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Economia

Centri commerciali, cancellata riapertura nei week end dal 15 maggio

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La notizia è arrivata nottetempo ed è stata una vera e propria doccia fredda per tutte le imprese del commercio che operano nei centri e parchi commerciali: la norma sulla riapertura nei week end è stata cancellata dal decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale, riapertura che era stata prevista nella bozza a partire dal 15 maggio nelle zone gialle. “Prendiamo atto che la riapertura dei centri commerciali durante il fine settimana è stata cancellata, senza alcuna spiegazione, dal dl riaperture pubblicato in gazzetta ufficiale la scorsa notte” afferma Alberto Frausin, presidente Federdistribuzione, il primo a commentare la vicenda. Alcuni centri commerciali, tra l’altro, una quindicina sono operativi come hub vaccinali in accordo con le asl territoriali, a conferma del fatto che sono luoghi sicuri, secondo quanto riferiscono gli operatori del settore che hanno predisposto rigidi protocolli sanitari per la sicurezza di chi li frequenta e ci lavora.  

“Non possiamo accettare che le aziende del commercio, che hanno sempre risposto con responsabilità durante tutte le fasi dell’emergenza pandemica, – aggiunge – non abbiano una prospettiva certa sulla data di riapertura dei punti vendita, a differenza di tutti gli altri settori. Occorre superare questa situazione, si possono mettere in campo tutte le misure necessarie, senza rassegnarsi a tenere chiuso”.  

Marco Pedroni, presidente Ancc-Coop e Coop Italia è furioso e rilancia: “chiediamo con forza la correzione del testo del Decreto che permetta così la riapertura dei centri commerciali” afferma commentando la notizia dell’abolizione dell’Art. 8 dal decreto sulle riaperture, pubblicato in Gu, norma che era nella bozza del decreto e che prevedeva l’apertura nei fine settimana dei centri e parchi commerciali a partire dal 15 maggio. “La notizia è arrivata nottetempo e ci ha colto di sorpresa perché le indicazioni ricevute nella giornata di ieri andavano in tutt’altra direzione. -aggiunge Pedroni – Non capiamo il perché di questo dietrofront e nessuno d’altronde ce lo ha spiegato”. 

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Finanza

Borsa Milano, Piazza Affari oggi travolta dal caso Deutsche Bank

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(Adnkronos) – Ribassi per tutti i principali indici di borsa europei, scossi dal tonfo di Deutsche Bank che ha visto crescere a dismisura il costo dell’assicurazione in caso di insolvenza. Piazza Affari – negativa come tutte le piazze europee – ha chiuso la seduta registrando una perdita del -2,23% a 25.892 punti. Le preoccupazioni per il settore finanziario continuano a mettere sotto pressione il mercato e per il Ftse Mib – con il terzo ribasso consecutivo della settimana – prosegue la serie negativa iniziata mercoledì. 

In salita lo spread tra Btp e Bund tedeschi che sfiora i 190 punti base con un rendimento del titolo decennale al 4%. 

Sul listino principale di Piazza Affari spiccano le forti vendite dei titoli bancari: Banco Bpm registra una flessione del 4,14%, mentre UniCredit chiude a -4,06% a seguito della comunicazione che Goldman Sachs Group ha ridotto la sua partecipazione dal 6,18% allo 0,89%. Bper Banca e Monte dei Paschi di Siena chiudono rispettivamente a -4,04% e -3,26%. Giornata negativa anche anche per il settore petrolifero con Eni che ha perso il 2,26% e Saipem a -2,77%. Maglia nera per Iveco a -5,01%. 

Ottima performance per Diasorin che, dopo una sospensione per eccesso di rialzo, chiude la seduta in netta controtendenza a +3,6%. (in collaborazione con Money.it) 

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Finanza

Borsa, titoli banche giù: Milano perde 2,18%

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(Adnkronos) – Chiusura di settimana fortemente negativa per le borse europee: Milano, la peggiore, a fine seduta segna -2,18% con il Ftse Mib a 25.906 punti. Negative anche Francoforte (-1,67%), Londra (-1,25%) e Parigi (-1,74%) in una giornata con i titoli delle banche sotto i riflettori. 

