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Come scegliere la pensione integrativa migliore tra fondi aperti e PIP
Milano, 7 ottobre 2022 – In questi anni di pandemia è cresciuto a livello planetario il fenomeno delle cosiddette “Grandi dimissioni” (in inglese Big quit o Great resignation): la gente è stanca di lavorare ed è pronta a cambiare vita e anche a cercare la pensione integrativa migliore per anticipare di qualche anno l’interruzione del percorso lavorativo.
Ma anche avendo la possibilità di andare in pensione in anticipo grazie a scivoli, riscatto della laurea o altre “scappatoie”, è davvero così certo che i contributi accumulati finora siano sufficienti per la Grande Fuga? O forse è il caso di iniziare a pensare a una pensione privata e a cercare di capire se una pensione integrativa conviene, spostando un po’ in avanti il momento dell’uscita?
Sì perché un punto deve essere chiaro: per quanto si cerchi la
pensione integrativa migliore, si tratta prima di tutto di un investimento finanziario. E come tutti gli investimenti finanziari, la pensione integrativa è soggetta a scelte individuali legate al proprio profilo, agli obiettivi e al rischio presente in qualunque tipo di strumento finanziario. Come spiega efficacemente Marco Cini, consulente finanziario indipendente di SoldiExpert SCF nel video dedicato proprio alla pensione integrativa migliore.
COS’È E COME FUNZIONA LA PENSIONE INTEGRATIVA
La pensione integrativa si chiama così perché rappresenta appunto un’integrazione rispetto a quanto già si accantona sulla base dell’attività professionale che si svolge. Per legge, infatti, i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti aderenti agli Albi, devono versare una percentuale dei guadagni a fini contributivi. Cioè per avere la pensione alla fine della vita lavorativa.
Ma non sempre la pensione basta. Innanzitutto perché è sempre una percentuale inferiore rispetto allo stipendio pieno o ai guadagni percepiti, per cui da un giorno all’altro ci si può ritrovare con un reddito più basso a parità di tenore di vita. Poi perché inflazione, aumento dei prezzi, e – come in questi anni – una fase economica complicata, si mangiano progressivamente quel poco che arriva.
Attraverso un versamento periodico, quindi, la pensione integrativa consente di aggiungere alla pensione “standard” un ulteriore rendimento. Ecco perché nel 2021 quasi nove milioni di italiani hanno aderito a una delle forme di pensione integrativa disponibili (dati Covip).
Ma la pensione integrativa come funziona?
In Italia è possibile aderire a tre forme principali di pensione integrativa: i fondi negoziali chiusi, i fondi pensione aperti, i Piani Individuali Pensionistici di tipo assicurativo (PIP).
I primi sono destinati a specifiche categorie di lavoratori dipendenti, quindi vi sia accede solo se si ha un contratto di lavoro. I fondi aperti e i PIP, invece, sono accessibili a tutti, e sono questi due che rappresentano la vera alternativa “libera” per cercare di avere la pensione integrativa migliore. I parametri da valutare sono però numerosi, tra cui gli aspetti fiscali, la deducibilità, l’inflazione, il “rischio longevità”, rischi e rendimenti degli strumenti finanziari su cui i fondi investono e così via. Insomma, la previdenza integrativa è soprattutto materia per
consulenti finanziari indipendenti. Che si trovano in una posizione di oggettiva indipendenza visto che non hanno prodotti o strumenti da collocare ma come dei professionisti sono remunerati direttamente dal cliente e non hanno quindi conflitti d’interesse e la loro attività deve rispettare dei requisiti precisi fra cui quella di essere iscritti a un Albo.
I FONDI PREVIDENZIALI APERTI
Nel 2021 oltre 1,7 milioni di italiani avevano aderito a un fondo aperto di previdenza complementare (dati Covip). Ciò significa che questa forma alternativa è stata scelta da circa un italiano su cinque tra tutti coloro che hanno optato per una forma di risparmio pensionistico integrativo.
I fondi aperti previdenziali sono promossi da banche, imprese di assicurazione, SGR e SIM, e ad essi è possibile iscrivere anche i famigliari. A chi vuole aderirvi devono essere forniti alcuni documenti obbligatori che illustrano le modalità di contribuzione (cioè di che entità deve essere il versamento e con quale periodicità deve essere effettuato), i rendimenti ottenuti negli anni passati (che però non fanno mai fede circa i rendimenti futuri) e la “Scheda dei costi”.
Vengono inoltre indicate le linee di investimento, cioè su quali strumenti finanziari il fondo investe e con quale profilo di rischio. Le linee sono classificate in quattro categorie: garantite, obbligazionarie pure o miste, bilanciate (azioni e obbligazioni) e azionarie. Dall’andamento di queste dipende direttamente il rendimento fondi pensione integrativi.
È poi possibile scegliere se, al momento del pensionamento, ricevere una rendita mensile o ricevere immediatamente – a condizioni che possono variare – dal 50% al 100% del capitale. La normativa regola la possibilità, in casi particolari, di richiedere anticipazioni parziali o il riscatto totale della posizione.
Va infine sottolineato che stanno nascendo diversi fondi pensione aperti gestiti con criteri legati alla sostenibilità e ai precetti ESG (attenzione ad ambiente, alla società e a come vengono gestite le aziende su cui si investe).
PIANI INDIVIDUALI PENSIONISTICI (PIP)
I PIP sono invece delle polizze assicurative vita con fini previdenziali. In questo caso le quote periodicamente versate dai sottoscrittori possono essere investite in gestioni separate di ramo I (cioè polizze vita vere e proprie) o in fondi assicurativi dello stesso gruppo che ha emesso la polizza. Nel 2021 circa 3,6 milioni di sottoscrittori avevano optato per questa forma previdenziale complementare.
