Economia
Bce, Brogi (Sapienza): ‘politica bilanciata per non...
Bce, Brogi (Sapienza): ‘politica bilanciata per non soffocare economia ma attenti debito’
'La manovra affronti problemi strutturali paese, benefici IA vanno distribuiti equamente nella società'
"Se da un lato i tassi più alti possono aiutare a moderare l'inflazione, dall'altro possono frenare gli investimenti e i consumi". Da qui "la necessità di una politica bilanciata" che non soffochi l'economia ma che tenga conto del debito accumulato. Così in un'intervista all'Adnkronos l'economista Marina Brogi, professore ordinario di International Banking and Capital Markets alla Sapienza sulla scia della pausa alla stretta monetaria da parte della Bce.
"L’incertezza relativa all’efficacia con cui il rapidissimo incremento nei tassi attuato negli ultimi mesi riporterà l’inflazione intorno al 2% - osserva - spinge la banca centrale ad affermare che deciderà riunione per riunione".
Svariati incarichi alle spalle nel mondo delle istituzioni e non solo, dallo stakeholder group della securities and markets authority (Esma), agli organi apicali di intermediari soggetti a procedura di rigore dalla Banca d'Italia, alla recente nomina nel Comi di Consob ma anche società quotate e quotande, Brogi si sofferma sul fatto che "la seconda pausa consecutiva nel ciclo molto accelerato di rialzi cominciato a luglio 2022 suggerisce che la Bce sta adottando un approccio cauto, probabilmente in attesa di ulteriori dati che possano indicare una direzione più chiara per la politica monetaria".
E spiega: "il mandato della Banca Centrale Europea è di condurre la politica monetaria con l’obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi, inteso come un livello obiettivo di inflazione intorno al 2% a medio termine. La politica monetaria restrittiva è lo strumento principe per ridurre l'inflazione, ma ci possono essere altre misure che possono essere adottate contro gli effetti dell’inflazione, ossia la perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie". Inoltre, sottolinea, "bisogna considerare i 'costi' in termini di crescita del rialzo dei tassi, che possono avere un impatto negativo sull'investimento e sul consumo".
Dunque "una politica bilanciata che affianca alla politica monetari la politica fiscale, insieme a riforme strutturali, è spesso necessaria per affrontare efficacemente l'inflazione senza soffocare la crescita economica. E’ chiaro - rileva - che i gradi di libertà con riguardo alla politica fiscale non possono prescindere dall’entità del debito pubblico, accumulato a seguito di scelte fiscali del passato".
L'economista si è poi espressa sulla Legge di Bilancio in esame in Parlamento. "In Italia, il governo ha dei margini di manovra limitati a motivo sia dell’entità del debito pubblico italiano e sia del contesto economico globale in cui si sono susseguite diverse crisi molto severe, il Covid, i problemi delle strozzature dal lato dell’offerta, i conflitti e le tensioni geopolitiche. Comunque, nonostante il contesto globale molto difficile, l’economia italiana ha retto meglio di molte altre", osserva.
La manovra, sottolinea, "come ogni politica economica, dovrebbe essere giudicata in base alla sua capacità di stimolare la crescita sostenibile, di ridurre le disuguaglianze e di migliorare la resilienza dell'economia. È importante che la manovra affronti non solo le questioni a breve termine, come l'inflazione e il sostegno al reddito, ma anche i problemi strutturali a lungo termine, come l'investimento in infrastrutture, l'istruzione e l'innovazione. La chiave è trovare un equilibrio tra misure di stimolo e la sostenibilità fiscale, tenendo conto del contesto economico globale e delle esigenze specifiche del paese".
Dalla manovra italiana ai nuovi confini del high tech, infine Brogi volge lo sguardo alla sfida dell'IA, sulla scia del brain storming emerso nei giorni scorsi alla conferenza internazionale 'New Frontiers in Banking and Capital Markets' alla Sapienza alla quale hanno partecipato premi Nobel come Michael Spence o il presidente del Board of Trustees del Ifrs Erkki Liikanen, tra gli altri relatori di rilievo presenti all'evento. "Guardando avanti, l'IA sta emergendo come una forza potente nell'economia globale, con implicazioni significative per la produttività, l'innovazione e la creazione di lavoro", scandisce l'economista. "La politica economica dovrebbe considerare come l'Ia può essere integrata in modo efficace nell'economia per promuovere la crescita e la competitività. Tuttavia - conclude - è anche fondamentale affrontare le sfide poste dall'Ia, come la dislocazione del lavoro e le questioni di equità, garantendo che i benefici dell'Ia siano distribuiti equamente attraverso la società".
Economia
Patto di stabilità, via libera Ue alla riforma ma...
