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In Africa opportunità per aziende anche grazie alle...

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In Africa opportunità per aziende anche grazie alle capacità del temporary management

Con l'utilizzo di manager locali a supporto di aziende italiane che vogliano insediarsi in Africa, di manager europei per supportare aziende africane (grandi e pmi) nel paese di origine e di manager europei

In Africa opportunità per aziende anche grazie alle capacità del temporary management

Si parla molto di Africa, di flussi migratori, implicazioni socio-demografiche e di 'aiuti a casa loro'. Per molti paesi l’ottica reale è di business: a fine secolo la popolazione africana, sarà di 4 miliardi - circa il 40% di quella mondiale, molto giovane e con una dimensione media delle famiglie nelle città già oggi di 4-5 persone. A dare alcune indicazioni sulle prospettive del grande mercato africano, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Momar Tall – African partner di SMW – Senior Management Worldwide con focus sull’area Subsahariana e Tunisia e a Maurizio Quarta – Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors (che di SMW è stato uno dei fondatori 20 anni fa) di

Secondo Tall e Quarta, "un primo fatto rilevante è la recente è entrata in vigore dell’AfCFTA (African Continental Free Trade Area), area africana di libero scambio, mercato unico con libera circolazione di merci e servizi, con più di 1,2 miliardi di consumatori e un Pil più di 2,5 trilioni di dollari. E’ un deep agrement, che regola anche altri settori dell’economia (es. concorrenza, investimenti, commercio elettronico). Il 2023 era stato dichiarato come anno di accelerazione dell’AfCFTA e ad oggi sono 47 gli stati partecipanti".

"A livello macroeconomico - osservano - sono i cinesi a farla da padrone, finanziando grandi opere infrastrutturali, e in forze sono presenti indiani, brasiliani e alcuni paesi arabi. La Russia nel 2019 ha varato l’International agency of sovereign development (Iasd), con il dichiarato obiettivo di aiutare le riforme economiche nei paesi che cerchino di svincolarsi dall’Occidente. L’Europa si muove a macchia di leopardo (UK e Francia, forti della presenza coloniale, il sistema imprenditoriale tedesco) senza una presenza unitaria e strategicamente coerente".

"Dal quadro macroeconomico - sottolineano - è possibile delineare una via microeconomicamente fattibile per creare opportunità per le imprese europee e italiane. In gran parte dei paesi africani l’economia è fortemente bipolare, con pochi grandi enti e gruppi da un lato e una miriade di pmi, che coprono il 70% dei posti di lavoro, dall’altro : in questo scenario si può pensare ad una cooperazione win win che nasca dalle pmi, con il supporto sinergico delle diverse istituzioni (esempio Ice, Sace). L'obiettivo è creare business tra pmi italiane ed africane, spesso costituite da giovani per combattere la disoccupazione, parte dei quali ha studiato in università occidentali".

"Italia ed Europa - spiegano Tall e Quarta - hanno una grande risorsa distintiva: le competenze manageriali per gestire le risorse finanziarie che confluiranno nei sistemi economici e produttivi africani. Affinché il sistema funzioni, è necessario che esse vengano canalizzate in maniera organica e strutturata attraverso un Piano Marshall delle competenze manageriali, come auspicato nel volume 'Africa&Gulf – Atlante dei paesi in crescita nell’era del coronavirus' a cura di Maurizio Guandalini".

"In questo quadro - precisano - si innesta il tema del temporary management (TM) e della sua capacità di far crescere persone e strutture ed essere facilitatore e acceleratore del processo di cambiamento. Non solo: in questi contesti il Tm è portatore di più generali competenze di governance, sapendo entrare in sintonia con la cultura imprenditoriale e con i suoi limiti".

Secondo Tall e Quarta il temporary management è capace di apportare diversi effetti nell'azienda. 1) Visione strategica: sa operare sui mercati locali, capirne le dinamiche regionali, e padroneggiare tematiche settoriali. La visione strategica mira ad assicurare una crescita sostenibile dell’azienda attraverso la definizione di strategie mirate, l’identificazione di opportunità di crescita e l’anticipazione di possibili ostacoli. La visione comanda l’azione, allineando obiettivi di breve termine con un percorso coerente e orientato al futuro.

