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Economia

Gioco, le associazioni di categoria ribadiscono: “Un...

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Gioco, le associazioni di categoria ribadiscono: “Un solo mercato, un solo riordino”

Per la prima volta, la maggior parte delle associazioni di categoria che rappresentano il settore del gioco legale in Italia - Acadi, Sapar, Astrp, Egp-Fipe, Logico e Acmi - si sono presentate unite e compatte per denunciare i rischi che corre il settore se il Governo non adotta politiche regolatorie ed economiche corrette ed uniformi

Gioco, le associazioni di categoria ribadiscono:

"Gioco: un solo mercato, un solo riordino”. E' stato questo il tema dell'incontro organizzato dall’Istituto Milton Friedman, che si è svolto presso la sala stampa della Camera dei Deputati, un confronto nel quale è stato ribadito che il riordino del gioco online e del gioco fisico del comparto dei giochi deve avvenire necessariamente in contemporanea. Per la prima volta, la maggior parte delle associazioni di categoria che rappresentano il settore del gioco legale in Italia - Acadi, Sapar, Astrp, Egp-Fipe, Logico e Acmi - si sono presentate unite e compatte per denunciare i rischi che corre il settore se il Governo non adotta politiche regolatorie ed economiche corrette ed uniformi, riformando contestualmente le regole che interessano l’intero settore e non soltanto alcuni segmenti dello stesso mercato, generando invece così disparità tra i diversi prodotti e segmenti dello stesso peraltro impattando asimmetricamente sulla politica sanitaria di tutela dell’utente.

Il consesso ha visto la partecipazione delle più rappresentative associazioni di categoria del settore, sono intervenuti: Alessandro Bertoldi, Direttore Esecutivo dell’Istituto Milton Friedman; Geronimo Cardia, Presidente di ACADI (Confcommercio); Emmanuele Cangianelli, Presidente di EGP (FIPE); Domenico Distante, Presidente di SAPAR; Armando Iaccarino, ASTRO (Confindustria); Moreno Marasco, Presidente di Logico; Gennaro Parlati, Presidente di ACMI; Ezio Stellato, Responsabile delle Politiche Fiscali dell’Istituto Friedman.

“Il settore del gioco legale ha bisogno di una riforma organica immediata che interessi tutti i segmenti di mercato, l’attuale quadro normativo e gli interventi regolatori che il Governo si accinge a fare creano e creeranno ancora una volta disparità favorendo il mercato illegale e condizionando pesantemente il libero mercato. Noi proseguiamo la nostra strenua battaglia in difesa della libertà d’impresa, della legalità e contro il proibizionismo e l’ingerenza dello Stato nelle naturali dinamiche di mercato.” - Così Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto Friedman, moderatore dell’evento ha aperto la conferenza stampa.

“Sosteniamo il riordino integrato di tutti i canali distributivi e dei diversi prodotti di gioco, per un'offerta di giochi pubblici pienamente competitiva contro la concorrenza illegale. Richiediamo la chiara regolamentazione dei servizi di pagamento a supporto del gioco online, tale da permettere scelte multicanale dei consumatori nel gioco legale senza snaturare le peculiarità dei titoli concessori del retail o dell'online. Il riordino integrato è urgente anche per superare le sterili misure proposte finora che pretendono di fare prevenzione con distanziometri e limitazioni orarie solo per alcuni prodotti, regolando invece a livello nazionale la formazione specifica per gli esercenti ed i controlli all'accesso delle aree di gioco, abilitanti i registri di autoesclusione dei giocatori” - È quanto dichiarato da Emmanuele Cangianelli, Presidente EGP (FIPE).

“Da oltre un decennio il mercato dei giochi in denaro soffre di interventi frammentari e parziali” - dichiara Geronimo Cardia, presidente di Acadi - “Un approccio politico che ha avuto impatti negativi sia sugli obiettivi di interesse pubblico, come legalità ed erario, ma anche su imprese e lavoratori del settore, oltre che sul primario interesse del contrasto al disturbo da gioco d’azzardo. Occuparsi prima del “riordino” del gioco a distanza rispetto a quello del retail significa ridurre il gettito complessivo del comparto, il presidio di legalità sul territorio, la tutela del giocatore, i livelli di occupazione e significa inoltre soffocare le piccole e medie imprese”, ha concluso Cardia.

