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Covid, Bassetti: “Variante Arturo? Tema da social e bar”
La nuova variante Arturo (XBB.1.16) è “l’ennesima della galassia Omicron: un argomento per ‘scienziati’ da social o da bar. Nessuna variante Omicron ha finora aumentato patogenicità o gravità del Covid. Non lo sta facendo e non lo farà nemmeno Arturo. Basta parlare di varianti perché si rischia che la gente perda fiducia nella medicina. La pandemia è finita proprio grazie alla variante Omicron e ai vaccini”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, commenta una netta ripresa dei contagi Covid nel Sudest asiatico in cui spicca il boom dell’India dove imperversa la variante XBB.1.16, già ribattezzata ‘Arcturus’ come la gigante rossa che è la stella più luminosa della costellazione del Boote.
“Continueremo ad avere nuove varianti soprattutto da Paesi come l’India dove, pur avendo vaccinato molto, hanno problemi di organizzazione e di sorveglianza – dice Bassetti – Questo per dire che Arturo non sarà l’ultima, non è e non sarà un problema e credo sia meglio parlarne il meno possibile”.
Anche su XBB.1.16 o ‘Arturo’, la nuova variante di Sars-CoV-2 che ha attirato l’attenzione degli esperti più attenti all’attività ricombinante di Omicron, “ribadisco quello che secondo me è abbastanza logico dire ogni volta che si affaccia una nuova variante” sulla scena Covid: “Prima di giudicare come possa agire” il nuovo mutante, “bisogna aspettare, osservare e studiare”. E’ l’invito della microbiologa Maria Rita Gismondo che tuttavia aggiunge: “Siamo in una fase in cui il virus ha deposto le armi. E quindi, presumibilmente, così come le ultime, anche le nuove varianti saranno sempre meno invasive dal punto di vista della patologia”, dice all’Adnkronos Salute l’esperta, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano.
“Non dimentichiamo poi – sottolinea Gismondo – che la popolazione mondiale, tra vaccinazioni anti-Covid e infezioni naturali, ormai può contare su un bagaglio di anticorpi molto molto consistente, sicuramente idoneo a rispondere e a contrastare nuove varianti del virus”. In ogni caso “osserviamo, studiamo e dopo deduciamo”.
Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, la comparsa della variante ‘Arturo’ è “un’ennesima conferma dell’instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare”, proprio per questa capacità di sviluppare “nuove varianti in grado di schivare l’immunità (naturale o ibrida, da infezioni più vaccino) e di mantenere alta la circolazione virale”.
Il coronavirus pandemico dunque circola e continuerà a farlo, ribadisce l’esperto all’Adnkronos Salute, “anche se – precisa – dal punto di vista della sanità pubblica la dimensione non sarà più quella dell’emergenza iniziale, bensì di una convivenza con il virus”. Un patogeno che, ripete Pregliasco, “produrrà ondulazioni con tendenza alla decrescita come quelle delle onde causate da un sasso in uno stagno”. Il fatto che prosegue “un’ampia circolazione del virus in alcune parti del mondo”, che interesserà le diverse zone del pianeta “a macchia di leopardo nel tempo”, conferma secondo il medico “la necessità di un monitoraggio virologico costante e continuo”. Un’attenzione che, “considerando anche il coinvolgimento di mammiferi di varie specie, dovrà essere una sorveglianza in ottica One health – puntualizza Pregliasco – e dovrà riguardare Covid-19, ma anche altre infezioni che ci inquietano come ad esempio l’influenza aviaria”.
“La variante ‘Arturo’ la stiamo studiando, ma quello che sta succedendo in India, con un aumento dei casi, da noi non accadrà – dice all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile Unità di statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma – I dati sui contagi e sulle vaccinazioni che arrivano da quel Paese, ricordiamolo, sono parziali. Una nuova variante, ormai lo sappiamo, anche quest’ultima, oggi è come una ‘ondina’, può fare un piccolo picco ma non farà gli stessi danni in Europa rispetto all’India. Non credo ci possa impensierire”.
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Covid, il virologo cinese: “Fuga da laboratorio? Non si può escludere nulla”

Parla l'esperto George Gao, a capo del Cdc cinese e con un ruolo centrale nella risposta alla pandemia e nel lavoro per tracciare le origini del virus

