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Attentato a Gerusalemme, uccisa una 16enne. Tregua a Gaza...
Attentato a Gerusalemme, uccisa una 16enne. Tregua a Gaza estesa di un giorno
Due terroristi hanno aperto il fuoco contro una fermata del bus: uccisi una ragazza di 24 anni e due persone anziane, 6 feriti. Il ministro per la Sicurezza israeliano: "Rotta tregua, tornare a battaglia"
Mentre arriva la notizia che la tregua tra Israele e Hamas a Gaza proseguirà per altre 24 ore, un attentato a Gerusalemme ha provocato oggi, 30 novembre 2023, tre morti e sei feriti. Secondo il Times of Israel, hanno perso la vita una ragazza di 24 anni, dichiarata morta sul posto, e due persone anziane, tra cui almeno un uomo, che non sono sopravvissute in ospedale alle ferite riportate nella sparatoria.
L'attacco è stato rivendicato da Hamas, riferisce la tv satellitare al-Jazeera. Hamas, riporta la tv, afferma che due uomini armati del gruppo hanno sferrato l'attacco a una fermata dei bus. In un messaggio Hamas dichiara che "l'operazione" è una "risposta naturale ai crimini senza precedenti commessi dall'occupazione", con chiare accuse a Israele per le operazioni nella Striscia di Gaza, scattate dopo il terribile attacco del gruppo nel Paese del 7 ottobre, e anche - secondo al-Jazeera - per il trattamento dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
Hamas chiede una "escalation della resistenza"
Dopo l'attacco a Gerusalemme, Hamas chiede una "escalation della resistenza", riporta il Times of Israel, che dà notizia della rivendicazione dell'attacco all'ingresso della città da parte del gruppo, secondo cui "gli eroi" si "stanno mobilitando per vendicare il sangue dei martiri".
Nel suo messaggio Hamas afferma che due uomini armati del gruppo, i fratelli Murad (38 anni) e Ibrahim (30 anni) Nemer, di Sur Baher a Gerusalemme Est sono "martiri del jihad". Intanto il sindaco di Gerusalemme, Moshe Lion, ha ordinato un maggiore dispiegamento di agenti nella città "per rafforzare il senso di sicurezza tra gli abitanti".
L'attacco alla fermata del bus, ira di Gvir
Secondo la polizia, i due "terroristi" erano originari di Gerusalemme Est ed erano armati di M16 e di una pistola. Hanno aperto il fuoco a una fermata dell'autobus nel sobborgo di Givat Shaul. Stando al Jerusalem Post, sono stati "uccisi" da agenti delle forze di sicurezza e da un civile presenti sul posto e che hanno risposto al fuoco.
Il ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha reso noto che i due vivevano a Tzur Bahar, a Gerusalemme est. Nell'auto su cui viaggiavano sono stati trovati centinaia di proiettili.
"Con una mano Hamas firma un cessate il fuoco, con l'altra manda terroristi a uccidere ebrei a Gerusalemme", ha poi detto il ministro accusando il gruppo di aver rotto la tregua e criticando la politica del governo Netanyahu. Lo riporta il Times of Israel.
"Questo non è un cessate il fuoco, ma un proseguimento dell'idea del contenimento (degli attacchi terroristici) e di concessioni che ci hanno portato persone uccise, che danno (al leader di Hamas a Gaza, Yahya) Sinwar la speranza di poter uscire da questo conflitto con la situazione in pugno - ha insistito il ministro, contrario alla pausa nelle ostilità, in una dichiarazione diffusa dal suo partito di estrema destra Otzma Yehudit - Dobbiamo fermare i patti con il diavolo e tornare immediatamente alla battaglia, con inusitata forza".
Secondo le informazioni diffuse dallo Shin Bet, riporta il sito di Haaretz, i due assalitori erano fratelli, si chiamavano Murad e Ibrahim Namer ed avevano rispettivamente 38 e 30 anni. I due, inoltre, in passato erano stati in carcere per attività terroristiche. Murad Namer, nello specifico, era stato imprigionato dal 2010 al 2020. In riferimento all'intervento di due militari e un civile che hanno "neutralizzato" i due assalitori sulla scena, il ministro ha spiegato che la loro azione dimostra "quanto sia importante la politica di distribuzione delle armi" ai civili.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, riferendosi all'attacco a Gerusalemme, ha affermato che il governo "continuerà ad aumentare la distribuzione di armi ai civili" e che "si tratta di una misura che si è dimostrata efficace più volte nella guerra contro il terrorismo omicida".In un messaggio pubblicato su Telegram, il premier ha affermato che "la rapida reazione di due soldati e di un civile che hanno eliminato i terroristi ha impedito un attacco più grave".
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.