Sostenibilità
Bper dona 250mila euro a sostegno D.i.Re – Donne in...
Bper dona 250mila euro a sostegno D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza
La presidente del gruppo, Flavia Mazzarella: "Desidero esprimere sincera gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a questa iniziativa cogliendone il grande valore"
Si è conclusa la raccolta fondi 'Insieme per le Donne' promossa per il secondo anno da Bper Banca insieme a D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, l’associazione delle organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza e case rifugio per oltre 20 mila donne ogni anno. La campagna di raccolta fondi, che ha coinvolto dipendenti, clienti e non clienti, è stata comunicata su tutti i canali di Bper Banca, sulla stampa e sui media digitali, in particolare sui social network. Complessivamente l’importo raccolto, comprensivo delle donazioni e del contributo elargito da Bper, è di 250 mila euro.
I fondi raccolti sono destinati al Fondo Autonomia di D.i.Re, rivolto in particolare alle donne che hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza e che non dispongono delle risorse economiche sufficienti per una vera autonomia economica e abitativa. Il 32,2% delle donne accolte nei centri gestiti da D.i.Re ha subito violenza economica, una forma di costrizione che limita fortemente la possibilità delle donne di intraprendere percorsi di autonomia, non rendendole realmente libere di scegliere.
La presidente di Bper Banca, Flavia Mazzarella, ha commentato così gli esiti della raccolta fondi: "Desidero esprimere sincera gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a questa iniziativa cogliendone il grande valore. I fondi raccolti saranno consegnati all’associazione D.i.Re, che da anni si dedica a fornire assistenza alle donne vittime di violenza, con cui continueremo a collaborare per interessare sempre più la società sull’importanza dell’emancipazione femminile e sulla necessità di creare un ambiente in cui le donne possano sentirsi sicure, rispettate e libere da ogni forma di violenza. In questo contesto – prosegue Mazzarella – la raccolta fondi ‘Insieme per le Donne’ rappresenta un passo avanti significativo nel nostro impegno, e la generosità di chi ha partecipato farà la differenza nella vita di tante donne che affrontano ogni giorno sfide straordinarie".
Bper Banca, si legge infine nella nota, continuerà nel corso dell’anno il suo impegno avviando iniziative di educazione finanziaria volte a prevenire i fenomeni di violenza economica, tra cui la promozione di programmi di formazione e sensibilizzazione finanziaria destinati alle donne per aumentare la propria consapevolezza e le proprie abilità gestionali. Anche le dipendenti e i dipendenti della Banca saranno coinvolti in programmi di formazione specifica per poter operare con maggiore consapevolezza e poter offrire, in caso di necessità, supporto e strumenti adeguati a queste problematiche. L’Istituto realizzerà infine, insieme all’associazione D.i.Re, un vademecum sulla violenza economica, utile per riconoscerla, superarla ed evitarla. Un impegno concreto, quello di Bper, in linea con la propria mission: essere quella scintilla che dà forza a progetti volti a costruire un Paese più equo, inclusivo e sostenibile. Una banca che desidera affiancare e connettere persone, imprese e comunità per aiutarle a sviluppare le loro idee, proteggerle e dare forma a un futuro migliore.
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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del...
Non c’è organizzazione, governo nazionale o locale che negli ultimi anni non abbia promesso di piantare degli alberi per combattere il riscaldamento globale. Gli esperti di The Nature Conservancy, ente non profit con sede ad Arlington, negli Stati Uniti, li mettono in guardia: non tutte queste iniziative contribuiscono al benessere del Pianeta. I progetti che non tengono conto dell’albedo, il potere riflettente di una superficie, rischiano di sovrastimare i loro effetti positivi del 20-80%. Lo riporta Agence France-Presse.
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Contrastare il cambiamento climatico è una priorità per gli...
I dati del sondaggio Euronews-Ipsos
Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto un impatto positivo in difesa dell’ambiente. È quanto emerge dal primo sondaggio paneuropeo di questo genere svolto da Euronews e Ipsos su un campione di quasi 26 mila persone di 18 diversi Paesi. Dunque, se da un lato i cittadini sentono forte la necessità di dover fare qualcosa di concreto per limitare i danni degli eventi climatici sempre più disastrosi, dall’altro emergono non poche perplessità circa l’operato dell’UE in difesa dell’ambiente e delle persone.