Non si può escludere l’ipotesi fuga dal laboratorio. Passati più di tre anni dall’inizio dell’emergenza Covid, ne parla l’esperto cinese George Gao, virologo e immunologo, che è stato a capo del Cdc cinese e ha avuto un ruolo centrale nella risposta alla pandemia e nel lavoro per tracciare le origini del virus. Il governo cinese ha sempre respinto le ipotesi che tutto sia iniziato in un laboratorio di Wuhan. Ma invece Gao, come ha detto in un’intervista per un podcast di Bbc Radio 4, ritiene che “si possa sempre sospettare qualcosa”. “E’ la scienza – ha affermato – Non escludere nulla”.
Gao ha lasciato lo scorso anno il Cdc cinese ed è ora vice presidente della Fondazione nazionale di scienze naturali della Cina. Alla Bbc ha detto che c’è stata una sorta di inchiesta formale sull’Istituto di virologia di Wuhan.
“Il governo ha organizzato qualcosa”, ha aggiunto, precisando che il Cdc cinese non è stato coinvolto. “Sì, quel laboratorio è stato sottoposto a doppio controllo dagli esperti del settore”, ha risposto quando gli è stato chiesto di chiarire se altri organi del governo si fossero occupati dell’indagine. E le sue parole, sottolinea la Bbc, sono il primo riconoscimento di una qualche forma di inchiesta ufficiale.
Gao ha sostenuto di non conoscerne le conclusioni, ma di aver “sentito” che il laboratorio ha avuto una certificazione di via libera. “Penso abbiano concluso che stanno seguendo tutti i protocolli – ha affermato – Non hanno riscontrato illeciti”.
E Wang Linfa, scienziato di Singapore soprannominato ‘Batman’, che era nell’Istituto di virologia di Wuhan nel gennaio del 2020 ha raccontato alla Bbc di una collega dell’Istituto che era preoccupata per l’ipotesi fuga dal laboratorio, ma che era stata in grado di scartarla.
Wang collabora regolarmente con la virologa Shi Zhengli, nota come ‘Batwoman’, e ha raccontato che l’esperta gli ha detto di “non aver dormito per uno o due giorni” preoccupata per la possibilità che “nel suo laboratorio ci fosse un campione di cui non era a conoscenza, ma con un virus, che ha contaminato qualcosa ed è sfuggito”. Secondo Wang, la virologa ha poi controllato i suoi campioni senza trovare problemi e non c’è “nessuna possibilità” che la ‘Batwoman’ o qualcuno del suo staff abbia nascosto prove di una fuga dal laboratorio perché si sono sempre comportati tutti come se nulla fosse accaduto. E, ha aggiunto, la virologa ha seguito il suo suggerimento di prelevare campioni di sangue al suo staff per verificare l’eventuale presenza di anticorpi Covid nel gennaio 2020 e tutti gli esami sono risultati negativi. “Non sappiamo davvero da dove provenga il virus – ha concluso Gao nelle dichiarazioni alla Bbc – la questione è ancora aperta”.
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Nasce Serial Cleaner, formazione mirata per titolari di imprese di pulizia


Settore delle pulizie professionali in crescita, Luigi Marfella (Serial Cleaner): “Necessaria una formazione sulla gestione d’impresa e la creazione di certificazioni”
Roma, 30 maggio 2023 – In seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19, il settore del cleaning professionale ha registrato una crescita notevole che, nel post Covid, ha portato ad un +40% di fatturato (Fonte Cerved ON per AFIDAMP, Associazione Fabbricanti e Fornitori Italiani Attrezzature Macchine Prodotti e Servizi per la Pulizia).
Numeri che interessano molte aziende e che incentivano aspiranti imprenditori a lanciarsi in questo mercato, incoraggiati anche dall’assenza di una “selezione all’ingresso”.
Non essendoci la necessità di una certificazione e non esistendo nessun ente riconosciuto che regolamenti questa professione, chiunque può aprire partita iva e avviare una sua impresa di pulizie.
“Molte imprese sono nate dal nulla, senza una visione strategica. – Commenta Luigi Marfella, imprenditore del settore delle pulizie, formatore e ideatore del progetto Serial Cleaner – Nel nostro Paese c’è la tendenza a sottovalutare l’importanza di avere alla guida di un’azienda, anche di piccole dimensioni, una persona che sia realmente preparata a livello gestionale e imprenditoriale”.
Con quali risultati? Come accade per tanti altri settori, i titolari di imprese di pulizie incontrano parecchi ostacoli, che vanno dalla difficoltà nel trovare nuovi collaboratori da assumere, alla conseguente impossibilità di acquisire nuovi clienti e cantieri, giornate di lavoro lunghe ed estenuanti per portare a termine tutti i lavori, clienti che non pagano e, come se non bastasse, utili sempre troppo bassi rispetto al fatturato.
“Lavorare a stretto contatto con diversi titolari d’imprese di pulizie mi ha permesso di avere una visione chiara di quelle che sono le problematiche più frequenti. – Prosegue Marfella – Purtroppo le regole sono cambiate, il mercato è in continua evoluzione e quello che funzionava dieci anni fa non funziona più. Anche il nostro modo di fare impresa deve evolversi di conseguenza”.
Da qui è nata l’idea di Serial Cleaner, progetto avviato nel 2022 e finalizzato ad aiutare sempre più titolari a diventare imprenditori di successo.
Scopo del progetto è di riqualificare queste imprese, partendo dalla formazione dei titolari.
Formazione incentrata non su competenze tecniche ed operative su cui questi imprenditori sono già preparati, ma sulla gestione d’impresa, trattando tematiche che spaziano dalle marginalità alle vendite al marketing, dalle risorse umane alla gestione finanziaria.
Figlio di una bidella o come si chiamerebbe oggi “collaboratore scolastico” Luigi conosce nello specifico ogni dettaglio delle pulizie professionali diventando per enti formativi ed aziende un consulente capace di risolvere molteplici problemi di natura tecnica, ma secondo la sua esperienza le vere lacune sono nella parte imprenditoriale di molte piccole aziende che non sono state formate su come creare e gestire un’ impresa di pulizie e su come poter alzare il livello del settore.
Luigi Marfella si è inizialmente avvicinato al mondo del cleaning professionale in quanto titolare di un’azienda fornitrice di prodotti e macchinari dedicati. Ad oggi è in compartecipazione con diverse imprese di pulizie in qualità di consulente con l’obiettivo di migliorarne i risultati e aumentarne i margini di guadagno. Sono già 90 gli imprenditori che, mettendo in pratica le sue strategie, hanno raggiunto i loro obiettivi, rivoluzionando la loro impresa di pulizie.
Obiettivo di Marfella, è di arrivare alla creazione di una vera e propria qualifica, regolamentando il settore tramite la creazione di un albo o di certificazioni ufficiali.
Oltre al corso, Serial Cleaner si avvale dei suoi canali social per rispondere ai dubbi più diffusi tra i titolari di imprese di pulizie. Al momento sono attivi un gruppo Facebook specifico, dove i partecipanti possono confrontarsi e ricevere supporto, un blog ed un canale Youtube.
Per informazioni: https://serialcleaner.it
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Juve, ipotesi patteggiamento per processo manovra stipendi

