

Sostenibilità
Cinque anni di Mosaico Verde, riqualificati oltre 3 mln di mq di aree verdi
Piantati oltre 322mila alberi in 17 regioni italiane per rendere più verdi e resilienti le città, ripristinare parchi e boschi in condizioni di abbandono, ricreare oasi naturali di biodiversità andate perdute, nutrire e ospitare api e gli altri insetti impollinatori

Rendere più verdi e resilienti le città, ripristinare parchi e boschi in condizioni di abbandono, ricreare oasi naturali di biodiversità andate perdute, nutrire e ospitare api e gli altri insetti impollinatori: sono questi alcuni degli importanti obiettivi raggiunti da Mosaico Verde, la Campagna nazionale per la riqualificazione delle aree urbane ed extraurbane e la tutela dei boschi esistenti, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente. Mosaico Verde festeggia i suoi primi cinque anni con dei risultati importanti: messi a dimora oltre 322.000 alberi, grazie ai quali si stima un assorbimento di circa 226mila tonnellate di CO2, e riqualificati più di 3 milioni di mq di aree verdi, coinvolti oltre 100 Comuni e 20 Enti Parco in 17 differenti regioni italiane.
I dati sono stati presentati nel corso dell’evento “I grandi cambiamenti cominciano da piccoli alberi” tenutosi a Roma il 25 maggio, durante il quale AzzeroCO2 ha illustrato i risultati raggiunti tra il 2018 e il 2023 grazie alla cooperazione tra pubblico e privato.
“In questi anni abbiamo avuto la conferma di quanto importante sia il percorso che abbiamo intrapreso, dei benefici che questo comporta e di quanto, se correttamente progettato, possa svilupparsi ed evolversi – ha dichiarato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 – Mosaico Verde non è mai rimasto uguale a sé stesso, perché i tempi che viviamo non sono mai uguali: nel tempo si è arricchito, aggiungendo maggiore ricerca, maggiori soluzioni, maggiore innovazione. Non piantiamo semplicemente alberi, semmai cerchiamo di moltiplicare il valore complesso che possiedono: ambientale, per la loro evidente capacità di contribuire ad un mondo più sostenibile; economico, per la possibilità di sviluppo del territorio favorendo la crescita di un indotto green; sociale, perché dagli alberi passa anche l’uguaglianza e la cultura della protezione del bene comune. Sicuramente gli alberi, da soli, non creeranno un mondo equo, non fermeranno il cambiamento climatico o non saranno l’unica soluzione per affrontare un’emergenza globale che porta il Pianeta sempre di più in sofferenza, ma senza di loro non raggiungeremmo i nostri obiettivi in materia di clima e biodiversità”.
Sono finora 40 le aziende che hanno scelto di sostenere Mosaico Verde e impegnarsi attivamente per la riqualificazione dei territori in cui operano o nei quali vivono i propri dipendenti o stakeholder, inserendo questi progetti nelle proprie strategie di Responsabilità Sociale d’Impresa. A raccontare gli interventi realizzati nell’ultimo anno sono intervenute alcune delle aziende che, grazie al loro impegno, hanno contribuito a promuovere una reale cultura della sostenibilità aziendale.
All’incontro è intervenuto con un video messaggio Alessandro Gassmann, attore, regista e attivista ambientale, che ha conosciuto AzzeroCO2 e la Campagna Mosaico Verde grazie al progetto dei Green Heroes. “Ho incontrato AzzeroCO2 sulla strada dei GreenHeroes, la rete di imprese illuminate che lavorano per ‘produrre futuro’, che da anni sostengo con Kyoto Club e che ho raccontato nel libro ‘Io e i #GreenHeroes’ – ha commentato Alessandro Gassmann – Aderendo al progetto dei ‘frutteti solidali’ di AzzeroCO2, ho deciso di trasformare i proventi del libro in alberi, messi a dimora presso cooperative che si occupano di inclusione sociale, sostenendo persone in condizioni di fragilità. È un progetto circolare di cui vado davvero molto fiero, che cresce ogni volta che qualcuno acquista un libro e si immerge nelle storie virtuose dei #GreenHeroes. Ritengo fondamentale che ognuno, dalla società civile agli enti pubblici e alle aziende, faccia la propria parte e scenda letteralmente in campo per un futuro più equo e sostenibile”.
“Siamo orgogliosi dei risultati straordinari raggiunti in questi 5 anni – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Nel suo percorso, la campagna Mosaico Verde, ha anche sostenuto il progetto europeo Life Terra, di cui Legambiente è l’unica referente italiana, con circa 19mila alberi messi a dimora in diverse regioni e città italiane. Un impegno che ha coinvolto associazioni, enti pubblici e privati e cittadini e che ha come protagonista la natura. In questi anni, albero dopo albero, abbiamo reso le nostre città più verdi e resilienti ai cambiamenti climatici, ripristinato boschi e parchi in stato di abbandono, ricreato oasi naturali di biodiversità, offerto rifugio e ospitalità alle api e agli insetti impollinatori. Un punto di partenza e non di arrivo, che ci sprona a fare ancora di più, per contrastare la crisi climatica e garantire alle future generazioni un avvenire più sostenibile”. Nel corso del suo intervento, il presidente di Legambiente ha consegnato ad AzzeroCO2 il premio Life Terra Climate Awards 2022-2023 per la categoria ‘Most Involved Tree Planting Partner’.
Sostenibilità
Nord Italia zona più inquinata d’Europa, allarme rosso per la Pianura padana

Tra le 10 province europee più inquinate 8 sono italiane. Come si sta evolvendo la situazione in questi anni?

