asta di un immobile individuate dagli esperti di App - Aste Private Professionali.
1. L’incontro con il venditore: uno step fondamentale e utile, da un lato, per analizzare le caratteristiche dell'immobile e, dall'altro, per definire le tempistiche e le modalità del bando di vendita tenendo conto delle necessità del cliente. Si tratta del primo passaggio, in cui vengono stabiliti tutti i punti principali per procedere poi con la definizione dell’asta.
2. Controllo sugli atti ufficiali: importante poi accertarsi che non ci siano formalità pregiudizievoli ostative alla vendita dell’immobile e quindi alla sua libera commerciabilità. Anche questo è un momento molto importante, che consente di evitare possibili sorprese durante la fase del trasferimento vero e proprio, che molto spesso fanno 'saltare' l'atto all'ultimo nel mercato tradizionale.
3. Valutazione dei documenti: verrà poi acquisita l’intera documentazione preliminare sull’immobile, che sarà messa a disposizione dei soggetti interessati previa epurazione dei dati sensibili.
4. Valutazione dell’immobile: successivamente, nel caso in cui il venditore non sia già in possesso di una perizia di stima idonea, si ’individua un tecnico incaricato di redigere un puntuale e preciso elaborato tecnico-descrittivo dell’immobile, anch'esso visionabile da chi ne faccia richiesta.
5. Realizzazione materiale informativo: su richiesta del venditore, vengono realizzati anche un book fotografico e un virtual tour a 360 gradi interattivo, che saranno messi a disposizione di tutti i possibili acquirenti per una completa valutazione del bene, anche da remoto.
6. Elaborazione documenti di vendita: si redigono il bando d’asta, il disciplinare e l’offerta di vendita. Se non viene raggiunto il prezzo concordato non c'è l’obbligo di vendere. Nessun pericolo quindi di vedere svalutato il proprio immobile.
7. Pubblicizzazione e promozione: l’annuncio viene poi divulgato su primari canali pubblicitari per far conoscere l’opportunità di investimento al più ampio bacino possibile di utenti.
8. Visita: i soggetti interessati possono visionare gli immobili previo appuntamento.
9. Realizzazione dell’asta: si passa alla fase d’asta e alla gara tra i diversi offerenti, davanti a un notaio che verbalizza le operazioni, anche in modalità telematica senza necessità di spostarsi da casa.
10. Vendita dell’immobile: una volta proclamato il vincitore della gara e pagato il saldo del prezzo, si procede con la stipula dell’atto di compravendita, senza sorprese ne ritardi perché i controlli sono già stati fatti a monte.
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Ucraina-Russia, Nato: no armi nucleari in Polonia
Stoltenberg frena dopo l'apertura del presidente polacco
La Nato non ha intenzione di posizionare armi nucleari in Polonia. Ad affermarlo è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg nel corso della sua visita a Varsavia in compagnia del premier britannico Rishi Sunak. "Non ci sono piani per espandere l'attuale accordo di condivisione nucleare", ha detto Stoltenberg durante un'apparizione congiunta con Sunak davanti ai soldati britannici di stanza in Polonia.
Le parole di Stoltenberg chiudono, almeno per ora, il caso aperto dalle dichiarazioni del presidente polacco Andrzej Duda. "Se i nostri alleati decidessero di posizionare armi nucleari sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo", ha detto il presidente in un'intervista al giornale polacco 'Fakt'. Sia Duda che il suo consigliere per la sicurezza avevano già espresso simili considerazioni in passato. La Polonia, paese dell’Ue e della Nato, è uno dei più stretti alleati militari dell’Ucraina, che viene attaccata dalla Russia. L'ipotesi di dispiegare armi nucleari in Polonia ha alzato ulteriormente la tensione tra l'Occidente e la Russia.
Londra aumenta le spese per la difesa
La frenata di Stoltenberg, in un certo senso, viene compensata dall'accelerazione britannica annunciata da Sunak. Il premier ha ufficializzato l'aumento record del bilancio per la difesa, al 2,5 per cento del pil entro il 2030, dal 2,32 di adesso, con la spesa che sarà messa, spiegano fonti di Downing Street, "sul piede di guerra", una delle tre priorità per la difesa.