Società e procura della Figc cercano l'accordo, udienza anticipata

Ipotesi patteggiamento tra Juventus e procura federale della Figc nel procedimento relativo alla ‘manovra stipendi’. E’ stata anticipata a domani l’udienza per il secondo filone del processo sportivo in carico alla società bianconera. Il fascicolo riguarda nel dettaglio le manovre stipendi nelle stagioni 2019-2020 e 2020-2021, i rapporti con gli agenti e le partnership sospette con altri club. La Juve la Procura federale stanno lavorando ad un accordo per il patteggiamento e la proposta verrà valutata nella giornata di martedì dal Tribunale Federale Nazionale.
La procura federale della Figc ha deferito la Juventus nell’inchiesta relativa alla gestione degli ingaggi in relazione ai bilanci nelle stagioni condizionate dal covid, ai rapporti con alcuni agenti e alle partnership con una serie di club. La Juve, penalizzata di 10 punti nel processo plusvalenze, punta a chiudere il secondo procedimento sportivo nella stagione 2022-2023.
Il 19 maggio il Procuratore Federale Giuseppe Chinè ha deferito la Juventus per responsabilità oggettiva al Tribunale Federale Nazionale – Sezione Disciplinare in base all’art. 6, comma 1 e 2, del Codice di Giustizia Sportiva “per gli atti e comportamenti posti in essere dai propri dirigenti: vengono chiamati in causa gli ex vertici del club, a partire dall’ex presidente Andrea Agnelli. Agli ex dirigenti – Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti e Stefano Braghin – viene contestata la violazione dell’art. 4, comma 1 – relativo alla slealtà sportiva – “per diversi atti e comportamenti relativi a 4 diversi aspetti oggetto dell’indagine: la manovra stipendi stagione 2019-20; quella per la stagione 2020-21; il filone agenti; i rapporti di partnership con altri club”.
La prima manovra stipendi riguarda la stagione 2019-20. Agnelli e Paratici avrebbero depositato presso la Lega Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore dell’epoca, Maurizio Sarri, omettendo di depositare gli accordi economici di integrazione ovvero di recupero di 3 delle 4 mensilità rinunciate (aprile, maggio, giugno 2020) già conclusi con i medesimi calciatori e con l’allenatore, “nella consapevolezza che gli accordi economici contenenti le integrazioni stipendiali per il recupero delle mensilità rinunciate sarebbero stati depositati dopo il 30.6.2020, ovvero dopo la chiusura dell’esercizio contabile al 30.06.2020, come poi effettivamente accaduto”.
La stessa violazione, e in questo caso tra i dirigenti indagati c’è anche Pavel Nedved, è contestata per la stagione 2020-21: nel mirino 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 17 calciatori “nella consapevolezza che non vi sarebbe stata alcuna riduzione stipendiale effettiva, in quanto i medesimi importi sarebbero stati riconosciuti agli stessi calciatori (circostanza poi non verificatasi soltanto per Dybala e Cristiano Ronaldo) nelle stagioni sportive successive, così come già concordato fra le parti attraverso scritture private non riportate su moduli federali (le c.d. side letter). Circostanza poi effettivamente verificatasi attraverso il deposito, successivamente al 30.6.2021, data di chiusura dell’esercizio contabile 2021 (salvo che per Arthur Melo, il quale ha percepito gli importi stipendiali rinunciati nella stagione 2022/23 a titolo di incentivo all’esodo) di accordi economici di integrazione stipendiale”. Con questa manovra, la Juve avrebbe mirato a spostare “negli esercizi successivi (2022 e, per alcuni, anche 2023) i costi correlati agli importi rinunciati dai calciatori prima del 30.06.2021, con ciò peraltro violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, in tal modo violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A, in punto di equilibrio economico finanziario”.
Il deferimento riguarda anche i rapporti con alcuni agenti e le partnership con una serie di club: le altre società al momento non sono coinvolte nei procedimenti della giustizia sportiva, che attende gli sviluppi delle inchieste avviate nelle varie città.
Interviste
Intervista a Mauro Cardinali: sarà nel cast di Indiana Jones 5 presentato a Cannes con Harrison Ford

Ha potuto formarsi come attore grazie ad una lunga gavetta svolta in teatro, al fianco di registi di fama internazionale comeRicci/Forte, Paolo Rossi, Filippo Timi, Marina Abramović, Emma Dante e Luciano Melchionna che gli hanno insegnato, spettacolo dopo spettacolo, i rudimenti e i segreti della recitazione. Diplomato attore-performer presso il C.U.T. di Perugia nel 2010 sotto la guida di Roberto Ruggeri, Sergio Ragni e Ludwig Flaszen del Teatr LAboratorium di Wroclaw, Mauro Cardinali è stato di recente nel cast dell’ultima stagione de La Porta Rossa, fiction di successo di Rai2. Un impegno a televisivo a cui ne seguiranno altri, come ci ha raccontato in questa intervista.
Intervista a cura di Roberto Mallò
Mauro, partiamo dal quinto capitolo di Indiana Jones, un progetto internazionale che la vede coinvolta. So che è un appassionato della saga. E’ sicuramente un’emozione far parte del cast, no?
“Una grande emozione, uno di quei progetti che sembrano capitare una volta nella vita. Ma chissà… Stiamo cercando di avere sempre più contatti con casting e produzioni internazionali. E’ fondamentale, però, continuare a lavorare bene qui in Italia, a costruire un buon nome per poterlo poi diffondere meglio oltreconfine. Mi piace confrontarmi con realtà straniere. Ho girato con il signor Ford e Phoebe Waller-Bridge. Ho conosciuto e passato del tempo con Mads Mikkelsen. Sono stato truccato dalla Premio Oscar Frances Hannon, storica truccatrice di Wes Anderson, e diretto dal grande James Mangold, anche se ovviamente mi avrebbe fatto piacere che ci fosse ancora Steven Spielberg. Quindi direi di sì, si è trattato di un grande regalo piovuto da chissà dove. Un’importantissima esperienza personale e lavorativa”.

