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Il valore nascosto del corporate wellbeing per le aziende...

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Il valore nascosto del corporate wellbeing per le aziende italiane

Da mero beneficio fiscale a strategia integrata per il benessere organizzativo e personale

Corporate wellbeing

Il concetto di corporate wellbeing sta rivoluzionando il panorama del welfare aziendale, trasformandolo da mero beneficio fiscale a una strategia integrata per il benessere organizzativo e personale. Una recente ricerca condotta da The European House - Ambrosetti, in collaborazione con Jointly, ha messo in luce l'impatto positivo di queste strategie sulle aziende italiane.

Secondo i risultati dello studio, i programmi di corporate wellbeing sono in grado di aumentare l'impegno dei dipendenti (+30%) e la produttività, migliorando così la competitività dell'azienda sul mercato. Questi programmi comprendono una serie di servizi, come asili nido aziendali, supporto psicologico, servizi ricreativi e prevenzione, che offrono benefici significativi ai dipendenti.

L'investimento delle aziende in tali programmi ha un ritorno di oltre quattro volte il suo valore in termini di benefici per i dipendenti. Ad esempio, un'azienda che spende in media 2.500 euro pro capite può offrire benefici per un valore di oltre 11.000 euro per dipendente. Nell’ipotesi che tutti i collaboratori in Italia avessero a disposizione questo tipo di soluzioni, si potrebbe ottenere un incremento della spesa delle aziende fino a 45,3 miliardi di euro (ovvero 2,1 volte superiore rispetto ad oggi), con un valore di mercato creato fino a 204 miliardi di euro (1,5 volte la spesa in welfare delle famiglie italiane nel 2021).

Tuttavia, nonostante il crescente interesse per il welfare aziendale, molte iniziative rimangono focalizzate sui vantaggi fiscali piuttosto che sull'effettivo benessere dei dipendenti. Questo approccio limitato non solo riduce l'efficacia dei programmi, ma può anche influenzare negativamente l'attrattività dell'azienda per i potenziali talenti.

Il contesto italiano

La situazione attuale in Italia presenta sfide significative legate alla stagnazione della produttività, alla scarsa motivazione dei lavoratori e alla difficoltà delle aziende nel trattenere il personale qualificato. La crisi globale da COVID-19 ha ulteriormente aggravato questa situazione.

Il fenomeno delle "grandi dimissioni" è diventato sempre più diffuso, con oltre 2,2 milioni di persone che hanno cambiato lavoro solo nel 2022. Questo è spesso attribuito alla mancanza di attenzione da parte delle aziende verso il benessere individuale dei dipendenti e il bilanciamento tra vita lavorativa e personale. L'insoddisfazione dei lavoratori si riflette in una ridotta produttività e in un aumento dello stress sul luogo di lavoro.

Le aziende italiane hanno risposto a queste sfide inserendo nel contratto aziendale un numero maggiore di misure di welfare, anche se spesso incentrate su benefici fiscali e non sempre efficaci nel migliorare il benessere organizzativo e personale. La stragrande maggioranza dei lavoratori si aspetta misure di benessere più specifiche ed efficaci, come servizi di assistenza, salute, istruzione e prevenzione, rientranti nel concetto di corporate wellbeing.

L'implementazione di un piano di corporate wellbeing può avere un impatto significativo sull'engagement dei dipendenti e sulla loro soddisfazione sul lavoro. Inoltre, può offrire un supporto economico alle famiglie italiane affrontando le crescenti spese nell'epoca post-COVID, come quelle per istruzione, salute e assistenza familiare. Inoltre, un maggior investimento delle aziende nel welfare aziendale potrebbe alleggerire i costi dell'assistenza e della previdenza pubblica, riducendo l'onere sulle famiglie. Attualmente, la spesa delle famiglie in welfare è molto più elevata rispetto agli investimenti aziendali, evidenziando la necessità di un maggior coinvolgimento del settore privato in questo ambito.

