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Israele, palestinesi via da Gaza? Media: governo in...
Israele, palestinesi via da Gaza? Media: governo in trattativa con Congo e altri Paesi
Palestinesi via da Gaza? Media: governo israeliano in trattativa con Congo e altri Paesi
L'esercito israeliano ha annunciato di aver completamente distrutto la rete di tunnel costruita da Hamas sotto l'ospedale Shifa di Gaza city. I tunnel sono stati fatti esplodere senza danneggiare la sovrastante struttura dell'ospedale, il più grande della Striscia, afferma l'Idf.
Secondo l'esercito, che ha diffuso un video a 360 gradi per mostrare la rete sotterranea, i tunnel che si diramavano dall'ospedale erano lunghi circa 250 metri e raggiungevano diversi siti utilizzati nell'area da Hamas.
Palestinesi via da Gaza?
"Il reinsediamento 'volontario' dei palestinesi da Gaza sta lentamente diventando una politica ufficiale del governo israeliano". Lo sostiene il Times of Israel, secondo cui la coalizione del premier Benjamin Netanyahu starebbe portando avanti trattative in gran segreto con il Congo e altri Paesi per accogliere migliaia di immigrati da Gaza. "Il Congo sarà disponibile ad accogliere migranti e siamo in trattative con altri", ha suggerito al giornale una fonte dal gabinetto di sicurezza.
Lunedì scorso, Netanyahu aveva annunciato a una riunione del Likud di star lavorando per facilitare la migrazione volontaria degli abitanti di Gaza verso altri Paesi. “Il nostro problema è trovare Paesi disposti ad assorbire gli abitanti di Gaza, e ci stiamo lavorando”, aveva dichiarato. Il premier rincarava così la dose del deputato Likud Danny Danon, per cui “il mondo stava già discutendo le possibilità dell’immigrazione volontaria”, sebbene l’idea sia, almeno a parole, categoricamente respinta dalla comunità internazionale. I partiti di estrema destra, il Partito Sionista Religioso e Otzma Yehudit, guidati rispettivamente dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e dal ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, sono i più grandi sostenitori dei piani di migrazione.
Martedì, il Dipartimento di Stato americano ha rimproverato Smotrich e Ben Gvir per aver sostenuto il reinsediamento dei palestinesi fuori Gaza, definendo la loro retorica "infiammatoria e irresponsabile". Mercoledì Smotrich ha respinto i commenti, sostenendo che oltre il 70% degli israeliani sostiene l’idea di "incoraggiare l’immigrazione volontaria" perché "due milioni di persone a Gaza si svegliano ogni mattina con il desiderio di distruggere lo Stato di Israele". L’ufficio di Netanyahu ha rilasciato in passato dichiarazioni in cui insisteva pubblicamente sul fatto che Smotrich e Ben Gvir non rappresentino la politica del governo sulla questione, nonostante i suoi stessi commenti della scorsa settimana a sostegno di un trasferimento di popolazione. Anche diversi ministri e legislatori del Likud si sono esposti in favore.
Martedì, il ministro dell’Intelligence Gila Gamliel aveva detto al Times of Israel che "la migrazione volontaria è il programma migliore e più realistico per il giorno successivo alla fine dei combattimenti". Inoltre, durante una conferenza tenutasi alla Knesset per esaminare le possibilità per la Gaza del dopoguerra, Gamliel aveva dichiarato: “Alla fine della guerra, il governo di Hamas crollerà. Non esistono autorità comunali; la popolazione civile dipenderà interamente dagli aiuti umanitari. Non ci sarà lavoro e il 60% dei terreni agricoli di Gaza diventeranno zone cuscinetto di sicurezza”.
A novembre, aveva pubblicato un editoriale sul Wall Street Journal in cui illustrava per la prima volta il piano per l’immigrazione palestinese, chiedendo che “i Paesi di tutto il mondo accettino un numero limitato di migranti”.
La condanna di Borrell
In un post su X l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha condannato "fermamente le dichiarazioni provocatorie e irresponsabili dei ministri israeliani Ben Gvir e Smotrich che diffamano il popolo palestinese di Gaza e sollecitano un piano per l'emigrazione. Gli spostamenti forzati sono severamente vietati in quanto grave violazione del diritto internazionale umanitario e le parole contano".
Esteri
Usa, morto uomo che si è dato fuoco fuori da tribunale...
Prima di darsi fuoco, cospargendosi di un liquido infiammabile, l'uomo aveva lanciato alcuni opuscoli infarciti di teorie cospirazioniste
E' morto l'uomo che ieri si è dato fuoco fuori dal tribunale di New York dove è in corso da lunedì il processo contro Donald Trump. Lo ha reso noto la Nbc, a cui fonti della polizia hanno riferito che Maxwell Azzarello, un trentenne della Florida, "è stato dichiarato morto dai medici dell'ospedale". Prima di darsi fuoco, cospargendosi di un liquido infiammabile, l'uomo aveva lanciato alcuni opuscoli infarciti di teorie cospirazioniste.