 

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Coronavirus

I soldi fanno la felicità? Il World Happiness Report 2023 prova a rispondere

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(Adnkronos) – Cos’è che ci rende felici? Una domanda che l’umanità si è sempre posta e a cui molti filosofi fin dai tempi di Seneca e Confucio hanno tentato di rispondere. Ma negli ultimi anni c’è qualcosa di nuovo: si è pensato che la felicità si possa misurare, e quindi in qualche modo anche definire. È infatti da più di 10 anni che l’Onu realizza il World Happiness Report, che traduce in numeri e grafici il livello di soddisfazione di 137 Paesi del Mondo. L’obiettivo non è solo ‘filosofico’, per così dire, ma anche molto pratico e politico: orientare e aiutare l’azione dei governi a realizzare il massimo benessere possibile dei loro cittadini. 

E se è vero che alla fine l’essere umano è tale a ogni latitudine, è anche vero che le differenze culturali e di civiltà hanno portato ad approcci diversi sui temi esistenziali e nella gestione della cosa pubblica. Il Buthan, per esempio, già dal 1972 ha deciso di sostituire il Pil, il Prodotto Interno Lordo con cui siamo abituati a calcolare la ricchezza di un Paese, con il Fil, la Felicità Interna Lorda, che mira a stabilire uno standard di vita e considera come criteri la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali. Risultato: il Buthan è uno dei Paesi più poveri dell’Asia ma anche uno dei più felici del continente, un’evidenza che spinge a chiedersi se i soldi facciano o meno la felicità. 

Cercando di capirci di più, andiamo a vedere cosa dice il World Happiness Report, che ovviamente stila anche una classifica di quelli che sono i Paesi più felici del mondo, in base alle medie delle risposte date dal 2020 al 2022 dagli intervistati, i quali hanno attribuito un voto da 1 a 10 alla soddisfazione della propria vita. Il Report prende questa soddisfazione come ‘standard del benessere’.  

I primi dieci paesi sono: Finlandia (per il sesto anno consecutivo), Danimarca, Svizzera, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Nuova Zelanda, Austria e Canada. Tutti Stati che riescono a mantenere alti livelli di benessere soggettivo, e che non hanno perso questa capacità nemmeno durante la pandemia. Il Rapporto di quest’anno si è infatti concentrato sugli effetti della crisi sanitaria e su come i governi e le società hanno risposto alla sfida, ottenendo risultati sorprendenti. 

La Lituania è l’unica nuova entrata nei primi 20, guadagnando ben 30 posti dal 2017, mentre i Paesi meno felici sono Afghanistan, Libano, Sierra Leone, Zimbabwe, Repubblica democratica del Congo e Botswana. L’Ucraina, nonostante la guerra, è 92ma, grazie soprattutto alla solidarietà sociale e alla capacità tutta umana di fare fronte comune alle avversità. 

L’Italia, forse non è una vera sorpresa, non si colloca benissimo nella classifica dei Paesi più felici al mondo. Il Bel Paese infatti è 33mo e, se superficialmente potrebbe sembrare un piazzamento non male, su 137 Stati analizzati, guardando meglio è un risultato decisamente non esaltante. Intanto perché abbiamo perso due posizioni dal 2020.  

E poi perché con un ‘punteggio felicità’ pari a 6,4, non di molto sopra la sufficienza, l’Italia si inserisce in classifica dopo la Spagna e prima del Kosovo, superata dai ‘soliti’ Paesi scandinavi ma anche da Germania (16ma con un punteggio felicità di 6,89), Gran Bretagna (19ma con un punteggio felicità di 6,79) e Francia (21ma, con un punteggio felicità di 6,66). Sopra di noi anche Costa Rica (23ma, con un punteggio felicità di 6,6) e Romania (24ma, con un punteggio felicità di 6,58). 

Il Rapporto esplora sei diversi aspetti che spiegano le variazioni nei livelli di felicità percepito: supporto sociale, reddito, salute, libertà, generosità e assenza di corruzione. 

In generale, emerge che i Paesi con livelli più alti di fiducia nelle istituzioni e negli altri cittadini, di sostegno istituzionale e sociale, di qualità della governance e dei servizi pubblici, di libertà individuale, di rispetto dei diritti umani e di qualità ambientale sono più felici e hanno resistito meglio alla crisi pandemica rispetto ai Paesi con livelli più bassi di questi fattori.  

