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Economia

Alimenti, da oggi via libera ufficiale alle larve del verme della farina

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Arrivano le larve nel piatto. Da oggi infatti saranno messe in commercio in Ue le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta, essiccate come nuovo alimento dal 26 gennaio. E’ quanto annuncia la Coldiretti sulla base del regolamento della Commissione europea che ha autorizzato la societa’ Ynsect Nl B.V. ad immettere nel mercato europeo queste larve nell’ambito della normativa comunitaria sui novel food.

Il loro utilizzo è permesso – sottolinea la Coldiretti – in una serie di alimenti come pane, panini, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei prodotti a base di pasta, pizza o cioccolato ma anche nei preparati a base di carne, di prodotti sostitutivi della carne e nelle minestre. Una novità che fa seguito al via libera al grillo domestico (Acheta domesticus), alla larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e alle cavallette (Locusta migratoria) per uso alimentare umano, ed altre domande sono in lista di attesa.

” Si tratta peraltro di alimenti che sono stati oggetto di valutazione dell’Efsa, l’autorità alimentare Europea che però – precisa la Coldiretti – nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere”.

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Integratori alimentari usati da 30 milioni di italiani, un mercato da 4 miliardi di euro

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Italiani sempre più attenti alla propria salute

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In Italia 30 milioni di persone utilizzano integratori alimentari, in leggera prevalenza donne e adulti nella fascia d’età 35-54 anni. E si tratta di un consumo consapevole: 8 su 10 hanno una conoscenza corretta dei prodotti che scelgono. Sono alcuni dati di un’indagine realizzata dal Future Concept Lab, per Integratori & Salute, l’associazione che rappresenta il comparto in Italia e che è parte di Unione Italiana Food. Un comparto in ascesa, che nel 2022 ha superato i 4 miliardi di euro di fatturato e punta forte su digitalizzazione e sostenibilità.

Dall’indagine emerge che gli italiani sono sempre più attenti alla propria salute: per il 64% è infatti il primo valore che indirizza le proprie scelte, presenti e future. Per preservare il proprio benessere, tra le ‘buone regole’ acquisite da una parte significativa della popolazione italiana, al primo posto c’è un equilibrato regime alimentare (29,8%), seguito dal ritagliarsi pause di relax (21,7%) e da un’attività fisica costante (20,8%). La strada per il benessere passa, dunque, per l’adozione di modelli alimentari corretti e sani: oggi quasi 6 italiani su 10 (58,3%) prestano attenzione a ciò che mangiano più che in passato; il 22,6% segue precise regole alimentari e solo 2 italiani su 10 (19,6%) mangiano ciò che capita.

Dallo studio condotto emerge che, nell’ultimo anno, il 73,3% degli italiani (soprattutto fra i 35 e i 54 anni e con una leggera prevalenza delle donne) li ha utilizzati almeno una volta e più di 8 italiani su 10 (82,8%) li hanno usati nel corso della propria vita. In generale, i nostri connazionali vedono gli integratori come un ‘buon aiuto per tutti’ (71,3%), ma anche come ‘un supporto per mangiare sano e fare movimento’ (71,3%) e per ‘sostenere il benessere psicofisico’ (64,5%). L’importanza degli integratori viene rimarcata dagli italiani in particolare per alcune funzioni. In primo luogo, per sostenere le difese immunitarie (30,1%), come complemento energetico (26,3%) e come aiuto per le ossa e le articolazioni (24,4%). Ma anche per integrare diete vegane e vegetariane (22%), per normalizzare l’intestino (22%), per aiutare la digestione (20,8%) e migliorare i problemi d’insonnia (20,2%).

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Lollobrigida: “Per la sicurezza alimentare aiutare i sistemi produttivi dei Paesi in via sviluppo”

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"L'Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare" ha detto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste

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“Il problema della sicurezza alimentare si fa sempre più forte, anche a causa di pandemie o di conflitti, come quello russo-ucraino. Per risolvere questo problema dobbiamo valorizzare sistemi produttivi in aree che, pur avendo grandi potenzialità, vedono poco utilizzato il loro patrimonio. L’Africa, oggi, ha il 60% dei terreni arabili del pianeta, eppure registra una enorme insicurezza alimentare. Dobbiamo aiutare queste popolazioni a sviluppare un sistema di produzione che metta in connessione le proprie potenzialità garantendo un sistema di qualità in termini di alimentazione”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno sulla sicurezza alimentare al Campus universitario di Cesena.