Anche perché si lavora in maniera decisamente diversa dai set italiani…
“C’è una grande professionalità. C’è un’abnegazione, uno stakanovismo; è come se tutti fossero indirizzati verso un unico grande obiettivo, che era quello di lavorare al meglio. Nonostante le tante ore, si è mantenuta sempre una grande concentrazione e una grande energia. Ovviamente, stiamo parlando di produzioni stellari, ma non parlo solo della questione economica. C’era proprio la volontà e la conoscenza di stare facendo qualcosa di importante; che doveva essere fatta al meglio, al top”.
Avete girato in Italia?
“Sì, abbiamo girato in Sicilia. Io, personalmente, nella parte orientale dell’isola, ossia alla Tonnara del Secco, sotto Trapani. E’ capitato poi di girare a Londra negli storici studi Pinewood, tra i teatri di posa più importanti e famosi d’Europa, dove hanno girato Kubrick e la maggior parte dei film 007. E’ una sorta di grande Cinecittà, anche se non poetica e bella come la nostra. Lì abbiamo fatto le scene che era impossibile fare all’aperto. La troupe si è spostata poi in Marocco, in Scozia. Perché si è voluto tornare all’idea di portare Indiana Jones in giro per il mondo e di farlo in modalità live action”.

In che lingua ha recitato?
“Nel film interpreto Maximus – The Hero e le mie battute erano in latino. Senza spoilerare troppo, posso dire che Indiana Jones viaggerà nel tempo e incontrerà questo comandante romano, che parla appunto il latino incitando la sua truppa. Mi sono fatto aiutare per la lingua da amici e professori per non commettere errori. Si trattava di battute rapide e secche, bisognava trovare la giusta storicità a livello filologico. Non bisognava metterci dentro roba che non c’era, come a volte succede”.
Tralasciando Indiana Jones, sarà anche nel cast delle seconde stagioni di Blanca e di Lea – Un Nuovo Giorno, entrambe destinate a Rai Uno.
“Blanca ho appena finito di girarla; sarò il protagonista del quarto episodio per la regia di Michele Soavi. Lea è ancora in fase di riprese. In questo caso, si tratta di un personaggio che torna in più episodi”.

Tra i lavori prossimi c’è anche La Lunga Notte con la regia di Giacomo Campiotti…
“Sì, uscirà in Rai a novembre, così come Blanca e Lea sono destinate all’inverno. Per il momento, lì ho un piccolo cameo, di un ruolo che crescerà nella seconda serie perché verrà raccontata la sua vita. Parlo del Colonnello Frignani, che arrestò Benito Mussolini per ordine del re nel 1943. La serie parla della storia di Dino Grandi, che era un gerarca, colui il quale chiese la sfiducia al Duce, cosa che poi accadde con la caduta del Regime. Fatto che porterà il re ad ordinare l’arresto di Mussolini, con Frignani che conclude tale compito e lo porta in cella, prendendosi le minacce del Duce. Evento che farà finire Frignani nella Resistenza, post caduta del Regime. Verrà poi arrestato, torturato davanti alla moglie, finché non verrà fucilato e sepolto nelle fosse Ardeatine. E’ un personaggio molto bello. Nella prima serie si racconteranno gli eventi fino all’arresto di Mussolini, nella seconda si arriverà, come ho già detto, alle fosse Ardeatine”.
Le è piaciuta come esperienza?
“E’ stata molto bella. C’è Duccio Camerini che interpreta Mussolini, mentre Luigi Diberti è il Re. Alessio Boni interpreta, invece, il protagonista. Un bel cast di attori bravissimi e moltonoti al pubblico”.

