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Copasir, Rai, ddl Zan: duello Lega-Fdi blocca ogni trattativa

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Non c’è pace all’interno del centrodestra. Così come sul Copasir e sulle comunali, anche sul ddl Zan l’unità, per ora, sembra una chimera. Sullo sfondo c’è sempre lo scontro politico, tutt’altro che risolto, tra Lega e Fdi, che si contendono la leadership. Matteo Salvini sente il fiato sul collo dell’alleata, mentre Forza Italia prova a ritagliarsi uno spazio al centro, ribadendo di essere l’unica forza moderata ed europeista della coalizione. In mezzo ci sono i ‘piccoli’, Udc, ‘Cambiamo’ e Noi con l’Italia, che puntano i piedi quando possono e sognano una grande aggregazione centrista. Lo scoglio del Copasir, poi, pesa come un macigno su ogni trattativa. Persino le nomine del Cda Rai rientrano in questa complessa partita dagli esiti tutt’altro che scontati.

Si attende la convocazione di un tavolo nazionale per cercare di sciogliere tutti i nodi sul tavolo. Ma, allo stato, non c’è una data: doveva tenersi subito dopo Pasqua, poi nel corso del mese di aprile, ora siamo a a maggio e nemmeno l’ombra di un summit (l’ultimo risale al 3 febbraio scorso). Salvini oggi se la prende con gli alleati che con i loro tentennamenti sui candidati sindaci hanno fatto tramontare la candidatura di Gabriele Albertini a Milano e rischiano di bruciare quella di Guido Bertolaso a Roma. Ma il ‘Capitano’, sfoghi a parte, prende tempo e non ha ancora fissato un vertice con Meloni e Antonio Tajani.

Ignazio La Russa torna a rivendicare con forza, come previsto dalla legge, la presidenza del Copasir per il suo partito, rimasto unica forza di opposizione (”va ripristinata la legalità, così rischiano di essere inficiate di illegittimità anche le nomine dei vertici dell’intelligence”) e pone il problema del mancato coordinamento all’interno della coalizione anche sul tema omofobia, dopo che Lega e Fi hanno presentato insieme un ddl da tutti ribattezzato del ”centrodestra di governo” senza coinvolgere Fratelli d’Italia.

”Mi fa piacere che ci sia un’iniziativa del centrodestra al governo” alternativa al ddl Zan, ma, avverte La Russa, “se vogliono rafforzarla e non considerarla solo una via di fuga, rimane viva l’offerta di un collegamento permanente del centrodestra per confrontarsi. Questa -rimarca il vicepresidente del Senato all’Adnkronos- è una di quelle occasioni per discutere insieme, altrimenti ognuno fa la sua parte… Sin dall’inizio chiediamo di confrontare e concordare, ove sia possibile, le posizioni del centrodestra dentro o fuori dal governo. Questa è la nostra posizione: se la capiscono, bene. Se poi qualcuno intende fare inutili polemiche, se ne assume la responsabilità, anche di fronte agli elettori, che non sono per nulla stupidi”.

Altro terreno di scontro sono le comunali, ovvero la scelta dei candidati sindaci nelle principali città chiamate al voto in autunno. Il centrodestra è sempre al palo. Salvini fino ad ora si è limitato ad annunciare solo sulla stampa alcuni nomi da lui sponsorizzati, come Bertolaso a Roma e Albertini a Milano, ma senza convocare gli alleati attorno allo stesso tavolo. Almeno questo è l’accusa di Fdi. Intanto, Albertini che sembrava poter competere con l’uscente Beppe Sala, ha rinunciato, sconfessando il ‘Capitano’ suo principale sponsor e rimettendo in gioco l’altro papabile, il presidente di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi.

Pure il rinnovo del cda Rai mette in imbarazzo il centrodestra. Tra gli azzurri non pochi sono convinti che le scelte dei nomi passeranno dal tavolo nazionale dove si dovrà discutere anche delle altre partecipate oltre che delle elezioni amministrative. Del resto, se la coalizione vuole esprimere due membri nella stanza dei bottoni dell’azienda di viale Mazzini deve assolutamente convogliare voti su candidature condivise.

