Esteri
Gb, esperto Royal family: “Errori imperdonabili, non...
Gb, esperto Royal family: “Errori imperdonabili, non si può mentire ai sudditi”
Lo scrittore Vittorio Sabadin: "Queen Elizabeth diceva sempre 'Io devo essere vista per essere creduta'. Principessa Catherine al momento continua a non farsi vedere, a parte lo scatto del tabloid 'Sun'".
"Una situazione confusa, imperdonabile per i sudditi inglesi, alimentata soprattutto dalle voci che impazzano sul web. Ma numerosi sono gli errori commessi dalla Royal Family. Se sei un membro della famiglia reale inglese non puoi farti sorprendere a mentire". Vittorio Sabadin, giornalista, scrittore, autore di importanti libri sulla famiglia Reale inglese, parla con l'Adnkronos e commenta quanto sta accadendo in terra di Albione. Il tumore di Carlo III e le terapie che lo stanno allontanando da alcuni impegni ufficiali, la 'fuga' di Camilla al mare per una breve vacanza, la misteriosa malattia di Kate, anche se ieri 'The Sun' ha pubblicato in esclusiva foto e video che la ritraggono accanto al reale consorte mentre fa la spesa in un 'farm shop' non lontano dalla tenuta di Windsor, la 'scomparsa' del principe William che ha ridotto i suoi appuntamenti per stare più vicino alla famiglia.
"I sudditi britannici perdonano tutto alla monarchia, ma non di essere ingannati - continua Sabadin - I royal vivono una vita di grandi privilegi, sono 'pagati' con le tasse dei cittadini, hanno il dovere della trasparenza e della sincerità. Non possono essere persone che mentono e oggi non riescono ad uscire da questa ambiguità. E' indubbio comunque che la monarchia inglese stia vivendo una crisi che ancora non si è risolta. Queen Elizabeth diceva sempre 'Io devo essere vista per essere creduta'. Per ciò che riguarda la principessa Catherine, scomparsa da settimane, ci sono forse squarci di speranza dopo la foto pubblicata dal ' Sun', ma al momento continua a non farsi vedere".
E a proposito della foto 'ritoccata' che ha fatto gridare allo scandalo, commenta ancora Sabadin: "La toppa è stata peggiore del buco. E poi non mi è piaciuto il comportamento di William. Se sei un marito responsabile non lasci tua moglie malata in difficoltà ad affrontare da sola una simile situazione. Kate oggi è la royal più popolare - continua il noto scrittore e esperto royal- E' in testa a tutte le classifiche. Abbandonarla al suo destino...E' un errore che l'erede al trono non può permettersi".
C'è oggi un 'vuoto' di immagine tra i membri della Royal Family. Sembra quasi che i Windsor siano in difficoltà a riconnettersi con i sudditi. Non accadeva dai tempi della Regina Elisabetta. "Siamo in piena trasformazione della monarchia inglese, una transizione già cominciata con assoluta prudenza da queen Elizabeth - spiega Sabadin - Ma per parlare ai giovani, quelli che amano meno la monarchia, c'è bisogno di una nuova generazione di royal. E a parte William e Kate (fuori il principe Andrea per i suoi problemi giudiziari e di conseguenza le figlie Beatrice e Eugenia di York), il principe Edoardo, oggi sessantenne con la sua famiglia, la royal family è rappresentata da ultra settantenni, una casata un pò stantia che continua a guardare al passato e non al futuro".
"Tra l'altro - ricorda ancora - anche la regina Camilla non è più giovanissima, ha 78 anni e soffre di osteoporosi come la nonna e la mamma. L'idea di Carlo III dunque di snellire la monarchia inglese è nobile, ma non realizzabile, come aveva profetizzato la principessa Anna. Certo oggi Meghan Markle si starà mordendo le dita - conclude Sabadin - Con Kate fuori gioco avrebbe avuto campo libero".
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Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...
Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"
Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.
"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.
Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".
"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".
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Israele Iran, Blinken: “Usa non coinvolti in...
L'attacco attribuito a Israele nella zona a Isfahan, in Iran, è stato al centro dei lavori dell'ultima giornata del G7 degli Esteri a Capri. I ministri hanno invitato alla prudenza e convenuto sulla necessità di evitare una escalation nell'area dove va avanti il conflitto tra Israele e Hamas. Le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken:"Non siamo coinvolti in alcuna operazione offensiva".
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Mo, gen. Tricarico, attacco Israele?: “Non escluso...
'Forse un ruolo dei dissidenti nella risposta israeliana'
"La risposta di Israele è il minimo, e forse sotto il minimo, per poter raccontare di aver risposto all'attacco dell'Iran". Lo afferma all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e attuale presidente della fondazione Icsa, riguardo all'attacco di Israele contro l'Iran.
Riguardo all'attacco alla base Isfahan, il generale Tricarico osserva: "Credo che, se si è trattato di un drone, sia un drone che non è partito da Israele, ipotesi questa assolutamente inconcepibile dal punto di vista militare considerata la velocità molto limitata dei droni, la loro vulnerabilità, la distanza così importante e il fatto che non avesse bisogno dei sensori elettro-ottici per individuare un obiettivo sicuramente già nella lista degli obiettivi dell'esercito israeliano". Secondo l'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica "se di drone si trattava potrebbe essere partito dal territorio iraniano ad opera di gruppi della dissidenza, in questo momento, a sostegno dell'azione di Israele".
Per il gen. Tricarico "auspicabilmente e verosimilmente la questione con l'Iran dovrebbe essere chiusa mentre non ci sono elementi per ritenere che sia esaurita la bellicosità dei gruppi riconducibili all'Iran disseminati in Siria, Libano, Yemen e Iraq. Particolarmente delicata pare la condizione del Libano perché vi sono dislocate le forze, espressione dell'Iran, più consistenti e militarmente capaci che però ormai la popolazione non tollera e la cui presenza viene guardata con insofferenza dalla popolazione libanese". "Il riacutizzarsi del confronto militare in quell'area - osserva il gen. Tricarico - potrebbe destabilizzare l'intero Libano anche se, dal punto di vista israeliano, neutralizzare Hezbollah in Libano significherebbe far rientrare, nel proprio luogo di residenza, decine di migliaia di israeliani perché in una zona ritenuta pericolosa".
Il generale Tricarico osserva che "un'evoluzione che comporti una guerra tradizionale tra Iran e Israele è quasi impossibile", ma "se le tensioni dovessero sfociare in un confronto armato" sarebbe caratterizzato da "numerose anomalie prima tra tutte l'intensificazione di gruppi armati riconducibili all'Iran e dislocati nell'area".
"Un'altra ipotesi è quella del terrorismo, che potrebbe essere scatenato con una chiamata alle armi e potrebbero essere un obiettivo non solo Israele ma tutte le società occidentali considerate ostili all'Iran e al mondo sciita - conclude il gen. Tricarico - Senza considerare i Paesi vicini geograficamente all'Iran e con o quali si sta materializzando, per ora a livello solo concettuale, un'alleanza che comprende Israele ed è ostile all'Iran".