“Come Sapar rappresentiamo centinaia di Piccole e medie imprese del gioco pubblico di Stato. Le imprese del comparto del gioco pubblico danno lavoro a circa 150.000 lavoratori e garantiscono un gettito di circa 11 milioni di euro (dati 2022), oltre a costituire un presidio di legalità insostituibile. Riteniamo che portare avanti il riordino del settore, a condizioni poco accessibili per la maggior parte degli operatori, sia dannoso per tutta la filiera del gioco. I punti per noi davvero irrinunciabili sono inoltre il riconoscimento del ruolo delle piccole e medie imprese di gestione e la tutela della raccolta negli esercizi generalisti” - È quanto dichiarato da Domenico Distante, Presidente SAPAR.

“I primi 20 anni del ‘sistema del gioco pubblico’ hanno definito le caratteristiche delle filiere del gioco; filiere costituite da qualche centinaio di aziende, circa 70 nel mondo dell’online, che danno lavoro a più di 150.000 addetti. Filiere, inoltre, sempre più trasversali sia rispetto ai diversi giochi che ai canali di offerta. È questa trasversalità che rende unico il modello del gioco pubblico e necessario un riordino che interessi contemporaneamente tutti i comparti del settore, con un occhio particolare per tutte quelle piccole e medie aziende nazionali che sono alla base di una nascente rete italiana del gioco. Queste aziende sono un patrimonio per il settore che va salvaguardato a fronte di improvvide decisioni sulle condizioni di accesso al mercato del gioco che scardinerebbero l’attuale equilibrio da subito per l’offerta online ed in prospettiva per il circuito retail.” - È quanto dichiarato da Armando Iaccarino, ASTRO.

“Il settore del gioco legale esprime il proprio disappunto per l’occasione persa di un organico riordino complessivo e coordinato, con un approccio discutibile, nel metodo e nel merito. È ingiustificato un incremento drastico del costo concessione online a 7 milioni di euro, 35 volte rispetto ai 200.000 euro del 2018. Si prevede una partecipazione al bando online non superiore a 20 concessionari rispetto ai 91 esistenti: concorrenza falcidiata. Oltre a non sciogliere il nodo pubblicità e sponsorizzazioni, si profila una singolare “sanatoria” dei Punti Vendita e Ricarica, senza gara pubblica e con costo annuo irrisorio, anziché una procedura competitiva e un valore congruo” - È quanto dichiarato da Moreno Marasco, Presidente Logico.

“L'ACMI ritiene di fondamentale importanza valorizzare e sviluppare il lavoro fatto in questi anni dalle piccole e medie imprese di produzione, distribuzione e gestione, con oltre 45mila lavoratori impiegati (dati CGA), pianificando, tutti insieme, un futuro stabile e sostenibile a garanzia del consumatore e dell'intera filiera” - È quanto dichiarato da Gennaro Parlati, Presidente ACMI.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Clima, Confindustria e Deloitte: costo emissioni gas serra...

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l’evento B7 “G7 Industry Stakeholders Conference”in programma a Torino il 28 aprile

Clima, Confindustria e Deloitte: costo emissioni gas serra nel G7 penalizza competitività