Dopo quella di Napoli, lo scorso 27 maggio, questa rientra nelle tre giornate che il ministro ha deciso di coordinare per approfondire il tema della sicurezza alimentare in termini non solo quantitativi ma qualitativi. “Lavoriamo su un piano di internazionalizzazione dei nostri prodotti, che veda la possibilità di promuoverli attraverso un’adeguata organizzazione della distribuzione. Con le Nazioni in via di sviluppo, vogliamo creare delle partnership che permettano alle nostre aziende di lavorare con le imprese locali, portando conoscenze, formazione e tecnologia italiana. In questo processo, il mondo universitario non può che essere protagonista” ha sottolineato Lollobrigida.

“L’Occidente può essere il docente principale e tornare a svolgere un ruolo nel sistema educativo in quelle aree, apportando quel valore aggiunto che può aiutare a risolvere il problema dell’alimentazione, far crescere il Prodotto Interno Lordo e l’economia sul piano più generale”, conclude il ministro Lollobrigida.

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Italia-Tunisia: aumentano lavoratori tunisini +12,7% nel 2021 ma in calo nei campi

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Un andamento in controtendenza quello dei braccianti rispetto agli opera impiegati nell'industria

Nel 2021 oltre 53 mila lavoratori tunisini sono stati impiegati in Italia per un totale di rapporti di lavoro attivati di 53.208, +12,7% sul 2020. Sulla base dei più recenti dati del ministero del Lavoro (XII Rapporto ‘Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia’), il numero di lavoratori tunisini in agricoltura è calato dell’1% su base annua, ma è sensibilmente aumentato negli altri settori produttivi. Nel settore delle costruzioni c’è stato un balzo in avanti del 69,5% e nel settore dell’industria del 30,5%. Inoltre +14,5% nel commercio e riparazioni, +13,7% nei servizi.

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Economia

Milano, Pavone: “Non può esistere smart city senza cittadini smart”

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La coordinatrice board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale è intervenuta allo 'Young Innovators Business Forum' organizzato da Angi

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“Non può esistere una smart city senza che esistano cittadini smart: è nostro dovere coinvolgere e fare innovazione anche per le fasce più fragili della popolazione”. Così Layla Pavone, coordinatrice del board Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale del Comune di Milano, intervenendo allo Young Innovators Business Forum, tenutosi oggi a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano.

L’evento, organizzato da Angi e giunto alla sua seconda edizione, ha fornito l’occasione per fare il punto sulla situazione della città in termini di innovazione: “Come saprete, io rappresento una figura totalmente innovativa a Milano, una città che cerca sempre di innovare e di sperimentare anche attraverso la creazione di un board dell’innovazione, che lavora nei paradigmi dell’open innovation”, ha spiegato Pavone. Si tratta di “un tavolo di stakeholder esterni che collaborano con tutta l’amministrazione, a totale disposizione degli assessori, per portare tutto ciò che il mondo dell’ecosistema dell’innovazione può proporre, sempre mettendo al centro della nostra attività l’ascolto e il rispetto delle esigenze dei nostri cittadini”.

“L’idea -ha sottolineato- è quella di considerare la città come un’azienda e come tale cercare di gestirla, con il fine ultimo di portare risultati e poter misurare l’impatto delle attività che vengono poste in essere. Milano è naturalmente il centro nevralgico dell’innovazione e i tanti progetti che stiamo sviluppando vogliono sottolineare anche come esista ancora, anche a livello nazionale, un digital divide culturale da ridurre”.