italiane. La Pianura padana non solo registra i dati più preoccupanti tra i 27 Stati europei ma anche il più grave peggioramento della qualità dell’aria negli ultimi anni (2018-2022) a livello comunitario.
Le prime province europee per concentrazione di particolato fine Pm2.5 nell’aria sono Milano, Cremona e Monza, con valori superiori a 21 milligrammi ogni metro cubo, oltre 4 volte superiori ai limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pari a 5 µg/m³.
Seguono alcune zone della Polonia, che può consolarsi con il generale miglioramento ottenuto negli ultimi anni, a differenza di molte province italiane e di alcuni territori della Grecia e del Portogallo. In particolare, tra il 2018 e il 2022 a Vicenza la concentrazione è aumentata di 2,3 µg/m³ e a Varese di 1,95 µg/m³.
Nonostante i diversi interventi delle istituzioni comunitarie per ridurre le emissioni, i dati non sono preoccupanti solo per gli italiani. Infatti, la ricerca condotta da Openpolis insieme ad altre 6 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Detusche Welle, dimostra che più del 98% della popolazione europea vive in zone dove la concentrazione di Pm2.5 supera i limiti stabiliti dall’Oms.
Ecco quali sono i 7 Paesi europei dove si respira aria con concentrazione di Pm2.5 inferiore alla soglia di 10 µg/m³ in ogni zona: Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Malta, Irlanda e Lussemburgo. Nel complesso, sono appena 7,5 milioni le persone che respirano aria con una concentrazione di Pm2.5 inferiore ai 5 µg/m³.
Al contrario in Ungheria e Slovacchia oltre il 99% del territorio presenta una concentrazione di particolato fino superiore ai limiti Oms. La situazione del nostro Paese è invece molto particolareggiata. L’inquinamento dell’aria cambia molto tra le diverse zone della penisola soprattutto per due ragioni:
– diversa industrializzazione;
– diversa conformazione del territorio
Entrambi i fattori, oltre ad una densità demografica più alta della media nazionale, influiscono sui dati della Pianura padana, che è la zona più inquinata d’Europa. In questo territorio, infatti, non solo le emissioni inquinanti sono eccessive, ma restano intrappolate nel grande avvallamento padano creando un “effetto serra” che non consente all’aria di circolare. Così, il particolato fine e altre sostanze gravemente nocive ristagnano nel territorio inquinando costantemente l’aria respirata dai cittadini della zona.
In generale, in tutta Italia quasi un quinto della popolazione (più di 10 milioni di persone) respira aria con una concentrazione di particolato fine superiore ai 20 microgrammi. Dopo c’è la Polonia che però riporta una quota di popolazione a rischio di gran lunga inferiore, pari al 2,2% del totale (meno di 1 milione di persone).
Secondo l’Oms, l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio per la salute in Europa, dato che trova conferma nella valutazione “Air Quality in Europe 2022” dell’Agenzia europea dell’ambiente. Secondo l’Aea, nel 2020 almeno 238.000 cittadini europei sono morti prematuramente a causa dell’esposizione al Pm2.5. Inoltre, l’inquinamento atmosferico derivante dall’ossido di azoto ha causato 49.000 morti premature nell’Unione, mentre altre 24.000 sono attribuite all’esposizione all’ozono.
Oltre alle perdite di vite umane premature, l’inquinamento dell’aria provoca gravi dissesti naturali e problemi di salute che pesano sul sistema sanitario. Come riporta la Commissione europea, l’inquinamento atmosferico è un macigno da almeno 330 miliardi di euro l’anno per il sistema sanitario.
Tra le varie sostanze inquinanti, il particolato è una delle più pericolose. L’esposizione prolungata a questo agente causa danni a molti apparati del corpo umano come quello circolatorio e respiratorio, e può provocare l’insorgere di patologie del sistema centrale e di quello riproduttivo. Tra le relazioni più frequentemente attestate ci sono i tumori ai polmoni, le ischemie e gli attacchi cardiaci, ma anche disturbi respiratori cronici come l’asma. La tossicità è ancora più elevata nel caso del Pm2.5, ovvero quello con il diametro più ridotto (2,5 micrometri) rispetto al Pm10, che permette alle particelle di entrare in profondità nei tessuti del corpo umano.
Ma come si produce il Pm 2,5? Il ministero dell’Ambiente spiega che le cellule di particolato fine sono generate da quasi tutti i tipi di combustione, comprese quelle di “motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali”. Oltre alle sue dimensioni che facilitano l’ingresso nel nostro organismo, il particolato fine (o Pm2.5) ha la caratteristica di rimanere sospeso nell’atmosfera a lungo, aumentando la probabilità di danneggiare la salute degli esseri umani.
L’Organizzazione mondiale della sanità spiega che ogni anno questo tipo di inquinamento provoca 7 milioni di morti in tutto il mondo. Nonostante le raccomandazioni dell’Oms di mantenere la soglia di Pm 2,5 entro i 5 µg/m³, solo il 2% della popolazione europea vive in aree che rispettano questo limite, mentre quasi i due terzi delle persone del continente vivono in aree in cui questi valori sono di almeno due volte superiori a quelli raccomandati, come riporta uno studio del The Guardian.
Tra il 2018 e il 2022 solo 4 Stati membri hanno registrato un aumento di Pm 2.5 nell’aria: Irlanda e Portogallo e, in misura minore, Spagna e Svezia, mentre in Finlandia e in Italia la concentrazione è rimasta stabile.
Negli altri 21 Paesi europei la concentrazione di particolato fine è diminuita, con i successi più importanti in Repubblica Ceca (-4,2 µg/m³) e in Polonia (-3,6 µg/m³). Si tratta di un buon segnale, ma ancora insufficiente come dimostra il rapporto condotto da Openpolis secondo cui il 98% della popolazione europea respira un’aria troppo inquinata.
Il numero dei decessi e l’impatto che l’inquinamento ambientale genera sulla salute degli esseri umani sono sconcertanti. Tuttavia, sarebbe sbagliato pensare che gli interventi normativi dell’Ue, spesso figli di grandi lotte fuori e dentro le istituzioni, siano inutili: tra il 2005 e il 2020, il numero di decessi prematuri dovuti all’esposizione a Pm2.5 nell’Ue è diminuito del 45%.
Se questa tendenza persiste, l’Unione Europea dovrebbe raggiungere l’obiettivo stabilito nel piano d’azione per l’inquinamento zero, che prevede una riduzione dei decessi prematuri del 55% entro il 2030. Chiaramente, la sfida più difficile consiste proprio nel migliorare i risultati già ottenuti, rinunciando ad emissioni ancora cruciali nell’impianto produttivo.
Ci dovrà pensare l’Unione europea, e ci dovranno pensare molto da vicino le regioni del Nord Italia, che non possono ignorare i dati eclatanti del rapporto. La nuova Direttiva dell’Unione europea sulla qualità dell’aria approvata dal Parlamento europeo sarà un altro tassello fondamentale nel percorso verso il cambiamento climatico.
In definitiva, sarà necessario un maggiore impegno per raggiungere l’obiettivo dell'”inquinamento zero” entro il 2050, che consiste nella riduzione dell’inquinamento atmosferico a livelli che non rappresentino più una minaccia per la salute.
Sostenibilità
Marche, FederlegnoArredo: “Tiene l’export nel primo semestre 2023”