2) Partnership strategiche e rete di influenze: sa creare partnership strategiche, a livello locale e internazionale e reti di influenza, facilitando collaborazioni di successo per massimizzarne l’impatto nel mercato africano, aderendo a standard internazionali e adattandoli alle dinamiche locali.

3) Responsabilità sociale e ambientale: è capace di integrare pratiche di business socialmente e ambientalmente responsabili, promuovendo comportamenti etici e orientati allo sviluppo sostenibile, anche attraverso una positiva accettazione tra le comunità locali.

4) Innovazione e trasformazione digitale: Tm significa innovazione e trasformazione digitale come un unico motore per la crescita. Agendo come catalizzatore del cambiamento, sa integrare approcci innovativi e soluzioni digitali per promuovere l’efficienza operativa. Questa capacità di abbracciare l’innovazione contribuisce direttamente alla crescita e alla competitività del business in Africa, attraverso la creazione di una cultura dell’innovazione e dell’adattamento a rapidi cambiamenti tecnologici.

5) Gestione dei talenti e del cambiamento: la gestione efficace dei talenti si focalizza sullo sviluppo di competenze locali, trasferimento di competenze e creazione di team diversi, facilitando l’adattamento del team a nuove realtà, massimizzando la capacità operative e minimizzando la resistenza al cambiamento.

6) Reattività operativa, che significa interventi rapidi ed efficaci, per creare reattività operativa a cambiamenti inattesi. Significa gestione del cambiamento, minimizzando la resistenza nei team di lavoro; implementazione di soluzioni pratiche e concrete che assicurino una effettiva messa a terra delle strategie attraverso specifici progetti. Significa trasferimento di competenze e mentorship con i team locali, per un impatto duraturo al termine del progetto, attraverso una comunicazione trasparente e partecipativa, per rafforzare fiducia, confidenza e ingaggio delle persone.

“Ci sono settori - ricordano - che più di altri potrebbero beneficiare di interventi di temporary management. Infrastrutture (porti, ferrovie, strade, centrali elettriche, ospedali e tlc): oltre la metà della recente crescita è legata a questi investimenti con uno sviluppo atteso per i prossimi 20-30 anni. Energia: troviamo oggi reti insufficienti e inaffidabili a fronte di consumi in continua crescita. Sono previsti progetti per infrastrutture di trasporto ed elettrificazione, espansione della capacità di generazione e delle reti di trasmissione. Grandi opportunità nelle rinnovabili (il più alto potenziale di energia solare al mondo), e negli investimenti in tecnologie verdi".

E ancora: "Medicale (forte carenza di operatori sanitari e infrastrutture inadeguate) e farmaceutico (esempio per progetti di produzione e logistica privata). Trasporti e logistica, favoriti dall’AfCFTA e dalla crescita del commercio con i partner stranieri. Turismo e hospitality - alcune zone saranno tra gli hotspot turistici in più rapida crescita al mondo. Ict legato alla trasformazione digitale di imprese e governi e investimenti diretti di aziende internazionali. Un caso Italia-Tunisia: il progetto Lab Innova che punta a individuare startup ad alto potenziale a cui offrire un soft landing in Italia, favorendo il rapporto con investitori, partner industriali e potenziali utilizzatori”.

Secondo Quarta e Tall, un discorso a parte merita l’agroalimentare: "Un comparto in grande crescita da qui al 2030: l’Africa ha più del 60% della terra arabile non utilizzata nel mondo (solo il 25% coltivato), con un tasso di meccanizzazione molto basso e importazioni di prodotti agricoli che saliranno a breve a 100 miliardi di dollari. L'obiettivo è progettare una filiera agro-alimentare integrata dalla materia prima alla produzione di alimenti pronti al consumo. Il comparto dell’agri-business in senso lato (inclusi macchinari, reti logistiche, sistemi di irrigazione, fertilizzanti, ecc.), ben rappresenta l’ambivalenza che ancora caratterizza le pmi italiane nei confronti del continente africano".