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Pnrr, Fitto: “Da Corte Conti ci aspettiamo contributo costruttivo”

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Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr: "Serve un approccio costruttivo da tutti, prudenza e confronto preventivo"

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“Nei prossimi mesi partiranno le rendicontazioni di molti progetti e di molti interventi, sarebbe auspicabile un approccio costruttivo della Corte dei Conti che potrebbe supportare tutti i soggetti attuatori nella fase di rendicontazione, di campionamento, e di verifica del raggiungimento dei risultati, elaborando format, sistemi di autocontrollo che semplificherebbero i compiti dei singoli soggetti attuatori”. Lo afferma il ministro per gli Affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. “In tal senso quindi i controlli non si sovrapporrebbero e il sistema sarebbe in grado di rispondere più efficacemente alle richieste europee. Lavorare insieme, lavorare costruttivamente, lavorare bene”.

“In relazione a quanto rilevato dalla Corte dei Conti in merito ai profili temporali di spesa del Pnrr, nel corso del 2021-2022 -spiega l’esponente dell’Esecutivo- le spese sostenute sono riferite principalmente alle rendicontazioni di progetti in essere, quindi precedenti alla nascita del Piano, e inseriti nel Pnrr. In particolare alle misure automatiche di incentivazione fiscale, quali il superbonus e il credito di imposta 4.0. A tale circostanza si aggiunge anche il fatto che a febbraio 2023 sulla base di indicazioni Eurostat è stata definita una nuova modalità di rendicontazione dei crediti fiscali che hanno sostanzialmente esaurito la loro dotazione finanziaria a valere sul Pnrr”.

“Per quanto riguarda le spese del 2023 l’effettiva rendicontazione è subordinata all’avvio dei lavori dei circa 110 miliardi di opere pubbliche che, secondo i cronoprogrammi del Pnrr, inizierà nel corso del 2023. Pertanto – aggiunge Fitto- solo dopo l’avvio dei lavori sarà possibile rendicontare gli stati di avanzamento e quindi si verificherà un conseguente aumento della spesa effettivamente sostenuta. Per le altre misure a sportello, come previsto, sono in corso di finalizzazione le procedure di attivazione e concessione dei finanziamenti e anche per tali interventi l’effettiva spesa sarà effettuata a partire dalla seconda metà del 2023”.

“L’attuazione del Pnrr è una sfida per tutto il Paese come ci ricorda sempre il Presidente Mattarella. Serve un approccio costruttivo da parte di tutti, affinché i progetti si realizzino e si rendicontino in modo adeguato. Ognuno deve contribuire in maniera proattiva al raggiungimento dell’obiettivo comune: realizzare interamente il Piano, ammodernare il Paese e renderlo competitivo. Quindi tutti dobbiamo lavorare soprattutto tra Istituzioni, privilegiando la prudenza e il confronto preventivo” conclude.

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Alluvione Emilia Romagna, martedì Mattarella nelle zone colpite

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A Forlì incontro con soccoritori e cittadini, a Faenza con i sindaci

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, visiterà martedì prossimo 30 maggio le zone della Emilia-Romagna, colpite dall’alluvione. Nel corso della visita, che riguarderà diverse località, incontrerà in mattinata a Forlì i soccorritori e la cittadinanza. Nel pomeriggio avrà luogo l’incontro a Faenza con i sindaci.

I giornalisti interessati a seguire i due eventi -spiega un comunicato- possono rivolgersi alle Prefetture di Forlì e Ravenna. Sarà cura dell’ufficio stampa del Quirinale rendere noto nei prossimi giorni il programma completo e gli orari della visita alle zone dell’alluvione.

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Meritocrazia Italia, convocato a Roma il quinto Congresso Nazionale dal 26 al 28 ottobre

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Si è appena conclusa a Rimini, presso l’Hotel Continental, la Direzione Nazionale di Meritocrazia Italia, durante la quale i dirigenti e gli associati del movimento si sono riuniti per pianificare ed organizzare il Congresso Nazionale MI che quest’anno giunge alla V convocazione. Il Congresso si svolgerà a Roma nelle date 26-28 ottobre 2023 ed avrà il titolo scelto ad esito di ampio confronto della dirigenza nazionale: “La polItica Artificiale – le forme della Rappresentatività”.

La scelta del tema congressuale, non a caso, tocca il tema cruciale del profondo distacco della politica dal tessuto sociale del Paese e si articolerà in due sessioni alternate da due corner su temi di enorme interesse per i cittadini. La prima sessione avrà titolo “l’Europa…di Governo” con corner, “Giovani divide – CREAre prospettive” e la seconda sessione, “il rapporto tra i diritti e doveri senza partecipazione” con corner “i volti della sostenibilità”.