Il personaggio che ha portato in scena più a lungo è stato quello di Piero nella terza stagione de La Porta Rossa. Che cosa le ha lasciato quella serie, che è anche un piccolo cult per la Rai?
“E’ vero; la prima stagione mi piacque molto perché ero affascinato dalla figura di Cagliostro, che ha preso ispirazione dal Conte Cagliostro. Ricordo che rimasi attratto da questo nome. Sono stato dunque molto felice di poter prendere parte alla terza stagione. Lungo il tragitto, è stato cambiato il mio ruolo, che poi ha interpretato Paolo Mazzarelli. Per quanto quello di Mazzarelli fosse un ruolo più grande, come pose e così via, sono rimasto contento di avere interpretato Piero perché ha avuto un arco di trasformazione. Piero è stato una sorpresa: è partito in sordina, con un ruolo istituzionale da coprire, ma ha in seguito imbracciato un fucile, è stato arrestato ed ha avuto una crisi, una rottura. Noi attori speriamo sempre di vivere questa trasformazione, che ne La Porta Rossa è avvenuta nell’arco degli 8 episodi. Sarebbe stato ancora più bello farlo in tempi più lunghi; è stato difficile farlo nei tempi ristretti che abbiamo avuto, ma per me è stata una bella prova perché nel poco tempo è cambiato il personaggio”.
Cosa ricorda del provino per la serie?
“L’avevo fatto con Carmine Elia; è andato bene, ma Carmine non ha potuto continuare con la lavorazione ed è stato sostituito da Gianpaolo Tescari. Ho così dovuto affrontare un altro provino con lui, ma è andato bene lo stesso. Tescari è una persona molto gentile che riesce a guidarti bene. Quella ne La Porta Rossa era la mia prima esperienza grande ed è stata una fortuna avere lui per quest’occasione. Ho rotto le acque con il linguaggio televisivo, dopo anni di esperienza in teatro. Nei set successivi mi sono sentito più a mio agio e così sarà andando man mano avanti”.
Non a caso, dopo La Porta Rossa è arrivata l’esperienza nella serie iberica Nacho, dove ha interpretato Rocco Siffredi. Com’è stato confrontarsi con una persona reale e ancora in vita?
“Ho subito contattato Rocco; è stato sempre disponibile e gentile, si è instaurato tra di noi un bel rapporto. Nel frattempo, lui era a Budapest con Alessandro Borghi per girare Supersex. Alessandro ha avuto la fortuna di stare a stretto contatto con Rocco per interpretarlo. E’ quello che ciascun attore si auspica di poter fare quando porta in scena un personaggio ancora in vita. Io mi sono invece documentato, formandomi con interviste e documentari e chiamando Rocco quando era possibile. Tra l’altro, conosco personalmente Alessandro, che è una persona che stimo tantissimo, oltre che un attore che mi piace davvero tanto. L’idea che stessimo lavorando parallelamente sullo stesso personaggiomi ha dato molta forza e mi ha fatto molto piacere. Sono stato il primo a interpretare Rocco Siffredi, non era mai capitato. E a distanza di poco si è aggiunto Alessandro Borghi, che è un esempio e un faro di quello che è il mio lavoro. E so che il mio Rocco ha avuto dei feedback positivi. Ancora non ho finito di vedere la serie, ma ritengo che il personaggio sia uscito molto bene”.

Lì ha recitato in italiano o in lingua spagnola?
“Ho recitato in spagnolo, italiano e inglese. Lo spagnolo e l’inglese li ho pronunciati non benissimo, esattamente come fa Rocco. Ho parlato in italiano soprattutto quando il personaggio si innervosiva e l’inglese quando nelle scene si confrontava con produttori americani e via dicendo. E’ stato un bel mix molto divertente”.
Quando ha deciso di diventare un attore e dedicarsi alla recitazione?
“Mi sono avvicinato alla recitazione quando ho deciso di fare qualcosa per me. Avevo bisogno di lavorare un po’ su me stesso; erano anni difficili e complessi. Diciamo che ho preso la via del teatro come una terapia, non immaginavo che sarebbe diventato un lavoro. Facendo teatro, in maniera quotidiana perché ho frequentato un’accademia, ho scoperto la meraviglia della catarsi teatrale. Da lì è stato un concatenarsi di situazioni ed eventi che mi hanno portato a farlo a livello professionale. Ho fatto tantissimo teatro, tantissime performance e, ogni tanto, piccole esperienze televisive e cinematografiche. Per esempio, Pasolini di Abel Ferrara o Che Strano Chiamarsi Federico di Ettore Scola. C’è stato poi un film molto particolare, intitolato I Figli di Maam, con la regia di Paolo Consorti e con Franco Nero. Lì ho fatto un diavolo che cambiava forma tante volte: un diavolo politico, un diavolo bohemienne, un diavolo avvocato – nello specifico di Erode interpretato da Franco Nero – ed un diavolo iconografico con un body panting rosso con le corna. La potenza che potevo tirar fuori attraverso il mio corpo è stata un po’ la mia cifra per lungo tempo. Inoltre, ho lavorato per diversi anni con Antonio Marras, sia nelle sue sfilate, sia nelle performance che ha realizzato. Facendo questo lavoro ho sempre vissuto delle emozioni fortissime; per questo ho deciso di investirci. E pian piano è diventato sempre più assiduo”.
So che è impegnato anche nelle attività teatrali dedicate al sociale…
“Sì, ho iniziato a lavorare con Giorgio Rossi, un danzatore della Sosta Palmizi. Ho cominciato ad assisterlo nei laboratori di teatro sociale e integrato. Ho avuto otto anni di lunga esperienza in tal senso, con spettacoli anche a New York e Londra. Un’attività, quella dei laboratori, che ho portato avanti finché ho potuto. In questi anni, dove ho girato tantissimo, non mi è stato più possibile. Inoltre, c’è stato anche il Covid a sospendere il tutto, anche se ancora oggi, quando posso, vado a un gruppo di lavoro di ragazzi con varie problematiche. Con loro, ho realizzato degli spettacoli unici, meravigliosi, con la potenza che hanno queste persone sia espressiva, sia emotiva. La loro sensibilità è qualcosa di unico;poter lavorare con queste persone, considerate spesso solo dei ‘matti’, è più gratificante, spesso, di lavorare con aspiranti attori, nonostante le difficoltà del caso. Perché c’è una libertà, una voglia, un amore. Ci sono anche varie difficoltà, ma lì sta a me, col mio lavoro, riuscire a creare qualcosa che li faccia sentire bene e a loro agio per raccontare delle storie partendo dalle loro esperienze, difficoltà e dalla loro rabbia. Così sono nati vari spettacoli che ho scritto e diretto di teatro integrato. Ed è un aspetto del mio mestiere che vorrei portare avanti, pensando magari a qualcosa di audiovisivo. Insomma, quello che sarà, sarà”.

