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Salute e Benessere

Riparte turismo dentale, 200.000 italiani all’estero per...

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Riparte turismo dentale, 200.000 italiani all’estero per protesi e impianti

STUDIO MEDICO DENTISTA E PAZIENTE SULLA POLTRONA (Silvano Del Puppo, MILANO - 2006-01-23) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

Ricostruzione protesica fissa e mobile, impianti e cure articolate, tutto in 10 giorni. Allettati dalle pubblicità sui social e da costi contenuti, anche tre volte più bassi rispetto all’Italia, ma anche dall’incredibile rapidità degli interventi, ogni anno circa 200.000 italiani fanno le valigie per andare in Albania, Croazia, Romania, Turchia o altri Paesi per curarsi i denti. Un trend in aumento, stando ai dati del report Osservatorio Compass sul turismo odontoiatrico, secondo cui il 36% degli italiani sarebbe disposto ad andare oltre confine per protesi, impianti e terapie parodontali, ma in 1 caso su 3 al rientro compaiono problemi che rendono necessario un nuovo intervento, vanificando il risparmio e le cure. Lo segnalano gli esperti della Società italiana di parodontologia e implantologia (Sidp) durante il 23.esimo Congresso nazionale, a Rimini fino a domani.

Il nostro Paese è nella top ten dei migliori al mondo per le cure parodontali e le competenze sulle malattie gengivali, stando all’analisi delle pubblicazioni scientifiche degli ultimi dieci anni. Eppure, "il turismo dentale è un fenomeno che purtroppo non accenna a scomparire, anzi – osserva Francesco Cairo, presidente Sidp e professore di Parodontologia all’Università di Firenze - Qualche tempo fa perfino l’Ambasciata italiana a Tirana ha dovuto diramare una nota per richiamare i nostri connazionali alla prudenza nel recarsi in cliniche private albanesi per le cure dentali, perché queste quasi sempre non rispondono a standard di qualità soddisfacenti".

"I costi sono inferiori, anche tre volte più bassi, così molti italiani vanno all’estero per risparmiare sulle terapie odontoiatriche, ma i rischi non mancano: materiali scadenti, studi odontoiatrici non adeguatamente sicuri, carenze di farmaci possono inficiare il risultato finale, esponendo a pericoli come ascessi, infezioni, difficoltà di masticazione che poi devono essere risolti al rientro in Italia. All’estero infatti spesso si ‘taglia’ sui tempi di guarigione e sui controlli post-operatori: i modi sbrigativi – puntualizza Cairo - comportano l’inserimento di impianti in numero maggiore a quelli utili perché si dà per scontato che alcuni potrebbero non funzionare. Inoltre, le protesi sono spesso compressive delle mucose o imprecise, perché non si lascia il tempo di guarigione biologica ai tessuti ossei e gengivali. Anche la visita si limita all’invio di una lastra, mentre la pianificazione di un piano terapeutico, richiede una anamnesi approfondita del paziente per una appropriata conoscenza delle sue condizioni cliniche".

Se il 36% degli italiani sarebbe disposto a curarsi all’estero, stando ai dati raccolti dall’Osservatorio Compass, la percentuale sale al 77% in chi ha già provato l’esperienza. Chi non si fida teme un errore o ha dubbi sulla qualità delle cure. "È giusto dubitare, perché si stima che almeno una persona su tre abbia qualche problema al rientro in Italia, con conseguenze anche serie che comportano un nuovo intervento, con costi che possono diventare proibitivi, assai più alti che se si fosse gestita la situazione in modo corretto fin da subito".

"Gli esperti della British Dental Association qualche tempo fa avevano intervistato i dentisti inglesi - ricorda Cairo - scoprendo che il 94% di loro aveva trattato pazienti che si erano rivolti all’estero per cure dentali; nel 60% dei casi gli eventi avversi erano gravi, per esempio si erano verificate infezioni o ascessi. Si stima che ci sia un 20% di casi in cui si utilizzano materiali scadenti o non conformi, un altro 15% di casi in cui le protesi non sono funzionali o sono adattate in fretta e furia, o magari ancora funzionano, ma i tessuti di supporto sono infetti. Spesso infatti si interviene mettendo impianti, ponti o corone senza pensare a curare i tessuti di supporto e senza prima risolvere infiammazioni, granulomi o altri problemi".

"Tutto questo - conclude - compromette la salute orale, che invece viene tutelata se i pazienti si affidano a odontoiatri italiani che eseguono una diagnosi precoce, programmano un trattamento in fasi corrette e consequenziali, garantiscono l’impiego di materiali di qualità. Adottare la soluzione più veloce e a basso costo non è sinonimo di sicurezza, né di reale risparmio”.

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Scuola, il pediatra: “Proposta Valditara favorisce...