Conta l’etica di un Paese, ovvero se le persone sono generose e solidali le une con le altre. Contano anche le istituzioni, ovvero se sono affidabili e offrono servizi adeguati ai cittadini, che quindi sono liberi di prendere le proprie decisioni. Contano anche reddito e salute, perché, come si suol dire, se i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria, e poi quando c’è la salute c’è tutto. 

Dal Report emerge inoltre che una società in cui cittadini sono più virtuosi è anche più felice, dimostrando che il benessere di ognuno di noi è legato a quello degli altri. Non solo: lo sviluppo di comportamenti virtuosi da parte dei cittadini è favorito e incentivato da un ambiente sociale e istituzionale, ma allo stesso tempo cittadini virtuosi realizzano un ambiente sociale e istituzionale più soddisfacente, creando una spirale benefica. 

Infine, uno degli elementi sorprendenti messi in luce dal World Happiness Report 2023 è che la pandemia ha portato dolore e sofferenza ma anche un aumento del sostegno sociale e della benevolenza, sottolineando così la capacità degli esseri umani di aiutarsi e sostenersi nei momenti di grave difficoltà. Un aspetto che ha contribuito alla resilienza delle persone e dei diversi Paesi di fronte all’emergenza sanitaria. Inoltre, l’esperienza col Covid è servita a molte persone per riflettere sull’importanza delle cose semplici, spesso date per scontate, e ha portato a una maggiore gratitudine. In questo contesto, la salute mentale sta assumendo sempre maggiore rilevanza, andandosi ad affiancare agli altri come fattore rilevante per la soddisfazione di vita. 

In conclusione, il World Happiness Report 2023 evidenzia l’importanza di coltivare relazioni positive con gli altri esseri umani e con il pianeta che condividiamo, partendo da una riflessione su cosa conta davvero per noi come individui e come società. La felicità quindi è un obiettivo, uno stato esistenziale che passa per l’individuo ma che non può prescindere dal benessere collettivo e dalla condivisione. 

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Coronavirus

Mes, Italia, ratifica e riforma: cosa c’è da sapere

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(Adnkronos) – L’Italia non ha ancora ratificato il Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Nell’ambito del quadro finanziario dell’Ue, secondo la premier Giorgia Meloni, “ci sono anche altri strumenti che sono anche più efficaci nell’attuale contesto”. Ma cos’è il Mes? Come funziona? Cosa cambia con la riforma? 

Il Mes è il meccanismo per la risoluzione delle crisi creato nel 2012 per gli Stati dell’area euro. Serve a fornire assistenza ai Paesi dell’Eurozona che hanno seri problemi finanziari; raccoglie fondi sul mercato dei capitali e mediante transazioni sul mercato monetario. Non è finanziato da denaro dei contribuenti, capitale a parte: si finanzia sui mercati, emettendo obbligazioni. 

La creazione del meccanismo può essere interpretata come un passo per ‘rimediare’ ad un’anomalia: l’Ue ha una banca centrale, la Bce, che non può essere “prestatore di ultima istanza”. 

Il ruolo del Mes è diventato primario dopo la crisi della Grecia tra il 2010 e il 2011. Il Mes ha sede a Lussemburgo, è un organismo intergovernativo (non un’istituzione Ue) e ha una capacità di prestito massima di 500 mld di euro. Dal luglio 2013 ha sostituito l’Efsf, European Financial Stability Fund, il quale ha assistito Irlanda, Portogallo e Grecia. L’Esm ha fornito assistenza finanziaria alla Grecia, a Cipro e alla Spagna. 

Lo statuto del Mes è ricalcato sul modello delle banche d’affari, come quello del Fmi, e prevede l’immunità per i suoi dirigenti. L’articolo 3 del trattato istitutivo, che rimane invariato nella riforma, prevede che le sue risorse vengano erogate “under strict conditionality” (con condizionalità rigide). 

La riforma, basata su diversi pilastri (backstop del Fondo Unico di Risoluzione, linee di credito dell’Esm, sostenibilità del debito, cooperazione dell’Esm con la Commissione Europea), si è resa necessaria per dare al Mes una serie di nuovi compiti, nell’ambito degli obiettivi approvati dai capi di Stato e di governo dell’Ue nel dicembre 2018, per completare l’unione economica e monetaria e, appunto, l’Esm (Mes). 

