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Cronaca

Covid Italia, oltre 300 morti in 7 giorni. “Anziani...

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Covid Italia, oltre 300 morti in 7 giorni. “Anziani non vaccinati e fragili”, ecco chi sono

Crescono i decessi per il virus nel nostro Paese, gli esperti tracciano un identikit delle vittime. Bassetti: "In molti non hanno fatto richiami". Clementi: "E' ancora aggressivo con fragili e over 70". Pregliasco: "Negare la gravità del Coronavirus fa danni". Lopalco: "Protesti chi non trova le dosi"

Medici in reparto Covid (Fotogramma)

Oltre 300 morti Covid, in Italia, nell'ultima settimana. Quasi 900 in un mese. Come mai i numeri sono tornati così alti? "Di decessi realmente legati al Covid io personalmente ne ho visti molto pochi - risponde all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova - e si tratta di pazienti che non avevano fatto alcuna dose di vaccino, avevano anche altre patologie importanti e soprattutto un'età significativa. Sto parlando di persone di 70-80 anni che magari avevano deciso di non vaccinarsi, sono arrivati in ospedale e hanno avuto delle complicanze. Questo è l'identikit del vero paziente Covid oggi in ospedale: età media 85 anni e ultima dose di vaccino nell'autunno 2021. Nessun richiamo nel 2022 e nel 2023".

"Guardiamo il dato dei ricoveri - prosegue Bassetti - l'80% circa di chi viene ospedalizzato oggi con il Covid è ricoverato per altre ragioni e poi dal tampone in ospedale scopre di essere positivo. Non ha la polmonite, dunque, né altri gravi sintomi dell'infezione. Credo perciò che l'80% dei decessi che noi oggi vediamo non sia legato alla polmonite e al virus: sono persone che hanno anche il Covid, ma muoiono per altre ragioni. Quel 20-25% che muore ancora di Covid, fondamentalmente è costituito da persone che hanno più di 70-80 anni e fragili, che non hanno fatto nessuna dose di vaccino o come se non avessero fatto nessuna, se si sono sottoposti a vaccinazione nel 2021 senza fare i booster. Nei reparti e nelle terapie intensive - sottolinea - ricoverati per Covid ci sono solo non vaccinati".

E in effetti, secondo gli ultimi dati della Fondazione Gimbe, la campagna vaccinale anti-Covid è "al palo" soprattutto per gli anziani e i fragili: fra gli over 80, la fascia di età più suscettibile a ricoveri e decessi, si è immunizzato solo il 7,4%, con intervalli che vanno dallo 0% dell'Abruzzo al 17% della Toscana. Nonostante le raccomandazioni, i tassi di copertura negli 'over 60', e in particolare negli over 80, rimangono dunque molto bassi a livello nazionale e prossimi allo zero in quasi tutte le Regioni del Sud. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, i decessi risultano quasi esclusivamente a carico degli over 80. A fronte di un tasso di mortalità di 3 decessi per milione di abitanti, infatti, sono 23 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni e 46 per milione di abitanti negli over 90.

Clementi

Trecento morti in una settimana, 6.600 posti letto ordinari occupati da pazienti Covid-positivi, 219 nelle terapie intensive. Sono i numeri del virus oggi, voci che risultano in aumento mentre l'Italia si addentra nella stagione invernale. "Ma serve una narrazione un po' diversa", spiega all'Adnkronos Salute il virologo Massimo Clementi. "Vedo che alcuni esperti si sono ributtati in interventi dai toni un po' accesi e secondo me invece non c'è motivo di particolare preoccupazione, se non che siamo in inverno e circolano le infezioni respiratorie, e che ancora questa infezione da coronavirus Sars-CoV-2 non è proprio imbrigliata, non è diventata una di quelle infezioni stagionali che si ripetono, ma ha ancora un minimo di aggressività soprattutto per le fasce di età alta, over 70 e per i fragili come le persone che hanno malattie croniche".

"Un minimo di rischiosità, insomma - prosegue Clementi - questo virus ancora ce l'ha per le categorie a rischio. E tutti quei ricoverati e quelle morti a cui si fa accenno, come i pochi ricoverati in terapia intensiva, fanno parte di questa fascia. Quindi, aveva un senso dire 'vaccinatevi' soprattutto a queste popolazioni. Ma l'intervento per informare sulla vaccinazione doveva essere molto più focalizzato. Invece è stata fatta una propaganda generica e solo adesso si comincia a dire con più incisività: guardate, dobbiamo vaccinare gli anziani. Andava fatto e detto prima". Tutto questo, aggiunge, "non è molto diverso da ciò che si fa tutti gli anni per l'influenza. Anche con i virus influenzali c'è un aumento di mortalità, la patologia cronica può essere scompensata proprio dall'influenza che si va aggiungere ad una situazione clinica non normale".