"Da una parte - commentano - esistono grandi opportunità anche a breve : importazione di materie prime, affiancamento a produttori locali per incrementare la produttività delle colture, fornitura di impianti, macchine agricole o fertilizzanti. Dall’altra, un approccio ancora molto timoroso e legato ai rischi tradizionalmente associati all’Africa: corruzione in primis, elevata instabilità politica, difficoltà di trovare referenti in affidabili e duraturi. Con in più un problema strutturale: si tratta di pmi italiane che devono dialogare e lavorare con pmi africane, che condividono quindi alcuni limiti comuni (limitate risorse manageriali, per quantità e per qualità, limitate risorse finanziarie, difficoltà di interazione culturale)".

E’ quindi necessario che le pmi acquisiscano nuove competenze. "Lavorando sulle competenze manageriali - suggeriscono - è possibile non solo aiutare le imprese italiane a superare gli oggettivi rischi citati, ma anche creare un circolo virtuoso attraverso cui far crescere le pmi africane. Lo strumento del temporary management potrà essere declinato in differenti modalità, attraverso l’utilizzo di manager locali a supporto di aziende italiane che vogliano insediarsi in Africa, di manager europei per supportare aziende africane (grandi e pmi) nel paese di origine e di manager europei, anche su base fractional, per aziende africane che vogliano internazionalizzarsi". In particolare sul primo punto, le pmi italiane potranno disporre di risorse senior di qualità per: pianificare e implementare piani di espansione (accordi, JV, start up); selezionare il partner locale più adeguato, inclusa la valutazione delle risorse umane; costruire il possibile accordo e interfacciare le parti fino alla sua chiusura. Rafforzando collateralmente le competenze di gestione locali”.

"I vantaggi per una pmi - elencano - sono la disponibilità di grandi esperienza e know how a costi variabili; velocità nella conclusione di un accordo; creazione di un’interfaccia positiva tra due culture; garanzia di un efficace e veloce adattamento a usi e regole locali. Inoltre, non è da trascurare l’impatto positivo che il temporary management può avere anche sulle oltre 350 grandi aziende con giro d’affari di oltre 1 miliardo di dollari, spesso in difficoltà ad operare con aziende occidentali, che tendono a vedere soprattutto grande complessità e corruzione. Inserire dei TMan in alcune funzioni chiave (esempio finanza, hr, international business) aiuta ad introdurre nuovi sistemi e modelli di gestione che potrebbero facilitare i rapporti con le aziende occidentali (esempio per creare JV locali)".

"Possiamo dire - affermano Quarta e Tall - che il Piano Marshall auspicato nel citato volume di Guandalini si sia concretizzato nel recente Piano Mattei lanciato dal governo italiano, cui va il merito di porre un impegno ai massimi livelli, non più lasciato all'azione di singoli ministeri e in occasione di emergenze umanitarie. Il Piano Mattei mira a rafforzare la collaborazione tra Italia e paesi africani, prevedendo fondi per 5,5 miliardi di euro nel prossimo quadriennio, con l’obiettivo di stimolare ulteriori investimenti privati e istituzionali”.

"Il piano - ammettono - è in fase di sviluppo e molto articolato: in questa sede, evidenziamo un aspetto legato a finanziamenti e supporti all’internazionalizzazione delle pmi. Come emerso anche al recente congresso di IABW a Roma, sono tante le pmi italiane che guardano con interesse ai paesi africani, senza però sapere bene come muoversi in contesti dove il privato ha una presenza limitata. Senza entrare in eccessivi tecnicismi: uno strumento 'abbinabile' a quelli dell’export tradizionale sono i tender delle cosiddette banche multilaterali (es. World Bank) per realizzare i progetti dalle stesse finanziati. Possono partecipare aziende singole o raggruppate in Ati, con il beneficio di minimizzare il rischio paese complessivo (affidabilità dei pagamenti, trasparenza dei processi operativi). Il Piano ha tra i suoi obiettivi anche quello di facilitare l’accesso a questo tipo di gare".