Non si può dire però che i PIP rappresentino la
pensione integrativa migliore. Rispetto ai fondi aperti, i PIP sono infatti soggetti a meccanismi un po’ più complessi, quindi per l’utente è più difficile valutarne qualità e rendimenti effettivi. Non solo, ma sono anche mediamente più cari in termini di percentuali e costi che il gestore del PIP trattiene per sé. Con il PIP, infatti, il gestore può applicare sul versamento effettuato una trattenuta fissa o variabile, a cui vengono di solito aggiunti costi di performance o di gestione degli strumenti su cui il PIP investe.
Il PIP può investire su una gestione separata, su un fondo dello stesso gruppo o su combinazione dei due. La gestione separata solitamente offre una garanzia di restituzione del capitale versato, mentre i fondi possono essere bilanciati, obbligazionari o azionari.
“Nella nostra esperienza – spiega Marco Cini di SoldiExpert SCF – durante le analisi sui fondi pensione che ci vengono sottoposti da valutare, nella maggior parte dei casi vengono sottoscritti PIP con costi di gestione elevati. Oltre a questi si possono aggiungere costi di caricamento che possono raggiungere anche il 4-5% sui contributi versati all’interno del fondo pensione, o anche sul versamento del Tfr.
Un costo di gestione elevato e in particolare i costi di caricamento possono determinare una riduzione anche del 30-40% del controvalore finale del fondo pensione. La scelta del fondo pensione corretto per le proprie esigenze può sembrare semplice ma commettere un errore di valutazione iniziale potrebbe comportare un riduzione della futura pensione integrativa anche di diverse migliaia di euro.
È importante ricordare che i contributi versati all’interno dei fondi pensione possono essere trasferiti tra vari fondi pensione dopo 2 anni dalla sottoscrizione (anche tra un Pip e un fondo pensione aperto)”.
Informazioni su SoldiExpert SCF
Questo comunicato è stato realizzato da SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti a livello nazionale. Vanta clienti di ogni tipo e portafoglio (soprattutto privati) in tutta Italia grazie anche a un modello unico basato sulla Rete e sulla tecnologia come la possibilità di collegarsi in video-conferenza con i propri esperti che operano in più parti d’Italia.
La consulenza fornita può riguardare tutto il patrimonio o sola la parte legata agli investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, fondi) o assicurativi (spesso unit linked che di fatto sono investimenti finanziari spesso “travestiti”) e si basa su un’attenta analisi preventiva (tipicamente i risparmiatori che si rivolgono a SoldiExpert SCF partono con un check up ed è possibile richiedere gratuitamente una prima consulenza di 30 minuti) di efficienza del portafoglio detenuto dal cliente in termini di costi e rischi. E il fatto di essere una società che fornisce esclusivamente consulenza su base indipendente è un punto molto importante per gli investitori poiché SoldiExpert SCF viene remunerata direttamente in modo trasparente dai clienti senza quindi ottenere provvigioni o commissioni sui prodotti consigliati come è tipico dell’industria del risparmio gestito in Italia.
Si ricorda anche ai fini dello studio proposto che le performance passate nei mercati finanziari non costituiscono necessariamente garanzia, nè indicazione di performance future e non dovranno essere perciò utilizzate come unico criterio di valutazione per la scelta degli investimenti. Per maggiori informazioni si invita a visitare il sito soldiexpert.com
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Andrea Bocelli alla 5ª edizionedel Festival Nazionale dell’Economia Civile


Firenze, 30/09/2023 – Andrea Bocelli è stato tra gli ospiti della terza giornata al Festival Nazionale dell’Economia Civile in corso a Firenze.
Il tenore ha partecipato al panel “Oltre l’arte. Come rigenerare le persone”, insieme a Matteo Spanò (Presidente MUSe e Vice presidente Federcasse). Leonardo Becchetti (Direttore FNEC) ha consegnato ufficialmente ad Andrea Bocelli il riconoscimento di “Ambasciatore dell’Economia Civile”, per avere avuto la capacità di unire i principi dell’economia civile alla sua arte e diffondere i valori dell’uguaglianza, dell’integrazione e della sostenibilità. Il nuovo format del Festival “artisti per la sostenibilità” premierà ogni anno gli artisti più sostenibili di Italia.
«Fin da bambino – ha detto Bocelli – la passione per il canto mi ha fatto sentire la responsabilità di farlo al meglio, quando poi le persone ti donano il loro tempo per ascoltarti la responsabilità cresce ancora. Credo sia vero quello che diceva Dostoevskij: la bellezza ci salverà.
La cultura è un valore assoluto fondamentale, ma la cultura ha un costo e purtroppo non sono sicuro che tutti abbiano una vera e propria cultura: a tutti abbiamo dato un’alfabetizzazione, ma non si fa abbastanza perché la cultura media cresca, anzi mi sembra che si faccia di tutto affinché si impoverisca».
Un esempio di quanto sia capace di generare la cultura è il teatro del silenzio di Lajatico: «Quando un architetto del mio paese mi propose questa idea mi sembrò folle, invece poi si è rivelata vincente: oggi ci sono persone che vengono da ogni pare del mondo per assistere ad uno spettacolo in quel luogo, in un paese di 1200 abitanti».