La situazione di grande incertezza che sta vivendo la filiera legno-arredo sembra non riguardare il distretto marchigiano

La situazione di grande incertezza che sta vivendo la filiera legno-arredo e le stime di un fine anno a -3,3% (export -2,6% e mercato nazionale a -3,8%) rilevate dal Monitor elaborato dal Centro Studi FederlegnoArredo su un campione rappresentativo di aziende (che pesa in termini di fatturato il 18%, pari a circa 10 miliardi sui 56,5 totali) sembra per il momento non riguardare il distretto marchigiano che, dai consuntivi 2022, con i suoi circa 4 miliardi di euro di fatturato, occupa la quarta posizione a livello nazionale e ha un saldo commerciale pari a 645 milioni di euro.
Sempre secondo i consuntivi 2022, le imprese marchigiane del legno-arredo sono 2.152, oltre 19.500 gli addetti, di cui il 72% è impiegato nella produzione di mobili e il comparto delle cucine pesa per il 24% del totale. Se a livello nazionale le rilevazioni del Centro Studi di FederlegnoArredo sul primo semestre 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, evidenziano infatti una contrazione complessiva del 5,9% con un trend negativo sia per il mercato italiano (-6,8%) che per l’export (-4,5%), la situazione è diversa, al momento, per la regione marchigiana. A fotografarla è l’elaborazione del Centro Studi FederlegnoArredo sui dati Istat secondo cui prosegue l’andamento positivo dell’export regionale, crescendo nella filiera legno-arredo del 2,1% rispetto al gennaio-giugno del 2022 e del 4,5% nei mobili che coprono il 68% del totale esportato. Da evidenziare, però, come le crescite del trimestre precedente fossero invece a doppia cifra: +11,1% per la filiera sul primo trimestre ’22 e + 13,5% per i mobili.
Movimenti interessanti si riscontrano sempre nel primo semestre nella geografia dell’export di mobili della regione, in cui mantiene il primo posto la Francia con una variazione positiva del 13,3%, seguita dagli Stati Uniti che registrano però un -5,7%, arrivando al terzo posto della Germania (+13,1%). La Cina al settimo posto registra addirittura un -22,2%, mentre entra nella top ten l’Arabia Saudita con un +32,6%. Complessivamente le esportazioni di mobili marchigiani sono cresciute del 4,5% nonostante Cina e Usa siano in grande sofferenza. Volgendo lo sguardo alle province è Pesaro Urbino ad avere il primato dell’export di mobili con 174 milioni di euro nei primi sei mesi del 2023, seguita da Ancona con circa 95 milioni e un incremento percentuale del 32,7%, al terzo posto Macerata con 49 milioni, al quarto Ascoli Piceno con 10 milioni ma un incremento del 21% e infine Fermo con 1 milione di euro.
I dati sono stati diffusi in occasione di un incontro che si è tenuto oggi a Pesaro, cuore di un distretto che esprime forte vitalità in termini di occupazione e fatturato, per la prima tappa del roadshow Fla Plus organizzato da FederlegnoArredo sul territorio e rivolto alle aziende associate e non. Il meeting, fortemente focalizzato su economia circolare, politiche di welfare, energia e finanza verde, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Fondazione Symbola e Intesa Sanpaolo in veste di partner strategici.
“Il distretto delle Marche – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo – dimostra un certo dinamismo nell’export e una capacità di rispondere all’incertezza economica generale che ci fa ben sperare anche per i prossimi mesi. Siamo altrettanto consapevoli però che le oscillazioni dei trimestri sono ormai imprevedibili, motivo per cui le aziende devono essere sempre pronte a cambi repentini di scenario e a rimodulare il mappamondo dei mercati. In tal senso l’appuntamento con il Salone del Mobile di aprile 2024 con le due biennali cucina e bagno sarà l’occasione di presidiare nuove quote di mercato. Una sfida che non può prescindere dalla ricerca continua di innovazione dei materiali, sostenibilità delle materie prime riciclate e riciclabili, fino ad arrivare alla completa riparabilità dei prodotti che garantisca il riuso dei prodotti stessi. Obiettivi che hanno in Fla Plus la loro sintesi, ovvero un percorso che mette al centro sostenibilità e transizione ecologica, coniugandoli con un hub di servizi digitali a misura di azienda. I confronti portati avanti con i nostri associati si confermano uno strumento prezioso per prendere coscienza, insieme, dei passi fatti e di quelli ancora da fare: la sostenibilità resta il pilastro centrale sui cui continueremo a lavorare e concentrarci, perché leva indispensabile per competere anche a livello internazionale”.
FederlegnoArredo ha ideato il progetto Fla Plus (Fla-plus.it), un percorso strutturato che offre alle aziende l’opportunità di affrontare le sfide con strumenti concreti, progettati ad hoc per posizionarsi in maniera sempre più efficace e reattiva. Tra questi ci sono il portale dedicato alle certificazioni, indispensabili per muoversi nel mercato domestico ma soprattutto in quelli internazionali, la library di materiali sostenibili che vanno dalle vernici ai rivestimenti, ai materiali per le imbottiture, lo sportello doganale e di consulenza finanziaria, i dati di settore totalmente digitalizzati e interattivi, una serie di webinar e corsi di formazione mirati alle specifiche necessità del comparto, e Tecla, il Tool implementato da FederlegnoArredo per misurare la circolarità delle aziende della filiera. Gli strumenti messi a disposizione da Fla Plus sono pensati per affiancare le imprese grazie a una dashboard digitale riservata agli associati, dove reperire informazioni altamente specializzate grazie a diversi servizi di autovalutazione, consulenza e sostegno alla governance d’impresa.
Sostenibilità
Al via Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile

Obiettivo "definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia". Pichetto: "Valutare le nuove tecnologie sicure"