Nel corso dei lavori della Direzione Nazionale, sono stati moltissimi i punti all’ordine del giorno, tra cui la relazione introduttiva del Presidente Nazionale, Walter Mauriello, che ha sottolineato la impellenza di porre le competenze e il merito al centro dell’azione politica, ricordando che: “Meritocrazia Italia non è solo un luogo di proposte e di studio, ma anche e soprattutto un laboratorio che premia le idee”. E’ poi intervenuto in collegamento streaming l’ex Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, per un confronto sui temi della proposta di riforma della legge elettorale, in corso di elaborazione in seno alla Associazione.

Erano, inoltre, presenti il noto stilista Saverio Moschillo, creator del brand Richmond, con un coinvolgente intervento sul valore dei giovani e del made in Italy, il Segretario Nazionale del Centro Democratico Margherita Rebuffoni, il giornalista e conduttore televisivo Andrea Fragrasso, il Direttore Editoriale Unesco prof Massimo Lucidi, la Europrogettista internazionale Francesca Ballali, il dott. Commercialista Massimiliano Borghese, esperto di economia e diritto tributario, che ha relazionato sulle criticità della legge delega fiscale in ambito di riforma tributaria, con particolare riferimento all’ Irpef, agli interpelli ed ai redditi fondiari.

Nonostante i noti accadimenti degli scorsi giorni per i tragici episodi verificatisi a seguito dell’alluvione e le difficoltà dei collegamenti, la DN ha comunque visto la presenza di ben 95 partecipanti provenienti da tutte le regioni d’Italia, in segno di solidarietà alla Regione Emilia Romagna ed al Sindaco della città di Rimini: Jamil Sadegholvaad che ha inviato i suoi saluti all’associazione.

Due giornate di lavoro intense ed articolate, che hanno consolidato gli intenti e gli obiettivi di Meritocrazia Italia. La Direzione si è svolta in un contesto di massima partecipazione ed aggregazione il cui filo conduttore è stata la competenza, il garbo e la consapevolezza di doversi concentrare su un maggior impegno politico, che possa risvegliare l’interesse dei cittadini ad una nuova fase di cittadinanza attiva.

Il Presidente Mauriello ha infatti concluso: “La libertà è partecipazione e la partecipazione è libertà. Dedichiamo una piccola fetta del nostro tempo alla costruzione della nostra libertà, dobbiamo costruire nuove idee per alimentare una sana competizione”.

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Lollobrigida: “Sì a ‘nazionalità’ al posto di ‘razza’ in atti pubblici, termine più preciso”

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Il ministro all'Adnkronos: "Per quanto concerne l'intervento in tal senso nei documenti statali, non posso che condividere l'emendamento Scotto"

“Sostituire la parola ‘razza’ con ‘nazionalità’ negli atti pubblici mi trova del tutto d’accordo. In questo caso, per quanto concerne l’intervento in tal senso nei documenti statali, non posso che condividere l’emendamento Scotto”. Lo dice all’AdnKronos Francesco Lollobrigida, il ministro per l’Agricoltura e la sovranità alimentare, commentando la proposta presentata in Commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera e dichiarata “ammissibile”, su cui il governo sarebbe intenzionato a rimettersi al parere delle stesse commissioni, dando così il via libera al cambiamento di termine.

Lollobrigida spiega di “non parlare a nome del governo, ma da parte di Fdi posso assicurare che non c’è alcun problema in quest’ottica, io stesso avevo fatto riferimento alla Costituzione, tanto meglio se si interviene sui documenti pubblici, perché il termine nazionalità è molto più preciso e caratterizzante”. “Dico questo oggi – conclude il ministro – in coerenza con quanto già detto in passato”.

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Mafia, Meloni: “Si avvicina sconfitta definitiva grazie a servitori Stato”

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La presidente del Consiglio: "Si avvicina sconfitta definitiva mafia grazie a servitori Stato"

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“Un feroce attacco allo Stato, una guerra dichiarata alla Repubblica per vendicarsi del carcere duro, una ferita gravissima inferta all’Italia e al suo patrimonio artistico e culturale. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio di trent’anni fa la mafia decise di colpire con tutta la sua forza Firenze, facendo saltare in aria un’autobomba carica di 250 chilogrammi di esplosivo sotto l’Accademia dei Georgofili”. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio per i 30 anni dalla strage di Via dei Georgofili a Firenze.