Secondo Spanò «la cultura mette in connessione le persone e l’economia civile intende tessere un sistema di relazioni con la persona al centro, quindi l’arte e la cultura devono essere presenti al Festival dell’economia civile. L’arte è per sua natura generativa, insieme alla cultura hanno come obiettivo quello di rigenerare le persone, così come l’economia civile deve essere generativa perché ha come obiettivo quello di rigenerare la società. La cultura è essa stessa motore di sviluppo e di ricchezza non solo quantitativa: un euro investito in cultura ne genera 3,2 e questo smentisce l’affermazione per cui con la cultura non si mangia e il valore va oltre quello meramente economico, perché ha reso grande il nostro Paese. È la comunione, la condivisione, l’impegno comune che ci trasforma: questo è il vero valore dell’economia civile».
Stefano Aversa (Presidente di Andrea Bocelli Foundation) ha dichiarato: «12 anni fa, pensare che l’idea avuta da Andrea e Veronica potesse diventare una realtà così strutturata era soltanto una bellissima visione. Sin da subito hanno voluto fortemente che la Fondazione fosse basata su valori concreti, che hanno trasmesso con perseveranza ed impegno della famiglia. Da quella visione sono partiti i primi programmi e dai programmi sono nati i progetti e dai progetti finalmente risultati. i risultati sono stati molto importanti, circa 54 milioni di euro sono stati raccolti in questi anni e sono stati tutti impiegati in progetti di crescita sia nel terzo mondo in Haiti e poi sempre più progressivamente in Italia. Da 3 o 4 persone iniziali ora siamo a più di 50 dipendenti e collaboratori in ABF, affiancati da più di 50 volontari che a loro volta impattano su circa 20.000 ragazzi e sulle loro famiglie sia che siano loro in ospedale, in uno slum in Haiti, vittime del terremoto del centro Italia o semplicemente come stiamo facendo adesso qua Firenze ragazzi che cercano loro la loro missione. Li stiamo aiutando a capire cosa vogliono, cosa possono fare, quali sono i propri talenti e a lavorare sulle soft skills per affrontare il futuro. Concludo con una cosa che dice spesso Andrea e nella quale crediamo fortemente “da soli si può fare tanto ma insieme si può fare molto di Più”».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile: le startup e le scuole diventate Ambasciatrici 2023


Firenze, 30/09/2023 – Consegnato il Premio Nazionale “Prepararsi al Futuro” dedicato alle scuole e alle startup, nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.
Tra le startup in gara (Yeastime, Ummy, Ticketoo, Fattormia e BestBefore) ad avere la meglio è stata Yeastime, una startup innovativa che attraverso l’uso di sensori e onde meccaniche riduce il tempo, il consumo e i costi energetici del processo fermentativo. La giuria l’ha premiata perché «prova ad andare oltre i limiti ed esprime la capacità coniugare innovazione, ricerca e sostenibilità integrale» come ha spiegato la direttrice di Fondosviluppo Silvia Rossi. A loro, come premio, vanno 6.000 euro per sviluppare il proprio progetto.
Luca Raffaele, direttore NeXt Nuova Economia per Tutti e Ceo di Gioosto, ha detto: «L’innovazione sociale è radicale, deve esserlo perché il suo obiettivo è produrre da subito un valore che sia concreto e misurabile. Non funziona partire con un progetto che non ha niente di innovativo e poi cercare di mascherarlo con una pitturata di social o di green. Per questo motivo le cinque startup che sono arrivate alla finale si sono distinte proprio per il loro approccio radicale. Radicale significa anche partire dalle radici e le radici dell’innovazione sociale e dell’economia civile sono nella scuola: è essenziale partire dalle scuole, coinvolgerle nel percorso generativo e questo spiega la ragione del premio oggi assegnato alle scuole che hanno realizzato i migliori progetti di economia civile durante lo scorso anno scolastico».
Per Silvia Rossi, direttrice Fondosviluppo, in Italia «si fa sempre meno impresa, il tasso di imprenditorialità negli ultimi dieci anni si è ridotto notevolmente per tre fattori principali: la formazione, il costo del fare impresa e la mancanza di una finanza ‘paziente’. Il costo del fare impresa italiano è il più alto in assoluto e questo limita soprattutto i giovani. Manca una formazione di tipo manageriale e c’è il tema dell’accesso al credito: il nostro fondo cooperativo cerca di rispondere a questo problema attraverso investimenti in capitale e sapendo attendere il ritorno».
Francesca Di Liberti, dirigente scolastico Liceo statale Regina Margherita di Torino, capofila della Rete nazionale dei licei economico-sociali, ha dichiarato: «Il liceo economico-sociale è stato introdotto per ultimo nel nostro ordinamento, nel 2010. Il nostro liceo oggi conta quasi 75mila studenti, quasi il doppio di quando siamo partiti: questo ci rende orgogliosi. Siamo parte di una rete nazionale che conta 500 licei nazionali organizzati in 17 reti territoriali. Questo Festival è la casa migliore per sviluppare le nostre idee e i nostri percorsi. Noi formiamo tutti i nostri insegnanti per promuovere le competenze di cui i giovani hanno bisogno. La scuola deve prevedere il futuro per orientare i ragazzi verso le professioni, seguire il passo velocissimo dell’innovazione: è molto complesso ma è una sfida essenziale per i licei economico-sociali».
Tra le scuole, invece, sono state premiate con una targa il Liceo Manfredo Fanti di Carpi, il Liceo Classico Properzio di Assisi e l’Istituto Volta di Udine.
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, Rozera (DG Unicef Italia): «Infanzia più in difficoltà oggi che nel 1946»


Firenze, 30/09/2023 – Paolo Rozera (Direttore generale Unicef Italia) e Marcella Mallen (Presidente ASviS – Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile e Prioritalia) sono intervenuti, nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, al panel dedicato alla cultura della prevenzione dei luoghi e delle persone.
