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Sostenibilità

Al via ‘Possea verso Seif’, laboratorio del mare itinerante

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Un progetto di divulgazione scientifica ed educazione all’oceano ('ocean literacy') che racconta il mare a partire dal plancton

(Fotolia)

La valorizzazione e la promozione del mare e della sua essenza comincia con la conoscenza del suo ecosistema, anche il più piccolo. È questo il messaggio di Possea, il progetto di divulgazione scientifica ed educazione all’oceano (‘ocean literacy’) che racconta il mare a partire dal plancton: un laboratorio itinerante, realizzato a bordo di un vecchio furgone delle poste tedesche da Marta Musso, biologa marina classe 1998 insignita del premio Donna di Mare 2022 dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa (Ioc) dell’Unesco per il Decennio delle Scienze del Mare per lo sviluppo Sostenibile (2021-2030).

Ora Possea porterà i laboratori sul microcosmo del plancton lungo le coste italiane grazie al tour ‘Possea verso Seif’: un tour in quattro tappe realizzato con il supporto di Fondazione Acqua dell’Elba nell’ambito delle attività di avvicinamento a Seif 2023 – Sea Essence International Festival, il festival internazionale dedicato alla salvaguardia e valorizzazione del mare che animerà l’Isola d’Elba dal 30 giugno al 2 luglio. Il tour di ‘Possea verso Seif’ partirà il 3 giugno da Livorno e toccherà Venezia (8 giugno), Rimini (10 giugno) e Orbetello (12 giugno) prima di approdare all’Isola d’Elba (dal 24 giugno al 2 luglio), proprio in concomitanza con Seif.

“Possea parte dall’invisibile e dal microscopico per raccontare il nostro mare e mostrare come ciascun essere vivente ha un impatto per l’ambiente: siamo tutti profondamente interconnessi”, spiega la biologa Marta Musso. “Tra il plancton ci sono tutti i ‘cuccioli’ dei principali invertebrati marini che prima di crescere vagabondano nel mare spinti da venti e correnti. Con questo tour all’insegna dell’Educazione all’Oceano abbiamo non solo l’opportunità di coinvolgere persone di ogni età, affinché maturino consapevolezza verso i fenomeni che ci circondano e quindi rispetto per il nostro pianeta blu, ma anche di avvicinare i più piccoli allo studio delle scienze marine. Allo stesso tempo, supportiamo la ricerca scientifica, con programmi integrati di monitoraggio e campionatura, coinvolgendo tappa dopo tappa ricercatori e centri del mare”.

“Abbiamo scelto di supportare il progetto e il tour Possea di Marta Musso perché rispecchia esattamente ciò che vogliamo fare con Seif: dare voce al mare, alle sue tante sfaccettature e consentire alle persone di avvicinarsi al patrimonio blu in maniera concreta e allo stesso tempo innovativa – spiega Fabio Murzi, presidente della Fondazione Acqua dell’Elba – Possea è un progetto che unisce divulgazione e ricerca scientifica e che vive del dialogo con le persone e i contesti incontrati nel viaggio”.

Cuore del tour sarà il vecchio furgone delle poste tedesco trasformato da Marta Musso in laboratorio itinerante: l’oggetto principale è un microscopio portatile (Curiosity Microscope) fatto interamente in Valchromat (composto di fibre di legno riciclate) donato dall’azienda SeaLabx, cui si aggiungono una rete del plancton, barattoli in vetro, vasche trasparenti, pipette e piattini. Un laboratorio volutamente minimalistico, con oggetti accessibili a tutti. “Questo per mostrare al pubblico che il laboratorio non deve essere per forza un luogo dedicato solo a scienziati e scienziate in camice bianco ma può essere ovunque: per strada, a bordo di un furgone o nella cucina di casa”, spiega Marta Musso.

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Sostenibilità

Lego rinuncia alla plastica riciclata: inquina più dei materiali in uso

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Naufragato il progetto lanciato nel 2021, Lego punta sull’economia circolare

Lego spazza a terra - Canva

Lego rinuncia ad utilizzare la plastica riciclata per costruire i suoi mattoncini. La motivazione sorprende tutti: l’ad del gruppo Niels Christiansen ha dichiarato al Financial Times che la plastica riciclata scelta produce più emissioni di quelle emesse dai materiali già in uso.

Nel giugno 2021 l’azienda danese, leader mondiale nella produzione di giocattoli, aveva annunciato di voler produrre i suoi mattoncini colorati usando la plastica delle bottiglie. Da quel momento, Lego ha investito 400 milioni di dollari nel progetto di ricerca puntando sul Pet (polietilentereftalato) riciclato anche noto come Rpet (Recycled Pet). Fino alla triste constatazione: non esiste “un materiale magico” che dia le prestazioni sperate, come ha dichiarato Christiansen al FT.

Il Pet avrebbe dovuto sostituire l’attuale materiale utilizzato per la produzione dei mattoncini, ovvero l’Abs (acrilonitrile butadiene stirene), che è a base di petrolio. Come spiega Il Post per ottenere 1 chilo di Abs ci vogliono circa 2 chili di petrolio. Numeri che hanno spinto Lego a cercare risorse più sostenibili, ma senza successo.

Il Pet riciclato si è dimostrato meno efficace dell’Abs sia sotto il profilo della performance tecnica, sia (a sorpresa) sotto il profilo delle emissioni.