Si è svolta oggi al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica la prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pnns). L’incontro, presieduto dal ministro Gilberto Pichetto, ha visto la partecipazione dei principali Enti pubblici di ricerca, di esponenti del mondo delle Università, di associazioni scientifiche, di soggetti pubblici operanti nel settore della sicurezza nucleare e del decommissioning, oltre a imprese che hanno già in essere programmi di investimento nel settore nucleare, nella produzione di componenti e impianti e nelle applicazioni mediche nel settore nucleare.
L’Italia, come già previsto nella proposta di aggiornamento del Pniec, punta “sulla vasta diffusione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, anche attraverso la diversificazione delle fonti e l’integrazione delle diverse soluzioni tecnologiche disponibili – spiega il Mase – Pertanto, in linea con la mozione approvata lo scorso maggio dal Parlamento che ha impegnato il governo a sostenere la ricerca tecnologica su fusione e fissione nucleare e a informare correttamente i cittadini su tali tecnologie, il ministero ha istituito la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile”.
La Pnns ha l’obiettivo di “definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore”.
“Non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (Smr) e i reattori nucleari di quarta generazione (Amr)”, sottolinea il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto.
La Piattaforma sarà coordinata dal Mase con il supporto di Enea e Rse e verrà articolata in gruppi tematici. “I risultati del lavoro della Piattaforma saranno la base per valutare l’elaborazione e l’adozione da parte dell’Italia di una Strategia nazionale per il nucleare sostenibile”, conclude il Mase.
Sostenibilità
Food waste come spreco di denaro in famiglia

Le prime anticipazioni dell'indagine di Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability

Lo spreco alimentare è identificato innanzitutto come spreco di denaro in famiglia: dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Germania, dal Regno Unito all’Olanda, i cittadini del mondo identificano lo sperpero del cibo come un ‘crash’ per le loro economie. Sono le prime anticipazioni del Rapporto globale sul rapporto fra cibo e spreco: un’indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, realizzata in 8 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan.
Secondo le anticipazioni Waste Watcher, dunque, “nelle settimane dell’inflazione alimentare, quando gli alimenti hanno registrato un aumento medio del 10,7% in Italia e si prospetta un aumento di 205 euro, fra settembre e dicembre, rispetto al 2022 (dati Assoutenti, agosto 2023), prevenire lo spreco alimentare equivale a sostenere concretamente la famiglia, oltre ad essere un presidio per la salute dell’ambiente”. Fra i cittadini più preoccupati a livello internazionale per l’impatto economico dello spreco del cibo – si rileva – ci sono certamente gli statunitensi che legano al fenomeno ben tre impatti negativi legati al denaro: 81% spreco di denaro, 62% conseguenze economiche per la mia famiglia, 59% conseguenze economiche e sociali.
I dati del terzo Cross Country Report offrono una panoramica globale sulle abitudini di consumo e spreco intorno al pianeta, “un monitoraggio – spiega il fondatore Spreco Zero Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International Observatory – certamente essenziale per potenziare la consapevolezza sui comportamenti e le abitudini di fruizione e gestione del cibo, sulla dieta adottata e sugli alimenti realmente consumati, in chiave di prevenzione dello spreco. Il Rapporto diventa così concreto punto di partenza per promuovere politiche pubbliche e private e iniziative internazionali di sensibilizzazione finalizzate a concretizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare al punto 12.3 dove si prevede di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030”.
LE MISURE ANTISPRECO – All’indagine hanno preso parte 8mila cittadini, con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese. Fra i primi dati che anticipano il Rapporto ci sono quelli dedicati alle misure pubbliche utili a ridurre lo spreco: una domanda che registra la risposta unanime dei cittadini dei Paesi indagati, puntare sull’istruzione nelle scuole, un obiettivo che da sempre è stato indicato come prioritario dalla campagna Spreco Zero.
Una rinnovata attenzione è anche quella per le etichette fronte pacco, di prima rilevanza nel dibattito europeo, considerate un elemento significativo per il contrasto allo spreco alimentare. Ci sono poi le strategia legate al dna dei Paesi interrogati: i cittadini di Italia e Spagna scelgono di prevenire lo spreco acquistando con maggiore frequenza i prodotti freschi, assecondando così i principi base della Dieta Mediterranea. La lista della spesa resta invece riferimento primario per Paesi come la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
Sostenibilità
Park e River Litter 2023, 25.051 rifiuti censiti in 57 parchi urbani e 7 fiumi

I risultati delle indagini di Legambiente

Sono ben 25.051 i rifiuti totali censiti in 57 parchi urbani della Penisola e sulle sponde di 7 fiumi. A scattare la fotografia con dati e numeri è la doppia indagine, Park e River Litter 2023, realizzata da Legambiente in vista del weekend di mobilitazione di Puliamo il Mondo 2023, in programma dal 22 al 24 settembre, e della giornata mondiale dei fiumi.
Un dato che si traduce per le 57 aree verdi urbane di 15 città – Ancona, Bari, Cagliari, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Pineto (TE), Potenza, Pozzuoli (NA), Sasso di Castalda (PZ), Torino, Trivento (CB), Verona – in 22.442 rifiuti raccolti e catalogati in un’area di circa 7.000 mq equivalente a 27 campi da tennis, con una media di circa 3 rifiuti ogni metro quadrato, e per i corsi d’acqua una media di 326 rifiuti ogni 100 metri lineari in un’area campionata totale di circa 8.600 mq (un’area pari a 33 campi da tennis). In entrambi i casi, il materiale più trovato è la plastica (che si attesta rispettivamente al 62% e 61%). Tra i rifiuti a farla da padrone sono soprattutto i mozziconi di sigaretta, prodotti usa e getta e imballaggi e frammenti di plastica.
Legambiente torna a ribadire “l’importanza di adottare comportamenti corretti, a partire da una corretta separazione e raccolta differenziata, e invita tutti a partecipare al weekend di mobilitazione della 31esima edizione di Puliamo il mondo, in programma il 22, 23 e 24 settembre in tutta la Penisola al motto ‘Per un clima di pace'”. Edizione italiana di Clean up the World, che Legambiente organizza dal 1993, anche quest’anno la tre giorni di Puliamo il mondo vedrà in azione dal nord al sud del Paese centinaia di migliaia volontari, tra studenti, associazioni, comitati e amministrazioni locali, per ripulire strade, piazze, aree verdi, ma anche spiagge e sponde dei fiumi dai rifiuti abbandonati (www.puliamoilmondo.it).
“I dati che abbiamo diffuso oggi sull’indagine sui rifiuti abbandonati – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – dimostrano che c’è ancora molto da fare. Se è infatti cresciuta negli anni l’attenzione dei cittadini sui temi ambientali, questa ancora stenta ad essere accompagnata dai fatti. Con la nostra storica campagna Puliamo il Mondo vogliamo portare in primo piano proprio questi temi convinti che solo attraverso l’impegno e l’attenzione di tutti, cittadini e istituzioni, si possa davvero aiutare l’ambiente, garantire la vivibilità e preservare la bellezza nelle nostre città”.
Sostenibilità
Sostenibilità, Engineering tra firmatari manifesto del Global compact delle Nazioni Unite

