Esteri
Francia, la rabbia degli agricoltori è il rischio per il...
Francia, la rabbia degli agricoltori è il rischio per il governo Attal: si teme effetto Gilet gialli
L'incontro con i sindacati per fermare le proteste ha portato a un nulla di fatto e il governo fa slittare il progetto di legge sull'agricoltura
La rabbia degli agricoltori si estende in Francia e si teme l'effetto 'Gilet Gialli', il movimento di protesta spontaneo nato nell'ottobre del 2018 inizialmente contro il caro carburanti e che progressivamente è sfumato anche a causa della pandemia di Covid. Questa volta a scendere in 'piazza' sono gli agricoltori che da giovedì manifestano per chiedere delle misure concrete per far fronte ai problemi del settore.
La protesta
Gli agricoltori protestano contro l'aumento dei costi di produzione, il 'green deal' europeo, l'aumento crescente degli obblighi ambientali per far fronte alla transizione ecologica e la riforma fiscale che prevede dal 2026 l'abolizione dell'esenzione sul gasolio agricolo.
E c'è il rischio che questa crisi, che per il momento è soprattutto circoscritta nel sud ovest e in Ariège, un dipartimento particolarmente rurale, si allarghi e si aggravi. Oggi una donna è morta, mentre suo marito e sua figlia di 14 anni sono rimasti feriti in modo grave dopo che un'auto ha investito un posto di blocco degli agricoltori che stavano protestando a Pamiers ricordando quanto accaduto nel 2018 con i primi incidenti e le prime vittime durante la protesta dei Gilet Gialli nel 2018.
Primo banco di prova per il premier
Per il neo primo ministro Gabriel Attal si tratta della prima crisi di grande portata da risolvere a cinque mesi dalle elezioni europee. Ieri il premier ha ricevuto a Matignon la Fnsea, il principale sindacato degli agricoltori e il sindacato dei Giovani agricoltori per cercare di disinnescare la protesta. Ma la riunione non è riuscita a placare il malcontento e gli agricoltori intendono continuare con le loro azioni finché l'esecutivo non adotterà "misure concrete" per risolvere i loro problemi. Il mondo agricolo, ha sottolineato il presidente della Fnsea, "non si accontenterà di piccole misure. Aspettiamo che il primo ministro, questa settimana, ci possa fare degli annunci in modo che le cose cambino sensibilmente".
Questa protesta, spiega a 'Le Figaro' il geografo Laurent Chalard che lavora all'European Centre for International Affairs, "racconta ancora una volta il totale scollamento che c'è tra le élite dominanti francesi ed europee" e i propri cittadini. Dall'Olanda alla Romania passando per la Germania e appunto per la Francia sono numerosi gli agricoltori che in questi giorni sono scesi in piazza per protestare contro il caro carburanti, la concorrenza dei prodotti ucraini e gli standard imposti da Bruxelles. "La Francia rurale critica la mancanza di pragmatismo della maggior parte delle politiche agricole, che sembrano basarsi più che altro su considerazioni ideologiche, per quanto nobili possano essere, da parte di persone che non sanno assolutamente nulla della professione e della vita di un agricoltore", spiega ancora Chalard.
Le differenze con i Gillet gialli
Per quanto riguarda un nuovo movimento sulla linea di quello dei 'Gilet gialli', Chalard sottolinea: "Se a livello delle rivendicazioni, troviamo elementi di linguaggio che hanno caratterizzato il movimento dei 'gilet gialli', resta il fatto che, per il momento, a livello della sua composizione, il parallelo si ferma lì. In effetti, questo nuovo movimento di protesta riguarda un'unica categoria socio-professionale, quella degli agricoltori, con il sostegno del principale sindacato della professione, la Fnsea, che è politicamente classificata come di destra". Il movimento dei 'gilet gialli', invece, "era partito dalla società civile attraverso i social network, ignorando i sindacati e le appartenenze politiche. Aveva un'estensione territoriale molto maggiore, interessando l'intera 'Francia periferica', così come lo spazio periurbano, le aree rurali isolate e le città di piccole e medie dimensioni in difficoltà, e aveva colpito tutte le categorie popolari, agricoltori, artigiani e commercianti, ma anche operai e impiegati. Fin dalle sue origini, il movimento dei 'gilet gialli' aveva una portata potenziale molto più ampia e appariva meno politicizzata, riunendo francesi di tutti i tipi, da qui la sua forza".
Finora, spiega ancora, "le rivolte degli agricoltori sono state tendenzialmente confinate al mondo rurale per due ragioni principali. Il primo è che spesso ottengono ciò che vogliono, poiché il governo è spaventato e non giustifica un'estensione del movimento, come è stato il caso dei 'Bonnets Rouges' (berretti rossi, ndr) in Bretagna nel 2013. La seconda ragione è che gli abitanti delle città, che costituiscono la maggioranza della popolazione francese nel suo complesso, possono talvolta essere solidali con il malcontento degli agricoltori, ma non sempre capiscono le ragioni del loro malcontento".