Dopo un lungo negoziato, è stata chiusa a fine 2019, ma non era stata approvata fino ad oggi per le difficoltà politiche dell’Italia. 

BACKSTOP – Tra questi obiettivi, c’è anzitutto il backstop , cioè la garanzia di ultima istanza, per il Single Resolution Fund (Srf), o Fondo Unico di Risoluzione: quest’ultimo è un fondo, finanziato dalle banche stesse e non dai contribuenti, che interviene per ‘risolvere’, come si dice in gergo, le banche fallite. Questa garanzia (backstop) dovrebbe essere fornita dall’Esm, con una linea di credito che fa, appunto, da garante di ultima istanza, cioè nel caso in cui l’Srf si trovi a corto di fondi. La sua esistenza dovrebbe contribuire a scoraggiare attacchi speculativi. 

L’Srf potrà fare ricorso al Mes solo in ultima istanza, cioè se avrà esaurito le sue risorse e il Single Resolution Board, che lo controlla, non fosse in grado di raccogliere risorse in altro modo. La decisione sulla concessione della linea di credito dal Mes all’Srf viene presa, sulla base di una richiesta del Srb e di una proposta del direttore del Mes, dal board dei governatori del Mes, che sono alti funzionari dei ministeri delle Finanze dell’area euro. 

La decisione del board avviene per consenso, ma se la Commissione Europea e la Bce ritengono che sia in gioco la sostenibilità dell’Eurozona, allora si può votare a maggioranza qualificata (85% dei voti espressi), secondo una procedura che esiste dal 2012 per gli strumenti di aiuto finanziario. 

LINEE DI CREDITO AGLI STATI – Il Mes ne ha a disposizione di due tipi, le Precautionary Conditioned Credit Lines (Pccl) e le Enhanced Conditions Credit Line (Eccl); la riforma punta a rendere le prime più “efficaci”. 

Le linee del Pandemic Crisis Support creato nella prima metà del 2020 per aiutare gli Stati a combattere la pandemia di Covid-19, e finora inutilizzate, non fanno parte della riforma. 

Le Pccl sono a disposizione di Stati membri dell’area euro con fondamentali economici “solidi”, ma che vengono colpiti da choc avversi al di là del loro controllo. La Pccl funziona come una polizza di assicurazione: in pratica, l’assunzione di base è che il fatto stesso che esista sia sufficiente a placare i mercati; in questo modo, non ci dovrebbe essere neanche bisogno di utilizzarla. 

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Economia

Suzuki, Nalli: ‘Elettrico sarà approdo di strategia che ricerca efficienza’

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(Adnkronos) – Marchio sinonimo di efficienza, di tecnologia, di rispetto di quelle tradizioni che lo hanno portato a essere un brand universalmente riconosciuto, come portatore di una strategia vincente in un mercato, quello automobilistico, che sta attraversando un periodo di profondo cambiamento, Suzuki ha da anni intrapreso un percorso sostenibile. Dopo la presentazione e la commercializzazione di una gamma completamente elettrificata, la Casa di Hamamatsu introdurrà sul mercato nel 2025 il suo primo veicolo elettrico, la eVX, un modello che abbinerà le caratteristiche tecniche di una BEV di ultima generazione a quel DNA 4×4 che ha reso Suzuki celebre nel mondo. (Video)  

Come sottolinea Massimo Nalli Presidente di Suzuki Italia, “l’elettrico è una regola che tutte le case sono tenute a rispettare, una regola voluta dalla Commissione Europea e quindi, secondo la cultura giapponese, le regole non si discutono, però si possono dare pareri diversi, per esempio che l’elettrico ha ancora tre grandi tanti problemi prima di divenir nazional-popolare e garantire una mobilità individuale: il costo elevato, l’autonomia, quando riusciamo a raggiungere con una vettura elettrica i 3-400 km siamo già contenti, in realtà su di una vettura termica siamo abituati al doppio o ben più del doppio e poi la capillarità della rete di ricarica che è ancora insufficiente”.  