«Unicef – ha detto Rozera – nacque come fondo di emergenza nel 1946 per aiutare i bambini dopo la guerra. Doveva essere un’iniziativa temporanea, poi è diventata stabile. Il problema è che oggi, dopo 77 anni, la situazione dei bambini e dei giovani è anche peggio di come era nel 1946: per alcuni versi abbiamo sconfitto molte malattie, la polio ad esempio è rimasta solo in due o tre Paesi, e tanti passi avanti sono stati fatti. I bambini che muoiono ogni giorno sono sempre meno, perché stiamo lavorando molto sulle vaccinazioni, ma noi adulti troviamo sempre modi più sofisticati di fare del male e del danno ai minori. Nelson Mandela diceva che il grado di civiltà di un Paese si misura dal modo in cui tratta i propri bambini: in Italia ci sono un milione e 400 mila giovani che vivono in situazione di povertà assoluta e, a livello mondiale, il 90% dei minori di oggi soffrirà di problemi di salute a causa dell’inquinamento. C’è tanto da lavorare».
Riguardo la sinergia tra istituzioni, Rozera ha detto: «Vorrei che Carla Garlatti, Garante Nazionale dell’infanzia, continuasse a lavorare come sta facendo adesso, poiché sta facendo un ottimo lavoro: deve insistere sul coordinamento, perché quando si parla di minori e di giovani è importante che tutti lavoriamo nella stessa direzione. Attorno al giovane, al bambino, alla bambina, ci deve essere una rete che è di supporto e che punti a ottenere dei risultati che non siano solo temporanei, ma duraturi nel tempo».
Per Mallen «lo scarto è il tema cardine del pontificato di Papa Francesco, che anche nell’enciclica “Fratelli Tutti” evoca l’ombra di un mondo chiuso dove le persone non sono più sentite come un bene primario da rispettare e da tutelare, specie se sono povere, disabili o anziane. Abbiamo curato una lettura ragionata dell’enciclica, mettendola in relazione con il Goal 16 dell’Agenda 2030, ricavando una visione condivisa. L’appello del Papa ad abbandonare un mondo chiuso per abbracciare una visione aperta che abbracci luoghi, persone, prodotti abbandonati e scartato a favore di una nuova cultura della casa comune e del nostro destino. Come andare oltre lo scarto? È essenziale la collaborazione, la capacità di creare reti e alleanze che generano benefici concreti verso le comunità, ricucendo il tessuto sociale anche attraverso l’economia civile. Serve la concretezza del cambiamento: le buone pratiche generative, per lasciare il segno, devono essere azioni concrete, tangibili, durevoli e soprattutto misurabili. È nel Vangelo la sintesi più felice del concetto di conversione da scarto a valore di cui stiamo parlando qui oggi: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”. Questo è un messaggio di speranza per andare oltre i limiti».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, presentata la ricerca del Ben Vivere in Italia 2023


Firenze, 30/09/2023 – La 5ª edizione del “Rapporto sul BenVivere delle Province Italiane 2023: Classifiche, indicatori ibridi, benessere soggettivo, partecipazione e invecchiamento attivo”, è stata presentata in occasione della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.
Lo studio – curato da Leonardo Becchetti, Dalila De Rosa e Lorenzo Semplici, è realizzato dalla Scuola di Economia Civile in collaborazione con “Avvenire” e con il contributo di Federcasse e Confcooperative, – contiene le nuove classifiche sul BenVivere e sulla Generatività delle Province italiane, che non registrano miglioramenti significativi fra le macroaree del Paese rispetto allo scorso anno. Considerando qualche piccola eccezione relativamente al punteggio e alla performance della singola provincia, nel complesso il Sud non ha recuperato sul Nord e sul Centro e quest’ultimo non ha recuperato sul Nord.
Per quanto riguarda, nello specifico, la classifica 2023 del BenVivere, al primo posto si conferma, ancora una volta, Bolzano, pur perdendo 0,13 punti rispetto all’anno scorso. Completano il podio, come nel 2021, Pordenone (+3 posizioni rispetto al 2022) e Prato (+2). Scendono, invece, Firenze e Siena (entrambe -3). Questa la top 10: Bolzano, Pordenone, Prato, Milano, Firenze, Siena, Trento, Ancona, Bologna, Gorizia. Le province che hanno migliorato di più (15 posizioni) rispetto al 2022 sono Sud Sardegna, Sondrio, Bergamo, Rimini, Terni e Alessandria.
Chiude la classifica 2023 Crotone, che perde 3 posizioni rispetto all’anno precedente. Nella flop 10, oltre alla provincia calabrese, anche Reggio Calabria, Caltanissetta, Foggia, Taranto, Napoli, Benevento, Nuoro, Caserta e Vibo Valentia. Una preoccupante presenza, quindi, per le provincie del sud Italia.
Le Province flop 2023, che perdono più di quindici posizioni, sono Rieti, La Spezia e Trieste.
Secondo la classifica 2023 della Generatività invece (che consiste nell’impatto atteso delle azioni della cittadinanza), al primo posto si colloca nuovamente la provincia di Bolzano, seguita da Trento e Milano. Il quarto e il quinto posto sono occupati da Pordenone e Reggio Emilia. Nel complesso, questa classifica mostra una certa stabilità (- 0,37 punti) rispetto allo scorso anno, in particolare per indicatori come l’età media della madre al parto, il numero medio di figli per donna, le banche del tempo, la raccolta differenziata e il numero di Neet (i giovani che non studiano né lavorano). A registrare le variazioni maggiori, in riduzione quasi ovunque, sono soprattutto due criteri esaminati: il numero di cooperative iscritte all’albo e il numero di startup innovative. Basti pensare che solo 16 province su 107 non hanno subito una riduzione del numero di cooperative iscritte all’albo: Pistoia, Lecce, Sassari, Cosenza, Reggio di Calabria, Catania, Agrigento, Matera, Trapani, Parma, Macerata, Savona, Crotone, Grosseto, Isernia, Verbano-Cusio- Ossola, mentre il numero di start up si riduce per molti territori.