Astensioni e voti contrari dai partiti di maggioranza e opposizione. Gentiloni ironizza: "Abbiamo unito la politica italiana"
Per un giorno “abbiamo unito la politica italiana”. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni usa l’ironia dopo i voti, nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, sui tre testi che compongono la riforma del patto di stabilità, frutto di un lunghissimo negoziato tra gli Stati membri concluso solo poco prima del Natale 2023, a una manciata di giorni dal rientro in vigore del ‘vecchio’ patto di stabilità, sospeso nel marzo 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che per l’Italia ha negoziato il compromesso vedendosela con il liberale tedesco Christian Lindner, in picchiata nei sondaggi e quindi bisognoso di modifiche ‘dure’ a una riforma largamente impopolare nell’elettorato tedesco, anche Gentiloni si ritrova schierato, da solo, su una posizione diversa da quella del suo partito. Anche il Pd, oltre a tutti i partiti della maggioranza di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e anche Forza Italia), ha deciso di astenersi sulla riforma del patto di stabilità.
La posizione italiana
Contro la riforma si sono schierati nettamente il M5S e Fabio Massimo Castaldo di Azione, che ritiene le nuove regole “insostenibili” per il nostro Paese. I Dem, osserva Gentiloni, si sono astenuti per “motivi di politica interna”. L’avvicinarsi delle elezioni europee ha probabilmente avuto un ruolo nelle decisioni delle maggiori forze politiche di astenersi sul dossier probabilmente più importante della legislatura, insieme a Next Generation Eu, dato che condizionerà la politica di bilancio dei governi italiani per molti anni a venire. A favore della riforma, tra gli italiani, hanno votato solo Lara Comi di Forza Italia, Herbert Dorfmann dell'Svp per il Ppe e, per Renew, Marco Zullo e Sandro Gozi, che però è stato eletto in Francia.
Il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello, che pure non ha partecipato al voto, dice che nella prossima legislatura il patto di stabilità “verrà cambiato con una nuova maggioranza”. Potrebbe rivelarsi una sfida complessa, con una AfD più forte di ora nell’Emiciclo, niente affatto propensa a ‘rilassare’ le regole fiscali. Intanto il responsabile Economia del gruppo Ppe, il bavarese Markus Ferber, ha accolto con freddezza la decisione dei colleghi italiani di astenersi, dicendo all’Adnkronos di non vedere “ragioni” per una decisione del genere, dato che le regole sono più favorevoli all’Italia rispetto a quelle attuali.
Lo stesso Gentiloni ha sottolineato che le regole di bilancio nuove sono più favorevoli di quelle del patto di stabilità ‘vecchio’. E ha osservato che bisogna “sempre ricordare” che il paragone va fatto con le regole attuali, che sono quelle del patto di stabilità, e non con l’assenza di regole garantita dal 2020 in poi dall’attivazione della clausola di salvaguardia. Perché in un’Unione monetaria norme comuni sulle politiche di bilancio sono comunque necessarie.
Nella maggioranza, si sono astenuti anche Fratelli d’Italia, con l’Ecr che nel voto sul braccio preventivo del patto si è spaccata in tre tronconi. Uno, con i polacchi del Pis e anche gli spagnoli di Vox, ha votato a favore del patto; un altro, con gli olandesi, ha votato contro, probabilmente ritenendolo troppo morbido; gli italiani, invece, si sono astenuti. Per Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, “sebbene il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano”, presenta “ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni".
Simile la posizione della Lega, partito che esprime il ministro dell’Economia, che ha votato a favore del compromesso in Consiglio a dicembre: la delegazione a Strasburgo parla di una “serie di provvedimenti che, sebbene migliorati rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all’impegno del ministro Giancarlo Giorgetti, rappresentano un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici”.
Per il Pd, ci pensa il capodelegazione Brando Benifei a sintetizzare i motivi dell’astensione: “Il patto negoziato, voluto e validato dalla Meloni non ci convince e non lo votiamo, ma evidentemente non convince nemmeno loro”. Molto critici i Cinquestelle, che hanno votato decisamente contro la riforma: per la capodelegazione Tiziana Beghin, il governo Meloni, che ha negoziato i testi in Consiglio, “svende l’Italia ai falchi dell’austerità” e le nuove regole costeranno al nostro Paese correzioni nell’ordine di 12-13 mld di euro l’anno. Per Gentiloni, oggi “forse il patto di stabilità è un po’ più intelligente”.
Le nuove regole
La riforma proposta della Commissione è stata modificata dagli Stati nel Consiglio per volontà soprattutto della Germania, che ha ottenuto l’inserimento di salvaguardie orizzontali su debito e deficit che complicano parecchio un quadro che, con la riforma, si intendeva semplificare.
