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Gaza, tregua e ostaggi: nuovo round negoziati Israele-Hamas...
Gaza, tregua e ostaggi: nuovo round negoziati Israele-Hamas al Cairo
I miliziani vogliono "risposte sul ritiro" delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e sulla "fine dei combattimenti" nell'enclave. Attacco con coltello a Be'er Sheva, ucciso aggressore
Le posizioni di Hamas sono ''ancora troppo distanti'' dalla proposta formulata da Israele per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, così come la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Lo ha detto un alto funzionario di Hamas citato da al-Jazeera mentre al Cairo sono ripresi i negoziati mediati dal Qatar e dall'Egitto. ''Per ora non si parla di un nuovo round di negoziati'', ha detto l'esponente senior di Hamas, dicendo che i miliziani vogliono ''risposte sul ritiro'' delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e sulla ''fine dei combattimenti'' nell'enclave. ''Vogliamo anche risposte sulla ricostruzione di Gaza'', ha aggiunto.
Secondo quanto ha dichiarato un funzionario israeliano a condizione di anonimato al quotidiano Times of Israel, Israele è ''deluso'' dalla mediazione che sta conducendo il Qatar per cercare di ottenere il rilascio degli ostaggi in cambio del cessate il fuoco di sei settimane. E per questo ha mandato al Cairo una delegazione di medio livello per valutare se il capo del Mossad David Barnea e quello dello Shin Bet Ronen Bar debbano partecipare ai colloqui nei prossimi giorni. I mediatori del Qatar "non stanno esercitando abbastanza pressione su Hamas", sostiene il funzionario mentre riprendono i colloqui in Egitto.
Sui temi sul tavolo e sulla flessibilità sui detenuti da scarcerare che Israele è disposta a mediare, la fonte ha chiarito che ''non permetteremo che Hamas si ristabilisca nel nord''.
Netanyahu: "Non c'è vittoria senza entrare a Rafah"
"Elimineremo le brigate di Hamas a Rafah. Non c'è vittoria senza entrare a Rafah, e non c'è vittoria senza eliminare le brigate di Hamas". Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'Channel 12', è il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme prima di essere sottoposto a un intervento chirurgico all'ernia.
Alla domanda sul ritardo di un'operazione a Rafah, Netanyahu ha detto che l'imminente incursione non è stata ritardata a causa del Ramadan, della pressione degli Stati Uniti o "per qualsiasi altra esitazione" : "Ci vogliono alcuni preparativi", spiega. "Non ci vorrà molto tempo. Niente ci fermerà, non la pressione degli Stati Uniti". Netanyahu dice di aver detto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che apprezza il sostegno, "ma non ho apprezzato la decisione al Consiglio di sicurezza" di astenersi sul voto sulla risoluzione all'Onu che chiedeva un cessate il fuoco. "Ho pensato che fosse una decisione deplorevole... Ecco perché ho pensato di dover inviare un messaggio chiaro su questo tema".
Netanyahu ha poi spiegato che Israele nei colloqui "ha mostrato flessibilità" mentre Hamas "ha irrigidito la sua posizione e chiede il ritorno degli abitanti di Gaza senza controlli nel nord della Striscia, compreso i terroristi di Hamas". "Se cediamo ad una nuova richiesta ogni due giorni, saremo più vicini ad un accordo? Ciò non farebbe altro che rendere sempre più difficile il ritorno a casa degli ostaggi", ha assicurato. Coloro che affermano che non sta facendo tutto il possibile per restituire gli ostaggi a Israele "provocano inutili sofferenze alle famiglie degli ostaggi", ha aggiunto il premier israeliano rispondendo così a voci come quella del leader dell'opposizione, Yair Lapid, che domenica ha assicurato che "l'unica cosa importante per Netanyahu è rimanere al potere".