Intervenuti alla presentazione Silvia Rovere (Sindaca di Ostana), Mirko Di Bernardo (Sindaco di Grottaferrata), Elena Nappi (Sindaca di Castiglione della Pescaia) e Sergio Gatti (Direttore generale Federcasse-BCC).
Gatti ha detto: «Il modello italiano della mutualità bancaria va in controtendenza rispetto alle conseguenze della desertificazione bancaria che poi è seguita anche dalla desertificazione dei piccoli esercizi commerciali, dei presidi sanitari, dei presidi scolastici nelle nostre aree interne che si spopolano. Le banche mutualistiche, invece, restano nei territori. In questo momento sono 749 i comuni italiani in cui l’unica presenza bancaria è rappresentata da una banca di credito cooperativo. Questo non è un merito particolare, è semplicemente l’applicazione della normativa contenuta nel testo unico bancario che richiede alle nostre banche di trasformare il risparmio in credito erogandolo per almeno il 95% nel territorio dove quel risparmio è stato raccolto. È quello che chiamiamo la finanza geo-circolare. Restare nei territori vuol dire valorizzare il risparmio e trasformarlo in finanza per il lavoro. E’ un modo concreto, statisticamente confermato e anche dimostrato a livello internazionale: dove c’è una banca mutualistica, il ‘ben vivere’ è più elevato».
Per Nappi «il primo obiettivo per valorizzare un territorio è la conoscenza e la condivisione di questa conoscenza con il territorio. Noi abbiamo, ad esempio, da 9 anni, un patentino dell’ospitalità che serve a far conoscere a operatori, turisti e cittadini il nostro territorio. Questo ci ha consentito di garantire la sostenibilità e la vivibilità per Castiglione della Pescaia che ha una pressione turistica molto forte, in Toscana è terza dopo Firenze e Pisa. Il territorio soffre moltissimo della presenza turistica che pure crea la sua ricchezza. Per gestire questo stato di cose a beneficio di tutti, abbiamo puntato sull’integrazione tra mare e terra per attrarre i turisti anche in inverno e attraverso le attività turistiche e culturali, perché il segmento del turismo balneare è saturo».
La Sindaca Rovere ha spiegato come «negli anni ‘80 il comune di Ostana contava 5 abitanti fissi tutto l’anno mentre prima dello spopolamento degli anni Sessanta erano 1500. Siamo partiti dalle comunità per cambiare la rotta di un luogo che non era assolutamente di ben vivere: le migliaia di persone che hanno lasciato le Alpi lo hanno fatto perché lì la vita era grama, non c’erano servizi, neppure il riscaldamento, le famiglie non avevano il bagno in casa. Ora Ostana è un paese vivo, con spazi che consentono alle persone di realizzare i propri progetti di vita».
«Siamo nella top ten delle città più istruite d’Italia e – ha detto Di Bernardo – siamo la città con il reddito pro capite più alto del Lazio, ma ci sono ancora molti luoghi abbandonati. La strategia per ricostruire la comunità locale è la partecipazione che è garanzia di libertà: abbiamo 40 cittadini, che definiamo ‘delegati del Sindaco’, che ci aiutano sia ascoltando le esigenze della cittadinanza e comunicando le nostre iniziative»
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, Ebadi: «Vinceremo la nostra guerra per portare libertà e democrazia in Iran»


Firenze, 29/09/2023 –
“Finché non saremo (tutti e tutte) liberi”, come il nome del suo libro pubblicato anni fa, è stato il titolo della lectio civilis tenuta a Palazzo vecchio da Shirin Ebadi (avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la Pace nel 2003), nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.
Sul palco con lei Stefano Arduini (Direttore di Vita) che ha interagito con il Premio Nobel, affrontando la tematica del coraggio di non arrendersi.
Come sta oggi l’Iran?
Nell’ultimo anno abbiamo visto il coraggio dei giovani iraniani. Più di 500 persone nelle strade sono state uccise dagli agenti del governo iraniano e più di 20 mila persone sono state arrestate. La polizia ha sparato e adesso molte delle persone che hanno protestato e sono rimaste ferite si stanno curando in Germania e in Francia.
Nell’ultimo anno abbiamo visto soprattutto il coraggio delle donne iraniane, noi abbiamo come slogan “donna, vita, libertà”, che ha due facce: una dice che non vogliono la dittatura religiosa, che la gente è stanca. L’altra che la gente vuole democrazia.
Ogni giorno continuano le proteste, per esempio ieri nella città di Zahedan in Belucistan molte persone sono state ferite perché gli agenti hanno sparato. In Iran per un po’ di tempo hanno staccato la tv per impedire che le notizie uscissero, ma il mondo ha saputo. Il coraggio del popolo mostra che, per ottenere la libertà, è disposto anche a perdere la vita.
Il movimento oggi è più forte o più debole di un anno fa?