Ecco, evidenzia Clementi, "adesso con Covid siamo in una condizione che è più vicino a ciò che tutti gli anni sono le infezioni respiratorie. Non c'è ancora in questo momento una situazione di allarme, ma c'è semplicemente una situazione in cui si deve ricordare che siamo in inverno e che le infezioni respiratorie per le persone che hanno altre patologie possono essere importanti". Il dato dei decessi è un numero che è in qualche modo più vicino ai dati dell'influenza? "Sì, ma adesso il mio timore è che si ritorni alla conta dei morti, come facevamo in passato. Non c'è nessun motivo per farlo", ammonisce l'esperto. "Omicron - precisa - non è più un virus aggressivo per le polmoniti. I casi di polmonite sono molto pochi, sono veramente l'eccezione. Omicron infetta le vie aeree alte, anche nelle sue versioni più recenti, tant'è che ha avuto un grosso ruolo nell''immunizzare' la popolazione. L'invito alle persone fragili e agli over 70 è dunque quello di fare il richiamo" aggiornato alle varianti di Sars-CoV-2 più recenti, "di avere questa attenzione. E' una vaccinazione che protegge dalla malattia e dalle conseguenze che può avere. E va fatta se non ci sono stati dei problemi importanti certificati nelle precedenti vaccinazioni".

Pregliasco

In Italia "Covid-19 è in una fase di crescita, sottostimata" quanto a dimensioni. "Anche a livello ospedaliero si osserva un incremento" dei ricoveri, "circa il 70% 'con Covid', ma un 30% 'per Covid'". E salgono i decessi: "Più di 300 alla settimana, con una presumibile tendenza all'aumento", avverte il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. Chi sono le vittime? "Si tratta soprattutto di anziani - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - di anziani con comorbilità e, cosa triste, di anziani non vaccinati o che, nella gran parte dei casi, hanno fatto solo le prime tre dosi di vaccino e poi hanno ritenuto di non doverne fare più".

Per Pregliasco a pesare, a fare danni affossando la campagna di vaccinazione contro Covid-19, sono le "negatività che emergono" e vengono proposte come "la verità che nessuno dice": si parla, "sbagliando e non rispecchiando la realtà", di "un vaccino che fa male" o di "una patologia che è diventata come l'influenza. Ma noi da sempre diciamo che anche l'influenza dà i suoi guai e il Covid in questo momento ne fa proporzionalmente di più".

Crisanti

In Italia sul fronte Covid "siamo in una fase di crescita che i dati epidemiologici non mettono così in evidenza perché c'è sicuramente una sottostima", ma che "è osservabile da tutti" e proseguirà "per almeno 3-4 settimane, considerando l'indice di trasmissibilità". E' la previsione di Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, che analizzando per l'Adnkronos Salute l'aumento "anche dei ricoveri e dei morti", mette in guardia sulla "variante JN.1 individuata ad agosto".

Il nuovo mutante di Sars-CoV-2 appartiene alla famiglia di Pirola, la variante BA.2.86, e a segnalarne l'accelerazione è la stessa Organizzazione mondiale della sanità: "La quota di BA.2.86 e dei suoi lignaggi discendenti, compreso JN.1, è in costante aumento - si legge in una nota diffusa oggi dall'Oms dopo l'ultima riunione del Gruppo consultivo tecnico sulla composizione del vaccino Covid (Tag-Co-Vac) -. Al 2 dicembre BA.2.86 e i suoi lignaggi discendenti, incluso JN.1, rappresentavano il 17% delle sequenze disponibili in Gisaid, oltre la metà delle quali erano JN.1". E se BA.2.86, rispetto a XBB.1.5 o Kraken, presenta "36 sostituzioni di aminoacidi" anche "in siti antigenici chiave nella proteina Spike", JN.1, "rispetto ha BA.2.86, ha una sostituzione aggiuntiva nella proteina Spike". Ammonisce Pregliasco: "Credo serva grande attenzione".

