Cultura
Antiqua 2024, Bper Banca partecipa con tre dipinti della...
Antiqua 2024, Bper Banca partecipa con tre dipinti della ‘Galleria’
La mostra mercato aprirà al pubblico ai Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova dal 27 gennaio al 4 febbraio
Antiqua, la tradizionale mostra mercato genovese di arte antica, giunta alla 33esima edizione, aprirà al pubblico ai Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova il 27 gennaio e continuerà fino al 4 febbraio. La rassegna avrà quest’anno come tema collaterale l’arte sacra.
BPER Banca è partner della kermesse, e parteciperà al ricco programma espositivo con tre dipinti di particolare pregio artistico, provenienti dalla raccolta del La Galleria BPER, la corporate collection dell’Istituto.
“L’esposizione ad Antiqua di tre nostre opere, appartenenti al nucleo artistico ‘genovese’ BPER – racconta Sabrina Bianchi, Responsabile del Patrimonio Culturale BPER Banca – rappresenta una ulteriore occasione per condividere con la città alcuni capolavori della collezione d’arte de La Galleria BPER. I dipinti sono legati fra loro dal fil rouge della devozione: quadri originariamente ‘da stanza’ destinati alla preghiera, che dunque ben si sposano col tema di Antiqua 2024 dedicato all’arte sacra. La Galleria BPER crede in una cultura viva, aperta e fruibile e quindi non poteva mancare questo appuntamento, dove l’arte è protagonista”.
In particolare, saranno esposti la 'Madonna che legge, con il Bambino, san Giovannino e santa Elisabetta', di Luca Cambiaso, 'Notturno con la Sacra Famiglia, san Giovannino e san Giuseppe', realizzato da un allievo di Cambiaso, e la 'Madonna col Bambino, sant’Anna e san Giovannino' di Francesco Cairo.
Il Responsabile della Direzione Territoriale Liguria, Luigi Zanti, ha dichiarato: "Confermiamo una partnership storica che vede la banca di riferimento della Liguria presente anche a questa edizione di Antiqua, Accompagniamo con soddisfazione lo sviluppo di questa manifestazione che si conferma come polo importante di valorizzazione delle tante ricchezze artistiche della città e di promozione del territorio".
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‘Roma madre dell’Arte’, maison Bvlgari...
I 'futuristi' Balla e Depero, Dorazio e Perilli esponenti della corrente astrattista, Tano Festa 'simbolo' della Scuola di Piazza del Popolo. Sono alcuni dei 'protagonisti' della mostra aperta nella capitale nei saloni della boutique di via Condotti dello storico marchio realizzata in collaborazione con la galleria d’arte Futurism&Co. Un'esposizione -evento in programma fino al 26 aprile, nata per festeggiare il Natale di Roma (21 aprile).
Dai 'futuristi' Balla e Depero a Dorazio e Perilli esponenti della corrente astrattista, fino a Tano Festa 'simbolo' della Scuola di Piazza del Popolo accanto ad opere dei maggiori artisti del '900. Sono alcuni dei 'protagonisti' della Mostra 'Roma madre dell'Arte' aperta nella capitale nei saloni della boutique Bvlgari di via Condotti, realizzata in collaborazione con la galleria d’arte Futurism&Co. Un'esposizione -evento (si potrà visitare fino al 26 aprile) nata in occasione dei festeggiamenti per il Natale di Roma (21 aprile) per celebrare la capitale come culla delle arti.
"Bvlgari e Giacomo Balla hanno un legame particolare con la città eterna- si legge in una nota dello storico marchio - I tre millenni di arte e civiltà della città eterna sono stati per la maison una costante fonte di ispirazione per la creazione di gioielli straordinari. L’artista vi si trasferisce nel 1895, appena un anno dopo l’apertura della boutique Bvlgari in via Condotti 28, da parte del capostipite Sotirio. Il pittore si lascia ispirare sia dalla bellezza paesaggistica sia dall’avanguardia che si respira nella città nei primi anni del ‘900".
