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Assegno unico Inps, da marzo le domande per chi ha carta Rdc

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Sono compresi i nuclei per i quali è intervenuta nel corso del 2023 la sospensione del reddito di cittadinanza

Un papà con i figli

Da marzo 2024 tutte le famiglie che hanno ottenuto l'accredito dell'Assegno unico e universale per i figli a carico (Au) sulla carta Rdc dovranno presentare una nuova domanda per accedere al contributo: in questo gruppo sono compresi i nuclei per i quali è intervenuta nel corso del 2023 la sospensione del reddito di cittadinanza.

Come e quando va presentata la domanda

Come comunica l'Inps in una nota, ''per garantire l’erogazione dell’assegno con continuità già dalla mensilità di marzo, la richiesta potrà essere trasmessa sin da subito. In ogni caso, la domanda può essere presentata entro il termine del 30 giugno 2024, senza perdere gli arretrati'', spiega l'Istituto.

''Al fine di garantire una puntuale erogazione degli importi è necessario controllare l’esattezza del codice Iban del conto corrente o della carta prepagata, che dovrà essere intestato/cointestato al richiedente la prestazione''.

I pagamenti

L'assegno unico è stato accreditato il 17, 18 e oggi 19 gennaio 2024 alle famiglie per le quali la rata non ha subito nessuna variazione rispetto al mese di dicembre. Nell'ultima settimana del mese, invece, l'assegno unico sarà erogato ai nuclei familiari che hanno subito variazioni o che lo ricevono per la prima volta.

Chi non deve rifare la domanda

Non sarà necessario presentare nuova domanda se si è già beneficiato dell’assegno nell’anno precedente, a meno che la domanda non sia decaduta, revocata, rinunciata o respinta. I nuclei familiari con variazione, come ad esempio la nascita di un nuovo figlio, dovranno far presente il cambiamento comunicandolo nel modello di domanda già inviato. Necessaria, in questo caso, la presentazione della nuova Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu) entro il 29 febbraio 2024 per ottenere gli importi che spettano di diritto sulla base della corrispondente soglia Isee.

In assenza di Isee, l’importo dell’Assegno unico e universale sarà infatti calcolato a partire dal mese di marzo 2024 con riferimento agli importi minimi previsti dalla normativa. Se la nuova Dsu verrà presentata entro il 30 giugno 2024, gli importi eventualmente già erogati per l’annualità 2024 saranno adeguati a partire dal mese di marzo 2024 con i dovuti arretrati.

Quando avvengono i pagamenti

In relazione alle rate della prestazione in corso di godimento che non abbiano subito variazioni, le date di pagamento dell’assegno unico e universale valevoli per il periodo gennaio-giugno 2024 sono:

• 17, 18, 19 gennaio 2024;

• 16, 19, 20 febbraio 2024;

• 18, 19, 20 marzo 2024;

• 17, 18, 19 aprile 2024;

• 15, 16, 17 maggio 2024;

• 17, 18, 19 giugno 2024.

Come di consueto, il pagamento della prima rata della prestazione avverrà di norma nell’ultima settimana del mese successivo alla presentazione della domanda. Nella stessa data sarà accreditato anche l’importo delle rate spettanti nell’ipotesi in cui l’assegno sia stato oggetto di un conguaglio, a credito oppure a debito.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Economia

Made in Italy, diagnostica per immagini: al via...

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Bracco, ‘Giappone per noi rappresenta un mercato strategico’

Made in Italy, diagnostica per immagini: al via l'attività di Bracco Japan

Il Gruppo Bracco, leader mondiale nella diagnostica per immagini, da questo mese inizia a operare direttamente sul mercato giapponese. La neonata Bracco Japan ha gradualmente preso il posto di Bracco Eisai, la joint-venture nata nel 1990 e passata attraverso due rinnovi. “La nostra collaborazione è stato un lungo viaggio fatto insieme che ha portato grandi risultati - ha scritto Diana Bracco, Presidente e Ceo del Gruppo Bracco, in una lettera al Presidente di Eisai Haruo Naito - Un viaggio durante il quale abbiamo sapientemente rispettato le distinte culture dei nostri due Paesi”. L’annuncio in occasione di un evento tenutosi all’Ambasciata Italiana di Tokyo alla presenza dell’Ambasciatore Gianluigi Benedetti, durante le celebrazioni della Settimana nazionale del Made in Italy.