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Economia

Cos’è l’Einstein Telescope che il governo vuole in Italia

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Intitolato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l'esistenza delle onde gravitazionali, 'ascolterà' l'universo, indietro di 13 miliardi di anni

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Studierà l’universo con le onde gravitazionali portandoci indietro nel tempo, fino a 13 miliardi di anni fa. Anzi l’Einstein Telescope – dedicato al genio di Albert Eistein che per primo ipotizzò l’esistenza delle onde gravitazionali scoperte nel 2015 – ‘ascolterà’ l’universo attraverso le onde gravitazionali che è come se fossero la voce, l’eco dei più estremi eventi astrofisici nel cosmo. E l’Italia – che con la Premier Giorgia Meloni che ha presentato ufficialmente la candidatura del nostro Paese – è bene intenzionata ad assicurarsi lo sviluppo e la sede di questa eccezionale infrastruttura della scienza sul proprio territorio. Il sito italiano proposto è nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna, fra i comuni di Lula, Bitti e Onanì. L’Et – come lo hanno ribattezzato gli scienziati – è un interferometro di terza generazione rispetto agli attuali perché la sua sensibilità sarà almeno dieci volte migliore, andando a investigare un volume d’Universo almeno mille volte superiore a quello attuale.

Imponente l’effetto totale potenziale in termini di occupazione generato da Et che, considerando effetti diretti e indotti, è stimato in 36.085 unità di forza lavoro e che corrispondono a circa 4.000 persone che lavorano, full time ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati. Poiché la costruzione richiede l’avvicendarsi di diverse professionalità nelle varie fasi di costruzione, ci saranno degli specialisti che potranno lavorare per frazioni di anno e quindi il numero di persone che saranno coinvolte sarà maggiore di 4.000 l’anno. Questa forza lavoro sarà distribuita in tutta Europa, con una previsione indicativa di un 70% circa nella nazione ospitante. La mission prioritaria di Et è scientifica ed il suo obiettivo è la conoscenza, è studiare l’universo con le onde gravitazionali, attraverso la sua storia, ripercorrendola indietro nel tempo fino all’epoca in cui è comparsa la luce, per capirne l’origine, come si è formato ed evoluto e quale sarà il suo futuro.

Gli scienziati ci ricordano che del nostro universo ad oggi conosciamo poco meno del 5%, ossia la materia ordinaria di cui siamo fatti noi e tutto ciò che possiamo osservare nel cosmo. Del restante 95% circa “non sappiamo praticamente nulla”, possiamo solo concludere, sulla base delle nostre osservazioni, che – scrivono gli scienziati dell’Infn sul sito dedicato a Et – esistono un altro tipo di materia, chiamata materia oscura, e un’energia, chiamata energia oscura, entrambe di natura sconosciuta. Einstein Telescope potrà contribuire a comprendere l’universo oscuro, verificando alcune ipotesi, ad esempio i buchi neri primordiali o gli assioni come ipotetici componenti candidati a costituire la materia oscura, che rappresenta circa il 25% del nostro universo “ma la cui natura oggi è, appunto, una delle maggiori questioni ancora irrisolte”.

Un altro importante risultato scientifico che Et potrà realizzare, e che aprirebbe la strada verso la comprensione del big bang, e dunque dell’origine dell’universo, è la misura di parametri cosmologici legati alla sua espansione e quindi al problema dell’energia oscura, di cui sappiamo solamente che costituisce oltre il 70% dell’universo e che ne condiziona fortemente l’evoluzione. Come tutti i progetti di Big Science, anche l’Einstein Telescope ha bisogno di un ampio supporto e il progetto Esfri di Et – spiega l’Infn su einstein-telescope.it – è organizzato in forma di consorzio, è guidato da Italia e Paesi Bassi e gode del sostegno politico di Belgio, Polonia e Spagna. La comunità di Et è attiva da oltre 15 anni e dal 2022 è organizzata in una collaborazione scientifica internazionale, composta da oltre 1.400 persone, tra cui ricercatori, ingegneri, tecnici e scienziati dei dati, appartenenti a più di 220 istituzioni distribuite su 23 nazioni, sia in Europa, con Francia, Germania, Grecia, Repubblica Ceca, Svizzera, Regno Unito e Ungheria, sia nel mondo. Et – nato nel 2006 e il cui sviluppo si snoderà fino al 2038 – richiede ingenti risorse, il totale dell’investimento previsto è di 1,91 miliardi di euro, di cui 50 milioni di euro per il progetto (2008-2017); 171 milioni di euro per la preparazione (2018-2027); 1,7 miliardi per l’implementazione (2025-2035); 37 milioni di euro l’anno per le attività (2034-2038).