"Bvlgari e Balla possono essere considerati due veri pionieri - aggiunge ancora la nota - il gioielliere romano ha rivoluzionato la gioielleria con accostamenti audaci di colore e il pittore ha aperto la strada verso una moderna metodologia sperimentale del colore". Nel percorso espositivo all’interno della boutique il pubblico verrà rapito dalla bellezza delle sue opere 'Linee di velocità + cielo e rumore' veri e propri slanci rivolti al progresso e all’innovazione tipici del contesto romano dell’epoca.
Di Fortunato Depero in mostra 'Scomposizione + volumi di danza', opera -emblema di un aspetto rivoluzionario e innovatore tipico dei primi anni del ‘900. Interprete del moderno concetto di design e grande utilizzatore di colori audaci, Depero fu un artista poliedrico ed un profondo sperimentatore, la cui arte ha attraversato e influenzato una vasta gamma di discipline. Anche Bvlgari è considerato un pioniere nel mondo della gioielleria per l’utilizzo di tagli e colori di pietre, negli anni ha introdotto nuovi materiali e nuovi design, guardando al futuro ma celebrando al contempo la tradizione e avendo sempre come musa la città di Roma.
Infine Tano Festa, artista fortemente legato alla capitale, che conosce ed esalta in modo profondo e trasversale. Da questa intimità sviscerale nascono le sue opere più belle e iconiche come 'Paesaggio con maniglia' che ne è un esempio. Particolarmente attratto dal mistero e dalla molteplicità dietro la pura realtà degli oggetti dipinge con colori forti e accosta al dipinto una maniglia in metallo.
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Musa tv n. 16 del 17 aprile 2024
Torna a Roma fino al 12 maggio 2024 per la seconda edizione “I AM IO SONO” In occasione di Vinitaly è stata presentata “Sorsi d’Autore” Da 25 anni unisce Cultura, attualità, gusto e convivialità nella magica atmosfera delle Ville Venete
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Simone Viola: “Vi racconto mio nonno Scalfari...
Aneddoti, cazziatoni, risate e cocktail: il nipote del fondatore di "Repubblica" ha raccolto le testimonianze di chi ha vissuto a stretto contatto con lui
La gaffe di Christian De Sica sulla bigamia di una vita, la procace vicina di casa che sconvolgeva i viaggi in ascensore, le lunghe nuotate al Pellicano, le feste nella casa di Velletri il 14 luglio, i capodanni a casa di Bianchina Riccio, Luca Barbarossa che fa il menestrello, le canzoni al piano con Arbore, le governanti che sapevano a memoria le storie su Calvino, lui e il principe Caracciolo completamente sbronzi. In '100 volte Scalfari', in edicola allegato a 'Repubblica', ci sono decine di storie privatissime del fondatore, che per tutti resta ancora 'il Direttore'. Raccolte dal suo unico e adorato nipote, Simone Viola, 24 anni e un futuro da procuratore sportivo. "Non escludo il giornalismo, ma per ora l’ho praticato per caso", dice all’Adnkronos. Il nonno lo affascinava con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese, il giovane Simone rispondeva con il calcio. "Ne capiva poco, anni fa pensava che Silvio Piola fosse alla Roma, quando era una bandiera della Lazio. Lo sport era l’unica materia in cui potevo giocarmela".
Nel libro, cento ricordi di altrettanti giornalisti, politici, attori, musicisti, collaboratori, amici, le definizioni di Scalfari vanno molto oltre l'ormai frusto soprannome 'Barbapapà': personaggio fiabesco, un attore, terribilmente simpatico, pronto all'immortalità come premio alla carriera, una leggenda, il massimo dello chic, conservatore sempre pronto a ricominciare, il solo capitano, "Voltaire, Pericle e Pannunzio in una sola barba". Secondo Roberto Benigni, "poteva parlare, con la stessa intensità, di De Mita e di Rilke, della Confindustria e dell’Illuminismo", e Simone Viola conferma: "In casa portava il personaggio pubblico, con le telefonate e le visite dei grandi della Storia, ma sapeva essere giocoso e molto affettuoso, allegro e scanzonato".