Linee guida

Le linee guida per un'efficace strategia di corporate wellbeing sono mirate a promuovere il benessere organizzativo e migliorare l'attrazione, l'engagement e la retention dei dipendenti, contribuendo anche all'innovazione delle strategie retributive:

  • meta-obiettivo: favorire l'evoluzione delle politiche di welfare delle aziende italiane, passando da un approccio tattico e frammentato a un'adozione strategica del corporate wellbeing;
  • ascolto organizzativo e coinvolgimento dei collaboratori;
  • equilibrio vita-lavoro e prevenzione del burnout: questi interventi dovrebbero essere sistematici e mirati a migliorare l'organizzazione del lavoro e a supportare le esigenze individuali dei dipendenti;
  • rinnovamento delle strategie retributive: affiancare le componenti monetarie di base e i benefit monetari con interventi di corporate wellbeing quantificati con il loro reale valore trasferito.

Implementare queste linee guida può favorire una cultura aziendale incentrata sul benessere dei dipendenti, migliorando l'ambiente lavorativo, l'engagement e la performance complessiva dell'organizzazione.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del...

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del policy-making

Non c’è organizzazione, governo nazionale o locale che negli ultimi anni non abbia promesso di piantare degli alberi per combattere il riscaldamento globale. Gli esperti di The Nature Conservancy, ente non profit con sede ad Arlington, negli Stati Uniti, li mettono in guardia: non tutte queste iniziative contribuiscono al benessere del Pianeta. I progetti che non tengono conto dell’albedo, il potere riflettente di una superficie, rischiano di sovrastimare i loro effetti positivi del 20-80%. Lo riporta Agence France-Presse.

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Contrastare il cambiamento climatico è una priorità per gli...

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I dati del sondaggio Euronews-Ipsos

cambiamento climatico - storyblocks

Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto un impatto positivo in difesa dell’ambiente. È quanto emerge dal primo sondaggio paneuropeo di questo genere svolto da Euronews e Ipsos su un campione di quasi 26 mila persone di 18 diversi Paesi. Dunque, se da un lato i cittadini sentono forte la necessità di dover fare qualcosa di concreto per limitare i danni degli eventi climatici sempre più disastrosi, dall’altro emergono non poche perplessità circa l’operato dell’UE in difesa dell’ambiente e delle persone.

I dati dei singoli Paesi

Contrastare il cambiamento climatico non è però sentito come una priorità allo stesso modo dai cittadini dei diversi Stati membri dell’UE. Sono soprattutto danesi (69% degli interpellati) portoghesi (67%) e svedesi (62%) a considerarlo come un tema centrale di cui dovrebbe occuparsi maggiormente il Governo centrale europeo. Al contrario, polacchi, cechi e finlandesi ritengono la questione non prioritaria: nel complesso solo il 34% del totale degli elettori di questi tre Paesi pensano sia un tema fondamentale. In particolare, in Polonia il 35% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico sia una questione secondaria. A livello di genere e fascia d’età, le donne europee sono più propense a pensare che le questioni inerenti al cambiamento climatico siano prioritarie, il 55% contro il 45% degli uomini. Il sondaggio sottolinea che, invece, l’età non rappresenta un elemento fondamentale nelle scelte dei cittadini europei, infatti, circa la metà di tutte le fasce ritiene la questione del clima prioritaria, circa un terzo la considera “solo” importante.

L’azione dell’UE in difesa dell’ambiente

Se da un lato le nuove direttive europee introdotte negli ultimi anni hanno portato notevoli cambiamenti anche mediante l’applicazione di misure drastiche per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, dall’altro la percezione dei cittadini sull’impatto di tali norme non è molto positiva. Solo il 32% degli elettori europei ritiene che l’UE abbia avuto effetti favorevoli sulla protezione dell’ambiente. Tra i cittadini che hanno un parere positivo circa l’operato del Governo europeo su tali temi vi sono al primo posto i rumeni (48%), seguiti dai portoghesi (47%) e dai finlandesi (45%). All’opposto, tra i più critici ci sono i francesi: il 39% di loro ritiene che Bruxelles abbia addirittura avuto un impatto negativo sul contrasto al cambiamento climatico. Molto critici anche gli olandesi, solo uno su quattro ha una visione positiva dell’azione ambientale dell’Unione. Proprio in Francia e Paesi Bassi, infatti, si sono di recente tenute grandi manifestazioni di protesta, specie degli agricoltori, contro il Green Deal che sarebbe la causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti comunitari a discapito di quelli extra UE.