"Ci troviamo nel mondo più pericoloso dalla fine della guerra fredda e a un punto di svolta della sicurezza in Europa", ha affermato Sunak in Polonia. Il bilancio quindi aumenterà gradualmente a 87 miliardi di sterline entro sei anni, nel "maggior rafforzamento della nostra difesa nazionale in una generazione": questo significa che in questo periodo Londra investirà in difesa 75 miliardi di sterline più di quanto non avrebbe fatto mantenendo la situazione attuale.
"Una delle lezioni cruciali della guerra in Ucraina è che abbiamo bisogno di riserve più importanti di munizioni e che l'industria sia in grado di rifornirle più velocemente", ha affermato, dopo aver anticipato lo stanziamento di dieci miliardi di sterline, per i prossimi dieci anni, per il sostegno a questo comparto in modo che l'industria abbia certezza dei finanziamenti a lungo termine, sostenuti da contratti a lungo termine, in modo che si possa produrre più, che si sia pronti per un aumento delle capacità, e per passare a una produzione a ciclo continuo quando sarà necessario. Con tale stanziamento sarà aperta anche una agenzia per l'innovazione. Alla ricerca e sviluppo andrà almeno il cinque per cento delle spese per la difesa.
Economia
Patto di stabilità, via libera Ue alla riforma ma...
Astensioni e voti contrari dai partiti di maggioranza e opposizione. Gentiloni ironizza: "Abbiamo unito la politica italiana"
Per un giorno “abbiamo unito la politica italiana”. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni usa l’ironia dopo i voti, nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, sui tre testi che compongono la riforma del patto di stabilità, frutto di un lunghissimo negoziato tra gli Stati membri concluso solo poco prima del Natale 2023, a una manciata di giorni dal rientro in vigore del ‘vecchio’ patto di stabilità, sospeso nel marzo 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che per l’Italia ha negoziato il compromesso vedendosela con il liberale tedesco Christian Lindner, in picchiata nei sondaggi e quindi bisognoso di modifiche ‘dure’ a una riforma largamente impopolare nell’elettorato tedesco, anche Gentiloni si ritrova schierato, da solo, su una posizione diversa da quella del suo partito. Anche il Pd, oltre a tutti i partiti della maggioranza di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e anche Forza Italia), ha deciso di astenersi sulla riforma del patto di stabilità.
La posizione italiana
Contro la riforma si sono schierati nettamente il M5S e Fabio Massimo Castaldo di Azione, che ritiene le nuove regole “insostenibili” per il nostro Paese. I Dem, osserva Gentiloni, si sono astenuti per “motivi di politica interna”. L’avvicinarsi delle elezioni europee ha probabilmente avuto un ruolo nelle decisioni delle maggiori forze politiche di astenersi sul dossier probabilmente più importante della legislatura, insieme a Next Generation Eu, dato che condizionerà la politica di bilancio dei governi italiani per molti anni a venire. A favore della riforma, tra gli italiani, hanno votato solo Lara Comi di Forza Italia, Herbert Dorfmann dell'Svp per il Ppe e, per Renew, Marco Zullo e Sandro Gozi, che però è stato eletto in Francia.
Il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello, che pure non ha partecipato al voto, dice che nella prossima legislatura il patto di stabilità “verrà cambiato con una nuova maggioranza”. Potrebbe rivelarsi una sfida complessa, con una AfD più forte di ora nell’Emiciclo, niente affatto propensa a ‘rilassare’ le regole fiscali. Intanto il responsabile Economia del gruppo Ppe, il bavarese Markus Ferber, ha accolto con freddezza la decisione dei colleghi italiani di astenersi, dicendo all’Adnkronos di non vedere “ragioni” per una decisione del genere, dato che le regole sono più favorevoli all’Italia rispetto a quelle attuali.