Ma per l’Italia, conti alla mano, le nuove regole dovrebbero risultare meno punitive di quelle precedenti. Se questo basterà ad effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde e digitale e a migliorare lo stato in cui versa la difesa europea davanti al rinato imperialismo russo, si vedrà. Per il copresidente dei Verdi/Ale Philippe Lamberts, le regole del patto di stabilità, pur riviste, sono “mortifere”, non fanno altro che “preparare la nostra impotenza” e costeranno al Belgio un aggiustamento nell’ordine di 5 miliardi di euro all’anno. Comunque sia, ormai le nuove norme sono approvate. Manca solo il via libera del Consiglio: dovrebbero passare come punto senza discussione nel Coreper uno di venerdì prossimo ed essere approvate definitivamente nel Consiglio Agrifish del 29 aprile, sempre senza discussione. Dopodiché saranno legge.
Economia
Roberto Napoletano nuovo direttore de ‘Il...
Guiderà la testata dal prossimo 4 maggio
A decorrere dal prossimo 4 maggio, Roberto Napoletano sarà il direttore del quotidiano Il Mattino. Lo rende noto il gruppo Caltagirone Editore.
Napoletano, nato a La Spezia nel 1961, ha iniziato la propria carriera giornalistica ne Il Mattino nel 1984. Nel corso della sua carriera ha ricoperto il ruolo di direttore de Il Messaggero dal 2006 al 2011 e successivamente de Il Sole24ore. Dal 2019 è direttore de il Quotidiano del Sud.
Francesco de Core, che ha diretto con merito il quotidiano dal maggio 2022, assumerà l’incarico di vice direttore.
Economia
Confindustria-Deloitte, investimenti e convergenza...
Energia, ambiente e clima priorità
Più investimenti, più collaborazione tra pubblico e privato e più convergenza tra politiche industriali dei Paesi B7 per realizzare una transizione verde capace di coniugare sostenibilità e competitività. Queste le priorità per il G7 individuate nel B7 Flash, la nota di Confindustria e Deloitte elaborata in occasione dell’evento B7 “G7 Industry Stakeholders Conference” in programma a Torino il 28 aprile e della riunione Ministeriale G7 su “Energia, ambiente e clima” in agenda il 28, 29 e 30 aprile nel capoluogo piemontese.
"La conferenza di Torino rappresenta un’opportunità unica per discutere e delineare strategie efficaci per affrontare uno dei temi più rilevanti del nostro tempo: trasformare la transizione ecologica in una grande opportunità di innovazione e sviluppo competitivo. In questo contesto, il coinvolgimento della comunità imprenditoriale del G7 offre una piattaforma preziosa per collaborare con i Ministri alla luce delle complesse sfide poste dagli obiettivi di sostenibilità. E’ fondamentale creare delle sinergie tra pubblico e privato, promuovendo un approccio alla transizione basato sulla neutralità tecnologica e sullo stimolo agli investimenti nell’economia circolare, capaci di coniugare tutela ambientale, sicurezza degli approvvigionamenti e competitività. Grazie al contributo dei partecipanti, miriamo a promuovere percorsi e obiettivi condivisi di politica industriale in linea con gli obiettivi della Cop 28", sottolinea Katia Da Ros, Vice Presidente per Ambiente, Sostenibilità e Cultura, Confindustria.
"La transizione energetica in atto, guidata dall’innovazione tecnologica e dall’uso efficiente e sostenibile delle risorse, sta incidendo in modo profondo sulla produzione e sulla distribuzione dell’energia, ma anche sull’attività delle imprese, sui trasporti, sul commercio e, nei fatti, sui nostri stili di vita. La Cop28 ha sottolineato l'esigenza di un'azione immediata per contrastare i cambiamenti climatici e, al contempo, la necessità di un’iniziativa globale e coordinata per sostenere il cambiamento. Siamo di fronte a sfide che non esito a definire epocali: sicurezza e indipendenza energetica, sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, competitività economica, cooperazione internazionale. I Paesi del G7 sono in una posizione privilegiata per guidare il cambiamento. Una leadership politica a livello G7, coesa e lungimirante, è indispensabile per accelerare la transizione e per garantire un avvenire sano ed economicamente prospero alle generazioni future", sottolinea Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia.
"Transizione energetica e decarbonizzazione sono processi necessari e irreversibili. Parliamo di un cammino che ci vede direttamente coinvolti e che, grazie a tecnologie, competenze e strumenti a nostra disposizione, possiamo percorrere fino in fondo. Per rispondere alle sfide cogenti mettiamo a disposizione le nostre soluzioni di efficientamento energetico, produzione locale di energia rinnovabile e un consolidato know-how di esperienza nel settore. Siamo orgogliosi di partecipare a un momento di confronto significativo e urgente, insieme alle istituzioni e ai più importanti stakeholder di riferimento del settore per imprimere una forte e collettiva accelerazione al percorso verso il Net Zero entro il 2050", commenta Emanuela Trentin, Ceo di Siram Veolia.