Tre i principi su cui si basa la strategia di crescita per l’anno 2030 di Suzuki, il marchio automobilistico giapponese punta alle zero emissioni di anidride carbonica, coinvolgendo nella realizzazione di questo ambizioso obiettivo, paesi emergenti come l’India, l’ASEAN e l’Africa. Creare e sviluppare prodotti e servizi incentrati sul cliente, in Giappone e in Europa, Suzuki raggiungerà la neutralità di carbonio entro il 2050, mentre in India entro il 2070.  

“Suzuki – ricorda Nalli – ha lanciato il suo primo modello ibrido nel 2016, iniziando una strategia di progressiva elettrificazione, che ha portato di recente al Salone di Nuova Delhi, del primo nuovo modello completamente elettrico, che vedrà la luce in Europa nel corso del 2025. La strategia di prodotto di Suzuki ha sempre centrato la propria attenzione sulla compattezza e sulla grande efficienza dei veicoli. Secondo un acronimo giapponese che recita “Sho-Sho-Kei-Tan-Bi”, le nostre vetture sono vetture compatte, più leggere ed efficienti, ce ne vorranno di meno per garantire la mobilità a tutti i nostri clienti, perché riteniamo che la condizione sia una delle strade per arrivare alla ecosostenibilità”. 

“Il mercato italiano – ricorda – ha garantito a Suzuki, in Italia, un successo negli ultimi anni, strettamente legato alla bontà del proprio prodotto. Siamo grati agli oltre 40.000 clienti che nel 2021 hanno dato fiducia a Suzuki, siamo grati e dispiaciuti per quelli che nel 2022 hanno dovuto aspettare qualche settimana prima di entrare in possesso della loro Suzuki, ora la situazione di fornitura di autovetture si sta normalizzando e così i tempi di consegna”. 

“Ci aspettiamo quindi un incremento del numero di vetture immatricolate, mentre ci aspettiamo una costanza dell’attenzione, quindi del numero di contratti stipulati nei confronti di Suzuki Italia, a valori record, valori che – conclude – posizionano il mercato italiano al primo posto in Europa per il marchio Suzuki, il marchio di Hamamatsu”. 

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Economia

Mur, per Dantedì 2023 a Salerno versione inedita Dante Symphony di Liszt

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(Adnkronos) – Una versione inedita dell’ardua Dante Symphony di Franz Liszt. È già un avvenimento il concerto sinfonico dei 102 giovani talenti del Conservatorio di musica ‘Giuseppe Martucci’ di Salerno per il #dantedì, la Giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta e l’appuntamento è per sabato 25 marzo 2023, alle 11.30, al Teatro ‘Giuseppe Verdi’ di Salerno. L’evento è organizzato dal Conservatorio di Salerno in accordo con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio del Comune di Salerno.  

La Dante Symphony di Franz Liszt per orchestra e coro è riconosciuta per la sua complessità tecnica e musicale. I giovani allievi del Conservatorio ne eseguiranno una versione inedita e la parte musicale sarà integrata con illustrazioni del percorso narrativo della Commedia di Dante Alighieri.  

Il Mur segnala che a realizzare le tavole della videoproiezione gli artisti Orsi Horváth e Marco Victor Romano. L’orchestra e il coro saranno rispettivamente diretti dai Maestri Iacopo Sipari di Pescasseroli e ‘Marilù’ De Santo. Il concerto potrà anche essere seguito in diretta streaming sul portale del Mur e tramite i profili social del Ministero, Youtube e Facebook. 

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Economia

Premiati i migliori Centri Smistamento di Poste Italiane per programma Lean

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(Adnkronos) –
Sono i Centri di Smistamento di Catania, Padova, Bologna e Milano Roserio quelli che hanno raggiunto i migliori risultati nell’implementazione del programma Lean, premiati in un evento dedicato presso la Direzione Centrale romana di Poste Italiane. Il programma Lean rappresenta una delle leve primarie messe in campo da Poste Italiane per favorire la trasformazione industriale nel sistema postale e per rispondere alle sfide di un mercato logistico in continua evoluzione. 

L’obiettivo è quello di innovare il mondo della logistica attraverso una nuova metodologia di lavoro, che mette al centro le persone e loro competenze per raggiungere l’eccellenza in ogni fase del processo produttivo, promuovendo la cultura del miglioramento continuo e della qualità. 