Il ceo Maximo Ibarra: "Siamo orgogliosi di fare un passo in più sottoscrivendo il manifesto imprese per le persone e la società, così da confermare il nostro impegno nel portare avanti un business responsabile e inclusivo"

Engineering, azienda italiana leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e pa, sigla il Manifesto ‘Imprese per le persone e la società’, rivolto alle aziende e redatto dall’UN Global Compact Network Italia, rete locale del Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa di sostenibilità d’impresa al mondo. Con la firma al Manifesto, l’azienda guidata da Maximo Ibarra si impegna a rafforzare il ruolo della dimensione sociale nelle sue strategie aziendali per generare valore a lungo termine anche nella catena di fornitura e nelle comunità in cui opera.
“Lo scorso anno abbiamo aderito al Global Compact delle Nazioni Unite e oggi siamo orgogliosi di fare un passo in più sottoscrivendo il manifesto imprese per le persone e la società, così da confermare il nostro impegno nel portare avanti un business responsabile e inclusivo”, ha commentato Maximo Ibarra, ceo di Engineering. “In Engineering, azienda fortemente centrata sui talenti delle persone, siamo convinti che ogni evoluzione tecnologica debba migliorare la vita delle comunità, semplificandola, e ogni giorno lavoriamo per integrare nel nostro offering l’attenzione ai valori ESG, abilitando, attraverso il digitale, soluzioni che supportino un modello di crescita diffuso”, ha continuato.
In questi anni Engineering ha ottenuto importanti risultati in ambito social: ha aumentato la presenza femminile in posizioni dirigenziali (+7%) e la presenza di giovani talenti under 30 (+19%), oltre ad aver erogato circa 33.400 giornate di formazione attraverso la sua it & management Academy. A questi risultati interni vanno poi aggiunte le tante iniziative a favore della comunità realizzate dal Gruppo anche nel corso dell’ultimo anno, come i corsi di formazione digitale per oltre 100 ragazze e ragazzi della Comunità di San Patrignano, l’apertura del proprio programma di assunzioni anche ai profughi ucraini con competenze stem.
Il Global Compact delle Nazioni Unite è un’iniziativa speciale del segretario generale delle Nazioni Unite che ha il mandato di guidare e sostenere la comunità imprenditoriale globale nel promuovere gli obiettivi e i valori delle Nazioni Unite attraverso pratiche aziendali responsabili. Con più di 20.000 aziende e oltre 3.000 firmatari non profit con sede in 162 paesi e 69 reti locali, l’UN Global Compact è la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale nel mondo.
Il Global compact delle Nazioni Unite opera in Italia attraverso l’Un global compact network Italia (Ungcn Italia), organizzazione costituitasi in Fondazione nel 2013 dopo dieci anni di attività come gruppo informale. Il Network italiano opera anzitutto per promuovere l’Un global compact ed i suoi dieci principi attraverso il dialogo istituzionale, la produzione di conoscenza e la diffusione di buone pratiche di sostenibilità. È, altresì, impegnato nell’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (sDGs) fissati dalle Nazioni Unite per il 2030. Oltre 600 imprese ed organizzazioni non profit italiane partecipano all’UN Global Compact.
Sostenibilità
Cosa prevede la nuova Direttiva sulla qualità dell’aria approvata dal Parlamento Ue