Attacco aereo israeliano su ospedale Al-Aqsa
"Quattro persone sono state uccise e 17 sono state ferite dopo l'attacco aereo israeliano nel cortile dell'ospedale di Al-Aqsa a Gaza". Ad affermarlo in un post su 'X' è il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Al momento del raid, una squadra dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) era in missione umanitaria all'ospedale "per valutare le necessità e raccogliere incubatrici da inviare nel nord di Gaza". "Chiediamo ancora una volta la protezione dei pazienti, del personale sanitario e delle missioni umanitarie. Gli attacchi in corso e la militarizzazione degli ospedali devono finire. Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato. Esortiamo le parti a rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu e il cessate il fuoco", aggiunge Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Sette giornalisti sarebbero rimasti feriti a seguito dell'attacco, mentre quattro membri della Jihad islamica sono rimasti uccisi. L'esercito israeliano ha affermato aver colpito un centro di comando della Jihad Islamica nel cortile dell'ospedale di Deir al-Balah. Hamas e il personale medico negano le accuse israeliane secondo cui i militanti utilizzano gli ospedali come basi. La Jihad islamica, alleata di Hamas, non ha commentato. I giornalisti erano tra le centinaia che si stanno rifugiando in tende improvvisate nel cortile dell'ospedale. Uno dei feriti era un freelance che lavora per la Bbc.
Ucciso Al-Zin un comandante di Hezbollah
Hezbollah conferma l'uccisione di Ismail Al-Zin da parte dell'esercito israeliano. E' quanto riferisce 'Al Jazeera' che cita una dichiarazione rilasciata su Telegram del gruppo libanese. Hezbollah raramente specifica dove e quando i suoi combattenti vengono uccisi, tuttavia, secondo l'esercito israeliano, al-Zin, che l'esercito sostiene fosse il comandante dell'unità missilistica anticarro di Hezbollah, è stato ucciso dopo che l'aviazione israeliana ha bombardato un'auto nel villaggio meridionale libanese di Kounine.
Guardian: 'Israele ha chiesto all'Onu di smantellare l'Unrwa
Israele ha presentato alle Nazioni Unite una proposta "per smantellare l'Unrwa", l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi fondata nel 1949 e "trasferire il suo personale a un'agenzia sostitutiva per effettuare consegne di cibo su larga scala a Gaza". A rivelarlo è 'The Guardian' che cita fonti delle Nazioni Unite. La proposta, scrive il quotidiano britannico, "è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di stato maggiore israeliano, il tenente generale Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in Israele, che l'hanno inoltrata al segretario generale dell'organizzazione, António Guterres, sabato, hanno detto fonti vicine al dossier". L'Unrwa non è stata coinvolta nei colloqui in quanto le Forze di Difesa Israeliane (Idf) ritengono che alcuni membri del personale dell'agenzia siano affiliati con gruppi palestinesi come Hamas o la Jihad islamica.
Secondo la proposta israeliana "300-400 membri del personale dell'Unrwa potrebbero essere inizialmente trasferiti a un'altra agenzia delle Nazioni Unite, come il World Food Programme (Wfp) o a una nuova organizzazione appositamente creata per distribuire aiuti alimentari a Gaza. Altri dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere trasferiti in fasi successive e anche i beni dell'agenzia potrebbero essere trasferiti". I dettagli, rileva 'The Guardian', sarebbero vaghi su chi avrebbe gestito questa nuova agenzia o su chi avrebbe fornito la sicurezza per le sue consegne. Alcuni funzionari delle Nazioni Unite, scrive il quotidiano, "vedono il piano israeliano come un tentativo di ritrarre le Nazioni Unite come non disposte a cooperare in caso di carestia a Gaza, che le organizzazioni umanitarie hanno avvertito essere imminente". Giovedì la Corte internazionale di giustizia, che sta esaminando le accuse di genocidio contro Israele, ha ordinato al governo israeliano di prendere "tutte le misure necessarie ed efficaci" per garantire la consegna su larga scala di aiuti a Gaza "in piena cooperazione con le Nazioni Unite".
Alcune persone all'interno delle Nazioni Unite considerano la proposta israeliana come "il culmine di una lunga campagna israeliana per distruggere l'Unrwa". "Se permettiamo questo, c'è il rischio di essere gestiti direttamente dagli israeliani, e le Nazioni Unite rischiano di essere complici nell'indebolire l'Unrwa, che non è solo il più grande fornitore di aiuti, ma anche il più grande bastione dell'anti-estremismo a Gaza", ha detto un funzionario delle Nazioni Unite. L'ufficio di Guterres e l'Idf non hanno risposto alle richieste di commento.