Riassumendo, è quindi arrivato al teatro per un suo bisogno personale?
“Sì, sono arrivato al teatro come bisogno di crescita, di evoluzione; per chiarire e sciogliere qualche nodo. Credo, per questo, che il teatro sia una cosa che tutti debbano poter fare almeno una volta nella vita. Andrebbe assolutamente insegnato nelle scuole; è uno strumento utilissimo per formarsi e approcciarsi alle difficoltà della vita e personali”.
Lei utilizza Cardinali, il suo cognome materno. Posso chiederle per quale motivo?
“E’ un omaggio a mia madre, una donna che ha scelto di sacrificare tutto per me e mio fratello. Non ci ha mai abbandonati nel bene e nel male. Di male ne abbiamo vissuto tanto, ma è servito a crescere. E’ stato difficile, doloroso ma è andata così e va benissimo. La nostra vita da diverso tempo a questa parte è cambiata in positivo. Io e mio fratello stiamo bene e abbiamo dei figli meravigliosi. Piuttosto che fare girare Fiorucci, il mio cognome paterno, ho optato per quello di mia madre, in onore alla sua forza. Tante donne nel mondo nascondono una forza e un coraggio inimmaginabile”.
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Inchiesta Covid Bergamo, chiesta archiviazione per Conte e Speranza

L'ex premier e l'ex ministro della Salute indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia
La procura di Brescia ha chiesto al tribunale dei Ministri di archiviare l’inchiesta nei confronti dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. E’ quanto si apprende da fonti legali. La richiesta motivata della procura segue gli interrogatori dello scorso 10 maggio quando i due esponenti politici si erano difesi davanti al tribunale dei Ministri, giudici che ora hanno ancora qualche settimana di tempo (termine non perentorio) per decidere.
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Alluvione Emilia Romagna, Salvini: “Commissario? Prima si fa meglio è”

Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti dalla Prefettura di Bologna: "Scelto per competenza e non colore politico"

Il commissario che si occupi della ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione in Emilia Romagna? “Prima si fa e meglio è, chiunque venga nominato da Palazzo Chigi per me va bene”. Così il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, dalla Prefettura di Bologna. “Non ho né simpatie né antipatie, ne pongo veti su chicchessia – afferma Salvini – La scelta che il presidente farà ha tutto il mio sostegno, qualunque scelta sia fatta”. E aggiunge: “Io mi occupo di strade e ferrovie e non partecipo al toto nomi e al toto nomine”. Quanto all’ipotesi che venga nominato il generale Francesco Paolo Figliuolo: “Lo conosco e lo stimo per il lavoro fatto per l’emergenza Covid. Ma in questi giorni ho letto tanti nomi…”.
“Esprimo l’auspicio che il commissario venga scelto in fretta in base alle competenze tecniche non al colore politico”, afferma quindi dal Festival dell’Economia.
“Sui giornali se ne scrivono e se ne leggono tante. E’ mio dovere e piacere lavorare con sindaci e governatori indipendente dal colore politico”, conclude.
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No vax negano tampone a figlio malato, Burioni: “Vita a rischio per follia antiscienza”

Il test serviva per trasferire il bambino malato di cancro in un'altra struttura
“Si semina vento ma la tempesta la raccogliamo tutti. Oggi la raccoglie un povero bambino di 4 anni gravemente malato la cui vita è messa in pericolo dal diffondersi della follia antiscientifica”. Così il virologo Roberto Burioni su twitter commenta la vicenda dei genitori no-vax che hanno detto no al tampone Covid per il loro figlio di 4 anni, ricoverato per un tumore. Ora, come racconta ‘Il Corriere delle sera’, la coppia è indagata per tentato omicidio: il tampone era necessario per permettere lo spostamento del bambino in un’altra struttura.
In un tweet successivo, Burioni cita un post dell’avvocato Mauro Sandri in cui si lancia un appello per far conoscere “il nome dell’ospedale che ha segnalato la problematica alla Procura. Bisogna agire subito per arrivare alla fonte”. “L’avvocato Mauro Sandri – scrive Burioni – che difendeva Scoglio nella causa persa contro di me per diffamazione a Rimini, è già in azione. Complimenti”.
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A luglio manifestazione medici e operatori Sis 118: “Non siamo fantasmi”

Il presidente Balzanelli dal Congresso di Trani: "Saremo a Roma in divisa, a mani unite, davanti al Senato. Esistiamo e salviamo vite, ma lo Stato ci ha dimenticati"