Et, spiega l’Infn, presenta un potenziale scientifico eccezionale e le sfide scientifiche da affrontare porteranno a sviluppi tecnologici in vari settori, tra cui la meccanica di precisione, la metallurgia, la sensoristica sismica, l’ottica, le tecnologie quantistiche e la gestione di imponenti moli di dati con l’intelligenza artificiale, nonché un enorme impatto sul territorio in cui sarà costruito. L’Italia ha un ruolo preminente a livello mondiale del settore, essendo uno dei soli due paesi al mondo dotati di uno strumento idoneo a questa scienza, Et rappresenta quindi un’opportunità straordinaria per la scienza, per l’industria nazionale e per la Sardegna. Il Ministero dell’Università e Ricerca ha recentemente approvato il progetto Pnrr IR0000004-Etic che è dedicato allo sviluppo delle tecnologie abilitanti in Italia e alla realizzazione di uno studio di fattibilità per un disegno di Et in Sardegna sostenibile e ecologico. La straordinaria sensibilità di Et impone che l’ambiente in cui sarà costruito sia il più possibile protetto da vibrazioni del terreno.

Per questa ragione si è indicata la Sardegna, una delle regioni meno sismiche in Europa e a bassa densità di popolazione. Inoltre l’Einstein Telescope, i cui bracci dovrebbero essere costruiti fra i 100 ed i 300 metri sotto terra per allontanare dalla sua capacità di ‘ascolto’ qualsiasi rumore naturale e artificiale, è una infrastruttura di ricerca innovativa ma è anche una grande infrastruttura civile, basti pensare alla realizzazione degli scavi, dei tunnel sotterranei, delle sale sperimentali sotterranee e dei laboratori di superficie. Tutte queste infrastrutture saranno realizzate in un ambiente naturale unico e da tutelare, e al quale dovranno perciò adeguarsi. Gli aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed energetica sono prioritari e, assicurano gli esperti, rappresentano un elemento di valore intrinseco per tutto il progetto Et, che offrirà spunti di sviluppo e di replicazione in altri territori. Einstein Telescope moltiplicherà le necessità di componentistica meccanica rispetto a Virgo con un costo aspettato, per le sole sospensioni, di circa 52 milioni di euro. Inoltre, l’uso della robotica si sta da poco affacciando all’interno del mondo dei rivelatori di onde gravitazionali ed Et rappresenta un’opportunità di sviluppo in questa nuova relazione.

L’elaborazione dei dati raccolti da Et richiederà sistemi di calcolo d’avanguardia. È prevista la trasmissione in tempo reale di un flusso sostenuto di dati verso centri di calcolo dislocati in Italia, Europa e anche in altri luoghi del mondo. Il sito che ospiterà l’infrastruttura di Et sarà il punto di partenza e di prima gestione di questa grande mole di dati. Nel caso della Sardegna, ciò potrà essere realizzato grazie anche al potenziamento della rete della ricerca Garr, previsto nell’ambio del progetto Pnrr TeRabit, in cui l’Italia sarà il primo punto di approdo in Europa, e contribuirà all’elaborazione, oltre che alla trasmissione dei dati.

Istituti di ricerca e Università nazionali lavorano allo sviluppo di soluzioni innovative dedicate al calcolo scientifico di alta prestazione: è il proseguimento di una lunga tradizione che ha contribuito a realizzare in Italia grandi centri di ricerca sul calcolo, ne sono esempio il supercomputer Leonardo del Cineca e il neonato Centro di Ricerca in High Performance Computing, big data e quantum computing Icsc a Bologna, finanziato nell’ambito del Pnrr.