Amato e temuto sul lavoro, conquistava uomini e donne con fascino e mosse inaspettate, come quando si sdraiò a terra davanti a Paolo Guzzanti: per lasciare 'Repubblica' e andare al 'Corriere' doveva passare sul suo corpo (non lo fece).
Simone Viola nel 2011 si è trasferito a Parigi con la madre Donata, che era diventata corrispondente per il Tg5, e il padre Ettore, che lavorò come grafico a 'Repubblica' ed è nipote di Sandro, uno dei fondatori del giornale nel 1976. “Tornavamo spesso a Roma, e nella casa in campagna di Velletri. Per me il nonno aveva un affetto smisurato, ma in generale amava parlare con i giovani e capire come vedevano il mondo”, commenta con l’Adnkronos l’autore del libro, uscito nell’anno in cui Scalfari ne avrebbe compiuti 100. Vissuti fino all’ultimo con la stessa curiosità: “Quando invecchi non è che smetti di desiderare o desideri di meno, hai solo meno forze per realizzarli, tutti quei desideri”, diceva.
Non mancano le cronache della 'messa cantata', la mitica riunione di redazione, né i traumi per i bigliettini scritti da Scalfari e consegnati a chi prendeva buchi o faceva errori negli articoli. Si narrava che al terzo si era licenziati. In generale, tra un certo benevolo 'patriarcato' (copyright Concita De Gregorio) e i metodi bruschi, si capisce perché non potrebbe più esistere un giornale come la 'Repubblica' di Scalfari: al primo cazziatone, i ventenni di oggi correrebbero a denunciarlo alle Risorse Umane e si metterebbero in malattia per sei mesi. Invece gli ex discepoli rimpiangono certe sfuriate che valevano un master di giornalismo: “era una tecnica studiata per tenere sempre alta la nostra attenzione”, secondo Giorgio Dell’Arti.
Chissà cosa sarebbe successo se il progetto del grande gruppo editoriale europeo, con 'Le Monde', 'El Pais' e 'The Independent' fosse andato in porto. "Ne parlano Bernard Guetta e Marc Semo - spiega Viola - nonno aveva una passione per la Francia e per i suoi giornali. D’altronde me ne accorgevo persino io che ero un ragazzino: tra i miei compagni di medie e liceo francesi c’era un maggiore interesse – e partecipazione – per la politica. Lì i quotidiani hanno ancora un ruolo importante nella società, vengono distribuiti nelle università, e anche in termini di copie vendute l’Italia è rimasta indietro rispetto ad altri Paesi europei".
Giuliano Amato spiega come nasce il suo soprannome, 'Dottor Sottile', negli anni in cui lavorava a stretto contatto con Bettino Craxi, decisamente non amato da Scalfari: "La definizione nasce di fronte alla necessità in cui lo ponevo di distinguere tra i suoi giudizi negativi (a cui non rinunciava) e quel che di positivo gli mettevo davanti, inducendolo tuttavia a far convivere le due cose l'una accanto all'altra".
Tra l'invidia (ricambiata) di Renzo Piano, i ricordi scritti da Ugo Intini ed Ernesto Assante - recentemente scomparsi - ecco l’amico adolescente di Simone Viola che assiste alla scena di una chiamata di Papa Francesco "come fosse lo zio Peppino che telefona a casa". Lo stretto rapporto tra Scalfari e Bergoglio è ormai noto, ed è stato anche oggetto di uno sketch di Maurizio Crozza ("L'ho fatto vedere a mio nonno, non ho mai capito se fosse divertito o contrariato", confida Viola), e nel libro è raccontato dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, dalla segretaria del Direttore e pure dalla loro corrispondenza, pubblicata integralmente: "Carissima Santità, ho ricevuto il suo graditissimo regalo per il mio compleanno. Lei sa quanto io Le sia affezionato. Mi cruccio di non poterla incontrare ma come sa, non esco più da casa. Le ricordo che il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi è per Lei e continuerà a essere così finché vivrò. Un fraterno abbraccio. Eugenio Scalfari".
(di Giorgio Rutelli)