Economia
60 anni di Nutella, il vasetto di tutti (o quasi)
Non servono neanche la comunicazione e la pubblicità
Ci sono tanti modi per celebrare 60 anni di Nutella. Si può scegliere una chiave industriale, oppure quella commerciale e del marketing, elencando i numeri di un successo pari forse solo a quello della Coca Cola tra i beni di maggior consumo a livello globale. Se ne parla, da sempre, come di un caso di scuola per qualità, longevità, capacità di convincere generazioni intere di consumatori.
Qualche giorno fa si parlava di altro, a un convegno sull’intelligenza artificiale. Il capo della Comunicazione di Ferrero, Raoul Romoli Venturi, accennava all’approccio più corretto rispetto alla comunicazione per i 60 anni di Nutella. Senza nulla togliere al suo lavoro, in questo passaggio, la comunicazione è facile.
E’ uno dei pochi casi, quello della Nutella, in cui non si corre neanche il rischio di incorrere nella pubblicità occulta. Semplicemente perché la pubblicità è palese, reiterata e replicata ovunque si ammetta il consumo di Nutella come scelta incondizionata, spontanea e, semmai, nascosta alla coscienza e agli altri, quando considerata eccessiva o, addirittura, l’esercizio di una dipendenza.
Il racconto della Nutella, nel tempo, è stato anche il racconto di una società che è cambiata intorno a una formula immutabile, chiusa in un barattolo con forme altrettanto iconiche.
Il 20 aprile del 1964 usciva il primo barattolo dallo stabilimento Ferrero di Alba. Il barattolone di Nutella in Bianca, di Nanni Moretti, risale a un’era fa. Michele Apicella la usava per contrastare il suo disagio emotivo. Era il 1984 e la Nutella aveva solo 20 anni.
Nel 1994, quando trent’anni fa, nasce lo slogan più ricordato, “Che mondo sarebbe senza Nutella?”. E’ esagerato sostenere che la Nutella abbia cambiato il mondo ma basta pensare a quanti barattoli di Nutella vengono consumati nel mondo per riconoscere che senza Nutella sarebbe un mondo diverso. Nello stesso anno, Giorgio Gaber la inserisce nella sua celebre Destra-Sinistra. Il cantautore milanese la colloca a sinistra, ma la Nutella resta un bene trasversale e universale. Con cui tantissimi hanno un rapporto intimo, personale, decennale o anche solo più recente, per ragioni anagrafiche.
Il vasetto di Nutella è di tutti. Anche di chi ne ha svuotati migliaia e poi, per una banale intolleranza al lattosio, si è dovuto arrendere a un mondo senza Nutella. (Di Fabio Insenga)
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