La presenza di una cultura dell’innovazione nel calcolo alimentata dalle necessità di Et secondo gli esperti costituisce “un vantaggio per le imprese che potranno disporre delle soluzioni più avanzate collaudate dagli utenti più esigenti”. Queste necessità, assicurano, potranno anche creare un indotto con contenuti di alta tecnologia, che potrà contribuire all’innovazione anche nelle industrie di settori più tradizionali, dimostrando la realizzabilità di quel grande balzo che va dalla ricerca di nuova conoscenza alle sue potenti ricadute nello sviluppo economico dei Paesi. (di Andreana d’Aquino)

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Economia

Einstein Telescope, Meloni candida l’Italia: sfida da 1,9 miliardi a Olanda

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Il sito scelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca delle onde gravitazionali è in Sardegna: "Italia capace di grandi imprese, sfida a nostra portata"

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Il Governo ci crede e per portare in Italia l’Einstein Telescope scende in campo la stessa premier Giorgia Meloni che presenta ufficialmente la candidatura del sito italiano nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in Sardegna. Il sito è il luogo prescelto per la futura grande infrastruttura europea di ricerca per la rivelazione delle onde gravitazionali ipotizziate dal genio di Albert Einstein e scoperte solo nel 2015. Realizzare l’Einstein Telescope richiede un investimento europeo colossale da 1,9 miliardi di euro in 9 anni e che – considerando effetti diretti e indotti – si stima occuperà 36.085 unità di forza lavoro corrispondenti a circa 4.000 persone che lavorano full time, ogni anno, per i 9 anni di costruzione ipotizzati.

“Sono appena rientrata dalla Tunisia ma volevo offrire con la mia presenza l’attenzione, la volontà, la dedizione che il governo italiano intende mettere sulla candidatura dell’Italia a ospitare l’Einstein Telescope. Volevo che fosse chiara questa volontà”, ha detto Meloni. “Il simbolo di questa candidatura è il simbolo di una Italia che vuole guardare verso l’alto, e dire ‘noi siamo capaci di grandi imprese’ perché noi lo abbiamo già fatto”, rimarca il presidente del Consiglio. Per Meloni, “questa sfida è assolutamente alla nostra portata se torniamo ad essere un’Italia capace di pensarsi in grande, di pensare in grande, e’ l’Italia che forse di recente abbiamo perso e che vogliamo recuperare”. Quello di Einstein Telescope “è un obiettivo straordinario e ci vorrà la collaborazione di tutti: del mondo della ricerca della politica, della società e anche dei giornalisti”.

L’investimento pari a 1,9 miliardi di euro – stimato dagli economisti dell’Università di Sassari – è suddiviso in 1,7 miliardi per l’infrastruttura di ET mentre il rimanente (0,2 miliardi) sarà investito in tecnologia. Gli economisti stimano inoltre che per ogni euro investito ci sarà un incremento di Pil di 1,6 euro. Inoltre ogni euro investito in ET genererà un volume di affari di 3,2 euro. Secondo l’architettura finanziaria , in discussione a livello europeo internazionale, l’investimento di 1,9 miliardi sarà per metà a carico della nazione ospitante e per metà a carico degli altri governi europei. Il progetto Einstein Telescope è appoggiato dalla Commissione Europea.

Al fianco di Giorgia Meloni all’Osservatorio di Monte Mario a Roma – sede centrale dell’Inaf – siedono anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Al tavolo all’Inaf sono presenti anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Dunque l’esecutivo getta il guanto di sfida all’Olanda, l’altro Paese in europeo in gara, che ha proposto come sede per l’Eistein Telescope il sito Limburg, al confine fra Belgio e Germania, non lontano da Maastricht. L’Italia insomma vuole proprio vedere sorgere in casa il grande rilevatore di onde gravitazionali e propone l’area della miniera dismessa di Sos Enattos come sito per l’infrastruttura di ricerca che sarà in grado di osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore rispetto agli attuali strumenti di seconda generazione.