Il Giappone e l’Italia condividono in effetti una lunga storia di amicizia e di rispetto reciproco. “Oggi siamo onorati di rafforzare questi legami operando in modo diretto con una nostra nuova società completamente autonoma - afferma Fulvio Renoldi Bracco, Vice Presidente e Ceo di Bracco Imaging - Il Giappone rappresenta un mercato strategico per noi, sia per l’elevata età media della popolazione sia per la diffusa cultura della prevenzione presente in tutto il Paese e supportata da un sistema sanitario avanzatissimo, in particolare nel campo dell’imaging diagnostico. Un mercato che crescerà molto rapidamente così come quello dell’intera regione Asia-Pacifico. Bracco Japan intende rafforzare la nostra storica presenza per soddisfare al meglio le esigenze di medici e pazienti locali fornendo mezzi di contrasto, tecnologie e servizi di imaging diagnostico sempre più all’avanguardia, integrando la nostra offerta anche con gli iniettori e gli altri prodotti della nostra ACIST Japan”.

Con il completamento del trasferimento delle attività di Bracco Eisai alla nuova società Bracco Japan – riporta una nota -che è guidata da Tetsuaki Sakamoto, inizia ora un nuovo percorso indipendente sia come produttore sia come distributore di mezzi di contrasto. “Il nostro lavoro, però, non si limiterà a questo - conclude Fulvio Renoldi Bracco - Come da tradizione il commitment della nostra azienda andrà oltre le attività commerciali: ci impegniamo infatti a promuovere l’innovazione medica in Giappone, con numerosi nuovi prodotti in fase di sviluppo, e saremo sempre più vicini alla comunità radiologica nipponica, per ascoltare le sue esigenze e per affrontare insieme le sfide sanitarie di domani”.

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Niente pilota e 4 eliche, ecco i droni usati da Israele per...

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I quadricotteri a controllo elettronico sempre più utilizzati dal 7 ottobre

Soldati israeliani - Afp

Velivoli senza pilota, che utilizzano quattro eliche per volare. Sono i quadricotteri a controllo elettronico i mezzi usati dall'esercito israeliano per colpire vicino a Isfahan, nell'Iran centrale, in risposta al lancio di missili e droni subito nei giorni scorsi. Sono gli stessi droni che gli israeliani avevano utilizzato per colpire palestinesi in fila per ricevere la farina consegnata dai camion delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, come denunciano gli attivisti dell'Euro-Med Human Rights Monitor.

Cosa sono i quadricotteri

Il loro nome deriva proprio dalle quattro eliche che, quando girano, spingono l'aria verso il basso facendo salire il drone verso l'alto una volta che viene superata la forza di gravità. I quadricotteri sono inoltre droni dotati di apparecchiature di intercettazione e telecamere ad alta qualità che possono essere programmati da remoto per svolgere compiti militari come sparare o sganciare ordigni.

L'esercito israeliano ha convertito questo tipo di drone, originariamente progettato per essere utilizzato per la fotografia, prima in un'arma aerea per la raccolta di informazioni e successivamente lo ha riproposto per colpire obiettivi. Sviluppati dalle industrie militari israeliane, i droni quadricotteri hanno un diametro di un metro, con varie capacità e caratteristiche tattiche. Sono facili da programmare e da utilizzare elettronicamente da remoto, con un design simile a quello degli elicotteri. Questi droni sono dotati di strumenti di ascolto molto precisi e telecamere di alta qualità e possono svolgere compiti militari aggiuntivi come sparare e trasportare bombe, oltre ad essere modificati per diventare droni suicidi.

Dopo l'attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre, l'esercito israeliano ha schierato sempre più quadricotteri a controllo elettronico sul campo di battaglia nella Striscia di Gaza, mentre in precedenza erano limitati a scopi di intelligence. L'Euro-Med Human Rights Monitor ha denunciato nelle scorse settimane che Israele ha schierato quadricotteri per sparare direttamente contro i palestinesi a Gaza, uccidendone e ferendone molti.

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Sostenibilità

Abbandono di vetro in strada, lo fa 1 italiano su 4: i dati

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Il fenomeno dell’abbandono di vetro in strada è stato oggetto di una ricerca del birrificio Ichnusa-AstraRicerche: ecco cosa è emerso

Bottiglie di vetro - Canva

Dichiara di farlo almeno un italiano su quattro, ma più di sei su 10 provano indignazione. Questo è il quadro emerso da una ricerca del birrificio Ichnusa, commissionata ad AstraRicerche, per fotografare opinioni e contraddizioni sul territorio nazionale, in merito all’abbandono delle bottiglie di vetro in strada. L’occasione è una campagna di sensibilizzazione dell’azienda volta ad arginare il fenomeno a partire dai comportamenti individuali.

Se sei su 10 si indignano, tre su 10 provano tristezza e due su 10 si sentono impotenti difronte al fenomeno. Ma scopriamo insieme cosa è emerso dalla ricerca.