Economia
Tesla richiama quasi 4.000 Cybertruck: problema a pedale...
Potrebbe aumentare il rischio di incidenti
Tesla sta richiamando 3.878 dei suoi Cybertruck a causa di un problema al pedale dell'acceleratore che potrebbe aumentare il rischio di incidenti, ha detto il regolatore federale della sicurezza. "Il pedale dell'acceleratore intrappolato può far accelerare involontariamente il veicolo, aumentando il rischio di incidente", ha affermato la National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa) in un avviso di richiamo relativo al Cybertruck, il nuovo veicolo elettrico di Tesla, lanciato sul mercato nel novembre 2023.
"Una modifica non approvata ha introdotto del lubrificante per facilitare l'assemblaggio dei componenti della pastiglia sul pedale dell'acceleratore. Il lubrificante residuo ha ridotto la ritenzione del pad sul pedale''. L'Nhtsa ha affermato che il richiamo riguarda ''tutti i veicoli Cybertruck Model Year ('MY') 2024 fabbricati dal 13 novembre 2023 al 4 aprile 2024".
All’inizio di questo mese, Tesla ha detto ai suoi dipendenti che avrebbe licenziato “più del 10%” della sua forza lavoro globale. I licenziamenti potrebbero avere un impatto su più di 14.000 persone e arrivare due settimane dopo che la casa automobilistica elettrica ha riportato il suo primo calo delle vendite anno su anno dal 2020. La società ha inoltre avvertito che la crescita delle vendite potrebbe essere “notevolmente inferiore” nel 2024 rispetto all’obiettivo dichiarato di una crescita del 50% ogni anno.
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Caso Zuncheddu, “assolto per ragionevole dubbio su...
Le motivazioni della sentenza del processo di revisione: l’ex allevatore tornato libero dopo 33 anni di carcere
Il processo di revisione "non ha condotto alla dimostrazione della certa ed indiscutibile estraneità di Beniamino Zuncheddu" alla strage di Sinnai (Cagliari) dell'8 gennaio del 1991 in cui furono uccisi tre pastori “ma ha semplicemente fatto emergere un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza”. E’ quanto scrivono i giudici della quarta sezione della Corte di Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 26 gennaio l'ex allevatore di Burcei è stato assolto. Zuncheddu, proclamatosi sempre innocente, è tornato in libertà dopo 33 anni di carcere.
“Zuncheddu “fu condannato perché il teste oculare dichiarò di averlo riconosciuto come l'aggressore, nonché per aver fornito un alibi falso – si legge – tuttavia oggi va mandato assolto dai delitti a lui ascritti ai sensi del comma 2 dell'articolo 530 c.p.p. (insufficienza di prove, ndr.) e quindi non con assoluzione piena, perché all'esito dell'istruttoria residuano delle perplessità sulla sua effettiva estraneità all'eccidio, commesso verosimilmente da più di un soggetto, uno dei quali, diversamente da quanto opinato nell'istanza di revisione, non era un cecchino provetto, non riuscendo nell'intento omicidiario nemmeno dopo aver sparato due colpi a distanza ravvicinata in un luogo talmente stretto che ‘non occorreva prendere la mira’”.
Per i giudici di Roma, “è chiaro che una volta venuta meno la prova-cardine di un teste oculare che, sopravvissuto al massacro, asserisce di avere riconosciuto almeno uno degli aggressori, di fronte alla quale, giustamente, nel corso del procedimento del 1991, non si poteva che pervenire ad una sentenza di condanna, oggi la residua scorta indiziaria non può ritenersi sufficiente per pervenire alla conferma della condanna di Zuncheddu, oltre ogni ragionevole dubbio. Non v'è però prova piena della sua innocenza – si legge nelle motivazioni - e ciò perché egli fornì un alibi fallito che poi fu sostenuto da due testi pacificamente falsi”.
"La già esile speranza di poter pervenire ad una ricostruzione veritiera ed attendibile dello svolgimento dei fatti dopo trent'anni – sottolineano i giudici - è stata gravemente pregiudicata dalla forte attenzione mediatica riservata a questa vicenda, tale per cui sono state divulgate disinvolte ricostruzioni dei fatti arricchite da discutibili commenti, giudizi personali, congetture, valutazioni unilaterali prive del dovuto contraddittorio (e quindi lacunose e parziali) che hanno inciso sulla genuinità dei testi, che invece avrebbero forse potuto offrire qualche spiraglio di verità se fosse stato lasciato libero il campo alla memoria di ciascuno di essi, non influenzata da narrazioni preconfezionate”.