Arrivano limiti più stringenti e risarcimento rafforzato per i cittadini

Il Parlamento europeo ha approvato la nuova Direttiva sulla qualità dell’aria, imponendo limiti più stringenti rispetto a quelli proposti dalla Commissione. Con 363 voti a favore, 226 contro e 46 astensioni, gli europarlamentari hanno fissato valori limite e obiettivi più rigorosi da raggiungere entro il 2035 per diversi inquinanti, tra cui particolato (PM2.5, PM10), diossido di azoto, anidride carbonica, anidride solforosa e ozono.
La nuova Direttiva sulla qualità dell’aria approvata dal Pe recepisce in larga misura la versione varata dalla Envi (Commissione Ambiente dell’Europarlamento) che alza l’asticella rispetto alla proposta della Commissione.
In particolare, il testo della Commissione Ambiente individua un target finale di valori limite per i principali agenti inquinanti che si allinea a quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come spiega lo stesso europarlamento nel testo ufficiale della Direttiva sulla qualità dell’aria: “Nel settembre 2021 l’Oms ha pubblicato nuovi orientamenti sulla qualità dell’aria, basati su una sintesi esaustiva dei riscontri scientifici in merito agli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute.
Le conclusioni di tali orientamenti sulla qualità dell’aria sottolineano in particolare l’importanza di ridurre le concentrazioni di inquinamento, mostrando che ciò comporterebbe chiari benefici per la salute pubblica e l’ambiente. La presente direttiva – afferma l’Europarlamento – tiene conto delle più recenti conoscenze scientifiche e della necessità di allineare pienamente le norme dell’Unione in materia di qualità dell’aria ai più recenti orientamenti dell’Oms sulla qualità dell’aria, nell’intento di conseguire gli obiettivi generali del piano d’azione per l’inquinamento zero”.
Ecco i nuovi limiti di concentrazione delle sostanze inquinanti secondo il testo approvato dal Parlamento Ue (fonte tabella: ambientenonsolo.com)
L’europarlamento afferma che i valori proposti dalla Commissione dovrebbero costituire un obiettivo intermedio, da raggiungere quanto prima e comunque entro il 2030 e spiega che “Il piano d’azione per l’inquinamento zero definisce inoltre una visione per il 2050, in cui l’inquinamento atmosferico è ridotto a livelli non più considerati nocivi per la salute e per gli ecosistemi naturali. A tal fine, si dovrebbe perseguire un approccio ambizioso alla definizione delle norme attuali e future dell’UE in materia di qualità dell’aria, stabilendo norme in materia di qualità dell’aria per il 2035, inclusi standard di qualità dell’aria intermedi per il 2030”. La nuova Direttiva sulla qualità dell’aria, così come approvata dal Pe, prevede un controllo periodico da parte delle istituzioni in modo da monitorare che la riduzione delle emissioni inquinanti sia costante.
Il testo non si limita a prevedere limiti di concentrazione più stringenti, ma invita ad aumentare il numero di punti di campionamento della qualità dell’aria. Nelle aree urbane dovrebbe esserci almeno un super-sito di monitoraggio ogni 2 milioni di abitanti, utile a rappresentare l’esposizione della popolazione urbana generale. La Commissione aveva proposto un punto di campionamento ogni 10 milioni di abitanti. Inoltre, in luoghi in cui è probabile che si verifichino alte concentrazioni di particelle ultrafine, di carbone nero, di mercurio e di ammoniaca, il Parlamento vuole che ci sia un punto di campionamento ogni milione di abitanti. Ancora una volta, l’europarlamento alza l’asticella rispetto alla Commissione che, per le zone particolarmente esposte, aveva proposto un punto di campionamento ogni cinque milioni di abitanti e solo per le particelle ultrafine.
Secondo gli eurodeputati, inoltre, “La Commissione dovrebbe riesaminare periodicamente i dati scientifici relativi agli inquinanti, ai loro effetti sulla salute umana e sull’ambiente, alle disuguaglianze sanitarie, ai costi sanitari diretti e indiretti associati all’inquinamento atmosferico, ai costi ambientali e agli sviluppi comportamentali, fiscali e tecnologici. Sulla base di tale riesame, la Commissione dovrebbe valutare se le norme applicabili in materia di qualità dell’aria siano ancora adeguate a conseguire gli obiettivi della presente direttiva. Il primo riesame dovrebbe essere effettuato entro il 31.12.2028 per valutare se le norme in materia di qualità dell’aria debbano essere aggiornate sulla base delle più recenti informazioni scientifiche. La Commissione dovrebbe valutare periodicamente il contributo apportato dalla legislazione dell’Unione che stabilisce norme sulle emissioni per le fonti di inquinamento atmosferico al conseguimento delle norme in materia di qualità dell’aria stabilite dalla presente direttiva e, se necessario, proporre ulteriori misure dell’Unione”
Un aspetto particolarmente interessante del testo approvato dal Pe riguarda la trasparenza e la protezione dei cittadini europei. In primis, i deputati vogliono armonizzare gli indici di qualità dell’aria dei 27 Stati membri, attualmente frammentati e poco comprensibili. L’obiettivo è ottenere indici comparabili, chiari e disponibili al pubblico, con aggiornamenti orari in modo che i cittadini possano proteggersi durante gli alti livelli di inquinamento atmosferico prima che vengano raggiunte soglie di allarme obbligatorie.
In questo modo, il Parlamento propone un approccio molto concreto al problema dell’inquinamento dell’aria che, stando alle stime dell’Aea (Agenzia europea per l’ambiente) provoca 300.000 morti premature all’anno tra i cittadini europei.
Secondo quanto previsto nel testo emendato, gli enti dovranno fornire informazioni sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico e sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante, oltre a informazioni specifiche per i gruppi vulnerabili.
In caso di violazione delle nuove norme, gli europarlamentari propongono un diritto rafforzato al risarcimento.
Nello specifico, secondo il testo approvato dal Parlamento europeo, “gli Stati membri provvedono affinché le persone fisiche la cui salute subisce un danno a causa di una violazione della presente direttiva […] a causa di un’omissione, di una decisione, di un atto o del ritardo di una decisione o di un atto da parte delle autorità competenti abbiano diritto a un risarcimento a norma del presente articolo”. La nuova direttiva sulla qualità dell’aria prevede inoltre che gli Stati debbano autorizzare le organizzazioni non governative che promuovono la protezione della salute umana o dell’ambiente a rappresentare le persone fisiche e a intentare azioni collettive per ottenere un risarcimento.
Il diritto al risarcimento rafforzato, infine, si basa anche sulla presunzione di causalità: “Se una domanda di risarcimento è sostenuta da elementi di prova, compresi dati scientifici pertinenti, da cui si può presumere che la violazione di cui al paragrafo 1 abbia causato il danno subito da tale persona o abbia contribuito al suo verificarsi, si presume il nesso causale tra la violazione e il verificarsi del danno”, scrivono gli eurodeputati.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre predisporre dei piani di emergenza nei casi in cui le concentrazioni superino i valori limite.
Infine, secondo le previsioni del Parlamento Ue, tutti gli Stati membri devono predisporre delle tabelle di marcia per la qualità dell’aria con azioni a breve e lungo termine per conformarsi ai nuovi valori limite.
Il processo legislativo continuerà con il pronunciamento del Consiglio Europeo, nel quale si esprimeranno i rappresentanti dei 27 governi degli Stati membri.
Sostenibilità
Ricerca, in Italia 1 persona su 2 è vittima di discriminazione

