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“Litorale Ostia in condizioni preoccupanti, servono...

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“Litorale Ostia in condizioni preoccupanti, servono iniziative”: la denuncia di Federbalneari Roma

"Il lassismo amministrativo e politico è ingiustificabile e non fa altro che creare ulteriori disastri"

Il litorale di Ostia

"Le condizioni in cui versa litorale di Ostia sono a dir poco preoccupanti e sono sotto gli occhi di tutti. Il lassismo amministrativo e politico è ingiustificabile e non fa altro che creare ulteriori disastri. La ricaduta sul territorio e sulla tenuta economica delle aziende balneari e dell’indotto è inaccettabile. Erosione e malagestio amministrativa stanno depauperando Ostia a cominciare dalla mancata politica di difesa della costa che di sviluppo sostenibile". Lo sottolinea Federbalneari Roma chiedendo di assumere le "iniziative" necessarie.

"Nel dettaglio, sappiamo che di fronte alle spiagge che vanno dal Porto di Ostia al Canale dei Pescatori sono previste opere di difesa della costa, ma non abbiamo conferma se quelli che saranno cantierati siano i lavori integrali ovvero si procederà con ulteriori stralci funzionali (a cosa?). Ma soprattutto quando? Ricordiamo che queste spiagge si tengono su un equilibrio precario - continua Federbalneari Roma - e che i lavori realizzati negli ultimi anni, senza alcuna visione d’insieme, hanno di nuovo esposto alcuni tratti ai fenomeni erosivi favorendo l’aggressione da mareggiate di una certa intensità".

"Ma veniamo alla vera emergenza costituita dalle spiagge di levante, a sud del Canale dei Pescatori, dove è evidente la violenza di una erosione indotta a seguito degli ultimi lavori messi in opera dalla Regione Lazio tra la Nuova Pineta e il Venezia, la linea di costa è arretrata di decine di metri provocando danni ingentissimi alle strutture balneari - prosegue - Ricordo ai commentatori opportunisti, che si tratta di strutture presenti su quei litorali in alcuni casi da prima del secondo conflitto mondiale e nella gran parte da prima degli anni ‘60 che hanno fatto la storia di Ostia".

"Ma quel che più conta sono tutte regolarmente assentite e che, contrariamente a quanto si tenta di far credere, non sono state costruite 'dentro al mare' ma in origine ad almeno 100/150 mt di distanza dalla battigia. E ciò permette a tutti di comprendere di quale entità ed estensione siano i fenomeni di cui parliamo - aggiunge Federbalneari Roma - La situazione attualmente più gravosa è legata alle spiagge (ormai totalmente erose) e agli impianti (in alcuni casi danneggiati in maniera pressoché irrecuperabile) a sud del Canale dei Pescatori: e in special modo i tratti che coincidono con le concessioni Pinetina, Hibiscus, Kursaal, Sporting Beach Gambrinus financo al VLounge. Quello che lascia attoniti è che tutto questo stia avvenendo nel più assordante silenzio delle amministrazioni".

"Il ritorno della delega sul Litorale al Campidoglio, che aveva acceso un lumicino in fondo al tunnel e che sembra già essersi spento, sopraffatto dalla vacatio nella attuazione della stessa e da scomposte iniziative degli uffici demaniali del Municipio (benché sulla carta esautorati dal 14 novembre scorso) - aggiunge - Negli intenti il passaggio politico recita che 'il sopra descritto ridisegno degli assetti ordinamentali in materia di litorale risulta funzionale al riposizionamento dell’immagine e del ruolo della Città di Roma in ambito nazionale ed internazionale, in armonia con le programmate politiche di ricucitura e di omogeneizzazione del tessuto socio economico cittadino volte ad una rinnovata coesione territoriale'”.

"Nei fatti ad oggi non si è riusciti neppure a dichiarare lo stato di calamità quando il confinante Comune di Fiumicino la ha fatto in ben due occasioni e difficilmente si riesce a comprendere come il fiume che ci separa abbia potuto fermare venti fino a 100 km orari o trattenere onde di oltre 4 mt - conclude - Si chiede in tempi brevissimi la attivazione di tutte le iniziative e le strutture amministrative, ma soprattutto politiche, per tentare con un ultimo scatto di reni (e di orgoglio) di mettere in campo iniziative di carattere assolutamente straordinario tentando di arginare, per quanto possibile, la situazione ed intavolare un costruttivo confronto. Si chiede altresì di sapere, dopo il passaggio delle deleghe sul litorale a Roma Capitale datato 31 ottobre, i nomi degli interlocutori, la sede degli uffici e l’organigramma. A quaranta giorni di distanza dal passaggio delle deleghe sul Demanio, il governo del mare di Roma è 'in alto mare'”.

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Esteri

Russia, i prossimi 6 anni con Putin presidente: 5 scenari...