Sulle sfide per la competitività B7 pesano il costo dell’energia e delle emissioni di gas serra. Nello specifico i costi elevati dell'energia elettrica costituiscono un ulteriore onere, in particolare per le aziende e i consumatori europei che sostengono prezzi tra i più alti a livello internazionale, doppi rispetto al mercato cinese. Tra gli svantaggi competitivi vi è l’elevato costo delle emissioni di gas serra nel G7 rispetto ai Paesi che non hanno ancora adottato efficaci politiche di sostenibilità, con il prezzo Europeo delle quote diemissione di gas serra nel 2023 pari a 90,26 $/tCO2e, dieci volte superiore al prezzo cinese. A evidenziarlo è il B7 Flash, la nota di Confindustria e Deloitte elaborata in occasione dell’evento B7 “G7 Industry Stakeholders Conference” in programma a Torino il 28 aprile e della riunione ministeriale G7 su “Energia, ambiente e clima” in agenda il 28, 29 e 30 aprile nel capoluogo piemontese. Il B7 Italy 2024, di cui Deloitte Italia è l'unico Knowledge Partner, è guidato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia.

Un altro costo da considerare è quello dei cosiddetti “stranded assets”, ovvero di tutti quegli investimenti che, in ragione del loro legame con le fonti fossili, sono destinati a perdere valore nei prossimi anni. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), includendo le risorse finanziarie, le infrastrutture, le attrezzature, i contratti e i posti di lavoro, le stime globali degli asset legati ai combustibili fossili non recuperabili al 2035 ammontano cumulativamente ad almeno mille miliardi di dollari. Questa cifra aumenterà fino a superare i 4 mila miliardi di dollari nel momento in cui saranno applicate politiche climatiche in grado di raggiungere l’obiettivo dei 1,5°C. A questi numeri andranno aggiunti i potenziali costi dovuti alla dismissione anticipata di parte delle reti di trasporto e distribuzione elettrica non compatibili con il mix di generazione rinnovabile e degli apparati industriali e civili basati sull’utilizzo di combustibili fossili. I beni e le risorse non recuperabili per obsolescenza anticipata nel contesto della transizione verde diventeranno quindi un onere economico per le imprese e per i consumatori.

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Economia

Lavoro, ecco 6 consigli per affrontare al meglio un...

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La lista di Edusogno, la startup di English learning online fondata da 3 giovani under 30

Colloquio di lavoro - (Fotogramma)

L'inglese si conferma una delle lingue più utilizzate nel mondo del lavoro, tanto che la sua conoscenza è ormai richiesta in quasi tutti gli annunci. È quanto emerge da uno studio recente di EF su più di 10.000 annunci di lavoro, che ha identificato i settori in cui la padronanza dell'inglese è più ricercata, in quanto competenza diventata quasi implicita in alcune aree di mercato (come le vendite e l'accoglienza), e le professioni innovative (per esempio: supporto all’amministrazione, sviluppatore, tecnico, addetti vendita) che ne richiedono una solida padronanza. Ed Edusogno, la startup di English learning online fondata da 3 giovani under 30, ha messo a punto una lista di 6 consigli per affrontare al meglio un colloquio in inglese.

Primo - essere trasparenti. Onestà e precisione circa la propria capacità di esprimersi in lingua inglese sono fondamentali per affrontare il colloquio serenamente. Per questo è importante riportare correttamente il proprio livello sul curriculum in base al Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, e non mentire su eventuali certificazioni e soggiorni all’estero durante il colloquio: sono in gioco la nostra serietà e senso di responsabilità. Inoltre, condividere con il recruiter la volontà di intraprendere un percorso volto al miglioramento della lingua, può essere un gesto molto apprezzato.

Secondo - studiare l’interlocutore. Arrivare al colloquio dopo aver fatto una ricerca sulla realtà per cui ci si candida – in particolare guardando sito e pagine social – è importante perché permette di arrivare preparati ed essere più pronti nel discutere in inglese delle aspettative o dei dubbi legati alle prospettive di lavoro in quella posizione.

Terzo - il cv in inglese è importante. Anche se si sta cercando lavoro in Italia, avere una copia del proprio cv in lingua inglese è un plus irrinunciabile, tanto che molte aziende chiedono di ricevere esclusivamente questa versione, anche quelle con sede in Italia. È importante quindi essere in grado di esporlo parlando della propria istruzione e delle esperienze lavorative con la stessa fluidità con cui siamo in grado di farlo in Italiano.