In sintesi, secondo Tall e Quarta, "i temporary manager operano quasi come mediatori culturali, in grado di comprendere appieno la cultura del singolo paese, sapendosi relazionare con la popolazione locale, senza trasmettere l’immagine di nuovi colonialisti, e con il mondo delle istituzioni sia locali che internazionali".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Driverso: in Ue fatturato a 169 mln per car hiring d’alta...

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Al Museo Maxxi di Roma il secondo global meeting della prima piattaforma digitale europea

Driverso: in Ue fatturato a 169 mln per car hiring d’alta gamma, 45 mln in Italia

Un comparto in grande espansione a livello europeo, con 169 milioni di euro di fatturato nel 2023, 192 imprese attive e un parco auto di 3.456 unità. E per quanto riguarda l'Italia i dati parlano di 45 milioni di euro di fatturato con circa 1000 auto. I numeri che arrivano da Driverso’s Analysis Lab riguardano il mercato del car hiring d’alta gamma nel Continente e segnalano anche un costo medio per noleggio di 2.916 euro per 58.074 transazioni nell’anno.

La durata media dei contratti è stata di 5,4 giorni per 313.600 giornate complessive, con ricavi medi sul singolo veicolo pari a 49mila euro. Ma c’è soprattutto un’aspettativa di crescita rilevante: il fatturato del settore è atteso a 195 milioni di euro già alla fine di quest’anno, per poi salire via via fino ai 714 milioni previsti nel 2030. Il bacino di mercato potenziale, comunque, è enorme, dato che il giro d’affari del luxury travel è calcolato oggi in 1.380 miliardi di euro.

Circa 40 di queste aziende, che rappresentano il meglio dell’offerta del car hiring d’alta gamma e rispettano standard di qualità predefiniti, operano su Driverso, la prima piattaforma digitale europea, nata in Italia, per il noleggio auto premium. L’aggregatore online mette a disposizione centinaia di veicoli di tutti i marchi più prestigiosi, forniti dai player attivi su 10 Paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Principato di Monaco, Regno Unito, Spagna, Svizzera).

Decine di aziende, esperti, stakeholder qualificati e appassionati provenienti da tutta Europa si sono ritrovati oggi nel suggestivo scenario del Museo Maxxi di Roma per il secondo global meeting di Driverso, da cui sono emersi numeri, scenari e tendenze di un ramo dell’automotive che incrocia i temi del lusso, del lifestyle, dell’economia digitale e soprattutto le sempre mutevoli abitudini di consumo turistico. Il servizio, infatti, si rivolge soprattutto a un target di clientela legata al tempo libero e alla ricerca di un’esperienza esclusiva di viaggio e di mobilità del tutto customizzata.

Durante la giornata al Maxxi, sono intervenuti esperti del calibro di Ryan Sarver, Partner Redpoints Ventures e soprattutto ex direttore della piattaforma Twitter, Massimiliano Archiapatti, Ceo di Hertz Italy, Jasmine Boni-Ball, Executive assistant di ‘Tuscany Now and More’, Ferruccio Rossi, Direttore generale di Sanlorenzo Yacht, Leopoldo Gasbarro, direttore di Wall Street Italia, e Maurizio Iperti, Ceo di LoJack.

Pierluigi Galassetti, co-founder con Saverio Castellaneta di Driverso, ha detto: “Il noleggio auto di alta gamma riveste un ruolo chiave nell’offerta turistica italiana e internazionale e agisce come un elemento in grado di caratterizzare e arricchire l’intera esperienza di viaggio. Questa proposta di mobilità è apprezzata sia dai visitatori nazionali che da quelli internazionali e si inserisce in un contesto in cui la clientela ricerca non solo comfort ed esclusività, ma richiede esperienze immersive e personalizzate in ogni dettaglio del soggiorno, dalla cucina all'alloggio, fino agli spostamenti in auto, che completano la gamma dei servizi”. “Nell’ambito del settore lusso, fortemente in crescita

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Peste Suina, Martinelli (Assosuini): “Se crolla...