Cassone

"E’ un errore grave pensare ad una connessione tra vaccino anti-Covid e tumori". Così Antonio Cassone componente dell’American Academy of Microbiology, già direttore Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, intervistato dal programma 'Gli Inascoltabili' in onda su radio Roma Sound Fm90. "Con gli ospedali pieni di pazienti Covid si sono trascurate le diagnosi per i tumori. E’ chiaro che se per un anno, un anno e mezzo, trascuri le diagnosi, questi verranno a galla quando le cose saranno tornate alla normalità come adesso. Non c’è nessuna relazione, bisogna dirlo chiaramente perché purtroppo si sta verificando che anche i soggetti deboli, in cui il Covid può essere più grave, non si stanno vaccinando perché sentono in giro queste fandonie. Se oggi il Covid non è più grave come prima è perché siamo vaccinati".

"La pandemia non è finita, il virus c’è ancora - ricorda Cassone - È finita l’emergenza pandemica. Covid e influenza corrono insieme in questo momento, molti dei sintomi del Covid sono simili a quelli dell’influenza, la gente pensa di avere l’influenza e non si accorge di avere il Covid. Se si accusano questi sintomi bisogna subito farsi un tampone perché le terapie e il decorso sono diversi. È sbagliato - avverte - assumere i farmaci per l’influenza all’insorgere dei sintomi, prima bisogna fare il test e il medico decide il tipo di terapia da fare".

“Il pericolo di una pandemia c’è sempre, anche se è molto improbabile che il virus diventi cattivo come era all’inizio. Invece è più probabile che noi ci possiamo trovare con un altro virus, con un’altra pandemia, perché purtroppo anche per questioni ambientali e di riscaldamento globale molti microbi si muovono dalle aree in cui erano endemici, come Asia e Africa, verso paesi più temperati come il nostro. Purtroppo - conclude - il cambiamento climatico aiuta la dispersione di patogeni, microbi che danno malattie, che magari prima erano confinati in un piccolo posto dell’Africa o dell’Asia. Dobbiamo prepararci ad eventuali nuove pandemie, quello che è successo se ci ha istruiti, se ci ha educati bene, dovrebbe essere un aiuto per prepararci meglio alla prossima. Poi può darsi che non succeda”.

Anestesisti

"Oggi, in terapia intensiva, positivi al Covid ci sono over 80 con pluripatologie, tanti non vaccinati" dice Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani-emergenza area critica (Aaroi-Emac). "E' difficile, poi, ascrivere la piena responsabilità dei decessi al Covid, i dati che abbiamo sono abbastanza frammentati rispetto alla sovrapposizione di altri motivi di ricovero in terapia intensiva, ad esempio può essere per una banale sindrome influenzale grave. Ricordiamo anche le polemiche in passato sui decessi 'per Covid' o 'con Covid', effettivamente oggi potrebbe trattarsi di decessi significativamente dovuti al Covid, ma non abbiamo dati certi". Il Natale con una ondata Covid vi preoccupa? "Al momento no - conclude Vergallo - perché al momento non percepiamo segnali di allarme, anzi siamo sufficientemente sereni".

Lopalco

"Gli anziani dovrebbero correre a vaccinarsi. Purtroppo molti in questi giorni hanno provato a farlo e hanno incontrato ostacoli: bisogna protestare e pretendere il vaccino. Con una vaccinazione recente il rischio di morte si riduce moltissimo", ricorda Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento.

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Milano. Gentilino scuola materna ‘modello’ a...

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Flash mob, petizione online per il Comune, e appelli speciali di anziane che la frequentarono negli anni '40

Milano. Gentilino scuola materna 'modello' a rischio chiusura, la protesta dei genitori

Banchi e sedie vuote, come non dovrebbero mai essere in una scuola, palloncini colorati per attirare l'attenzione, e cartelli, striscioni, disegni: "Vive il quartiere se vive Gentilino", "La scuola è il nostro futuro". E' partita da una piccola e colorata installazione la mobilitazione delle famiglie del quartiere Navigli di Milano per salvare la scuola dell'infanzia di via Gentilino, che rischia di chiudere. Un flash mob promosso da mamme e papà, con il sostegno della Social Street San Gottardo, Meda e Montegani e dei genitori in bicicletta del movimento Massa Marmocchi che, con il consueto accompagnamento musicale, hanno fatto tappa davanti alla scuola materna. Una processione di adulti e bambini, sulle due ruote, con gli zaini coperti da messaggi-appelli per il Comune di Milano: "Scuola Gentilino aperta". Canti e applausi, tutti fermi davanti all'ingresso, la strada affollata per una decina di minuti, qualcuno si commuove.