“Il crollo della Torre delle Pulci uccise Fabrizio e Angela Nencioni, le figlie Nadia di 9 anni e Caterina di appena 50 giorni. A perdere la vita anche Dario Capolicchio, 22 anni, morto nell’incendio dell’edificio di fronte alla Torre – ricorda il presidente del Consiglio – . Decine di feriti e incalcolabili i danni al patrimonio: l’onda d’urto della bomba investì il centro storico della città, Palazzo Vecchio, la Chiesa di Santo Stefano e Cecilia e la Galleria degli Uffizi, distruggendo per sempre alcuni capolavori e causando danni ingenti a molte opere”.

“Nessun fiorentino, nessun italiano, potrà mai dimenticare la strage dei Georgofili. Così come nessuno potrà mai cancellare dalla memoria quegli anni così difficili per la nostra Nazione, segnati da altri sanguinosi attentati e stragi – sottolinea Meloni -. Una lunga scia di terrore di fronte alla quale il nostro popolo seppe reagire, dimostrando la forza della legalità e la solidità delle Istituzioni. Il Governo rivolge il suo pensiero commosso a tutti i famigliari delle vittime e rinnova il suo ringraziamento ai servitori dello Stato che, spesso nell’ombra e tra mille difficoltà, hanno lottato e lottano contro la mafia. E che con il loro instancabile lavoro avvicinano sempre di più il definitivo tramonto della criminalità organizzata”.

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Caso Annunziata, Codacons fa istanza a Cda Rai: ”Mezz’Ora in più’ sia sospeso subito”

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"Con sue dichiarazioni apertamente contro governo viene meno rispetto del pluralismo"

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Il programma di Lucia Annunziata ‘Mezz’ora in più’ in onda su Raitre “deve essere sospeso con effetto immediato”, e in tal senso il Codacons ha presentato oggi “formale istanza al Cda Rai, alla Commissione di Vigilanza e all’Autorità per le comunicazioni”. Lo fa sapere lo stesso Codacons in una nota. “La giornalista, in modo del tutto legittimo, si è schierata apertamente con le sue dichiarazioni contro il Governo, rassegnando le dimissioni ma mostrando l’intenzione di proseguire con la trasmissione fino a giugno -afferma il Codacons- Tuttavia le sue affermazioni circa la non condivisione dell’attività, dei metodi e dei contenuti del Governo, pone la Annunziata in posizione di assoluto conflitto rispetto agli obblighi in capo alla Rai”.

Per l’associazione dei consumatori, “giornalisti e conduttori della rete di Stato, infatti, sono sottoposti al vincolo del pluralismo e della corretta informazione che, per legge, devono contraddistinguere il servizio pubblico. Una giornalista che manifesta così apertamente la sua avversione ad un partito o ad uno schieramento, non può condurre un programma di approfondimento garantendo ai telespettatori imparzialità e correttezza”.

“E’ bene chiarire che la posizione di Lucia Annunziata è del tutto legittima, e che non sono certo in discussione le sue idee e le sue opinioni personali -scandisce il presidente Carlo Rienzi- E’ però lampante e incontrovertibile che, essendo la Rai soggetta a doveri e obblighi derivanti dal contratto di servizio pubblico, non esistono più le condizioni per la messa in onda di un programma così importante e seguito. Per questo abbiamo chiesto ai vertici Rai, alla Commissione di Vigilanza e all’Agcom di intervenire per disporre la sospensione immediata della trasmissione ‘Mezz’ora in più'”, conclude Rienzi”.

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Mattarella ricorda Don Lorenzo Milani: “Mai far tacere libro o presentazione”

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Le parole del presidente della Repubblica per il centenario della nascita del prete di Barbiana: "Il suo 'I Care' motto universale. Merito non deve amplificare vantaggio ma dare opportunità"

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“Don Lorenzo Milani è stato anzitutto un maestro. Un educatore. Guida per i giovani che sono cresciuti con lui nella scuola popolare di Calenzano prima, e di Barbiana poi. Testimone coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del’apertura delle celebrazioni per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani.

“Essere stato un segno di contraddizione, anche urticante, significa – ha aggiunto il Capo dello Stato – che non è passato invano fra noi ma, al contrario, ha adempiuto alla funzione che più gli stava a cuore: fare crescere le persone, fare crescere il loro senso critico, dare davvero sbocco alle ansie che hanno accompagnato, dalla scelta repubblicana, la nuova Italia”.