Ad osservare per la prima volta nel 2015 le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein, sono stati gli interferometri Ligo – negli Stati Uniti – e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno conquistato il Nobel per la Fisica nel 2017. In questa candidatura Meloni può contare sul pieno sostegno del fisico italiano Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato tecnico scientifico per la candidatura italiana dell’Einstein Telescope.

Ad accendere un faro sulla colossale impresa scientifica sono anche Ettore Sequi, Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Interviene inoltre il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas. Eistein Telescope è “un fiore all’occhiello per la ricerca scientifica italiana”, ha più volte sottolineato la titolare del Mur Anna Maria Bernini. E ora sta per partire la sfida. (di Andreana D’Aquino)

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Economia

L’intelligenza artificiale per la trasformazione digitale delle imprese

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L'impatto stimato da EY dell'uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030

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Tra le tecnologie digitali di ultima generazione l’Intelligenza Artificiale è una delle più complesse e discusse grazie alla sua capacità di acquisire rapidamente enormi quantità di dati e informazioni che le permettono di imparare e interagire con l’ambiente. Oltre a intervenire in diversi ambiti delle nostre vite quotidiane, l’IA, se opportunamente utilizzata, può imprimere un’accelerazione nella transizione digitale delle imprese.

Paolo Lobetti Bodoni, consulting leader di EY Italia commenta “Ignorare la nascente rivoluzione fornita dall’IA significa condannare le proprie imprese ad una minor competitività nel mercato globale e, per l’Italia, perdere l’opportunità di accelerare la propria trasformazione digitale. Oggi il 65% delle aziende in Italia ha già adottato sistemi di IA, anche se in fase embrionale, e il Paese è al terzo posto per capacità di produrre innovazione. Dati positivi e in linea con il resto dei Paesi europei, ma se consideriamo che nell’ultimo anno sono stati investiti 457 milioni di euro in Italia contro i 15 miliardi a livello europeo ci rendiamo conto quanto ci sia ancora margine di crescita in questo settore”.

“L’adozione dell’IA – osserva – richiede, però, un cambio di mindset da parte delle aziende e delle organizzazioni: non si tratta solo di acquisire tecnologie avanzate, ma di implementare un approccio olistico all’interno dell’organizzazione. Questo significa comprendere i bisogni degli utenti finali, sviluppare competenze specifiche, costruire una cultura della sperimentazione e dell’innovazione all’interno della propria impresa e definire processi di lavoro che possano integrare l’IA in modo efficace. Questa modalità di implementazione a 360° è la chiave per generare vero valore a lungo termine”.

L’impatto stimato da EY dell’uso di IA sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030. Attualmente però secondo l’Osservatorio EY solo l’8% delle aziende è impegnato nell’adozione diffusa di tale tecnologia e quindi il suo pieno potenziale è ancora lontano dall’essere sfruttato. Per un’applicazione su larga scala dell’IA servirebbe una spinta decisa, ma non senza un’adeguata governance che garantisca una corretta adozione della tecnologia, con particolare riferimento alla sicurezza e alla protezione dei dati.

In questa direzione va vista l’approvazione a dicembre 2022 da parte del Consiglio europeo dell’AI Act, un approccio di regolamentazione basato sulla classificazione dei sistemi di AI in base al livello di rischio che possono comportare per i diritti fondamentali dei cittadini. Governance dunque, ma anche investimenti che, per quanto riguarda il nostro Paese, pur essendo aumentati del 30% nell’ultimo anno, ci vedono ancora piuttosto indietro rispetto a Usa, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.

Per le aziende le possibili applicazioni di IA sono diverse: automazione di interi processi come la gestione dei dati e del personale; ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con riduzione dei costi, tempi e aumento della qualità degli stessi; personalizzazione della relazione con i clienti attraverso modelli di interazione diretti e su misura; miglioramento dell’efficienza dei dipendenti e collaboratori aziendali.

Ma per fare in modo che l’IA rappresenti un valore aggiunto le imprese dovrebbero allineare la cultura, la struttura e le modalità di lavoro adottando una strategia integrata tra conoscenza del processo, etica e sicurezza. Il che si tradurrebbe in un cambio di atteggiamento complessivo, a cominciare dallo sviluppo di conoscenze specifiche, la definizione di processi di lavoro che integrino l’IA in modo efficace anche tramite regole chiare e un’infrastruttura adeguata.