Quarto - preparare le risposte. Stilare una lista di domande e risposte in inglese permette di non essere colti di sorpresa se posti di fronte ai tipici quesiti di un colloquio. Oltre alle domande sul proprio percorso di studi e background professionale, è bene prepararsi a rispondere anche in merito a passioni e attitudini personali, e alle domande più insidiose come 'Tre pregi e tre difetti?' o 'Dove vorresti essere tra 5 o 10 anni?'. Esercitarsi a essere fluenti nelle risposte può davvero fare la differenza.

Cinque - proattività. In genere, all’inizio del colloquio l’intervistatore pone al candidato qualche domanda più 'leggera' per rompere il ghiaccio. Preparare un breve argomento a piacere su un tema di natura personale (per esempio circa i propri interessi, il viaggio più recente, etc.) evita l’imbarazzo di non saper da dove cominciare e trasmette molta più sicurezza di sé.

Sei - fare una simulazione. Perché non chiedere a un amico madrelingua o particolarmente fluente di fare le veci del recruiter e darci un supporto in una breve sessione di allenamento? Simulare il colloquio in un ambiente protetto ci permetterà di analizzare i nostri punti deboli e intervenire tempestivamente. Questo esercizio è utile per chi ha un inglese particolarmente arrugginito.

“La maggior parte dei ruoli professionali richiede una competenza linguistica intermedia, situata tra il livello B1 e B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue. Per posizioni più specializzate e di livello più alto, come ingegneri e professionisti del marketing, è necessario un livello avanzato d’’inglese, almeno C1 o C2. Questi dati dimostrano l'importanza di investire nella formazione linguistica per tutti coloro che aspirano a carriere di successo", commenta Marco Daneri, director of education di Edusogno.

“È questo il motivo che ci ha spinto a condividere dei consigli per affrontare al meglio un colloquio di lavoro in lingua inglese. Crediamo fortemente che investire in corsi di lingua caratterizzati da metodologia e insegnanti altamente qualificati sia cruciale per rimanere competitivi sul mercato del lavoro e per sfruttare appieno le opportunità professionali, siano esse in Italia o all'estero", conclude.

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Economia

Bce: “Inflazione Eurozona continua a decelerare,...

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Nel Bollettino economico: "Aspettative a lungo termine al 2%"

Sede della Bce - (Afp)

Mentre l’inflazione complessiva nell'Eurozona "continua gradualmente il suo percorso disinflazionistico, di riflesso al calo dei tassi di crescita per beni alimentari e beni industriali non energetici", emergono "timidi segnali di una ripresa graduale della crescita nel prosieguo dell’anno". Lo rileva il Bollettino economico della Bce, pubblicato oggi.

Il minor tasso di crescita per i beni industriali non energetici, spiegano gli economisti della banca centrale, "è determinato dalla perdurante attenuazione delle pressioni inflazionistiche, nonostante il lieve aumento dell’inflazione dei beni energetici riconducibile in larga misura a effetti base". Nell'Eurozona le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine (per il 2028) si collocano per lo più "intorno al 2%", mentre quelle delle aspettative a più breve termine "sono diminuite".

Il ritmo di espansione del Pil in termini reali dovrebbe rimanere "modesto" nel primo trimestre del 2024, a causa del "perdurare di uno scostamento tra il settore manifatturiero, in difficoltà, e quello dei servizi, che mostra invece "maggiore capacità di tenuta". Emergono, tuttavia, "timidi segnali di una ripresa graduale della crescita nel prosieguo dell’anno".

Nei prossimi mesi, prevede ancora il Bollettino, ci si attende che l’inflazione oscilli "intorno ai livelli attuali", per poi diminuire "fino a raggiungere l’obiettivo del 2% il prossimo anno, "per effetto della più debole crescita del costo del lavoro, del dispiegarsi degli effetti della politica monetaria restrittiva perseguita dal Consiglio direttivo e del venir meno dell’impatto della crisi energetica e della pandemia".

 

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