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"Bilanciare la presenza di alunni stranieri evita classi ghetto e facilita l'arricchimento multiculturale reciproco". L'analisi di Italo Farnetani

Scuola, il pediatra:

"La proposta del ministro dell'Istruzione e del Merito, di contingentare la presenza di studenti stranieri nelle classi, è positiva perché favorisce l'inclusione e l'integrazione e contrasta in modo netto le discriminazioni". Dal pediatra Italo Farnetani arriva un "plauso" al progetto annunciato via social da Giuseppe Valditara. "Finirebbero così le classi ghetto, da un lato, e quelle della cosiddetta 'società bene' dall'altro", spiega l'esperto all'Adnkronos Salute. Bilanciare la componente di alunni stranieri "faciliterebbe la conoscenza reciproca all'interno delle classi - è convinto il docente di Pediatria dell'Università Ludes-United Campus of Malta - con un arricchimento multicuturale che è il presupposto per una convivenza sana e produttiva".

"Partiamo dai numeri", premette Farnetani. "In tutta la popolazione residente in Italia - calcola il medico - i minori che hanno entrambi i genitori stranieri rappresentano l'11,5% del totale". Ma le percentuali variano 'zoomando' sulle diverse fasce d'età: "In quella asilo-elementari - precisa - gli alunni con entrambi i genitori stranieri sono il 14%, una quota che scende al 10,5% tra i ragazzini in età da scuola media, per ridursi ulteriormente al 9% a 16 anni, quando finisce l'obbligo scolastico".

Secondo Farnetani, "la percentuale di studenti stranieri nelle classi andrebbe modulata proprio tenendo conto di queste differenze", così da rispecchiare dentro l'aula quello che è oggi la società italiana. "La proposta di un 20% di alunni con entrambi i genitori stranieri è dunque appropriata per gli asili e la scuola primaria - evidenzia il pediatra - mentre per la secondaria potrebbe essere ulteriormente ridotta. Questo nell'interesse di tutti i bambini, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori stranieri, sia quelli che hanno uno o entrambi i genitori italiani".

Lavorando a un 'melting pot' proporzionato nelle scuole, ragiona Farnetani, "ci sarà uno scambio tra le varie culture e i vari stili di vita. Sarebbe più semplice costruire in classe le basi per una società multiculturale, fondata sulla conoscenza e l'arricchimento reciproco", ribadisce il medico.

"Creare un 'gruppo classe' che riflette realmente la composizione della società nel suo complesso" è l'obiettivo da perseguire agli occhi del pediatra. "I bambini con i genitori stranieri, che in grandissima maggioranza sono nati in Italia - ricorda - grazie alla conoscenza reciproca" favorita da un mescolamento bilanciato "potranno identificarsi nel gruppo dei coetanei e quindi integrarsi completamente nella società in cui vivono. Questo - avverte il pediatra - non avviene invece quando ci sono classi in cui è maggioritaria la percentuale di alunni stranieri. Perché in tal caso il gruppo classe non rappresenta la società esterna, ma diventa" appunto un ghetto, "un luogo di esclusione e di discriminazione".

Farnetani invita a rivolgere particolare attenzione alle "classi del tempo pieno", dove il 'rischio ghetto' "è ancora più alto perché i genitori stranieri, potendo contare meno sul supporto di altri familiari, hanno bisogno di scuole che garantiscano un'apertura più prolungata" e privilegiano per i figli il tempo pieno. "Per i bambini stranieri queste classi ghetto sono un danno - insiste l'esperto - Non solo dal punto di vista relazionale, ma anche di apprendimento, soprattutto linguistico. E' noto infatti che l'italiano, specie nei primi anni, si impara con un 'bagno di linguaggio'. E alla fine, nelle classi ghetto, l'italiano si parla molto poco e spesso male". Le fondamenta della multiculturalità, è il messaggio del medico dei bimbi, si gettano coltivando l'armonia. La ricchezza della diversità.

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Longevità e giovani, cresce il consumo dell”elisir di...

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Indagine presentata al Milan Longevity Summit: possibile 'hackerare' il nostro organismo riportando indietro le lancette dell'orologio biologico

Giovani - Fotogramma

Può sembrare controintuitivo, ma la longevità appartiene ai giovani, cioè a coloro che hanno decine e decine di anni di vita davanti. Almeno secondo un'indagine presentata al Milan Longevity Summit, evento internazionale dedicato alla longevità che si è chiuso ieri. La ricerca, promossa da SirtLife, ha scoperto che tra i consumatori di integratori della longevità uno su 3 ha meno di 35 anni. "Il crescente interesse che i giovani mostrano verso la longevità riflette perfettamente quanto emerso con chiarezza negli ultimi 10 anni di ricerca scientifica sull'argomento", spiega Marco Menichelli, Ceo di SirtLife. "Oramai è dimostrato che l'invecchiamento è una malattia - sottolinea - una sorta di cancro: quanto più gli permettiamo di danneggiare il nostro organismo, tanto più è difficile riparare ai danni che causa. Quindi prima agiamo per contrastare attivamente il processo di invecchiamento, maggiori sono le chance si rallentarlo e addirittura invertirlo".

