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Gaza, il ‘progetto’ del genero di Trump: “Lungomare affare immobiliare”
Kushner suggerisce che Israele trasferisca i palestinesi nel deserto del Negev
Jared Kushner, il genero di Donald Trump che è stato il suo principale consigliere per il Medio Oriente alla Casa Bianca, è convinto che il "lungomare di Gaza" abbia un potenziale "grande valore" immobiliare. E ritiene anche gli israeliani dovrebbero trasferire i civili palestinesi di Gaza in un'area del deserto del Negev. Il marito di Ivanka Trump, rampollo di una famiglia di immobiliaristi ebrei del New Jersey, ha rilasciato queste controverse dichiarazioni durante un intervento alla Harvard University nelle scorse settimane, riporta oggi il Guardian.
"Le proprietà sul lungomare di Gaza potrebbero avere un grande valore se la gente fosse concentrata sul migliorare il proprio standard di vita", ha detto Kushner rispondendo alle domande presidente della Middle East Initiative, il professore Tarek Masoud, lamentandosi di "tutti i soldi" che sono stati spesi a Gaza per la rete dei tunnel e le armi invece che per l'istruzione e l'innovazione.
"Lì c'e' una situazione un po' disgraziata", ha detto ancora, definendo in questi termini la guerra in corso da 5 mesi a Gaza che ha provocato oltre 30mila vittime ed ha ridotto la Striscia ad una disperata crisi umanitaria. "Ma dalla prospettiva di Israele io farei del mio meglio per far uscire le persone e ripulire", ha aggiunto Kushner che quando ha mediato per l'amministrazione del suocero gli accordi di Abramo per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi del Golfo, ha bypassato la questione del futuro dei palestinesi.
"Ma non credo che Israele abbia affermato che non vuole che le persone non possano tornare in seguito", ha poi aggiunto Kushner, il quale però ha espresso la convinzione che Israele dovrebbe riuscire a far uscire i civili da Gaza, in particolare da Rafah e "con la diplomazia" riuscire a farli spostare in Egitto.
Ma non si fermano qui i consigli di Kushner, che gettano una luce sul tipo di politica potrebbe adottare una futura nuova amministrazione Trump in Medio Oriente: "In aggiunta di questo, io azionerei i bulldozer nel Negev, e cercherei di spostare lì le persone, penso che questa sarebbe l'opzione migliore, così possiamo andare ora e finire il lavoro". Un concetto che ha ribadito: "io penso che aprire ora il Negev, creare un'area sicura, spostare lì i civili e quindi andare e finire il lavoro sarebbe la cosa migliore".
Alla domanda se crede che Netanyahu non permetterà ai palestinesi fuggiti di tornare a Gaza, Kushner ha risposto: "forse". Aggiungendo di "non essere sicuro che non ci sia molto rimasto a Gaza in questo momento". Su una cosa comunque il genero di Trump è assolutamente certo: la realizzazione di uno stato palestinese è "un'idea superbamente cattiva che essenzialmente sarebbe un premio per un'azione terroristica".
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.