L'intervento di Macron
Per Jean-Daniel Lévy, il direttore di Harris Interactive, questa rabbia rappresenta un rischio per il governo francese a cinque mesi dalle elezioni. E "ne beneficerà in particolare il Rassemblement National", il partito di estrema destra francese di Marine Le Pen. "I francesi - spiega alla radio 'Europe 1' - hanno spesso l'impressione che, a livello europeo, dal punto di vista dell'alimentazione, le azioni siano più negative che positive. Con l'idea generale che abbiamo a che fare con agricoltori che non guadagnano molto, che lavorano senza sosta, che non vanno quasi mai in vacanza e che hanno una vera missione, quella di nutrire la società francese", continua Jean-Daniel Lévy.
Intanto il governo francese ha fatto slittare per alcune settimane il suo progetto di legge sull'agricoltura per tentare di rispondere al meglio alla rabbia degli agricoltori. Oggi è sceso in campo anche il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron sottolineando che il "governo è pienamente mobilitato per fornire soluzioni concrete alle difficoltà che incontrano gli agricoltori".
Esteri
Anatolij Sobčak, l’uomo che ha creato Putin – Ascolta
Da San Pietroburgo al Cremlino. I chilometri non sono poi tanti ma è un bel salto, un salto in alto più che in lungo e per farlo Vladìmir Putin ha avuto un decisivo aiuto: quello di Anatolij Aleksandrovič Sobčak, uno dei padri della patria della Russia attuale.
Esteri
Israele-Hamas, negoziati in salita dopo operazione Idf ad...
Ira dei negoziatori di Hamas dopo la nuova operazione israeliana all'ospedale di Gaza City: a Doha intervengono funzionari egiziani per evitare la sospensione dei colloqui. Biden a Netanyahu: "Tregua necessaria"
Funzionari egiziani hanno dovuto premere sui negoziatori di Hamas per convincerli a non sospendere la loro partecipazione ai colloqui a Doha, in Qatar, sulla tregua e sulla liberazione degli ostaggi trattenuti a Gaza dopo la nuova operazione israeliana sull'ospedale Al Shifa di Gaza City. Ad affermarlo è stata una fonte egiziana parlando con la pubblicazione qatarina con sede a Londra Al-Araby Al-Jadeed. L'intervento per assicurare il proseguimento dei colloqui sarebbe stato compiuto ieri mattina. Secondo la stessa fonte, sembra improbabile che i negoziati sfocino in una tregua permanente: "Nonostante il vivo interesse dei mediatori a fare culminare l’attuale ciclo di negoziati in un successo, le loro ambizioni non arrivano al raggiungimento di un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza", afferma la fonte. A riferirne è il Times of Israel.
Il capo del Mossad David Barnea e altri delegati israeliani di alto livello sono partiti ieri per Doha, aveva rivelato una fonte ben informata alla Nbc News, sottolineando che c'è una forte pressione americana per cercare di raggiungere un accordo. Il gabinetto di sicurezza israeliano nella notte di lunedì ha dato l'ok alla missione del team guidato dal direttore del Mossad, che ha ricevuto "un mandato generale" a condurre negoziati attraverso mediatori egiziani e qatarini, riferiscono fonti israeliane.
I colloqui a Doha potrebbero durare due settimane, afferma un funzionario israeliano secondo quanto riporta il Times of Israel. A determinare la tempistica dei negoziati sarebbe la difficoltà che i mediatori di Hamas in Qatar avrebbero a comunicare con i leader del gruppo che si trovano nella Striscia di Gaza assediata.
Obiettivo dei colloqui, prosegue il funzionario, è quello di arrivare a una tregua di sei settimane nei combattimenti a Gaza in cambio della liberazione di quaranta ostaggi.
Le delegazioni di Israele e Hamas arrivate in Qatar per discutere dell'accordo alloggerebbero in due stanze separate da un corridoio nello stesso hotel a Doha., riporta il Times of Israel, sottolineando che tra le parti non ci sarà alcun contatto diretto, mentre i mediatori favoriranno la comunicazione facendo la spola tra le due stanze.
Il sito precisa che i colloqui sono iniziati ieri sera con la delegazione israeliana che ha preso parte all'iftar, il pasto che rompe il digiuno durante il Ramadan, con la controparte qatariota. Funzionari israeliani hanno detto che si aspettano che i colloqui andranno avanti almeno due settimane e che la delegazione di Hamas riferirà ogni decisione a Yahya Sinwar, che si ritiene si trovi nei tunnel di Gaza.