È quanto emerge da una ricerca commissionata da Ace

La discriminazione è un fenomeno ancora troppo frequente in Italia tanto che 1 italiano su 2 ne è stato vittima. Il 77% ha assistito ad almeno un atto discriminatorio e il 50% non ha reagito. Oltre il 70% degli intervistati dichiara che il maggior numero di discriminazioni avvengono a scuola, a seguire troviamo i social media (oltre il 50%). La percentuale di discriminazioni all’interno di un gruppo di amici cresce nei ragazzi 13-16 anni, raggiungendo il 25% dei casi. Nella fascia di età tra i 16 e i 19 anni la discriminazione passa dalla forma verbale a quella fisica. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Ace, marchio di Fater per detergenti per la casa e i tessuti.
A fronte dei risultati dell’indagine il brand ha deciso di scendere in campo con due azioni concrete: ‘Formula Anti-odio’, un progetto su scala nazionale con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tante forme di odio che colpiscono le persone anche attraverso le scritte offensive; ‘Scendiamo in piazza’, una iniziativa che ha visto coinvolte le scuole di 4 città italiane con l’obiettivo di riqualificare i luoghi scelti dagli studenti per restituirli alla città ripuliti, rigenerati e predisposti all’aggregazione sociale.
L’indagine sottolinea che a fronte di un episodio di discriminazione oltre la metà degli intervistati non sono stati in grado di reagire, circa il 30% degli stessi dichiara di non averlo fatto per un senso di impotenza. Rabbia (60%) disgusto (50%) e tristezza (33%) le emozioni provate dalla maggioranza degli intervistati. Il 14% ha dichiarato di aver provato indifferenza. “Siamo partiti dal nostro Purpose, dallo scopo che ci siamo dati come brand Ace che è quello di dare un contributo positivo nelle comunità in cui operiamo, partendo da quello che facciamo meglio che è pulire. Noi lo chiamiamo ‘il pulito che unisce’. Perché come dimostra la nostra ricerca, c’è molto da fare per prenderci cura della nostra casa comune, il nostro Paese, facendo pulizia delle tante discriminazioni che ancora ci affliggono. Voglio ringraziare i nostri partner, Retake, Diversity Lab e Dlv Bbdo che ci hanno guidato nel costruire un’iniziativa che spero chiami ognuno di noi a fare qualcosa di concreto per rimuovere lo sporco più ostinato che è quell’odio e quella paura per il diverso che vogliamo far scomparire dai muri e dalle piazze delle nostre città”, ha commentato Antonio Fazzari, General Manager di Fater.
Nasce così ‘Ace Formula Anti-Odio’, la campagna di comunicazione sociale che racconta episodi reali di discriminazione vissuti da 4 ragazzi in tema di omofobia, body shaming e grassofobia, razzismo e antisemitismo, realizzata con la consulenza di Diversity Lab, organizzazione impegnata a promuovere la cultura dell’inclusione e il valore della diversità, nei media, nelle aziende e nella società civile. “Il trend nazionale in tema di discriminazioni in Italia è tristemente noto, come emerge dalle recenti cronache e come confermato anche da questa ricerca. Per invertire questo trend c’è bisogno di un cambiamento culturale profondo e sistemico, che parta dalle scuole, dalle famiglie, dalle istituzioni, ma anche dalle organizzazioni. Per questo siamo orgogliosǝ di aver dato il nostro apporto a questa campagna di sensibilizzazione, mettendo al servizio di questo progetto l’esperienza e l’impegno che da dieci anni mettiamo nel promuovere una società più rispettosa e valorizzante delle persone – dichiara Gabriella Crafa, vicepresidente di Diversity Lab e Fondazione Diversity – Abbiamo lavorato a stretto contatto con tutto il team di Ace-Fater Group sul linguaggio e sulla rappresentazione delle storie e delle persone in tutti i contenuti della campagna, coinvolgendo attivistƏ delle categorie sottorappresentate, in un intenso lavoro di confronto e dialogo sui temi della De&I, nell’obiettivo comune di portare al pubblico un racconto corretto, valoriale e autentico”.
Per rendere concreto questo suo impegno a fianco dei cittadini, Ace ha avviato nel 2022 il progetto ‘Scendiamo in piazza’. Un progetto itinerante di riqualificazione urbana promosso insieme all’associazione di volontariato Retake e realizzato in collaborazione con l’agenzia educativa La Fabbrica. L’edizione 2023 ha previsto il coinvolgimento degli studenti delle scuole italiane primarie e secondarie di 1° grado di Roma, Milano Pescara e Palermo in un progetto di sviluppo delle proprie competenze di cittadinanza attiva nella cura del proprio territorio. Gli studenti sono stati ingaggiati nella scelta di un luogo pubblico di aggregazione e nell’ideazione di una proposta concreta e fattibile per migliorarlo. Le 4 idee migliori, una per ogni città, saranno realizzate nel corso di eventi pubblici di partecipazione attiva, durante i quali saranno rimossi gli insulti inneggianti forme di odio e organizzati dei laboratori sul linguaggio inclusivo tenuti da Diversity Lab, restituendo a tutta la cittadinanza il nuovo spazio di socialità e condivisione. Il tour partirà il 23 settembre da Roma, passando il 7 ottobre da Milano, il 20 ottobre a Pescara e si chiuderà l’11 novembre 2023 con la tappa di Palermo. A supporto del progetto Ace ha sviluppato uno speciale prodotto rimuovi-graffiti e insulti, non in vendita, che verrà utilizzato dagli esperti di Retake durante gli eventi per la rimozione delle scritte che inneggiano all’odio.
“Con ‘Scendiamo in Piazza’ abbiamo voluto dare spazio ai più giovani – afferma Francesca Elisa Leonelli, presidente di Retake – Costruire e trasformare con loro, spazi quotidiani in luoghi più fruibili, di gioco, più sicuri e costruttivi. Saranno proprio i ragazzi i protagonisti del cambiamento, che in prima persona potranno dare forma alle loro idee e fare esperienza di quanto possano realizzare con gesti semplici e in compagnia. Vedere la città dal loro punto di vista ha sempre molto da insegnare a tutti, dentro e fuori la scuola, e con il progetto non vediamo l’ora di vederlo in concreto”.
Sostenibilità
Smog, a Roma superati ovunque nuovi limiti Ue