Protesta di 4 giorni a Gerusalemme
Dimissioni del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il suo governo, elezioni anticipate e un accordo tra i leader di Israele che permetta di arrivare al rilascio dei 130 ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. E' quanto chiedono i manifestanti che hanno iniziato a riunirsi a Gerusalemme per quella che sarà una protesta di quattro giorni. Luogo clou della manifestazione sarà la Knesset, il Parlamento israeliano, ma anche la residenza di Netanyahu a Gerusalemme e altri luoghi chiave. Dai video condivisi sui social si vedono i manifestanti per le strade che sventolano le bandiere israeliane e suonano trombe.
Attacco con coltello a Be'er Sheva, un ferito: ucciso attentatore
Aggressione con coltello e un ferito alla stazione centrale degli autobus di Be'er Sheva in un sospetto attacco terroristico. Ucciso l'attentatore. A quanto riferisce Ynet, che parla di "panico alla stazione", un testimone oculare avrebbe riferito che il terrorista sarebbe sceso da una navetta, in abiti civili, già armato di coltello, e avrebbe pugnalato un giovane. Subito dopo sarebbe stato ucciso da militari accorsi sul posto. "Il terrorista era all'interno della stazione degli autobus. All'improvviso si sono sentiti gli spari e tutti hanno iniziato a correre", ha spiegato un altro testimone.
I medici hanno curato sul luogo dell'aggressore un uomo di 20 anni che era stato accoltellato e che poi è stato trasferito in ospedale. Il ferito è un ufficiale delle Forze di difesa israeliane. Il militare è stato portato all'ospedale Soroka con ferite al braccio, ha detto il servizio di ambulanze di Magen David Adom. Le sue condizioni sono giudicate buone.
I media israeliani hanno spiegato che l'aggressore era un giovane beduino e cittadino israeliano della regione desertica del Negev di cui Be'er Sheva è la città più grande. L'accoltellatore è stato poi identificato da fonti della difesa come Naji Abu Freh, 28 anni, residente nella vicina città beduina di Rahat.
"Armi nascoste in letti e cuscini in reparto maternità al-Shifa"
I militari delle Forze di difesa israeliane hanno intanto detto di aver trovato armi nascoste nei letti e nei cuscini del reparto maternità dell'ospedale di al-Shifa, a Gaza City. Come spiegano i militari della Brigata al-Nahal, tra le armi sequestrate ci sono mortai, ordigni esplosivi, fucili di precisione, fucili d'assalto, pistole e altro equipaggiamento militare. Alcune armi, hanno aggiunto i militari, si trovavano nei controsoffitti e nelle pareti dell'ospedale. Circa 350 tra pazienti e personale medico dell'ospedale al-Shifa sono stati evacuati dall'Idf.
Ministero Sanità Gaza: "32.782 morti da 7 ottobre"
Sarebbe salito intanto a 32.782 il numero dei palestinesi rimasti uccisi nella Striscia di Gaza dall'inizio della rappresaglia israeliana per l'attacco subito lo scorso 7 ottobre. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza City aggiungendo che sono rimasti feriti 75.298 palestinesi.
Almeno 75 i palestinesi, riferisce ancora il ministero, che sarebbero stati uccisi nei raid israeliani sferrati nella notte nella Striscia. La maggior parte delle vittime sarebbero donne e bambini.
Libano denuncerà a Onu attacco Israele a Unifil
Il ministero degli Esteri libanese ha annunciato che presenterà una denuncia ''urgente'' al Consiglio di sicurezza dell'Onu per l'''attacco'' sferrato ieri contro un gruppo di osservatori internazionali dell'Unifil e attribuito a Israele. Si tratta di una violazione del ''diritto internazionale e umanitario'', ha detto Beirut. Nell'attacco sono rimasti feriti una cilena, un norvegese, un australiano e un traduttore libanese.