“Assistiamo ad una dimenticanza abissale da parte dello Stato nei confronti degli operatori dell’emergenza urgenza territoriale. Un silenzio assordante, con una sistematica capacità davvero singolare di volgersi dall’altra parte, facendo finta che noi non esistiamo. Invece esistiamo e salviamo vite: stiamo preparando perciò una manifestazione di protesta, composta ed educata. A luglio, per 15 minuti saremo in divisa, rivolti verso il ministero della Salute a Roma: con le mani unite manifesteremo per dimostrare che non siamo dei fantasmi”. Lo ha annunciato Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, dal congresso nazionale, in corso a Trani, della Società Italiana Sistema 118, arrivato alla XX edizione.
“La riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 – sottolinea Balzanelli – è urgente e necessaria. Dovrà andare in una unica direzione possibile, quella del potenziamento drastico di tutto il sistema, tenuto conto delle gravi criticità, sotto gli occhi di tutti durante la pandemia di Covid. Parallelamente è necessaria la valorizzazione – rimarca – di tutti i suoi operatori, medici, infermieri e autisti-soccorritori, che sono migliaia in tutto il Paese e che, di certo, non sono fantasmi o mere comparse. Il Governo non si giri dall’altra parte, come fatto sistematicamente negli ultimi decenni sino ad oggi. Sono oltre 7,5 milioni l’anno le richieste di soccorso a cui risponde il 118, oltre 5 milioni gli interventi effettuati”.
“Il Governo ci ascolti!”, è l’appello di Balzanelli. “Il Sistema 118 nazionale va promosso, per ciò che ha dato da trent’anni sino ad oggi al Paese, per aver letteralmente salvato l’Italia durante le fasi più drammatiche della pandemia da Covid-19, e non sistematicamente ignorato e, peggio, come si adombra in qualche distorta visione, addirittura declassato. La tutela della salute pubblica, e la vita di ciascuno di noi, quando minacciata da un malore o un trauma in grado di uccidere in pochissimo tempo – chiosa – saranno necessariamente dipendenti dalla qualità e dalla capacità prestazionale del 118 che si vorrà istituire. Altrimenti, a rischio è l’esistenza stessa del Sistema salvavita”.
Fra i punti chiave del progetto di riforma portato avanti da tempo dalla Sis 118, la configurazione dei Sistemi 118 in dipartimenti provinciali di Emergenza territoriale; l’assicurazione a tutta la popolazione nazionale di standard prestazionali di eccellenza con obbligo di adempimento da parte di tutti i territori regionali, per cui chi si trovi in una condizione di emergenza sanitaria (ossia in pericolo imminente di perdere la vita) deve essere soccorso dal 118 in tempi brevissimi, possibilmente entro 8 minuti dalla chiamata in area urbana, da un mezzo di soccorso con medico ed infermiere a bordo. Infine, il riconoscimento di indennità incentivanti di rischio ambientale e biologico per tutti gli operatori del 118: medici, infermieri, autisti e soccorritori.
“I medici del sistema 118 se ne stanno andando tutti. Stanno fuggendo perché si sentono, e sono, trattati in modo ignobile. Nei contratti non è nemmeno riconosciuta l’indennità di rischio, eppure rischiano in ogni momento la vita per salvare le vite altrui”, denuncia Balzanelli. “Soprattutto con le Usca e con altri tipi di impiego – segnala – i medici si sono visti raddoppiare lo stipendio, senza assumersi i rischi dei colleghi che fanno i turni sulle ambulanze e sulle automediche. Non è accettabile che il Governo abbia previsto un’indennità per incentivare i medici nei pronto soccorso degli ospedali e non per chi rischia davvero la vita su strada. La fuga dei medici del 118 va fermata. L’imprescindibile riforma del Sistema deve prevedere il riconoscimento di indennità incentivanti di rischio ambientale e biologico per tutti gli operatori del 118: medici, infermieri, autisti e soccorritori”. In gioco c’è la desertificazione del servizio di emergenza-urgenza territoriale.
Coronavirus
Impagliazzo (S. Egidio): “Per vulnerabili e invisibili sanità è costosa e distante”

"Con progetto San Bartolomeo anche immigrati, rom e poveri italiani possono accedere a cure mediche"
“La Comunità di Sant’Egidio aderisce al ‘progetto San Bartolomeo’ perché ogni giorno è al fianco delle persone più vulnerabili anche invisibili della nostra città, che sono tanti immigrati non ancora regolari, rom e famiglie di persone povere italiane. Per loro spesso la sanità è a pagamento, costosa e distante, e quindi questo progetto ci aiuta ad avvicinare molte persone alle cure mediche, all’assistenza sanitaria ed è una forma importante di integrazione nella nostra società”. Così all’Adnkronos Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio a margine della presentazione nella sede dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina del ‘progetto San Bartolomeo’ per facilitare l’accesso alle cure a persone con fragilità.
“Centosettanta persone sono già state inserite in questo programma – ricorda Impagliazzo – ma chiaramente i numeri del bisogno sono molto, molto più alti, si parla di migliaia di persone. Lo abbiamo già sperimentato durante la pandemia da Covid. In Sant’Egidio abbiamo aperto un ‘hub vaccinale per gli invisibili’ dove sono venute migliaia di persone a vaccinarsi. Il problema è riuscire a portare queste persone verso le cure mediche”. Molti, infatti, “non conoscono i percorsi, sono lontani dalle Istituzioni. Quindi dobbiamo fare in modo di avvicinare le Istituzioni ai cittadini, in particolare i cittadini più poveri. Questa è l’opera di mediazione della Comunità di Sant’Egidio, vista la sua grande esperienza sul terreno” conclude.
Coronavirus
Da Blue Economy 142,7 mld di valore aggiunto, boom export +37,4% tra 2021 e 22