Lo stesso Gentiloni ha sottolineato che le regole di bilancio nuove sono più favorevoli di quelle del patto di stabilità ‘vecchio’. E ha osservato che bisogna “sempre ricordare” che il paragone va fatto con le regole attuali, che sono quelle del patto di stabilità, e non con l’assenza di regole garantita dal 2020 in poi dall’attivazione della clausola di salvaguardia. Perché in un’Unione monetaria norme comuni sulle politiche di bilancio sono comunque necessarie.
Nella maggioranza, si sono astenuti anche Fratelli d’Italia, con l’Ecr che nel voto sul braccio preventivo del patto si è spaccata in tre tronconi. Uno, con i polacchi del Pis e anche gli spagnoli di Vox, ha votato a favore del patto; un altro, con gli olandesi, ha votato contro, probabilmente ritenendolo troppo morbido; gli italiani, invece, si sono astenuti. Per Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, “sebbene il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano”, presenta “ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni".
Simile la posizione della Lega, partito che esprime il ministro dell’Economia, che ha votato a favore del compromesso in Consiglio a dicembre: la delegazione a Strasburgo parla di una “serie di provvedimenti che, sebbene migliorati rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all’impegno del ministro Giancarlo Giorgetti, rappresentano un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici”.
Per il Pd, ci pensa il capodelegazione Brando Benifei a sintetizzare i motivi dell’astensione: “Il patto negoziato, voluto e validato dalla Meloni non ci convince e non lo votiamo, ma evidentemente non convince nemmeno loro”. Molto critici i Cinquestelle, che hanno votato decisamente contro la riforma: per la capodelegazione Tiziana Beghin, il governo Meloni, che ha negoziato i testi in Consiglio, “svende l’Italia ai falchi dell’austerità” e le nuove regole costeranno al nostro Paese correzioni nell’ordine di 12-13 mld di euro l’anno. Per Gentiloni, oggi “forse il patto di stabilità è un po’ più intelligente”.
Le nuove regole
La riforma proposta della Commissione è stata modificata dagli Stati nel Consiglio per volontà soprattutto della Germania, che ha ottenuto l’inserimento di salvaguardie orizzontali su debito e deficit che complicano parecchio un quadro che, con la riforma, si intendeva semplificare.
Ma per l’Italia, conti alla mano, le nuove regole dovrebbero risultare meno punitive di quelle precedenti. Se questo basterà ad effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde e digitale e a migliorare lo stato in cui versa la difesa europea davanti al rinato imperialismo russo, si vedrà. Per il copresidente dei Verdi/Ale Philippe Lamberts, le regole del patto di stabilità, pur riviste, sono “mortifere”, non fanno altro che “preparare la nostra impotenza” e costeranno al Belgio un aggiustamento nell’ordine di 5 miliardi di euro all’anno. Comunque sia, ormai le nuove norme sono approvate. Manca solo il via libera del Consiglio: dovrebbero passare come punto senza discussione nel Coreper uno di venerdì prossimo ed essere approvate definitivamente nel Consiglio Agrifish del 29 aprile, sempre senza discussione. Dopodiché saranno legge.
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Usa, aereo Douglas Dc-4 precipita in Alaska: stava...
Soccorsi sul posto. L'incidente a poche miglia dall'aeroporto internazionale di Fairbanks
Un aereo Douglas Dc-4 è precipitato a Fairbanks, in Alaska. I primi soccorritori si stanno dirigendo verso il luogo dell'incidente. L'incidente è avvenuto sul fiume Tanana, a poche miglia dall'aeroporto internazionale di Fairbanks, riferiscono i media statunitensi.
La Federal Aviation Administration (Faa) ha affermato che il Dc-4, stava trasportando due persone quando è precipitato intorno alle 10 ora locale. Le circostanze dell'incidente non sono state immediatamente note. La Faa e il National Transportation Safety Board stanno indagando.
In una dichiarazione a Cbs News, un portavoce dell'aeroporto internazionale di Fairbanks ha confermato che l'incidente è avvenuto nell'area del fiume Tanana vicino a Kallenberg Road, che si trova a circa 15 miglia a sud-ovest dell'aeroporto. Il portavoce ha detto che l'aeroporto sta "collaborando attivamente" con le forze dell'ordine.