Beirut ha contestato "gli attacchi contro le forze di pace dell'Onu, che continuano dopo gli attacchi contro i giornalisti, soccorritori, bambini, donne e bambini'', come scrive il quotidiano 'L'Orient Le Jour'. Il capo della diplomazia libanese Abdallah Bou Habib ha avuto un colloquio con il comandante in capo dell'Unifil, il generale spagnolo Aroldo Lazaro, e ha espresso la necessità di ''garantire la sicurezza degli impiegati delle Nazioni Unite, proteggere i civili e intervenire rapidamente per porre fine alle violazioni israeliane applicando pienamente la Risoluzione 1701 dell'Onu'' che ha messo fine alla guerra tra Hezbollah e Libano nel 2006.
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Rafah, Israele ammassa i tank al confine: ultime trattative...
Decine di mezzi dell'Idf vicino al valico israeliano di Kerem Shalom. Fonti: Tel Aviv potrebbe riconsiderare l'operazione con un accordo sugli ostaggi, ma non metterebbe fine alla guerra
Israele è pronto a entrare a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove sono raccolti oltre 1,4 milioni di palestinesi. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, l'esercito ha ammassato dozzine di tank e blindati lungo il confine con la Striscia di Gaza in quelli che sembrano essere i preparativi per un'invasione della città di confine. In particolare, mezzi sono stati avvistati in movimento vicino al valico israeliano di Kerem Shalom. Secondo la tv pubblica israeliana, il premier Benjamin Netanyahu ha approvato i piani per l'operazione ma non ha ancora dato il via libera che consentirebbe alle forze di difesa (Idf) di entrare in azione. Secondo le ultime news attribuite a fonti militari, fra 150mila e 200mila persone hanno lasciato Rafah dallo scorso 7 aprile in vista del possibile attacco da parte di Israele. Dall'inizio della guerra, 1,5 milioni di profughi, sui 2,2 milioni residenti nella Striscia, hanno cercato rifugio a nella città-
Nuovi colloqui
Continua intanto a muoversi la diplomazia per arrivare a un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, rapiti da Hamas nell'attacco del 7 ottobre 2023. Secondo quanto riferisce Haaretz, una delegazione egiziana è attesa in Israele per continuare i negoziati. Mercoledì funzionari egiziani, israeliani e statunitensi hanno tenuto incontri di persona e a distanza per cercare di sbloccare lo stallo.
Una fonte ha detto al sito di notizie Ynet che Israele sarebbe disposto a riconsiderare l'operazione pianificata a Rafah se ci fosse "un'offerta reale" per un accordo di tregua con Hamas per gli ostaggi, ma non "scenderà a compromessi sulla fine della guerra". I commenti del funzionario arrivano mentre i media ebraici riferiscono che Tel Aviv avrebbe abbandonato la sua precedente richiesta che almeno 40 ostaggi fossero rilasciati come parte di un eventuale accordo.
In particolare un anonimo alto funzionario israeliano ha riferito che Israele sta attualmente valutando una proposta di accordo per il rilascio di 33 ostaggi detenuti da Hamas. Il funzionario aggiunge che la durata del cessate il fuoco che accompagnerà il rilascio degli ostaggi sarà determinata dal numero di prigionieri che Hamas libererà.
La proposta di Hamas
Hamas, dal canto suo, si sarebbe detta disposta a sciogliere la sua ala militare se venisse riconosciuto lo Stato palestinese. In un'intervista all'Ap rilanciata dai media israeliani, Khalil al-Hayya, membro dell'ufficio politico del gruppo residente a Doha, ha detto che l'organizzazione sarebbe pronta a deporre le armi se venisse creato "uno stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza".
Usa e altri Paesi coinvolti in crisi sollecitano liberazione di tutti gli ostaggi
Gli Stati Uniti con altri 17 Paesi con cittadini fra gli ostaggi di Hamas (Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Thailandia e Gran Bretagna) sollecitano, in un comunicato congiunto diffuso dalla Casa Bianca, il rilascio "immediato" degli ostaggi sequestrati da Hamas a Gaza, in modo da consentire a tutti gli attori "di concentrarsi sulla fine di questa crisi e sforzi a riportare la pace e la stabilità nella regione". I Paesi esprimono "deciso sostegno per gli sforzi di mediazione in corso".