I dati dei singoli Paesi
Contrastare il cambiamento climatico non è però sentito come una priorità allo stesso modo dai cittadini dei diversi Stati membri dell’UE. Sono soprattutto danesi (69% degli interpellati) portoghesi (67%) e svedesi (62%) a considerarlo come un tema centrale di cui dovrebbe occuparsi maggiormente il Governo centrale europeo. Al contrario, polacchi, cechi e finlandesi ritengono la questione non prioritaria: nel complesso solo il 34% del totale degli elettori di questi tre Paesi pensano sia un tema fondamentale. In particolare, in Polonia il 35% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico sia una questione secondaria. A livello di genere e fascia d’età, le donne europee sono più propense a pensare che le questioni inerenti al cambiamento climatico siano prioritarie, il 55% contro il 45% degli uomini. Il sondaggio sottolinea che, invece, l’età non rappresenta un elemento fondamentale nelle scelte dei cittadini europei, infatti, circa la metà di tutte le fasce ritiene la questione del clima prioritaria, circa un terzo la considera “solo” importante.
L’azione dell’UE in difesa dell’ambiente
Se da un lato le nuove direttive europee introdotte negli ultimi anni hanno portato notevoli cambiamenti anche mediante l’applicazione di misure drastiche per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, dall’altro la percezione dei cittadini sull’impatto di tali norme non è molto positiva. Solo il 32% degli elettori europei ritiene che l’UE abbia avuto effetti favorevoli sulla protezione dell’ambiente. Tra i cittadini che hanno un parere positivo circa l’operato del Governo europeo su tali temi vi sono al primo posto i rumeni (48%), seguiti dai portoghesi (47%) e dai finlandesi (45%). All’opposto, tra i più critici ci sono i francesi: il 39% di loro ritiene che Bruxelles abbia addirittura avuto un impatto negativo sul contrasto al cambiamento climatico. Molto critici anche gli olandesi, solo uno su quattro ha una visione positiva dell’azione ambientale dell’Unione. Proprio in Francia e Paesi Bassi, infatti, si sono di recente tenute grandi manifestazioni di protesta, specie degli agricoltori, contro il Green Deal che sarebbe la causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti comunitari a discapito di quelli extra UE.
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Il Mediterraneo è a rischio soffocamento: ecco cause e...
L’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” prosegue la sua attività di monitoraggio denunciando l’aumento di metano e Co2 nel mare
L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di Co2 e metano. Questo è quanto è emerso dal Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” che dal 2005 effettua costanti misure della concentrazione dei gas nel mare.
I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.
L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.
Quali conseguenze
A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.
A contribuire particolarmente a questo fenomeno, oltre i danni derivanti dall’attività umana, vi è El Nino, il fenomeno di surriscaldamento che negli ultimi due anni ha avvolto l’area dell’Europa Occidentale e non solo. Questi cambiamenti, però, non sono stati lenti e graduali, ma hanno visto un’accelerata nell’ultimo decennio. Sono proprio le concentrazioni di gas serra che hanno alimentato l’aumento delle temperature su terra e oceani, con conseguente innalzamento delle acque e scioglimento dei ghiacciai.
In altre parole, quello a cui stiamo assistendo è l’aumento del 50% delle concentrazioni di Co2 che hanno raggiunto 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo. Questo genera l’aumento delle temperature con eventi estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, cicloni tropicali
Cosa fare?
In un panorama climatico destinato a peggiorare, le attività di monitoraggio e prevenzione assumono più che in altre occasioni, ruoli di rilevanza indispensabile. Proprio questo tipo di attività, infatti, consente di gestire tempestivamente catastrofi ambientali e danni a persone e oggetti materiali, come si è verificato nel Centro e Nord Italia nell’ultimo anno. I finanziamenti pubblici e privati, secondo gli scienziati internazionali, dovrebbero aumentare di almeno sette volte entro la fine del decennio per raggiungere gli obiettivi climatici imposti dai tavoli tecnici transnazionali.
Un ruolo cruciale, in tal senso, è giocato dalle energie rinnovabili che potrebbero ridurre di molto la produzione di Co2 e far sì che si possa abbandonare l’uso dei combustibili fossili.
Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni.
L’importanza della ricerca e del confronto
Per le sue specificità l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) nel 2021 ha conferito all’Osservatorio Enea delle Madonie il riconoscimento ufficiale di stazione regionale, rappresentativa per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del clima globale.
A settembre 2024, grazie a questi dati e a quelli internazionali, l’Onu si riunirà per il Summit del Futuro per accelerare il rispetto degli impegni internazionali intensificando risorse e mezzi e adottare quindi misure volte a rispondere con tempestività alle sfide e alle opportunità emergenti. Il “Patto per il futuro” è atteso per la fine dell’anno.