L’abbandono di vetro in strada

Il fenomeno, nel nostro Paese, sembra avere due volti differenti. Da una parte, sei italiani su 10 ritengono che la raccolta del vetro venga fatta in alta percentuale, con cura e qualità. Dall’altra parte, uno su due (53%) percepisce come diffuso l'abbandono di rifiuti e materiali di vetro come le bottiglie in strada o negli spazi pubblici nella zona in cui vive, fenomeno che, per due italiani su tre (67%) è una priorità grave o importante.

L'indagine restituisce anche una percezione dell’identikit dei “colpevoli”. Per circa due italiani su tre, a sporcare sono per lo più i giovani 18-34 anni, principalmente uomini (anche se per il 28% non c'è gender gap in questa mancanza di rispetto), residenti in zona o nel territorio circostante.

Quali le cause? Le prime quattro cause che emergono con forza dal report sono:

  1. La mancanza di senso civico,
  2. Il poco rispetto per il decoro urbano
  3. Il disinteresse per le conseguenze ambientali
  4. La leggerezza delle sanzioni per un atto che ritengono spesso impunito

Dura condanna per chi sporca. Ma la situazione cambia quando si chiede se è mai capitato di aver gettato una bottiglia in terra. Dalla ricerca, infatti, si scopre che lo ha fatto circa uno italiano su quattro (meno di uno su cinque in Sardegna). Uno su 10 ha confessato di aver commesso il fatto una o più volte solo nell'ultimo anno. Ma si affretta ad attribuirne la causa sempre a motivi esterni: lo ha fatto in prossimità del negozio/locale dove avevano acquistato la bottiglia. E c'è anche chi (circa il 20%) afferma candidamente di averla lasciata dove capitava per nessun motivo in particolare.

Una questione di responsabilità

L’abbandono di vetro in strada non contribuisce al riciclo e a un corretto smaltimento. Il sentiment emerso dalla ricerca, però, è che c’è chi è pronto a prendersi la propria responsabilità. Sono 6 su 10 gli italiani che affermando che se vedono una bottiglia abbandonata la raccolgono anche se non è la loro e cercano un cestino dove buttarla. Poco meno del 4% chiamerebbe il comune o l’azienda municipale della raccolta dei rifiuti.

Per otto italiani su 10 le campagne di informazione sull'impatto del vetro abbandonato sono tra le azioni più efficaci per ridurre l'abbandono di vetro nell'ambiente. Ben vengano quindi iniziative di informazione e sensibilizzazione come quella che Ichnusa si appresta a lanciare in Sardegna in vista dell'estate: positivo o molto positivo per quasi nove italiani su 10 il giudizio verso la campagna di comunicazione 'Il nostro impegno', che esorta i consumatori a smaltire correttamente le bottiglie di vetro e a non abbandonarle, unita ad azioni di pulizia dei dipendenti del birrificio con Legambiente.

Il caso Sardegna

La Regione Sardegna, sull’abbandono del vetro in strada, ha una sensibilità maggiore. Sembra, infatti, che i cittadini sardi, vivendo in un territorio dagli ecosistemi unici e fragili, risentano particolarmente del fenomeno e lo vivano come più impattante per la biodiversità. Complice è anche un turismo stagionale di massa, fenomeno noto come ‘Overtourism’ che colpisce diverse zone italiano nel periodo estivo, dove il consumo di bevande rinfrescanti in vetro, alcoliche o meno, è tendenzialmente maggiore. Tra i motivi giudicati fondamentali per cui non bisognerebbe mai abbandonare il vetro nell'ambiente, il rispetto che si deve alla propria terra (48% in Italia e 56% in Sardegna), il fatto che è un danno per le generazioni future (43% in Italia, 48 sull'Isola), deturpa il paesaggio (51% per i sardi, 41% nel resto del paese) e peggiora immagine e reputazione del territorio, dove la Sardegna supera di 12 punti percentuali (52% a 40%) la media nazionale.

La campagna di sensibilizzazione, quindi, prenderà piede proprio dall’isola, dove il fenomeno assume un’importanza maggiore. Infatti, per il 74% dei sardi si tratta di un problema 'grave e importante', contro il 58% della media nazionale. Al pari dei comportamenti che possono provocare incendi o spreco idrico. Cosa differenzia la Sardegna dal resto d'Italia? I sardi sono più propensi a ripulire: il 68% di loro raccoglie le bottiglie abbandonate, contro una media italiana del 62%. Tuttavia, l'abbandono del vetro rimane un problema significativo in Sardegna, soprattutto durante l'estate. Per il 53% dei sardi, infatti, il fenomeno aumenta in maniera considerevole nei mesi estivi, con un ulteriore 19% che lo considera un problema grave per l'isola in questo periodo.

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