Per decenni lo storico istituto eletto a 'modello' di didattica dallo stesso Comune (meta di visite per condividere con gli operatori del settore educativo le buone prassi adottate) ha visto crescere generazioni di milanesi e rappresentato un punto di riferimento per coppie di giovani 'expat' e i loro bimbi nei momenti iniziali di solitudine, quando si costruisce una nuova vita lontano dagli affetti. Molti di quei bambini oggi sono i nonni di piccoli allievi che continuano ogni mattina a percorrere il vialetto che porta alla scuola materna Gentilino. "Un'oasi felice", l'hanno definita, ora a rischio. L'anno prossimo la struttura accoglierà un solo bambino, le restanti domande sono state respinte.

Motivo indicato da Palazzo Marino in una comunicazione ufficiale alle famiglie, giunta solo a graduatorie ufficializzate e in risposta a richieste di chiarimento: "L'immobile che ospita la scuola dell'infanzia di via Gentilino non è di proprietà del Comune" ma di una Onlus "e il contratto d'affitto non è rinnovabile. L'Amministrazione ha già comunicato la disponibilità all'acquisto di tale struttura", ma sull'esito dell'interlocuzione "non ci sono ancora certezze". Da qui deriverebbe la decisione di Palazzo Marino che ha sollevato la preoccupazione delle famiglie e suscitato la mobilitazione del quartiere. Un fulmine a ciel sereno, visto che si era svolto anche il regolare Open day, che ha spinto i genitori a mobilitarsi in diversi modi, e su più canali, dai social alla distribuzione dei volantini nei negozi del quartiere per chiedere ulteriore sostegno.

Ieri è partita anche una petizione sulla piattaforma 'Change.org' che in poche ore superato le mille firme, oggi la manifestazione. Mentre continuano gli attestati di solidarietà postati via social. E le testimonianze, come quella della signora Antonia, "una vecchia frequentatrice dell'asilo in via Gentilino".

Correva l'anno "1946", racconta in un video girato da Fabio Calarco, fondatore della social street e genitore di uno dei bambini della scuola. Allora "avevo 3 anni e mia madre lavorava", ripercorre Antonia, che ha poi continuato gli studi nella scuola elementare della stessa via. "E' una scuola molto antica, questa, un monumento culturale della zona. E bisogna conservarla". Storie speciali, di affetto per i piccoli allievi. Storie come quella, raccontata da alcune mamme, di nonna Marta, che tutti i giorni si affaccia alla finestra della sua casa vicino alla scuola per salutare i bimbi della materna e regalare loro qualche biscotto.

L'auspicio? "Che Gentilino rimanga così com'è e vada avanti ancora per tanti altri anni", dice Antonia nel video. L'impegno dei genitori non si conclude qui, spiegano i promotori delle iniziative. Nei prossimi giorni si continuerà a chiedere all'amministrazione comunale il massimo impegno per scongiurare la chiusura della scuola dell'infanzia, anche in occasioni più ufficiali.

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Covid, 72enne col virus per 613 giorni: ‘eterni...

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L'uomo fortemente immunocompromesso è morto, ricercatori hanno 'fotografato' evoluzione Sars-CoV-2 nel suo organismo

Test covid su campioni

La più lunga infezione cronica da Sars-CoV-2 conosciuta dagli esperti? E' durata 613 giorni. Un nuovo record in ambito covid quello individuato dagli esperti del Cemm (Centro di medicina sperimentale e molecolare) dell'University Medical Center (umc) di Amsterdam. Magda Vergouwe e colleghi dell'istituto olandese hanno descritto il caso di un 72enne immunocompromesso che ha convissuto con il virus della pandemia Covid per circa 1 anni e 8 mesi.

E nel lungo tempo in cui il patogeno ha abitato il suo organismo ha avuto la possibilità di mutare molto. Tanto che gli esperti evidenziano il rischio che negli 'eterni positivi' si creino condizioni (infezioni persistenti in pazienti senza difese) che li rendono 'motore' per lo sviluppo di nuove varianti di Sars-CoV-2 potenzialmente immunoevasive. Lo studio che illustra la positività da 'Guinness dei primati' sarà presentato al Congresso Escmid Global di Barcellona (27-30 aprile).