Per ogni persona che viene uccisa, almeno 4 diventano più scontente e si uniscono alla protesta. Non è soltanto questo movimento, sono 43 anni che in Iran la gente vuole la libertà. Abbiamo provato tutte le strade per parlare con il regime in modo pacifico, ma non ha avuto successo. Il regime non vuole ascoltare il popolo, non vuole parlare con il popolo. La risposta è stata sempre lo sparo e il carcere: questa situazione non può durare per sempre, bisogna che il regime cambi e siccome non vuole correggere il proprio comportamento, alla fine senz’altro cadrà. La storia dimostra che nessun regime può durare quando più del 90% della popolazione non lo vuole. Vi prometto che la prossima volta che sarò qui da voi, il regime sarà cambiato. È un processo che ha bisogno di tempo, ma succederà. Non credo che ci vogliano più di 4-5 anni. L’Iran è un paese molto ricco ma la gente ha fame, l’economia del paese è pessima, la corruzione è molto alta. Inoltre i progetti sbagliati del governo hanno fatto sì che la gente si impoverisse. Si spendono i soldi per comprare le armi per i terroristi attivi nella regione, che uccidono la popolazione iraniana, irachena, dello Yemen o della Siria. Se l’Iran diventa democratico, anche la regione sarà più tranquilla. Il Paese spende miliardi di dollari in progetti nucleari e niente per l’energia solare: a noi non serve l’energia nucleare, con tutto il sole che abbiamo. In Iran sta cominciando una rivoluzione, non lo volevamo ma il regime ci ha costretti. Non avevamo più scelta e la vinceremo comunque.
La comunità internazionale potrebbe fare di più per sostenere questo processo?
La democrazia in Iran, e in tutto il mondo, può essere utile. Guardate, per esempio, cosa è successo in Siria: tante persone hanno perso la casa, dove sono venute? In Europa. Se avessero aiutato il popolo a vincere, sarebbero rimaste a vivere nel loro Paese.
Europa e Stati Uniti parlano con il governo iraniano e questo mese gli hanno dato 6 miliardi di dollari per liberare 4 carcerati: non fate affari con il governo, aiutate la gente. Se la gente ottiene quello che vuole, se vive in libertà e in democrazia nel suo paese, non diventa una responsabilità per l’America e per l’Europa. Non avete aiutato il popolo e adesso lo vedete arrivare in Europa. Vi prego: aiutate il popolo iraniano.
La guerra per la democrazia e la libertà è il nostro dovere iraniano e lo stiamo facendo bene, ma chiediamo all’Europa e all’America di non aiutare i dittatori. Permetteteci di fare la nostra guerra e noi la vinceremo, ma voi non interferite.
La democrazia passa dalla porta dei diritti delle donne, non può esserci democrazia se il 50% della popolazione non ha diritti.
Alcuni gruppi di rivoluzionari in Iran vogliono che il post regime sia una monarchia, altri vogliono la democrazia: queste discussioni devono essere rimandate a dopo la caduta del regime. Tutti i gruppi sono d’accordo sul fatto che il prossimo governo debba essere secolare e non religioso, inoltre il potere dovrà essere in mano al Parlamento così da poter votare ogni 4 o 5 anni.
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, affermare la cittadinanza attiva nelle nuove generazioni


Firenze, 30/09/2023Educazione, nuove generazioni e cittadinanza attiva sono state le tematiche al centro del panel “Oltre l’individuo”, che si è tenuto a Palazzo Vecchio nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile.
La cittadinanza attiva, nella visione di un’economia civile, è un motore di sviluppo che riesce a mettere in relazione responsabilità individuali e percorsi collettivi.
Annalisa Savino (Preside del liceo Leonardo Da Vinci di Firenze), intervenuta nella discussione, ha dichiarato: «Noi lavoriamo sull’educazione civica e sulla costruzione del senso di comunità. Abbiamo un progetto con un calendario che stimola la partecipazione dei ragazzi su determinati temi. Il 25 novembre, ad esempio, parleremo di violenza contro le donne: in quella data non ci saranno le materie tradizionali, come il latino o la matematica, ma diamo spazio ad iniziative organizzate dai ragazzi per far riflettere e coinvolgere gli studenti. L’obiettivo è stimolare la partecipazione e l’elaborazione del pensiero critico, attraverso un percorso pensato e organizzato dai ragazzi stessi.
Le famiglie hanno reagito bene, mentre la reazione dei docenti è stata più complessa e questo comporta fatica. Ci sono, infatti, delle sacche di resistenza da parte di alcuni insegnanti, che ancora pensano che per arrivare alla maturità serva solo trasmettere nozioni per superare l’esame. Serve, invece, un equilibrio per offrire una preparazione più completa, anche attraverso la partecipazione degli studenti, che su molti temi sono più avanti di noi».
Ester Barel (portavoce nazionale di Fridays For Future) ha invece detto: «Il nostro è un movimento orizzontale, che lotta per la giustizia sociale. Ho vent’anni e ho iniziato a fare attivismo quando avevo 16 anni. Negli anni il movimento, che è nato nel 2016, è riuscito ad avvicinare molte persone ed è cresciuto sia in Italia che nel mondo, non solo in termini quantitativi ma di consapevolezza riguardo la crisi climatica e i suoi impatti sulle nostre vite. Tutto quello che conosciamo è a rischio in questo momento: questa è una fonte di angoscia ma anche una grande opportunità per cambiare i paradigmi attuali. Chiunque può essere parte della soluzione, l’azione più importante è non pensare come individui, ma come parte di una collettività: questa per noi è la partecipazione attiva. In Italia sono attivi 55 gruppi composti da persone di età eterogenea, ci sono persone di tutte le età specialmente oggi che il tema della salvaguardia ambientale non può più essere separato dal tema del lavoro: non è più accettabile il ricatto per cui si deve scegliere tra lavorare e proteggere l’ambiente».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
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Festival Nazionale dell’Economia Civile: le aziende diventate Ambasciatrici 2023


Firenze, 30/09/2023 Torna, anche nella 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, il Premio Imprenditori per l’Economia Civile, dedicato a tutte quelle imprese che operano secondo i principi dell’Economia Civile. In gara per il premio finale, le seguenti aziende: Molino Agostini, Med58, Coop Felici da matti, Braida e Animundi.