Il nuovo modello organizzativo prevede una gestione più snella dei processi operativi, una riduzione degli sprechi lungo l’intera filiera logistica, più attenzione alla sicurezza e una maggiore consapevolezza nei dipendenti del proprio ruolo e dell’impatto sul cliente. Si tratta di una metodologia che genera nel complesso maggior benessere dei dipendenti, che sono più motivati e coinvolti nelle attività e sui risultati. Il programma Lean prevede inoltre, lo sviluppo di competenze e conoscenze acquisite attraverso un importante piano di formazione tecnico-specialistica e manageriale volto a promuovere soprattutto nelle persone un nuovo mindset, un cambiamento culturale nel modo gestire i processi e le relazioni organizzative. 

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Economia

Gaming e Web3, accordo storico tra Polygon e Nexon

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(Adnkronos) – Un passo alla volta, Polygon si conferma tra gli operatori più attivi del settore fintech. Anche oggi la piattaforma annuncia una nuova partnership. L’obiettivo principale dell’accordo con Nexon, gigante sudcoreano del gaming, è quello di allargare il perimetro di applicazione delle soluzioni cripto. Il network asiatico porta inoltre in dote 180 milioni di utenti, con l’obiettivo di estendere ulteriormente il proprio bacino di riferimento e di dare vita a un’integrazione sempre più stretta tra finanza decentralizzata e videogiochi. 

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Economia

Gli Emirati Arabi Uniti lanciano la cripto di Stato

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(Adnkronos) – Tra i principali hub cripto dell’Asia occidentale, gli Emirati Arabi Uniti si confermano all’avanguardia per quanto riguarda le innovazioni a tema Web3. La banca centrale del Paese, la Cbuae, ha infatti annunciato il lancio del Digital Dirham, la nuova valuta digitale di Stato. Il progetto, che prevede una fase di sperimentazione della durata di 15 mesi e si inserisce nel quadro del programma Fit (Financial Infrastructure Transformation), sarà realizzato grazie al supporto di G42 Cloud e R3, pronte a mettere a disposizione personale e strutture. 

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Economia

Per non ‘sfrattare’ coppia cicogne Inwit gli trova casa in cima a torre

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(Adnkronos) – Inwit, primo tower operator italiano, ha aiutato una coppia di cicogne a trovare una nuova casa nel comune di Inverno e Monteleone (Pavia), dopo che la gru sulla quale avevano costruito il loro nido era stata rimossa. Per evitare “lo sfratto” ai volatili e garantirne la permanenza sul territorio, Inwit ha realizzato, in cima alla torre di telecomunicazione installata non lontano dalla vecchia gru, una piattaforma circolare che potesse aiutare le cicogne a costruire lì il loro nuovo nido. 

“L’ambiente è uno dei pilastri della strategia del nostro Piano di Sostenibilità e la tutela della biodiversità è uno dei temi rilevanti per noi e per i nostri stakeholder” ha dichiarato Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Inwit. “Inwit è da sempre vicina ai territori dove opera, è stato per noi naturale raccogliere l’invito di Comune e Regione Lombardia e adeguare la nostra torre, hub di servizi di telecomunicazione per i cittadini, con una piattaforma che potesse ospitare anche la nuova casa per le cicogne“ ha spiegato.  

“Come assessore all’ambiente non posso che plaudire ad azioni e iniziative come questa, che dimostrano come si possano coniugare gli interessi aziendali con il rispetto, la tutela e valorizzazione dell’ecosistema” ha dichiarato Giorgio Maione, Assessore della Regione Lombardia. “Vogliamo ringraziare Inwit che è stata da subito disponibile ad aiutarci e a non far perdere alle cicogne la loro casa” ha dichiarato Andrea Lazzari, Sindaco di Inverno e Monteleone.  

Inwit è da sempre attenta all’ambiente nello svolgimento della propria attività, sottolinea la società, e ha già avviato collaborazioni volte alla salvaguardia della biodiversità con il Wwf, per il monitoraggio della prevenzione incendi in alcune Oasi, e con Legambiente, per il monitoraggio della qualità dell’aria in alcune aree e parchi nazionali nell’Appennino centrale. 

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