Sebbene rare, queste particolari infezioni potrebbero portare a un aumento del numero di mutazioni nel genoma del virus, sostengono gli autori evidenziando la necessità di una maggiore consapevolezza dei rischi, una stretta sorveglianza genomica e test diagnostici precoci per i contatti sintomatici come parte della gestione clinica di questi pazienti.

La ricerca descrive l'evoluzione virale estesa osservata in questo caso che, a loro conoscenza, si qualifica per "la durata dell'infezione da Sars-CoV-2 più lunga fino ad oggi" censita, sebbene siano stati precedentemente registrati diversi casi di centinaia di giorni (l'ultimo 505). Per rendere l'idea della rilevanza del tema, viene ricordato che anche la variante Omicron si ritiene abbia avuto origine in una persona immunocompromessa.

Il 72enne protagonista dello studio non ha fatto in tempo a vincere la sua battaglia con il virus, è morto per una ricaduta della sua patologia ematologica dopo essere rimasto positivo al Sars-CoV-2 con elevata carica virale per 613 giorni. E' stato ricoverato con l'infezione nel polo di Amsterdam a febbraio 2022, e definito immunocompromesso per via di una storia di trapianto allogenico di staminali come trattamento di una sindrome da sovrapposizione mielodisplastica e mieloproliferativa. Situazione complicata da un linfoma post-trapianto per il quale ha ricevuto rituximab, farmaco che esaurisce tutte le cellule B disponibili, comprese quelle che normalmente producono gli anticorpi diretti contro Sars-CoV-2.

L'uomo aveva in precedenza già ricevuto più vaccinazioni Covid senza una risposta anticorpale misurabile al momento del ricovero in ospedale. I test hanno rilevato la presenza di un'infezione da variante Omicron BA.1.17. E il paziente ha ricevuto vari trattamenti anche con monoclonali senza ottenere una risposta clinica. Il sequenziamento del virus nella fase di follow-up ha mostrato che già 21 giorni dopo si era sviluppata una mutazione resistente all'anticorpo con cui è stato trattato il paziente. Il suo sistema immunitario nelle settimane successive si è rivelato non in grado di eliminare il virus e l'infezione prolungata e l'ampia evoluzione virale che è stata possibile nel suo organismo ha portato all'emergere di una nuova variante immunoevasiva. Fortunatamente, nella comunità non si è verificata alcuna trasmissione documentata della variante altamente mutata, quindi niente casi secondari.

L'uomo ha affrontato più ricoveri e la persistente infezione da Sars-CoV-2 lo ha costretto a periodi di isolamento prolungati durante il ricovero ospedaliero e a un maggiore utilizzo di protezioni personale, con impatto sulla sua qualità di vita, riferiscono gli esperti. Il sequenziamento completo del virus è stato eseguito su 27 campioni rinofaringei, raccolti in un arco di tempo da febbraio 2022 a settembre 2023. L'analisi ha rivelato oltre 50 mutazioni nucleotidiche rispetto alle varianti BA.1 contemporanee circolanti a livello globale. Inoltre, si sono sviluppate diverse modifiche ulteriori indicative di fuga immunitaria.

"Questo caso sottolinea il rischio legato a infezioni persistenti da Sars-CoV-2 in persone immunocompromesse", concludono gli autori puntualizzando però che "sebbene possa esserci un aumento del rischio di sviluppo di nuove varianti, non tutte" quelle che emergono in questi pazienti "si svilupperanno in una nuova variante di preoccupazione (Voc) per la comunità. I meccanismi sottostanti alla nascita di una Voc sono molto più complessi e dipendono anche da fattori nella popolazione che circonda il paziente", inclusa l'immunità.

"La durata dell'infezione da Sars-CoV-2 in questo caso descritto è estrema, ma queste sono molto più comuni negli immunocompromessi rispetto alla comunità generale. Un ulteriore lavoro del nostro team ha descritto una coorte di questi pazienti con durate dell'infezione comprese in una forbice da 1 mese a 2 anni".

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Casamonica, Cassazione: ”Clan è mafia, delitti tipici...