Con il giusto stile di vita e un'integrazione mirata è dunque possibile 'hackerare' il nostro organismo, riportando indietro le lancette dell'orologio biologico. Questo significa che, se sulla carta d'identità si hanno 35 anni d'età, biologicamente se ne possono avere 25. O se sono già passati 50 compleanni, per il nostro organismo è come se ne fossero trascorsi solo 35 o 40. "L'invecchiamento è una condizione per gli esseri umani ineluttabile, è vero. Ma oggi la scienza ci dice che possiamo fermarlo, rallentarlo, procrastinarlo", rimarca Menichelli. "Numerose evidenze scientifiche, promulgate anche da illustri scienziati come Camillo Ricordi, David della Morte Canosci, David Sinclair, indicano infatti che la longevità è determinata solo per il 15% dalla genetica - precisa - Il restante 85 % è invece influenzato da fattori epigenetici modificabili".

"Sirt500 Plus rappresenta uno strumento utile per manipolare e in qualche modo 'piegare' il tempo, riducendo gli effetti dell'invecchiamento sull'organismo. E' un potente mix di molecole naturali, tra cui polidatina, pterostilbene, onochiolo, acido ellagico, zinco ed altri minerali e vitamine, che agendo sinergicamente attivano le sirtuine, proteine che hanno una forte azione antinfiammatoria e antiossidante che ha importanti ricadute sull'organismo", riferisce l'azienda produttrice. "Diversi studi scientifici condotti sul nostro composto e pubblicate su riviste internazionali ad alto impact factor - prosegue Menichelli - hanno dimostrato in vitro e in vivo che Sirt500 Plus migliora il metabolismo e rallenta l'invecchiamento. Questo significa che il nostro composto, l'unico vero 'attivatore delle sirtuine' in commercio, favorisce il rinnovamento cellulare, migliora i tempi di recupero, la resistenza allo stress e rinforza le difese immunitarie".

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Virus respiratori, gli infettivologi: “Con Pasqua e...

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Mascherina? "In altri paesi è normale portarla, da noi soffre del retaggio Covid". Il virologo Pregliasco: "Con meteo pazzo virus per 600mila italiani"

Ragazza con mascherina - Fotogramma

"Soprattuto lo scorso anno l'influenza ha circolato fino ad aprirle, quindi c'è e circola ancora come sono presenti anche diversi virus respiratori aiutati anche dalla temperature ancor non primaverili. Il freddo infatti crea le condizioni, o meglio predispone, alle infezioni delle vie respiratorie. I tanti casi che ancora si vedono di influenza (soprattutto influenza di tipo B) con anche qualche ricovero in ospedale, i raffreddori e anche il virus sinciziale negli adulti, sono dovuti anche alla bassa copertura vaccinale. E' chiaro che una Pasqua all'insegna del cattivo tempo faciliterà le riunioni familiari in casa e non all'aperto e questo mette più a rischio i fragili, ricordiamoci di fare un minimo di attenzione con loro e con gli anziani". Lo spiega all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali.

Mascherina? In altri paesi è normale usarla in primavera per i pollini e anche per la coda di virus respiratori, da noi invece soffre del retaggio del Covid. Molti si farebbero tagliare un dito pur di non indossarla".

Pregliasco: "Con meteo pazzo virus per 600mila italiani"

Pasqua col virus per circa 600mila italiani. Nella settimana della prima festa di primavera, con l'Italia spaccata in due dal meteo di un marzo più che mai ballerino, il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco prevede "presumibilmente almeno 300mila casi di sindromi simil-influenzali censibili dalla sorveglianza RespiVirNet" curata dall'Istituto superiore di sanità. Ma a queste andranno aggiunte "altrettante forme meno rilevanti, che non in quanto tali non vengono segnalate" sfuggendo al sistema. Per colpa degli "sbalzi termici - spiega infatti l'esperto all'Adnkronos Salute - la curva di queste sindromi si allungherà, con un calo non importante, se non con un piccolo rialzo".

A complicare le vacanze pasquali ci saranno "in primis rhinovirus, metapneumovirus, enterovirus e adenovirus - elenca Pregliasco - ma avremo ancora un piccolo strascico di influenza e coronavirus, e anche un po' di virus respiratorio sinciziale" Rsv. I consigli sono i soliti: vietato scoprirsi; meglio vestirsi 'a cipolla', così da poter togliere e rimettere qualche strato al bisogno.

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