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Covid, Oms : “Senza vaccini 4 milioni di morti in...
Covid, Oms : “Senza vaccini 4 milioni di morti in Europa, salvate 1,4 milioni di vite”
Nuovo studio calcola una mortalità ridotta del 57% fino a marzo 2023. Kluge: "Prove inconfutabili, chi è a rischio faccia i richiami"
"Un nuovo studio condotto dall'Oms Europa ha rilevato che almeno 1,4 milioni di vite nella nostra regione sono state salvate grazie a vaccini anti-Covid sicuri ed efficaci. Senza vaccini, il bilancio cumulativo delle vittime censite nella regione europea avrebbe potuto essere di circa 4 milioni, forse anche più alto. La nostra analisi su 34 Paesi ha inoltre rilevato che oltre il 90% delle vite salvate erano persone di età superiore ai 60 anni. Nel complesso, i vaccini anti-Covid hanno ridotto la mortalità del 57% nella regione europea dell''Organizzazione mondiale della sanità, tra dicembre 2020 - quando è iniziata la distribuzione del vaccino - e marzo 2023. E in effetti, le prime dosi di richiamo da sole hanno salvato circa 700mila vite". Sono i dati presentati oggi durante un briefing con la stampa da Hans Kluge, direttore dell'ufficio regionale dell'Oms Europa.
"1,4 milioni sono ancora qui grazie ai vaccini"
"Pensateci e basta - esorta -. Oggi nella nostra regione sono 1,4 milioni le persone, per la maggior parte anziane, che sono qui e possono godersi la vita con i propri cari perché hanno preso la decisione fondamentale di vaccinarsi contro il Covid. Questo è il potere dei vaccini. Le prove sono inconfutabili". E per questo, aggiunge Kluge, "la raccomandazione dell'Oms è che le persone a più alto rischio per Covid continuino rivaccinarsi da 6 a 12 mesi dopo la loro dose più recente". Fra chi deve fare i richiami periodici, ricorda, ci sono "gli anziani, le donne incinte, le persone immunocompromesse e quelle con malattie croniche significative, nonché gli operatori sanitari che lavorano in prima linea".
I dati sul Covid in Europa: JN.1 dominante
"Sebbene i tassi di infezione da Covid stiano ampiamente diminuendo nella Regione europea, la situazione può cambiare rapidamente. Una nuova variante di interesse, nota come JN.1, sta rapidamente sostituendo le altre varianti note di Sars-CoV-2. Ora è la più comune segnalata a livello globale ed è la variante dominante che circola nella nostra regione, dove rappresenta il 79% delle varianti sequenziate". Invita a non abbassare la guardia Kluge, che ha fatto il punto sulla situazione dei virus respiratori nell'area.
"Sebbene non ci siano prove attuali che suggeriscano che JN.1 sia più grave, la natura imprevedibile di questo virus mostra quanto sia vitale che i Paesi continuino a monitorare eventuali nuove varianti - ammonisce Kluge - Molti hanno ridotto o interrotto la segnalazione del Covid all'Oms. Non potrò sottolineare mai abbastanza quanto sia importante la sorveglianza continua di questo virus, insieme ad altri patogeni respiratori circolanti. Tredici Paesi della nostra regione non hanno segnalato alcun dato sui virus respiratori la scorsa settimana". E invece, avverte, "la sorveglianza rimane la nostra prima linea di difesa per monitorare gli agenti patogeni respiratori imprevedibili, siano essi mutazioni" di virus noti "o nuovi virus". Quanto al Covid, Kluge ribadisce: "E' qui per restare. Gli anni della pandemia ci hanno insegnato molto, non ultimo che proteggere se stessi e gli altri dalle infezioni respiratorie" deve essere "il nuovo modo di vivere".
"Sappiamo come farlo - evidenzia - e ora dobbiamo applicare questa conoscenza quando e dove conta. Significa valutare il nostro livello di rischio e il rischio per gli altri in ogni fase della giornata. E poi applicare le misure protettive più importanti per ridurre le possibilità di contrarre o diffondere infezioni respiratorie". Le misure "vanno dal restare a casa in caso di malattia, all'igiene delle mani e della tosse, fino a un'adeguata ventilazione interna e all'uso della mascherina in determinati ambienti, come ospedali o luoghi affollati". In questo contesto, "dobbiamo tutti usare giudizio". E ovviamente "man mano che impariamo a convivere con Covid e altri virus respiratori, le popolazioni vulnerabili devono continuare a restare aggiornate con le vaccinazioni per Covid e influenza come raccomandato", conclude Kluge.
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.