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Il presidente dell'associazione: "Allevamenti e prosciutti sono sicuri, al mercato però non interessa"

Peste Suina, Martinelli (Assosuini):

"Il rischio grosso che stiamo correndo è di perdere un settore importante, un'eccellenza del made in Italy. La Cina già non importa i nostri prosciutti da due anni, com e anche la Corea e il Giappone. Adesso anche il Canada e se poi decideranno di fare la stessa cosa Stati Uniti, Francia e Germania che rappresentano i nostri principali mercati allora resteremo con i maiali negli allevamenti e i prosciutti nei prosciuttifici. Questo perchè il 30% dei prosciutti che si producono in Italia vengono esportati. Se crolla l'export sarà una catastrofe per i 4mila allevamenti italiani e per i trasformatori ma anche per tutto l'indotto". E' l'allarme che lancia, con Adnkronos/Labitalia, Elio Martinelli, presidente di Assosuini, dopo che il diffondersi della peste suina sui cinghiali anche nella zona del Parmense ha portato l'Ue a stabilire la zona di restrizione II a Langhirano, patria del Prosciutto di Parma.

E per Martinelli "se crolla l'export le aziende non avranno alternativa che chiudere e se, guardiamo all'esempio della Germania che ha affrontato il problema prima di noi, adesso il Paese fa segnare un 20% in meno di allevamenti dopo la fine dell'emergenza". "Questo fa capire che una volta chiusa l'attività è difficile che questa riparta dopo la fine dell'emergenza", sottolinea.

Secondo il presidente di Assosuini "finora il contrasto alla peste suina nel selvatico si è fatto solo in teoria, basti pensare che dopo un anno e mezzo il commissario straordinario non è ancora operativo. Si dove agire come fatto in Sardegna, dove il virus è stato eradicato con il coinvolgimento di tutte le forze in campo, a partire dai cacciatori che sono stati la chiave per sconfiggere il problema. E invece ora abbiamo un virus che corre velocissimo in Italia dove si calcola che ci siano 1,5-2 milioni di cinghiali", sottolinea.

Ma nonostante il virus corra tra i cinghiali gli allevamenti italiani di suinbi sono al sicuro. "I nostri allevamenti di suini, grazie agli investimenti fatti dagli allevatori in materia di recinti e barriere e anche con i controlli che vengono fatti di continuo, sono super sicuri. Ricordiamo che la peste suina non si trasmette all'uomo ma colpisce cinghiali e suini, si propaga velocemente e porta nel 90% dei casi alla morte degli animali. Detto questo, i nostri prosciutti sono sicuri e super controllati ma questo non interessa al mercato che non intende rischiare", conclude Martinelli.

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Ai, Iannicelli (Ordine Ingegneri): “Fondamentale dare...

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Parla il responsabile scientifico della Commissione Metrologia agli "Stati generali delle ingegnerie digitali”

Ai, Iannicelli (Ordine Ingegneri):

“La metrologia è la scienza della misura che si divide tra la metrologia scientifica, legale, industriale. In Italia è stata un po' trascurata ed è per questo che ci siamo riuniti una commissione. La prima commissione di metrologia è nata a Milano e vi collaborano persone da tutta Italia perché è fondamentale dare peso a questa scienza che sta dietro a tutte le cose”. A parlare è Carmelo Iannicelli, presidente Commissione Metrologia dell'Ordine degli Ingegneri, dal palco degli "Stati generali delle ingegnerie digitali - Costruendo il futuro tecnologico di Milano e del Paese", organizzato dall'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano all'Acquario civico del capoluogo lombardo. Nel panel “Metrologia 4.0: verso una misurazione smart e intelligente” si è discusso di smart Metrology: “Se l'intelligenza artificiale si basa su numeri sbagliati perché non abbiamo conoscenza e competenza, stiamo perdendo il controllo delle nostre misure. Il controllo dei dati, il controllo delle misure, il controllo delle tolleranze dei nostri strumenti di misura è fondamentale- illustra Iannicelli - Abbiamo deciso di metterci insieme per cercare di far capire l'importanza e il presidio che deve essere fatto su tutto questo”, conclude.

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