“Don Lorenzo – sottolinea Mattarella – avrebbe sorriso di una sua rappresentazione come antimoderno se non medievale. O, all’opposto, di una sua raffigurazione come antesignano di successive contestazioni dirette allo smantellamento di un modello scolastico ritenuto autoritario. Nella sua inimitabile azione di educatore – e lo possono testimoniare i suoi ‘ragazzi’ – pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale. Una concezione piena di modernità, di gran lunga più avanti di quanti si attardavano in modelli difformi dal dettato costituzionale”.

Il sacerdote, dice, “aveva una acuta sensibilità circa il rapporto -che si pretendeva gerarchico – tra centri e periferie. Come uscire da una condizione di emarginazione? Come sollecitare la curiosità, propulsore di maturità? Come contribuire, da cittadini, al progresso della Repubblica? Il motore primo delle sue idee di giustizia e uguaglianza era proprio la scuola. La scuola come leva per contrastare la povertà, anzi le povertà. Non a caso oggi si usa l’espressione ‘povertà educativa’ per affermare i rischi derivanti da una scuola che non riuscisse a essere veicolo di formazione del cittadino”.

“La scuola – ha proseguito il Capo dello Stato – per conoscere. Per imparare, anzitutto, la lingua, per poter usare la parola. ‘Il mondo – diceva don Milani – si divide in due categorie: non è che uno sia più intelligente e l’altro meno intelligente, uno ricco e l’altro meno ricco. Un uomo ha mille parole e un uomo ha cento parole’. Si parte con patrimoni diversi. Da questa ansia si coglie il suo grande rispetto per la cultura. La povertà nel linguaggio è veicolo di povertà completa, e genera ulteriori discriminazioni. La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine”.

E ancora: “‘Lettera a una professoressa’, scritta con i suoi ragazzi mentre avanzava la malattia – che lo avrebbe portato via a soli 44 anni – è un atto d’accusa, impietoso. ‘Lettera a una professoressa’ ha rappresentato una lezione impartita a fronte delle pigrizie del sistema educativo e ha spinto a cambiare, ha contribuito a migliorare la scuola nel mezzo di una profonda trasformazione sociale del Paese. Ha aiutato a comprendere meglio i doveri delle istituzioni e sollecitato a considerare i doveri verso la comunità”.

“Sempre più gli insegnanti, hanno lavorato con passione -ha ricordato il Capo dello Stato- per attuare i nuovi principi costituzionali. Perché a questo occorre guardare. La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti. Spiegava don Milani, avendo davanti a sé figli di contadini che sembravano inesorabilmente destinati a essere estranei alla vita scolastica: ‘Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo di espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose’. Impossibile non cogliere la saggezza di questi pensieri. Era la sua pedagogia della libertà”.

Don Lorenzo Milani, “era stato mandato qui, a Barbiana, in questo borgo tra i boschi del Mugello -con la chiesa, la canonica e poche case intorno- perché i suoi canoni, nella loro radicalità, spiazzavano l’inerzia. La sua fede esigente e rocciosa, il suo parlare poco curiale, i suoi modi, a volte impetuosi, lontani da quelli consueti, destavano apprensione in qualche autorità ecclesiastica. In tempi lontani dalla globalizzazione e da internet, da qui, da Barbiana -allora senza luce elettrica e senza strade asfaltate -il messaggio di don Milani si è propagato con forza fino a raggiungere ogni angolo d’Italia; e non soltanto dell’Italia”, ha affermato il Presidente della Repubblica.

Per Mattarella, “il merito non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all’Italia talenti preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito”.

“La scuola di Barbiana durava tutto il giorno. Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione”, ha poi aggiunto.

Nelle parole di don Milani “non c’era integralismo, piuttosto radicalità evangelica. Sapeva di avere in mano un testimone. Un testimone che doveva passare di mano, a cui poi i suoi ragazzi ‘aggiungessero’ qualcosa. Un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva”, ha detto ancora Mattarella, aggiungendo: “Il suo ‘I care’ è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza. A quella espressione se ne accompagnava un’altra, meno conosciuta. Diceva: ‘Finché c’è fatica, c’è speranza’. La società, senza la fatica dell’impegno, non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire. E don Lorenzo ha percorso un vero cammino di costruzione”.

“Aveva un senso fortissimo della politica don Lorenzo Milani. Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico. ‘Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia’. Difficile trovare parole più efficaci”, sottolinea Mattarella.