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Le ipotesi sul destino del Paese. Lo scenario meno probabile? La rivolta democratica

Manifestazione per la vittoria di Putin dopo le elezioni in Russia - Afp

La vittoria di Vladimir Putin non è mai stata in dubbio, dato il contesto in cui si sono svolte le elezioni. Ma non così il futuro della Russia nei prossimi sei anni di mandato. Il sito Politico traccia cinque scenari possibili entro il 2030, da quello meno probabile di un ampio movimento per la democrazia a quello di una lunga vita del regime. Ma anche questo viene dato solo al 45-50% di possibilità, perché la guerra in Ucraina ha portato a una situazione interna più instabile: dalla scorsa estate abbiamo assistito alla fallita rivolta del capo della Wagner, Yevgeny Perigozin, a proteste in luoghi remoti come il Bashkortostan o le sollevazioni antisemite nella repubblica russa del Daghestan, con le forze di sicurezza prese di sorpresa. Per questo, l'Occidente farebbe bene a prepararsi a diverse possibilità.

Scenario 1, la democrazia

Fiorisce la democrazia (probabilità 5-10%). Come ha dimostrato la caduta del comunismo in Europa orientale nel 1989, i regimi totalitari possono crollare rapidamente davanti a movimenti democratici. La morte di Alexei Navalny, trasformato in un martire, può creare slancio, combinato con altre proteste, come quella delle mogli dei soldati mandati a combattere in Ucraina. Ma senza Navalny la Russia perde una figura carismatica come Nelson Mandela in Sudafrica e Vaclav Havel in Cecoslovacchia, mentre la maggioranza dei russi continuano a sostenere "passivamente se non attivamente" la "disastrosa guerra" in Ucraina.

Secondo Politico, tale scenario potrebbe essere propiziato da una vittoria dell'Ucraina. In questo caso l'Occidente dovrebbe evitare troppi entusiasmi, non riporre tutte le speranze in un solo leader, sollevare le sanzioni solo in cambio di riforme. E intanto coltivare i rapporti con ex repubbliche sovietiche come Moldova e Armenia.

Scenario 2, la disintegrazione della Russia

Disintegrazione della Russia (10-15% probabilità). Di fronte ad una guerra devastante in Ucraina, con centinaia di migliaia di morti insensate al fronte, la gente potrebbe rivoltarsi in massa e rovesciare il regime. Lo stato centrale potrebbe allora disgregarsi lungo linee etniche, sprofondando nel caos e la violenza, come già successe nella guerra civile seguita al crollo dell'impero zarista. Senza dimenticare la disgregazione dell'Urss.

Dopo tutto la Russia è un conglomerato di 21 repubbliche. E la scintilla potrebbe scoppiare in Cecenia, magari con la morte del già malato leader Ramzan Khadirov, fra i Tatari, i Sakha siberiani, fra le minoranze etniche di aree remote con un alto tasso di morti in guerra, maggiore di quello dei cittadini di etnia russa.

Per ora il regime di Putin mantiene il controllo, ma per quanto poco probabile, tale scenario non può essere completamente escluso e l'Occidente dovrebbe mantenersi flessibile a riguardo, puntando anche su chi in Russia può salvaguardare l'arsenale nucleare.

Scenario 3, la sollevazione nazionalista

Sollevazione nazionalista (15-20% di probabilità). Prigozhin è stato fatto fuori, ma tutti gli ingredienti che hanno alimentato la sua fallita marcia su Mosca sono ancora presenti: frustrazione per i pasticci della guerra in Ucraina, gli uomini e i mezzi militari persi nel pantano del conflitto, l'ineguaglianza sociale che rafforza il populismo. Tuttavia, secondo Politico, è difficile trovare un altro personaggio come Prigozhin, dotato di una sua forza privata. Inoltre Putin vira sempre più verso un nazionalismo "fascista" e "sarà difficile scavalcarlo a destra". Se un leader nazionalista dovesse riuscire a sostituire Putin, l'Occidente dovrebbe rafforzare le sanzioni e i rapporti di sicurezza con i paesi vicini alla Russia, Ucraina in primis, mettendo in opera una politica di contenimento.

Scenario 4, il reset tecnocratico

Reset tecnocratico (20-25% di probabilità). Ciò potrebbe accadere con la morte di Putin. Oppure se un gruppo di alti funzionari, di fronte alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina, o la forte crescita del numero di perdite militari, riuscisse a destituire Putin, come accadde nel 1964 con Nikita Kruscev. Il nuovo governo non sarebbe per forza democratico, ma formato da tecnocratici educati in Occidente pronti a tornare allo "status quo ante bellum".

Potrebbero essere liberati prigionieri politici, magari anche restituite all'Ucraina le aree occupate nel Donbass (ma non la Crimea). Putin per ora mantiene saldo il controllo sul governo, ma se ciò dovesse accadere l'Occidente dovrebbe essere molto prudente, ricordando le illusioni di altri "reset" del passato. Naturalmente le riforme in senso democratico andrebbero incoraggiate con il sollevamento di sanzioni, ma sempre tenendo conto che ogni miglioramento potrebbe essere solo temporaneo.

Scenario 5, lunga vita a Putin

Lunga vita a Putin (45-50% di probabilità). Al momento sembra l'ipotesi più probabile: con la morte di Navalny l'opposizione è nel caos, l'economia ha retto alle sanzioni e il peggio della guerra in Ucraina potrebbe essere alle spalle, specie se gli Stati Uniti rimarranno reticenti ad armare Kiev.