"Lo stato degli ostaggi e della popolazione civile a Gaza, protetti dal diritto internazionale, è un tema al centro delle preoccupazioni internazionali", si legge nel comunicato. "L'accordo in discussione per la liberazione degli ostaggi porterebbe a un cessate il fuoco prolungato e immediato a Gaza, tregua che faciliterebbe l'aumento del trasferimento della necessaria assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza e a una fine credibile delle ostilità", si sottolinea. "I residenti di Gaza potrebbero tornare alle loro case e terre, dopo preparativi che assicurino loro un tetto e aiuti umanitari".
Cronaca
25 aprile, cortei e tensioni da Roma a Milano
Scontri in particolare fra filo palestinesi e Brigata Ebraica
Un 25 aprile con cortei e iniziative in diverse città italiane, per ricordare la Festa della Liberazione del Paese dall'occupazione nazista e dal regime fascista. La giornata, che da punto di vista istituzionale ha visto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella deporre una corona di alloro al Milite ignoto all'Altare della Patria con la premier Giorgia Meloni e i presidenti delle Camere, è stata scandita anche dalle manifestazioni di partigiani, sindacati e leader delle opposizioni che sono scesi in piazza a Milano con Antonio Scurati e a Roma con Roberto Salis. Non sono mancati momenti di tensione e scontri in particolare fra filo palestinesi e Brigata Ebraica.
Scontri a Roma
A Roma tensione tra grida, insulti e petardi a piazza di porta San Paolo. Da un lato i manifestanti pro Palestina, circa 300 persone tra movimento degli studenti palestinesi, antagonisti e collettivi universitari, dall'altro rappresentanti della Brigata ebraica e della comunità ebraica. I due schieramenti erano separati dai blindati della polizia e dagli agenti in tenuta anti sommossa. Poco prima delle 11 il presidio della Brigata ebraica si è sciolto. I manifestanti sono stati scortati dalle forze dell'ordine fino a piazza Vittorio Bottego dove si sono poi allontanati. Nel frattempo da Porta San Paolo è partito il corteo dei pro Palestina.
Alcuni manifestanti della Brigata Ebraica, mentre stavano lasciando il presidio, sono tornati indietro, tentando più volte di superare il cordone delle forze dell'ordine per raggiungere i manifestanti pro Palestina. "Fino a che loro non se ne vanno noi restiamo qui", il grido dei manifestanti pro Palestina. Dalle fila della Brigata ebraica sono stati inoltre lanciati alcuni sassi verso il gruppo di cronisti presenti. Colpiti un cronista di un sito di informazione online, raggiunto al naso, e un operatore della tv alla testa. Entrambi non hanno riportato conseguenze e hanno continuato a svolgere il loro lavoro.
"Fuori i genocidi dalla storia, con la resistenza sempre", è lo slogan sullo striscione esposto dai manifestanti pro Palestina in piazza. "Non tolleriamo che in questa giornata vengano sventolati i simboli di uno Stato oppressore", gridavano i manifestanti.
Tensioni a Milano
Dieci le persone accompagnate in questura "per gli opportuni provvedimenti", a causa dei disordini avvenuti in piazza Duomo in occasione della manifestazione per il 25 Aprile, alla quale hanno partecipato circa 100mila persone. Lo rende noto la questura di Milano.
Due i momenti di tensione: il primo davanti al Mc Donald's, dove un gruppo di giovani pro Palestina ha cercato di sfondare il cordone creato dai City Angels a protezione dello spezzone della Brigata ebraica, al grido di "fuori i sionisti dal corteo. Qui ci sono stati alcuni minuti di scontri fisici, in cui sono state scagliate sedie contro i baschi e contro i giornalisti. Tra i bersagli anche il cane di un passante, sollevato da terra per il collare e brandito contro la folla.