“Difficile – ha proseguito il Capo dello Stato – non riscontrare lo stretto legame del suo insegnamento con la fede che professava: prima di ogni altra cosa, il rispetto e la dignità di ogni persona. Qui si intrecciano il don Milani prete, l’educatore, l’esortatore all’impegno. L’impegno –educativo, e di crescita- richiede sempre, per essere autentico, coerenza. Spesso sacrificio. Al pari di tanti curati di montagna che hanno badato alle comunità loro affidate, Don Milani non si è sottratto. Era giovane. Chiedeva ai suoi ragazzi di non farsi vincere dalla tentazione della rinuncia, dell’indifferenza”.

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Comizio centrodestra in diretta su Rainews finisce in Vigilanza

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Protesta Floridia del M5S, il Pd parla di "TeleMeloni". La replica di Salvini: "Non faccio io i palinsesti". "Forte preoccupazione" di Usigrai, che chiede verifiche all'Agcom. L'ad Rai Sergio: "Rappresentazione del dibattito politico sia sempre corretta"

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Il comizio del centrodestra, trasmesso in diretta da Catania su Rainews, finisce in Vigilanza Rai. “Apprendo dalle segnalazioni di diversi gruppi parlamentari che su RaiNews24 sarebbe andata in onda in diretta il comizio organizzato dal centrodestra a sostegno del candidato sindaco di Catania. La Commissione di Vigilanza valuterà con estrema attenzione questo caso per tutti i profili di competenza. Si potrebbe profilare una violazione importante della par condicio e del pluralismo che il servizio pubblico non si può assolutamente permettere”. Così la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia.

Di “gravissima violazione da parte di Rainews24 della par condicio all’ultimo giorno di campagna elettorale per le amministrative in Sicilia” parlano invece in una nota i parlamentari del Pd della commissione di Vigilanza Rai Furlan, Nicita, Bakkali, Verducci, Peluffo, Zingaretti, Graziano e il deputato dem siciliano Barbagallo. “Non era mai accaduta una cosa del genere. La nuova Rai – puntano il dito – diventa TeleMeloni. Abbiamo presentato esposto urgente ad Agcom e una urgente interrogazione parlamentare. Mai il servizio pubblico era caduto così in basso nella parzialità politica. È tv di regime”.

Pronta la replica del ministro Salvini : “Io non faccio i palinsesti, parlavo ieri alla piazza a Catania. Non sapevo chi lo mandava in onda o chi lo ascoltava, quindi lascio ad altri il dibattito sulla Rai. Ricordo solo a me stesso che il merito deve prevalere ovunque, anche sulle radio e sulle tv pubbliche, visto che sono pagate dal contribuente italiano”.

“Onestamente – continua – non so chi e cosa trasmettesse ieri la Rai, ognuno farà gli approfondimenti del caso, penso che se qualche conduttore pagato milioni di euro abbia scelto di andare da un privato ce ne faremo una ragione”.

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Meloni: “Mare importante volano per Nazione, ministero non scelta solo simbolica”

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“Noi abbiamo dato vita al Ministero del Mare, una realtà che il governo ha voluto valorizzare, istituendo un ministero ad hoc per tutte le filiere del nostro petrolio blu”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio al secondo Summit nazionale dell’Economia del Mare Blue Forum. “Non è stata una scelta simbolica, sappiamo che l’economia del mare un importante volano per la nazione, una importante possibilità di crescita per tutto il Mezzogiorno” per un settore “che rappresenta il 9% dl Pil e vale oltre 150 miliardi di euro”.

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Mafia, Berlusconi: “Siamo quelli che l’hanno combattuta più efficacemente”

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"Combattuto la criminalità mafiosa confiscando patrimoni e stabilizzando il 41bis, arrestando 32 dei 34 latitanti più pericolosi"

“Ad ogni tornata elettorale la Sicilia ci ha dato grandi soddisfazioni”. Così Silvio Berlusconi, intervistato dalla Sicilia, alla vigilia del voto a Catania. “I siciliani sanno che noi abbiamo sempre creduto nelle potenzialità della loro terra e abbiamo sempre investito sulla crescita della loro Regione. I nostri governi sono stati quelli che più hanno investito nel Mezzogiorno, per esempio completando la rete autostradale siciliana”, dice il Cav. “Sono anche quelli che hanno più efficacemente combattuto la criminalità mafiosa confiscando patrimoni e stabilizzando il 41bis, arrestando 32 dei 34 latitanti più pericolosi”, ricorda il fondatore di Fi.

“Tutto questo senza parlare del nostro costante impegno per il Ponte sullo Stretto. I siciliani che guardano al futuro, che credono nel ruolo della loro terra in Europa e nel Mediterraneo ci hanno sempre dato e continueranno a darci fiducia”, conclude.

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