Media: "Raid su Rafah, morti donne e bambini"
Una serie di raid aerei israeliani avrebbero provocato la notte scorsa la morte di numerosi civili, tra cui donne e bambini, in varie aree di Rafah. A scriverne è l'agenzia palestinese Wafa, citando fonti mediche e testimoni locali. Almeno 14 civili sarebbero rimasti uccisi, molto altri feriti dopo i raid che avrebbero preso di mira edifici residenziali nelle aree di Musabeh, Khirbat al-Adas, e al-Janena a Rafah. Simultaneamente, scrive ancora, un raid contro una casa nel campo profughi di Nusseirat, nella parte centrale della Striscia, avrebbe provocato la morte di numerosi civili ed il ferimento di altri. Le squadre intervenute sul posto avrebbero quindi trasferito i corpi senza vita e i feriti all'ospedale di Deir el-Balah. L'artiglieria israeliana, prosegue l'agenzia, avrebbe inoltre continuato a colpire aree situate ad est del campo profughi di Jabalya.
Biden: "Detto a Netanyahu che tregua è necessaria"
"Oggi ho parlato nuovamente con il Primo Ministro Netanyahu degli ultimi sviluppi in Israele e Gaza. Ho affermato ancora che Israele ha il diritto di perseguire Hamas, un gruppo di terroristi responsabile del peggior massacro contro il popolo ebraico dai tempi dell'Olocausto. E ho ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato come parte di un accordo per la liberazione degli ostaggi, della durata di diverse settimane, in modo da poter riportare gli ostaggi a casa e aumentare gli aiuti ai civili a Gaza". A scriverlo su X dopo il colloquio con il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato il presidente americano Joe Biden. "Ho chiesto al Primo Ministro di inviare una squadra a Washington per discutere di come colpire Hamas senza una vasta operazione di terra a Rafah", conclude.
Blinken domani a Gedda, poi l'Egitto
Il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà in Arabia Saudita ed Egitto domani e giovedì per discutere degli sforzi volti a garantire un accordo sul cessate il fuoco a Gaza ed incrementare gli aiuti umanitari al territorio palestinese. A dichiararlo è stato un portavoce del Dipartimento di Stato dalle Filippine, dove Blinken è attualmente in visita. Blinken avrà colloqui con i leader sauditi domani a Gedda prima di recarsi giovedì al Cairo per colloqui con le autorità egiziane.
Esteri
Russia, la nuova era di Putin: lo zar punta tutto sulla...
Quali saranno i nuovi passi del presidente? Le sfide e gli obiettivi dopo la quinta rielezione secondo il Moscow Times
E ora? La rielezione di Vladimir Putin alla guida della Russia non è mai stata in dubbio. Ma una volta svanita la fanfara del plebiscito organizzato, ci si chiede quali saranno i suoi nuovi passi. Fonti del Cremlino, citate da Moscow Times, raccontano di un Putin deciso a consolidare la sua eredità storica e quella di un regime la cui natura si sta trasformando con "la guerra che sta diventando la sua ragion d'essere".
Un altro obiettivo, nota la fonte, sarà assicurare la sicurezza personale del leader e la sua famiglia. Una esigenza che si adatta anche alla definizione della nuova ideologia di stato incentrata attorno al concetto della famiglia, in un'accezione conservatrice e gerarchica. "La famiglia si combina con il concetto di famiglia criminale- nota la fonte, sottolineando l'aspetto mafioso del regime -, questa è una immagine molto chiara della fazione che governa la Russia. Significa che c'è un arbitro supremo che dispensa titoli e beni. L'intera macchina politica russa funziona così".
Tuttavia, se è stato relativamente facile organizzare un plebiscito, il consolidamento del regime non è esente da sfide impegnative. La logica della guerra presuppone che il pubblico venga mobilitato per un sostegno attivo. Ma "un tentativo di controllare e di interferire nelle vite private delle persone, cosa che il regime finora non ha fatto, potrebbe incontrare una resistenza di massa e richiedere maggiore violenza per reprimerla", nota una fonte.
Inoltre Putin dovrà garantirsi la lealtà di una nuove coorte di imprenditori che gli sono debitori, in un processo già iniziato ma non privo di rischi. Ed infine, nota una fonte vicino al governo, vi sono le incognite economiche. Dietro la fanfara dei successi dell'economia di guerra, vi sono i rischi del surriscaldamento dell'economia e della scarsità di forza lavoro. "Ma anche con tutti questi problemi, il regime di Putin potrebbe sopravvivere in una condizione di degrado per altri 30 anni", afferma la fonte, sottolineando che il leader del Cremlino non smetterà di "assegnare risorse alla guerra".