Altre tensioni sono avvenute intorno alle 16.30 nel cuore della piazza, dove un gruppo di giovani filo palestinesi, giunti in Duomo ore prima dell’arrivo del corteo ufficiale, ha tentato di sfondare la barriera con le transenne predisposta a protezione del palco. “Immediatamente intervenuti contingenti delle forze dell'ordine che hanno contenuto il gruppo”, riferisce la questura.
Monologo Scurati
"Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana". Così lo scrittore Antonio Scurati, leggendo sul palco di Milano il monologo che la Rai ha deciso di non mandare in onda.
Anche a Firenze un lungo applauso ha salutato la lettura dell'attore e drammaturgo Stefano Massini del monologo di Scurati, in una piazza della Signoria gremita di migliaia di persone. Al termine della lettura, Massini ha commentato: "Vorrei aggiungere che nel frattempo sono successi alcuni fatti di cui è impossibile non tenere conto. Una profonda sensibilità democratica si è manifestata in risposta. Un sondaggio recentemente pubblicato dice che il 72% degli italiani si dichiara antifascista, è una maggioranza schiacciante. La Festa della Liberazione non ha senso se non parliamo al 28% che non si dichiara antifascista. Questa è la Festa della riappropriazione della vita e della fine della dittatura".
Si è aperta con la lettura del monologo di Scurati da parte del segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, l’iniziativa “Largo Alla Costituzione” promossa dal sindacato insieme al comitato provinciale dell’Anpi di Napoli a Largo Berlinguer. Un migliaio le persone in piazza per partecipare alla lettura collettiva degli articoli della Costituzione, che è stata distribuita in una copia ad edizione limitata stampata per celebrare i 130 anni della Camera del Lavoro Metropolitana.
Le parole di Ilaria Salis
"Sono orgogliosa che nel mio paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane. Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio paese si mostri tutti i giorni all'altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all'ingiustizia nel mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia. Buon 25 aprile", le parole scritte in un messaggio di Ilaria Salis lette dal padre Roberto, dal palco dell'Anpi Roma nel corso della manifestazione per la Festa della Liberazione.
Presidente Mattarella e premier Meloni all'Altare della Patria
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dai presidenti del Senato Ignazio La Russa, della Camera Lorenzo Fontana, del Consiglio Giorgia Meloni, della Corte costituzionale Augusto Barbera, dal ministro della Difesa Guido Crosetto e dalle alte cariche militari, ha reso omaggio all'Altare della Patria, deponendo una corona di alloro sulla tomba del Milite ignoto. Il capo dello Stato, che non rinunciò all'omaggio al Vittoriano neanche durante il lockdown, quando si recò da solo a piazza Venezia, si è quindi spostato a Civitella in Val di Chiana, in Toscana, scelta quest'anno per la celebrazione del 25 aprile, dove nel 1944 i nazisti trucidarono 244 persone.
Politica
Europee, sondaggio: Fratelli d’Italia si conferma...
Movimento 5 Stelle scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultima rilevazione
Fratelli d'Italia si conferma saldamente primo partito nel Paese con il 27,2% dei consensi, in aumento dello 0,3% rispetto alla scorsa rilevazione dell'8 aprile. Lo dice un sondaggio del 24 aprile realizzato da Euromedia Research per Porta a Porta in vista delle prossime elezioni europee. Al secondo posto troviamo il Partito democratico con il 20,3% (+0,6%) seguito dal Movimento 5 Stelle che scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultimo sondaggio. Nelle successive posizioni Euromedia Research colloca gli altri due principali partiti dello schieramento di centrodestra: Forza Italia e Lega Salvini premier, rispettivamente all'8,7 e all'8,5%. La lista Stati uniti d'Europa viene data al 4,4%, mentre Alleanza Verdi Sinistra-Europa Verde-Sinistra italiana al 4%. Sotto la soglia di sbarramento del 4% necessaria per l'ingresso nell'Europarlamento ci sono Azione (3,8%), la lista Libertà di Cateno De Luca (2,5%), Pace terra dignità (2%), altri partiti (1,8%). Gli indecisi o astenuti sono il 38,5%.