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Il Mediterraneo è a rischio soffocamento: ecco cause e...

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L’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” prosegue la sua attività di monitoraggio denunciando l’aumento di metano e Co2 nel mare

Mar Mediterraneo - - Canva

L’area del Mediterraneo è sempre più a rischio per l’aumento delle emissioni di Co2 e metano. Questo è quanto è emerso dal Report dell’Osservatorio Climatico Enea “Madonie – Piano Battaglia” che dal 2005 effettua costanti misure della concentrazione dei gas nel mare.

I dati hanno evidenziato la crescente minaccia per il Mediterraneo. Lo stesso è emerso anche dall’Osservatorio Enea di Lampedusa e da differenti istituzioni internazionali. In sintesi, il Mediterraneo sta soffocando. L’Osservatorio, con il supporto di Ente Parco delle Madonie e Comune di Petralia Sottana, prosegue la sua attività di analisi e ricerca, anche grazie alla sua posizione strategica.

L’alta quota e l’assenza di contaminazioni hanno permesso di misurare che a Madonie – Piano Battaglia, in Sicilia, la concentrazione di Co2 è aumentata con un tasso di crescita di 2.16 ppm/anno dal 2005 ad oggi. Un aumento altrettanto preoccupante è quello del metano che accelera ogni anno, da oltre un decennio, la sua concentrazione nelle acque della zona.

Quali conseguenze

A confermare questo preoccupante fenomeno è anche la World Meteorological Organization che ha pubblicato i dati globali raccolti in occasione del World Meteorological Day 2024. Il 2023 è così risultato l’anno più caldo mai registrato con una temperatura media globale di circa 1,45 gradi superiore alla media del periodo che andava tra la metà dell’800 e i primi del ‘900.

A contribuire particolarmente a questo fenomeno, oltre i danni derivanti dall’attività umana, vi è El Nino, il fenomeno di surriscaldamento che negli ultimi due anni ha avvolto l’area dell’Europa Occidentale e non solo. Questi cambiamenti, però, non sono stati lenti e graduali, ma hanno visto un’accelerata nell’ultimo decennio. Sono proprio le concentrazioni di gas serra che hanno alimentato l’aumento delle temperature su terra e oceani, con conseguente innalzamento delle acque e scioglimento dei ghiacciai.

In altre parole, quello a cui stiamo assistendo è l’aumento del 50% delle concentrazioni di Co2 che hanno raggiunto 417,9 ppm nel 2022 a causa dell’uso di combustibili fossili, della deforestazione e dei cambiamenti nell’uso del suolo. Questo genera l’aumento delle temperature con eventi estremi come ondate di caldo, siccità, incendi, cicloni tropicali

Cosa fare?

In un panorama climatico destinato a peggiorare, le attività di monitoraggio e prevenzione assumono più che in altre occasioni, ruoli di rilevanza indispensabile. Proprio questo tipo di attività, infatti, consente di gestire tempestivamente catastrofi ambientali e danni a persone e oggetti materiali, come si è verificato nel Centro e Nord Italia nell’ultimo anno. I finanziamenti pubblici e privati, secondo gli scienziati internazionali, dovrebbero aumentare di almeno sette volte entro la fine del decennio per raggiungere gli obiettivi climatici imposti dai tavoli tecnici transnazionali.

Un ruolo cruciale, in tal senso, è giocato dalle energie rinnovabili che potrebbero ridurre di molto la produzione di Co2 e far sì che si possa abbandonare l’uso dei combustibili fossili.

Anche le città e aree urbane offrono significative opportunità di riduzione delle emissioni.

L’importanza della ricerca e del confronto

Per le sue specificità l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) nel 2021 ha conferito all’Osservatorio Enea delle Madonie il riconoscimento ufficiale di stazione regionale, rappresentativa per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del clima globale.

A settembre 2024, grazie a questi dati e a quelli internazionali, l’Onu si riunirà per il Summit del Futuro per accelerare il rispetto degli impegni internazionali intensificando risorse e mezzi e adottare quindi misure volte a rispondere con tempestività alle sfide e alle opportunità emergenti. Il “Patto per il futuro” è atteso per la fine dell’anno.

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