Le 5 aziende selezionate saranno le Ambasciatrici dell’Economia Civile 2023 e potranno utilizzare questo riconoscimento in tutte le loro comunicazioni nonché partecipare come testimonial agli eventi che si terranno fino alla prossima edizione del Festival.
La giuria ha deciso di premiare, per il 2023, Molino Agostini. Situato nel cuore delle Marche, porta avanti l’arte molitoria tra tradizione e tecnologia, sempre con un occhio all’etica e al benessere dei lavoratori. Trasformatasi in società benefit, punta alla ristrutturazione di un ex calzaturificio per farne un centro di formazione.
Per Molino Agostini ci sarà, come premio, la valutazione del clima organizzativo, tramite l’utilizzo della metodologia BESt Work Life Ⓡ.
Roberto Agostini e Morena Marcaccio portano avanti l’azienda fondata dal nonno di Roberto oltre 70 anni fa. Hanno sposato il biologico, poi hanno costruito i contratti di filiera coinvolgendo i contadini del territorio cui va la giusta remunerazione. «Nel 2023 ci siamo costituiti società benefit, formalizzando che il nostro obiettivo è l’azione di bene comune – ha spiegato Morena Marcaccio – e ci siamo impegnati nella rigenerazione di un ex calzaturificio dove abbiamo trasferito gli uffici, il negozio e la didattica. Abbiamo realizzato qui anche una piscina a beneficio dei nostri dipendenti, che possono rilassarsi e socializzare. Stiamo sperimentando l’orario di lavoro flessibile e responsabile per coniugare il lavoro con il tempo libero e la vita familiare in funzione della felicità. Lavoriamo per il bene comune con piccole azioni quotidiane possibili».
Giovanni Battista Costa (Presidente NeXt Economia) ha premiato l’azienda vincitrice e ha dichiarato: «Investire sul cambiamento e sulla sostenibilità vuol dire trovare una nuova anima, creare una nuova cultura. L’approccio dimostrato da questo Festival è arricchente, conveniente, con un livello di umanità molto elevato. Il fatto che il modello proposto qui sia anche conveniente, dovrebbe accendere la lampadina delle imprese: nel ricercare il bene comune si trova anche maggiore redditività oltre che maggiore resilienza. È conveniente per le aziende avviare percorsi di sostenibilità, è una strada possibile che genera valore per tutti».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile: finanza, questione generazionale e fisco


Firenze, 29/09/2023 La questione generazionale è in primo piano nel dibattito pubblico di tanti paesi e nel corso della 5ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile se ne è parlato nel panel “La giustizia intergenerazionale in una società aperta”.
Ne hanno discusso, nel corso di una tavola rotonda, Gian Luca Galletti (Presidente UCID e Presidente di Emil Banca), Alessja Trama (coordinatrice delle Politiche e della Ricerca “Senzatomica”) ed Elsa Maria Fornero (economista e già Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali).
Galletti ha precisato: «Non ce l’ho con la finanza, ma la finanza speculativa ha confuso il fine con il mezzo. Per noi del credito cooperativo la finanza è un mezzo che serve alle imprese e alle famiglie. Quando la finanza pensa di andare da sola combina dei disastri: questa è una questione etica della quale ci dobbiamo occupare». Sul ricambio generazionale, soprattutto tenendo conto della rapidità dell’evoluzione tecnologica, Galletti ha osservato: «La politica deve capire che il ricambio tra generazioni è uno degli elementi che può far entrare i giovani nei luoghi dove si prendono le decisioni che li riguardano». A proposito della domanda di welfare delle famiglie, Galletti ha detto: «Oggi abbiamo bisogno di spesa pubblica a sostegno del welfare, è questo che le famiglie chiedono. Non sono a favore dei nidi gratis a tutti, perché è un costo per i Comuni: chi può se lo paga, agli altri va garantito. Inoltre è un modello inventato 50 anni fa, è vecchio e costa troppo: dobbiamo trovare nuove forme e le possiamo trovare facendo squadra fra pubblico e privato, attraverso la co-progettazione che nel welfare è fondamentale per fare innovazione sociale».
«Noi giovani – ha detto Trama – dobbiamo prenderci il nostro spazio, credendo nelle nostre possibilità per contribuire al cambiamento della società, dobbiamo prenderci questa responsabilità. Per noi è importante il disinvestimento negli armamenti nucleari e noi, le persone comuni, possiamo realmente contribuire a costruire un mondo libero dalle armi nucleari».
Fornero ha chiarito: «Per i giovani le parole chiave sono due: l’istruzione, perché sappiamo che fin dall’asilo si creano le basi per il futuro delle persone, è la partecipazione. È fondamentale che i giovani partecipino alla vita sociale del Paese, esattamente come accade qui a questo festival: avere giovani indeboliti, frustrati, che non partecipano alla vita pubblica e vivono ai margini della società, significa costruire una società che non ha futuro».