Legambiente ha presentato il report Aria pulita per Roma 2023

A Roma in tutte le 13 centraline superati i nuovi limiti europei per media annua di Pm10, Pm2,5 e NO2. In Piazza del Campidoglio, Legambiente ha presentato il Rapporto Roma Aria pulita per Roma 2023 in occasione della Settimana Europea per la Mobilità.
Nel Rapporto l’associazione ambientalista torna a fare il punto sui progetti necessari e le scelte politiche per la riqualificazione della qualità dell’aria nella Capitale: nuovi tram, prolungamenti delle Metro, elettrificazione della flotta dei bus di superficie, interventi strutturali alla rete ferroviaria, nuove stazioni, chiusura dell’Anello ferroviario, sharing mobility, nuova Fascia Verde verso la Congestion Charghe di tutto il centro, realizzazione di Grab e ciclabili su ogni arteria stradale.
“La nostra città potrà cambiare e in meglio solo se sarà una priorità totale quella della mobilità sostenibile – dichiara Amedeo Trolese di Legambiente Lazio che ha curato la realizzazione del rapporto – togliendo spazio al dominio fisico e culturale delle autovetture private negli spostamenti, e restituendo la città alle persone. Ci serve la modernità di tante nuove linee tranviarie, anche più di quelle previste con i fondi Pnrr, i prolungamenti di tutte le metro come si attende ormai da decenni, investimenti potenti su tutto il Tpl collettivo, ampliamento della superficie di attuazione della sharing mobility, protezione degli itinerari ciclabili per ora solo disegnati a terra, tante nuove ciclovie. E poi, come è stato per gran parte delle città in Europa e oltre, dove oggi avvengono in auto privata solo una piccola percentuale degli spostamenti ma dove, anche fino a pochi anni fa il dominio delle automobili era totale e del tutto simile a quello che ancora persiste a Roma, avviare un grande percorso di educazione alla mobilità che coinvolga scuole, uffici, mobility manager, stakeholders della mobilità, per tornare a respirare aria pulita nella Capitale”.
Novità delle ultime ore arrivano proprio sulla qualità dell’aria, ha ricordato Legambiente, “a seguito del voto cruciale con il quale la scorsa settimana il Parlamento europeo ha avviato l’iter di un grande rafforzamento della direttiva sull’inquinamento atmosferico, su proposta dalla Commissione europea. Gli obiettivi da raggiungere per i valori di inquinamento sono in linea con quanto l’Oms già dallo scorso anno chiede di traguardare e molto più stringenti: le Pm2.5 avranno una soglia annuale dimezzata a 5 μg/m3 (microgrammi per metro cubo di aria) e limite sulle 24 ore che scende da 25 a 15 μg/m3; le Pm10 avranno un limite annuale che passa da 20 a 15 μg/m3; e l’NO2 avrà limite di concentrazione annua che scende a 10 μg/m3 e a 25 μg/m3 come limite giornaliero; la data limite per raggiungere tutti gli obiettivi è settembre 2035”.
“Nella Capitale la qualità dell’aria si può migliorare con trasporto pubblico collettivo, sharing mobility, ciclabilità e riduzione drastica delle automobili – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – La nuova direttiva europea va nella giusta direzione, recepisce le indicazioni dell’Oms e prevede una drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico; a Roma bisogna lavorare in fretta perché siano raggiunti gli obiettivi concretizzando tutti i progetti che si attendono anche da decenni, così evitiamo che la città continui ad essere tra i luoghi responsabili delle procedure di infrazione europee sulla qualità dell’aria ma soprattutto per una migliore qualità della vita. Se confrontiamo oggi i dati delle polveri sottili e biossido di azoto, tutte le 13 centraline Arpa romane superano di gran lunga i nuovi limiti così come è oltre i limiti il dato medio annuale complessivo; una situazione evidentemente di emergenza contro la quale contrapporre le politiche di mobilità sostenibile, a partire dalla prevista Fascia Verde, la Congestion Charge e tutte le tranvie che potranno essere realizzate con i fondi del Pnrr”.
Sostenibilità
Sostenibilità: i-Stentore, fondi europei per la mobilità elettrica

Samso partecipa al progetto Ue

Nei Comuni di Capaccio Paestum (Sa) e Nocera Inferiore (Sa), a partire dalla prossima estate i turisti potranno noleggiare e ricaricare venti e-car per raggiungere in modo eco-sostenibile la costiera Amalfitana, la Penisola Sorrentina, l’area vesuviana e il vicino Cilento. I lavori prevedono la realizzazione e l’installazione di due pensiline fotovoltaiche, dieci stazioni con doppia presa di ricarica con un parco macchine di venti 500e Cabrio. Le auto a noleggio saranno a disposizione dei turisti, che potranno far affidamento su un’apposita app che consentirà loro di far uso del servizio in completa autonomia, potendo programmare la loro sosta per la ricarica lungo il tragitto.
Il centro di ricerca Criat (Centro di Ricerca Interuniversitario sugli Azionamenti elettrici per la Trazione aerea, terrestre e marittima) dell’Università Federico II sarà parte attiva nella progettazione hardware e software dei sistemi di ricarica, che include anche la sperimentazione di tecnologie bidirezionali V2G (Vehicle To Grid) in grado di rendere l’auto elettrica una ‘power bank’ capace di gestire al meglio il surplus energetico, stoccandolo per metterlo a disposizione in caso di picchi dei consumi della rete elettrica.
Samso S.p.A., Energy Service Company con sede operativa a Padova, Milano e Salerno, attiva in consulenza, progettazione e installazione di stazioni di ricarica per e-car alimentate da energia solare, sta lavorando in sinergia con l’Università di Napoli, Reefilla e la casa automobilistica cinese Nio. In particolare, l’Esco avrà un ruolo di primo piano nella realizzazione dell’innovativa stazione di sosta per i veicoli elettrici basata su tecnologie di accumulo ibride che sfruttano super-condensatori e batterie al litio per alimentare stazioni di ricarica Quick, UltraFast e V2G per l’integrazione della fonte fotovoltaica, in grado di assicurare il miglior rendimento in termini di risparmio, potenza e prestazioni.
I-Stentore, l’euro-progetto per lo sviluppo e la ricerca transnazionale di sistemi innovativi di stoccaggio di energia, facente parte del Programma quadro settennale Horizon Europe (2021-2027), prevede una dotazione finanziaria complessiva di 15,1 miliardi di euro, distribuiti tra sei paesi (Italia, Slovenia, Grecia, Spagna, Portogallo e Lussemburgo) e una trentina di poli universitari di ricerca e realtà imprenditoriali del settore, tra cui Samso Spa. L’azienda partecipa al progetto Ue da oltre 8 milioni di euro di investimenti, aggiudicandosi 494.904,13 euro, la quota più elevata di fondi europei destinati all’Italia.
“I-Stentore costituisce un’importante opportunità di lancio per i settori della mobilità green e del turismo sostenibile e una preziosa occasione di dialogo tra mondo accademico ed imprenditoriale, oltre che un grande traguardo per Samso – dichiara Gianpiero Cascone, ad di Samso – Questo ambizioso progetto punta a incentivare la progettazione di soluzioni tecnologiche d’avanguardia che vadano verso una sempre maggiore integrazione di diversi sistemi di accumulo con fonti rinnovabili, in modo tale da favorirne l’interoperatività e l’ottimizzazione operativa. Gli innovativi sistemi di storage prevedono anche batterie portatili per ovviare all’’ansia da autonomia’ e consentono al mezzo di diventare prosumer, cioè consumatore e produttore di energia allo stesso tempo con il vantaggio di rendere l’infrastruttura più resiliente e di ricevere un benefit economico per l’energia scambiata”.
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