Un modello di business ‘AI driven’ in cui l’organizzazione è interamente progettata attorno all’Intelligenza Artificiale e basata su di essa, dove ogni funzione deve essere pensata per migliorare l’efficienza e l’efficacia della strategia.

Ad esempio, tramite un accesso facile e veloce ai dati per permettere operazioni e feedback rapidi e interattivi tra funzioni e team diversi. Sinora le aziende che hanno accolto l’AI in tutta l’azienda hanno ottenuto un valore significativo dei loro investimenti e in genere dedicano il 70% di tali investimenti all’integrazione dell’IA nei processi aziendali, il 20% alle tecnologie e il 10% negli algoritmi di IA.

https://www.ey.com/it_it/beyond-la-nuova-serie-tv-di-ey/intelligenza-artificiale-una-rivoluzione-tra-opportunita-e-rischi

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Economia

Made in Italy, Valentini: “Dobbiamo proteggere i brevetti italiani”

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Intervento del viceministro al ministero delle Imprese e del Made in Italy allo Young Innovators Business Forum di Angi

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“In Italia, fortunatamente, abbiamo un ecosistema dell’innovazione popolato da numerosi giovani innovatori. Il nostro paese si è dotato di una disciplina organica diretta alla crescita e allo sviluppo delle imprese innovative. Abbiamo oltre 14.000 startup in Italia, il 7% delle quali è stato creato da giovani innovatori. Tuttavia, l’innovazione richiede risorse di investimento, ed è compito delle istituzioni avviare percorsi di costante rinnovamento e promuovere l’innovazione tecnologica come leva fondamentale per la crescita”. A dirlo Valentino Valentini, viceministro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, in un messaggio di ringraziamento all’Associazione nazionale giovani innovatori, in occasione dello Young Innovators Business Forum presso la sede della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte.

“Il governo – ha assicurato – ha operato e continuerà ad operare interventi a favore dei giovani innovatori. Citiamo ad esempio gli esoneri di pagamento delle imposte nei confronti delle camere di commercio per le startup innovative, l’accesso gratuito e semplificato al fondo di garanzia per le pmi, l’introduzione del Fondo nazionale innovazione e le deroghe alla disciplina societaria ordinaria per le startup”.

“Il Ministero delle Imprese del Made in Italy – ha sottolineato – considera l’innovazione come la massima espressione del Made in Italy 4.0 e 5.0. Tra le nostre misure, vorrei mettere in evidenza Smart & Start, un incentivo che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative di piccole dimensioni ad alto contenuto tecnologico. Questo stimola una cultura imprenditoriale legata all’economia digitale, valorizzando i risultati della ricerca e incoraggiando il rientro dei cervelli dall’estero. Desidero citare anche il Decreto Legge Made in Italy, che punta a rafforzare tutte le nostre filiere promuovendo le eccellenze del nostro territorio in coerenza con i principi della sostenibilità e della transizione digitale. Inoltre, non basta solo saper innovare, è importante anche proteggere l’innovazione e trasformare idee innovative in nuove realtà di business attraverso la registrazione dei brevetti. Nel 2022, le aziende e gli inventori italiani hanno depositato presso l’Ufficio europeo dei brevetti 4.864 domande, quasi un record rispetto alle 4.920 domande del 2021. Questo è un buon punto di partenza, ma il mio auspicio è che supereremo le 5.000 domande e lavoreremo insieme per tradurre l’eccellenza scientifica e l’ingegnosità italiana in valore economico, riuscendo a eguagliare, se non superare, i nostri colleghi europei”.