Il fiscalista Pietro Bracco, invece, ha parlato di come ripensare l’attuale sistema fiscale: «Serve un cambio culturale. Possiamo avere tutte le riforme fiscali che vogliamo, ma se non arriviamo al punto in cui l’Agenzia delle entrate smette di pensare che siamo tutti evasori e noi di pensare che loro sono vampiri che ci succhiano soldi, non riusciremo a cambiare le cose. Si vuole mettere in pratica una riforma che vuole far dialogare tutti, serve prima una riforma che spieghi che quando io parlo dello Stato, io sono parte dello Stato così come l’Agenzia delle entrate e chi scrive le leggi. Dobbiamo tutti sederci e trovare un dialogo per avere un fisco rigenerativo, che significa un fisco che permette di far sì che i soldi che mettiamo nelle casse dello Stato vengano usati al meglio e reimmessi nell’economia, così da generare nuove tasse che rientrano nelle casse dello Stato. Se facciamo questo, ogni riforma fiscale potrà funzionare».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, Bellucci (Viceministro Lavoro e Politiche Sociali): «Chiedo scusa per Caivano


“Oltre l’inclusione. Quale ruolo dell’abitare” è il titolo del panel tenutosi nel corso del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma fino a domenica 1 ottobre a Firenze.
Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si è trattato il tema dell’abitare, con Maria Teresa Bellucci (Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) che ha detto: «Per Caivano credo che si debba, innanzitutto, chiedere perdono; lo dico come istituzione. Come rappresentante del Governo sento la responsabilità di chiedere perdono a tutti coloro che sono stati invisibili, violati dai carnefici ma ancora di più da istituzioni che si sono arrese e hanno deciso di non combattere e di rinunciare.
Caivano può essere un’opportunità, come lo sono tutte le crisi, e Caivano è una crisi. Di Caivano ce ne sono tante in Italia, luoghi dove c’è una mancanza importante delle istituzioni che dovrebbero invece avere una presenza importante e costante, luoghi dove lo Stato non ha fatto sentire la sua presenza».
Per recuperare le periferie, a partire dalla questione abitativa che non riguarda più soltanto i poverissimi, secondo Bellucci «il Governo non basta a sé stesso, serve un’alleanza tra istituzioni, privati e privato-sociale per vincere sfide così importanti. Dove ci sono degrado, criminalità e povertà soprattutto educativa, ci devono essere più istituzioni e più società: sono le istituzioni che sono più indietro, rispetto alla società e al terzo settore. Dobbiamo lavorare insieme a tutti coloro che pensano che la crescita passa attraverso l’aiuto del prossimo, solo così possiamo riempire le tante Caivano, le tante periferie di cultura, di vita, di sport. Penso che si possa fare, è una sfida che si può e si deve ingaggiare».
La Viceministra ha poi aggiunto: «La rigenerazione umana passa dalla rigenerazione urbana dove si trova il punto di incontro fra diversi bisogni. Gli anziani sono sempre più soli: attraverso la co-abitazione si trova una risposta al bisogno degli anziani soli e all’esigenza di rigenerare quartieri e piccoli comuni. Su questo può aiutare molto l’intelligenza artificiale, per portare anche nuove generazioni di lavoratori digitali a vivere in luoghi dove risiedono agli anziani, dando così nuova vita alle comunità».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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Festival Nazionale dell’Economia Civile, Bellucci (Viceministro Lavoro e Politiche Sociali): «Chiedo scusa per Caivano»


“Oltre l’inclusione. Quale ruolo dell’abitare” è il titolo del panel tenutosi nel corso del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma fino a domenica 1 ottobre a Firenze.
29 settembre 2023. Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si è trattato il tema dell’abitare, con Maria Teresa Bellucci (Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) che ha detto: «Per Caivano credo che si debba, innanzitutto, chiedere perdono; lo dico come istituzione. Come rappresentante del Governo sento la responsabilità di chiedere perdono a tutti coloro che sono stati invisibili, violati dai carnefici ma ancora di più da istituzioni che si sono arrese e hanno deciso di non combattere e di rinunciare.
Caivano può essere un’opportunità, come lo sono tutte le crisi, e Caivano è una crisi. Di Caivano ce ne sono tante in Italia, luoghi dove c’è una mancanza importante delle istituzioni che dovrebbero invece avere una presenza importante e costante, luoghi dove lo Stato non ha fatto sentire la sua presenza».
Per recuperare le periferie, a partire dalla questione abitativa che non riguarda più soltanto i poverissimi, secondo Bellucci «il Governo non basta a sé stesso, serve un’alleanza tra istituzioni, privati e privato-sociale per vincere sfide così importanti. Dove ci sono degrado, criminalità e povertà soprattutto educativa, ci devono essere più istituzioni e più società: sono le istituzioni che sono più indietro, rispetto alla società e al terzo settore. Dobbiamo lavorare insieme a tutti coloro che pensano che la crescita passa attraverso l’aiuto del prossimo, solo così possiamo riempire le tante Caivano, le tante periferie di cultura, di vita, di sport. Penso che si possa fare, è una sfida che si può e si deve ingaggiare».
La Viceministra ha poi aggiunto: «La rigenerazione umana passa dalla rigenerazione urbana dove si trova il punto di incontro fra diversi bisogni. Gli anziani sono sempre più soli: attraverso la co-abitazione si trova una risposta al bisogno degli anziani soli e all’esigenza di rigenerare quartieri e piccoli comuni. Su questo può aiutare molto l’intelligenza artificiale, per portare anche nuove generazioni di lavoratori digitali a vivere in luoghi dove risiedono agli anziani, dando così nuova vita alle comunità».
Ufficio Stampa Festival Nazionale dell’Economia Civile
Stefano Testini
Stefania Salustri (Senior Advisor Communication)
Matteo Spinelli
Patrizia Barsotti
ufficiostampa@festivalnazionaleeconomiacivile.it
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