Il 72enne Putin potrebbe dunque reggere fino al 2030 e magari anche oltre. Ma anche se Putin mantiene un saldo controllo del potere, "l'economia sta chiaramente volgendo a stagnazione e inflazione crescente. Intanto in Ucraina, i passi falsi di Putin hanno portato ad uno sconvolgente numero di perdite. Ciascuno di questi fatti basterebbe a minacciare un leader, non importa quanto autoritario".

L'Occidente, conclude Politico, deve aumentare in ogni modo la pressione sul regime di Putin. Rafforzare le sanzioni, anche contro chi, come gi Emirati Arabi Uniti, aiuta Mosca ad aggirarle. Rendere più efficaci il tetto ai prezzi del petrolio e confiscare i beni congelati della Banca centrale russa. Incoraggiare sviluppi democratici e rafforzare la partnership con i paesi alla periferia russa. Ma prima di tutto bisogna essere consapevoli che, "finché Putin è al potere la guerra non provocata in Ucraina continuerà, con la minaccia di un più ampio conflitto". L'Occidente "dovrebbe usare ogni strumento possibile per costringere i russi, sia al Cremlino che nel popolo, a capire quanto loro, e noi, staremmo meglio se Putin non fosse più al potere".

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Esteri

Gaza, Biden contro attacco Israele a Rafah: “Un...

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Il primo ministro israeliano Netanyahu ha accettato di inviare un team a Washington per discutere sulla questione

Fuga dei civili a Gaza (Afp)

Attaccare Rafah per Biden sarebbe "un errore" che porterebbe "più caos a Gaza". E' quanto ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, parlando della telefonata tra Biden e Netanyahu. Il primo ministro israeliano ha accettato l'invito del presidente Usa di ospitare "un team" da Gerusalemme a Washington con cui dialogare sulla questione. "Joe Biden ha rigettato l'idea che sollevare dubbi sull'operazione a Rafah vuol dire sollevare dubbi sull'obiettivo della sconfitta di Hamas" ha riferito Sullivan. E nella telefonata, che ha avuto un tono "di colloquio di lavoro", Biden ha insistito sul fatto che ci sono "modi alternativi" per ottenere gli stessi obiettivi e questi verranno presentati alla delegazione israeliana.

"Israele deve fare di più per gli aiuti umanitari a Gaza"

"Israele ha la responsabilità di facilitare l'arrivo di aiuti a Gaza e può fare di più" ha detto ancora il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan. "E' una priorità urgente", ha aggiunto sottolineando che bisogna "inondare" di aiuti Gaza con tutti i mezzi e risolvere "le difficoltà" che si presentano "per portare gli aiuti dentro Gaza".

"Ucciso il numero tre di Hamas, Marwan Issa: lo confermiamo"

"Il numero tre di Hamas, Marwan Issa, è stato ucciso in un'operazione israeliana la scorsa settimana, il resto dei leader si nascondono, probabilmente nel profondo della rete di tunnel di Hamas, e la giustizia arriverà anche per loro" ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. "Israele ha compiuto progressi significativi contro Hamas: ha distrutto un numero significativo di battaglioni e ucciso migliaia di combattenti, compresi alcuni comandanti".

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“Re Carlo III è morto”: la fake news dilaga...

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Corto circuito per una notizia senza fondamento, deve intervenire la Tass

Re Carlo III

"Re Carlo III è morto". La news arriva dalla Russia e dilaga prima di rivelarsi falsa. Ad innescare il corto circuito sulla sorte del sovrano, che ha 75 anni ed è in cura per un cancro, è il profilo Telegram di Vedomosti, una delle testate finanziarie più attendibili. Lo 'scoop' inventato fa rumore, in un momento in cui la famiglia reale è alle prese con le condizioni 'misteriosi' della principessa Kate.

Vedomosti accende la miccia con un post in cui la foto di Carlo in alta uniforme è abbinata a una didascalia inequivocabile: "Il re britannico Carlo III è morto". La notizia si diffonde, rilanciata di canale in canale, compreso il megafono Readovka, un profilo pro-Cremlino e pro-Putin con oltre 2,3 milioni di iscritti.

E pazienza se nel frattempo non arriva nessun annuncio da Buckingham Palace e se la Bbc non diffonde news sul decesso del sovrano. Readovka tira dritto è pubblica un'immagine relativa ad un "annuncio fatto dalle comunicazioni reali. Il re è deceduto in maniera improvvisa ieri pomeriggio". La comunicazione ricorda quella 'vera' che ha annunciato al mondo la scomparsa della regina Elisabetta: insomma, un fake attendibile, almeno per l'utenza russa. La notizia arriva in Ucraina, quindi in Tagikistan. I primi dubbi si insinuano, in Russia il sito di Gazeta.ru nota - con un pizzico di sospetto - che "non si dice nulla sui media britannici e con ogni probabilità l'informazione è falsa". Tocca all'agenzia Tass, dopo qualche ora, fermare la giostra di bugie: "Re Carlo III continua a occuparsi dei suoi affari ufficiali e partecipare a impegni privati".

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