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Economia

WhatsApp web down, problemi per Facebook e Instagram

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L'app non funziona nella versione web per circa un'ora, problemi anche per i social

Problemi per WhatsApp, in particolare per la versione web che risulta down, con la difficoltà ad inviare e ricevere messaggi attraverso pc. Problemi anche per Facebook e Instagram, in un pomeriggio complicato apparentemente per tutta la galassia Meta. Il sito downdetector.it, che segnala anomalie e guasti in rete, evidenzia un’impennata di segnalazioni in Italia a partire dalle 16.30 circa per le varie piattaforme. WhatsApp e i social hanno ripreso a funzionare correttamente dopo circa un’ora, attorno alle 17.20.

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Economia

Scontro ai vertici Fimer: vecchio Cda accusa “con noi azienda salva”

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E’ scontro aperto ai vertici del gruppo Fimer sul destino dell’azienda di Terranuova Bracciolini, nel Valdarno aretino, quarto al mondo per inverter fotovoltaici la cui crisi sarà al centro domani di un tavolo convocato dal Mimit. Al j’accuse di sabato scorso, da parte degli azionisti Fimer, risponde oggi il vecchio Cda criticato per l’incapacità nel “traghettare la società fuori dalla crisi”, e revocato per questo il 17 aprile scorso. Una lunga e dettagliata nota che rovescia di fatto contestazioni e responsabilità in una vicenda complicata che vede ora, tra diretti e indotto non meno di 570 lavoratori a rischio.

“Non corrisponde al vero quanto riferito dagli azionisti: se non avessero revocato il nostro Cda, Fimer oggi sarebbe stata salva, il concordato sarebbe andato a buon fine e il futuro dell’azienda sarebbe stato ben diverso da quello che oggi si prospetta a causa, esclusivamente, di quanto accaduto a partire dal 3 aprile in poi, e ciò anche in considerazione del decreto del Tribunale di Arezzo del 5 giungo scorso”, scrivono Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello che puntano il dito anche e soprattutto contro la decisione presa dagli azionisti della società, nei giorni scorsi, di rompere le trattative con Greybull che aveva formalizzato una offerta per il rilancio del sito.

“Offerte che sarebbero state sommate all’ingente importo già necessario per soddisfare i creditori concordatari, 50 mln, e a quelle che saranno necessarie per riportare un equilibrio produttivo e finanziario alla torturata Fimer”, si legge nella nota. “In altre parole, agli azionisti non sembra interessare la favorevole soluzione del concordato se questa non passa soprattutto per la soddisfazione degli azionisti stessi (ovvero coloro che hanno provocato le condizioni che hanno imposto il ricorso alla procedura di concordato nel dicembre 2021”, dice ancora il vecchio Cda.

Oltre a quella di Mc Laren/Greybull, tra le altre offerte sul tavolo che il vecchio board si trovò a vagliare, riassume ancora la nota, c’erano quella cosidetta M
attarelli, che prevedeva l’acquisto di un ramo di azienda ma che gli stessi azionisti “non ritenevano nè affidabile nè di interesse”; e l’offerta Fintechno supportata da Clementy che però “non furono in grado di dimostrare di avere alcuna risorse finanziaria nonostante fosse stata richiesta a più riprese”.

L’offerta Greybull invece, dettaglia la nota, oltre ad una “due diligence accurata”, una chiara “comprensione delle sfide commerciali e industriali da affrontare”, una “solida e inconfutabile dimostrazione da parte di una primaria banca internazionale di risorse finanziarie a disposizione degli investitori associati all’operazione associò anche una “dichiarata disponibilità a trovare un accordo con gli azionisti” e “un rilevante importo finanziario diretto e indiretto di qualche decina di mln di euro”. Ma l’esito, ribadiscono, “non fu favorevole”.

Da qui dunque le affermazioni “davvero scorrette e lesive” da parte degli azionisti che, accusa ancora il vecchio Cda, “volevano ancora ritenersi liberi di continuare a negoziare i termini di un accordo con i potenziali investitoti all’epoca di loro interesse e nonostante il Tribunale di Arezzo avesse imposto di prendere una decisione entro il 31 marzo scorso (data oltre la quale sarebbero decadute sia l’offerta di McLaren/Greybull che quella di Mattarelli ma non quella di Clementy che rimandava i suoi impegni a date successiva a a quella imposta dal Tribunale).

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