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Le motivazioni della sentenza della Suprema Corte sul maxiprocesso, 'ostentazione forza criminale e rivendicazione status mafiosità'

Casamonica, Cassazione: ''Clan è mafia, delitti tipici di storiche associazioni'’

I membri del clan Casamonica si muovono ‘’in forma organizzata e non individuale nella perpetrazione, da lungo tempo, di ‘delitti’’’ e ‘’per di più non di delitti qualsiasi ma di quelli caratterizzanti le associazioni mafiose più celebri e cosiddette storiche (come le usure, le estorsioni ed il traffico di sostanze stupefacenti con carattere organizzato’’). E’ quanto scrivono i giudici della seconda sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 16 gennaio hanno confermato l’accusa di mafia (416 bis) nel maxiprocesso al clan Casamonica dopo l’inchiesta dei pm della Dda di Roma. Al maxiprocesso ai Casamonica si era arrivati dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell'indagine 'Gramigna', coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Stefano Luciani.

I supremi giudici, con la sentenza depositata oggi, si erano espressi sui ricorsi di una trentina di imputati riconoscendo, come sollecitato dalla procura generale, anche l’aggravante dell’associazione armata per alcune posizioni di vertice per le quali è stato disposto un appello bis sul punto per rideterminare la pena. Per gli ‘ermellini’, ‘’gli stessi elementi ed altri ancora, come l'organizzazione del funerale di Vittorio Casamonica per mano di alcuni ricorrenti, più volte richiamata nelle sentenze di merito per evidenziarne la platealità nell'evocare la cultura di mafia al fine di manifestare all'esterno il prestigio criminale del gruppo e per questo simbolica, dimostrano, altresì, che i Casamonica colpiti dalle emergenze processuali, per così dire si sentissero mafiosi e volessero a tutti i costi ostentare tale qualità all'esterno, per accrescere il loro prestigio criminale e a evidenti fini rivendicativi ed intimidatori a seconda dei casi’’ si legge nelle motivazioni di quasi 200 pagine.

“Gli elementi emersi’’ dal maxi processo confermano ‘’la solidità del vincolo interno tra gli associati – sottolineano i supremi giudici - che non consentiva ripensamenti o dissociazioni’’ e ‘’l'ostentazione della forza criminale nello svolgimento dell'estesa, costante e organizzata attività illecita, nonché la rivendicazione di uno status di mafiosità riferito non ad un singolo componente ma al ‘gruppo’’’. Un ruolo importante nello smantellare il clan è venuto dai due principali e storici collaboratori di giustizia che anche per la Cassazione sono pienamente attendibili. ‘’Si tratta di un argomento che ha formato oggetto di ampia e approfondita disamina da parte di entrambi i giudici di merito, tenuto conto del fatto che le dichiarazioni dei due collaboranti hanno contribuito, anche se in maniera tutt'altro che esclusiva, a sostenere il giudizio di responsabilità a carico di molti ricorrenti – scrivono i supremi giudici - Le conclusioni cui sono pervenuti il Tribunale e la Corte di appello sono state nel senso della piena attendibilità di entrambi i collaboratori, valutazione supportata da una approfondita analisi, conforme ai noti principi di diritto in materia, volta a mettere in luce, oltre ai parametri di indagine cosiddetti intrinseci delle dichiarazioni, l'esistenza di possenti riscontri esterni, dettagliatamente ribaditi ed individualizzati in relazione alla singole posizioni processuali’’.

In Appello nel novembre 2022 la condanna più alta, a 30 anni, era andata a Domenico Casamonica, ai vertici del clan romano. In primo grado, il 20 settembre 2021, erano state comminate 44 condanne per oltre 400 anni carcere. I giudici della Cassazione con la sentenza depositata oggi hanno confermato inoltre le statuizioni di colpevolezza per i reati fine dell’associazione finalizzata allo spaccio e di quella di stampo mafioso, questi ultimi costituiti da usure, estorsioni, esercizio abusivo del credito, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori. Caduta, invece, l'aggravante di aver agito nel'interesse del clan per posizioni di secondo piano. Con la sentenza dello scorso gennaio la Suprema Corte ha anche accolto il ricorso della procura generale in merito all’aggravante dell’uso delle armi. ‘’Le risultanze processuali consentono, già in questa sede e senza ulteriori accertamenti di merito, di ritenere provato che il clan Casamonica sia una associazione mafiosa armata nel senso indicato dalla norma incriminatrice dell’articolo 416-bis, quarto e quinto comma del codice penale’’ conclude la Cassazione.

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