Sono 228 mila le imprese della Blue economy che danno lavoro a quasi 914 mila persone e generano un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro che arriva a 142,7 miliardi se si considera l’intera filiera diretta e indiretta. Ed è un settore in significativa crescita: tra il 2022 e il 2021 la base imprenditoriale del sistema mare è incrementata dell’1,6%, le esportazioni sono cresciute del 37% e il valore diretto prodotto è aumentato del 9,2% tra il 2021 e il 2020. Sono questi alcuni dei numeri contenuti nell’XI Rapporto sull’Economia del Mare dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare OsserMare di Informare con il Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere.
“L’Economia del Mare tra componente diretta e indiretta arriva a circa 143 Miliardi di Euro quasi il 9% del complesso del valore aggiunto con una occupazione di circa 914 mila addetti”, sottolinea Antonello Testa, coordinatore nazionale di OsserMare, alla presentazione durante il 2° Summit Nazionale sull’Economia del Mare Blue Forum in corso a Gaeta. “Siamo arrivati alla undicesima edizione del Rapporto Nazionale, uno strumento sempre più evoluto che ci permette di verificare i movimenti dei mercati del Sistema Mare, fissando in modo scientifico e inequivocabile le dinamiche di questo importante macrosettore. Coerentemente con gli obiettivi di questo 2° Summit – aggiunge – il nostro contributo al piano del mare non può essere che evidenziare quanto sia importante conoscere i valori economici sempre aggiornati dell’Economia del Mare, al fine di definire lo scenario e la strategia marittima della nostra nazione”.
“Sotto molti versi la Blue Economy si è dimostrata leader di resilienza e di sviluppo nel nostro Paese”, sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliarne, che ha aggiunto: “La pandemia ha picchiato duro in una filiera dove lo spostamento di persone e merci e la componente turistica pesano per quasi il 50%. Ma già nel 2021 la Blue Economy ha manifestato un tasso di sviluppo del valore aggiunto in termini monetari del 9,2% contro il 6,4% del dato complessivo nazionale consentendo di recuperare quasi del tutto la perdita del 2020. E le prime informazioni di cui disponiamo – continua Esposito – ci fanno prevedere un ulteriore sviluppo per il 2022, che consentirebbe di superare di quasi il 9% i livelli di prodotto del 2019, anche grazie agli andamenti particolarmente positivi di cantieristica e logistica”.
Alloggi e ristorazione spingono il valore dell’economia blu (+22,1%): a trainare il recupero del “Sistema mare”, escludendo l’impennata dell’industria delle estrazioni marine, il cui trend è stato fortemente influenzato dall’incremento esponenziale dei prezzi del gas e del petrolio, sono principalmente i servizi di alloggio e ristorazione, che hanno segnato un incremento di valore del 22,1% tra il 2021 e il 2020, seguiti dalla filiera della cantieristica, che segna un +11,7%, e dalla filiera ittica (+8%). Trasversalmente positive sono comunque le dinamiche per tutti gli altri comparti: + 5,4% le attività sportive e ricreative, +5,1% le attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare e +0,4% le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale.
Oltre il 60% della ricchezza prodotta dal mare proviene dal Centro Sud: l’economia del mare produce un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro e ne attiva altri 90,3 miliardi nel resto dell’economia nel 2021. Considerando questa capacità moltiplicativa di “fare filiera”, la Blue economy arriva a generare complessivamente 142,7 miliardi di euro, l’8,9% dell’intera economia nazionale. Il valore diretto prodotto dal Sistema mare ribalta la tradizionale dicotomia Nord-Sud. Sono il Centro e il Mezzogiorno, infatti, a sviluppare il 61% della ricchezza del settore nel 2021, contro poco più del 44% dell’intera economia. In particolare, con oltre 16 miliardi di euro di valore aggiunto il Centro contribuisce per il 31,1%, mentre il Mezzogiorno, con oltre 15 miliardi di euro, pesa per il 30%. Seguono il Nord-Ovest (20,7%) ed il Nord Est (18,2%). Ma a livello regionale è la Liguria a ricoprire un ruolo di primo piano per incidenza del valore prodotto dall’economia del mare sul totale regionale (11%).
La cantieristica si conferma il settore trainante delle esportazioni, con una crescita del +40,7% nel 2022 rispetto al 2021; contro una crescita del 37,4% dell’intero export della blue economy. E per la prima volta dopo oltre un decennio, il saldo commerciale risulta positivo con un avanzo di 1,9 miliardi di euro nel 2022 a fronte di un passivo di -1,6 miliardi nel 2021. Ancora una volta a fare la differenza è soprattutto la cantieristica, che accompagna il forte incremento delle vendite verso l’estero (+2,7 miliardi di euro) con una notevole riduzione del valore delle importazioni che si attestano nel 2022, su poco più di un miliardo di euro, in calo del 58,6%.
L’economia del mare è costituita da un universo di 228mila aziende nel 2022, il 3,8% dell’intero tessuto imprenditoriale. Quasi una impresa blu su dieci è capitanata da un under 35 mentre oltre una su cinque da donne. Nel Mezzogiorno e nel Centro si concentra più del 74% delle attività imprenditoriali del Sistema mare (rispettivamente il 48,4% e il 25,9%). Il Lazio è la prima regione in Italia per numero delle aziende blu con 35.241 unità, seguita da Campania (32.449) e Sicilia (28.640). Mentre in termini relativi, considerando l’incidenza delle imprese del mare sul totale del sistema imprenditoriale regionale, è la Liguria a collocarsi in cima alla classifica nazionale con un peso del 10,5%, avanti a Sardegna (7,2%) e Sicilia (6,0%).
Dal punto di vista settoriale, poco meno della metà delle aziende blu, il 47,8% con precisione, opera nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione. A grande distanza le attività sportive e ricreative con 34.363 imprese (il 15,1%) e la filiera ittica con 33.242 imprese (il 14,6%) tallonata dalla cantieristica con 28.583 imprese (circa il 12%).
Il Sistema mare ha dimostrato di sapere reagire meglio degli altri comparti alle difficoltà e il tessuto imprenditoriale ha superato con più slancio i livelli pre-Covid registrando un aumento del 4,4% nel 2022 rispetto al 2019, a fronte di un calo dell’1,2% del totale delle imprese nello stesso periodo.
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