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Attentato Francia, tutti gli assalitori passati per...
Attentato Francia, tutti gli assalitori passati per l’Italia
Da Aprilia a Napoli fino a Lampedusa molti hanno vissuto per qualche tempo nel nostro Paese
Kassogue S., il 32enne maliano autore dell'attacco con il coltello in cui si sono state ferite tre persone alla Gare de Lyon a Parigi, era entrato in Italia il 22 agosto 2016 da Pozzallo e si trovava regolarmente in Francia. Il suo caso - che le autorità francesi hanno precisato al momento non essere indagato come terrorismo - è l'ennesimo di una serie di casi di attentatori in Europa con 'trascorsi' italiani.
Abdesalem Lassoued
L'ultimo in ordine di tempo risale al 16 ottobre del 2023: Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino responsabile di un attacco nel centro di Bruxelles in cui sono stati uccisi due svedesi, era passato da Genova e Bologna. Il suo passato in Italia lo accomuna ad alcuni degli estremisti islamici, 'lupi solitari' li hanno definiti gli investigatori, che in questi anni hanno portato il terrore in Europa insanguinando le città di Germania, Belgio e Francia. Da Aprilia a Napoli fino a Lampedusa, questi terroristi hanno vissuto per qualche tempo nel nostro Paese, in alcuni casi agevolati da una rete di contatti, per poi colpire centinaia di chilometri oltreconfine.
Lakhdar Benrabah
Ancora prima di Lassoued, l'ultimo terrorista con legami noti con l'Italia fu Lakhdar Benrabah, l'attentatore che l'8 novembre 2021 aggredì con un coltello tre poliziotti davanti al commissariato di Cannes. L'uomo era sbarcato a Cagliari nel 2008 ed era titolare dal 2018 di un permesso di soggiorno italiano rilasciato dalla questura di Napoli. Secondo i media francesi, era entrato legalmente nel Paese nel 2016 ed era sconosciuto alle forze dell'ordine: non era seguito perché sospettato di radicalizzazione, non schedato 'S' e quindi non considerato un rischio per la sicurezza dello stato.
Brahim Aoussaoui
A una trentina di chilometri da Cannes, a Nizza, il 29 ottobre del 2020 tre persone furono uccise in un attacco all'arma bianca nella basilica di Notre-Dame. Una donna venne decapitata ed il sacrestano sgozzato. Ad entrare in azione fu Brahim Aoussaoui, tunisino poco più che ventenne che il 20 settembre di quello stesso anno era sbarcato a Lampedusa con alcune decine di connazionali.
Dopo un breve passaggio nell'hotspot dell'isola, il giovane tunisino era stato trasferito sulla nave quarantena 'Rhapsody' dove era rimasto fino all'8 ottobre. Il giorno dopo era stato trasferito in un centro per migranti, a Bari, da cui, dopo aver ricevuto il foglio di via, aveva raggiunto in maniera clandestina la Francia.
Anis Amri
Sempre a Lampedusa era sbarcato nel 2011 Anis Amri, il killer tunisino che cinque anni più tardi face strage a Berlino lanciando il suo furgone sulla folla che passeggiava tra le vie del mercatino di Natale il 19 dicembre del 2016, uccidendo 12 persone, tra cui l'italiana Fabrizia Di Lorenzo. Dopo l'arresto per minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso, dal carcere dell'Ucciardone finì a Enna e soggiornò ad Aprilia. Da qui il viaggio in Germania, con un decreto di espulsione in tasca. Nelle ore successive alla strage, il terrorista arrivò a Torino per poi spostarsi verso Milano. Il 22 dicembre del 2016 fu ucciso in uno scontro a fuoco con due poliziotti nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni.
Mohamed Lahouaiej Bouhlel
Stesso anno, ma in Francia, il 14 luglio Mohamed Lahouaiej Bouhlel alla guida di un autocarro si lanciò a tutta velocità sulla folla nei pressi della Promenade des Anglais a Nizza, uccidendo 89 persone, tra cui sei italiani. L'uomo veniva regolarmente in Italia per portare del cibo ai migranti siriani, almeno secondo quanto riferito agli inquirenti da uno dei suoi presunti complici. Lo stesso Bouhlel, poco meno di un anno dalla strage sul lungomare di Nizza, venne controllato al confine di Ventimiglia, identificato e fatto passare in quanto su di lui non c'era alcun elemento che lo facesse ritenere un soggetto pericoloso.
Khaled Babouri
Sbarcò in Sardegna proveniente dall'Algeria, invece, Khaled Babouri, l'attentatore che il 6 agosto del 2016 aggredì a Charleroi, in Belgio, a colpi di machete due poliziotte vicino al commissariato al grido di "Allah hu Akbar". L'attentato venne rivendicato il giorno dopo dall'Isis attraverso il suo organo di propaganda Amaq.
Ahmed Hanachi
Legami con l'Italia li ebbe anche Ahmed Hanachi, il tunisino che il primo ottobre del 2017 accoltellò a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Hanachi, sposato con un italiana, trascorse un periodo ad Aprilia (Latina), dove viveva a casa dei suoceri. I due poi si erano lasciati e l'uomo aveva abbandonato Aprila e l'Italia. Pochi giorni dopo la polizia arrestò a Ferrara il fratello di Hanachi.
Esteri
Biden e la gaffe sullo zio mangiato dai cannibali
Il presidente e l'omaggio allo zio morto nella Seconda guerra mondiale
"Mio zio forse è stato mangiato dai cannibali". Parola di Joe Biden. Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti somigliano ad una nuova gaffe e non passano inosservate. Biden si è espresso durante una visita a Scranton, Pennsylvania, la città che - come sanno gli appassionati di serie tv - è diventata celebre anche perché è la sede di The Office, lo show Nbc che dal 2005 al 2013 ha avuto un enorme successo.
Biden ha reso omaggio allo zio, Ambrose Finnegan, pilota morto durante la Seconda guerra mondiale. "E' stato abbattuto in Nuova Guinea e non hanno mai trovato il corpo. In quella parte della Nuova Guinea c'erano molti cannibali", le parole del presidente. Secondo i registri militari, in realtà, l'aereo su cui volava Finnegan precipitò davanti alle coste della Nuova Guinea: l'apparecchio e il corpo non vennero mai trovati.
Esteri
G7, Tajani: “Convergenza su tutte le questioni...
A Capri il vertice dei ministri degli Esteri
"Grande unità d'intenti e convergenza su tutte le questioni internazionali". Così Antonio Tajani nella conferenza finale del vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 a Capri. Ribadito il no all'operazione militare israeliana a Rafah, per il Medio Oriente va perseguita la de-escalation. Ok alle sanzioni all'Iran ma la porta del dialogo resta aperta.
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Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...
Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"
Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.
"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.
Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".
"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".