L’Rpet è meno robusto dell’Abs e per risultare altrettanto durevole dovrebbe essere mischiato con altri ingredienti, aumentando il dispendio di energia per la lavorazione e per l’asciugatura dei materiali.

A spiegare le problematiche tecniche è stato il capo del dipartimento che si occupa di sostenibilità ambientale Tim Brooks che ha sintetizzato: “È come cercare di fare una bici di legno anziché di acciaio”.

Lego ha rinunciato ad utilizzare la plastica riciclata anche considerando la tenuta dei propri mattoncini. Come suggerisce l’Sdg 12 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, infatti, non contano solo le emissioni generate ma anche il ciclo di vita e il riutilizzo dei prodotti.

Con questo focus, è emerso che la peggiore resistenza del Pet riciclato avrebbe provocato una minore durata dei mattoncini e, quindi, una maggiore produzione. Il tutto provocando anche la delusione dei clienti, che da sempre associano il marchio Lego alla qualità. “È meglio riutilizzare che riciclare”, per dirla con le parole del capo dipartimento sostenibilità Tim Brooks.

L’azienda danese aveva cercato di rendere più sostenibile la produzione già prima del 2021.

Lego si era impegnata a trovare alternative sostenibili nel 2012 puntando ad eliminare tutta la plastica ricavata dal petrolio entro il 2030. Come riporta Il Post, negli ultimi anni ha testato più di 200 materiali alternativi all’Abs, tra cui plastiche prodotte completamente o in parte con biomasse vegetali, che derivano da prodotti come la canna da zucchero, l’amido di mais o scarti alimentari. Nessuna ricerca, finora, si è tradotta in una soluzione: “È stata una delusione”, ha sintetizzato Tim Brooks dopo il naufragio del progetto Rpet.

Nessun dramma, comunque, dalle parti della piccola Billund, che ospita la sede principale dell’azienda. Secondo l’ad Christiansen gli sforzi di Lego sono in linea con gli obiettivi dell’azienda di ridurre le proprie emissioni inquinanti del 37% entro il 2032 rispetto ai livelli del 2019.

Intanto la multinazionale continua a dimostrarsi vicina all’ambiente: Lego sta eliminando gradualmente le confezioni di plastica che contengono i suoi mattoncini e punta a venderli tutti in sacchetti di carta entro il 2025.La casa produttrice dei mattoncini più famosi al mondo ha anche avviato un programma che consente di donare all’azienda i vecchi mattoncini inutilizzati in modo che possano essere sistemati e donati a loro volta ad associazioni di beneficenza. Il programma, che risponde perfettamente alla logica del consumo responsabile, è già attivo negli Stati Uniti e in Canada e l’anno prossimo dovrebbe essere avviato anche in Europa.

L’ad ha dichiarato che l’azienda triplicherà gli investimenti nella ricerca per materiali più sostenibili, portandoli all’equivalente di quasi 3 miliardi di euro all’anno entro il 2025. Christiansen ha anche promesso che il costo di questi investimenti non si ripercuoterà sul prezzo finale e, quindi, sui consumatori.

Intanto, mentre continua la ricerca di un materiale alternativo, Lego ha ben chiara la strada da seguire: incentivare il riutilizzo dei materiali, esplorando un “modello di business circolare”, come spiegato da Tim Brooks.

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Sostenibilità

Premio Vivere a Spreco Zero, i vincitori dell’11esima edizione

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Cinque categorie per testimoniare le migliori buone pratiche per lo sviluppo sostenibile

Il logo 'Premio Vivere a Spreco Zero' 2023

Cinque categorie per testimoniare le migliori buone pratiche per lo sviluppo sostenibile e guardare concretamente al 2030, puntando verso gli Obiettivi indicati nell’Agenda delle Nazioni Unite: con la sua 11esima edizione torna il Premio Vivere a Spreco Zero, i piccoli ‘Oscar’ per la sostenibilità promossi come sempre dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market. Un’edizione che si celebra in concomitanza con gli eventi promossi per la quarta Giornata internazionale di Consapevolezza delle Perdite e degli Sprechi alimentari, in calendario il 29 settembre: appuntamento per le premiazioni giovedì 28 settembre a Roma, nello Spazio Europa della Commissione Europea (via 4 Novembre 149), con due momenti in programma alle 13 e alle 15.

Impegno degli enti pubblici, promozione della biodiversità, sensibilizzazione contro gli sprechi idrici, prevenzione degli sprechi nell’ortofrutta e uno speciale focus dedicato alla saggistica per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso i libri: queste le categorie della 11esima edizione del Premio Vivere a Spreco Zero, sostenuto da un team di aziende di riferimento per i valori della sostenibilità )Conai, Eni, Natura Nuova, Emil Banca, Unitec,Conad, Coprob Italia Zuccheri, Camst e Alce Nero). Il Premio Vivere a Spreco Zero ha inoltre trovato quest’anno un ‘Ambasciatore’ d’eccezione per le buone pratiche, lo scrittore, insegnante e divulgatore Andrea Maggi, il mitico Prof. del ‘Collegio’ di Rai2. Giovedì Andrea Maggi porterà il suo saluto alle 13 e consegnerà un riconoscimento all’azienda Nonno Andrea, riferimento di sostenibilità e biodiversità.

“Le buone pratiche sono la strada maestra nel rush finale verso il traguardo del 2030 – ha sottolineato l’economista e divulgatore scientifico Andrea Segrè, pioniere dell’impegno #sprecozero – Per questo abbiamo voluto riunire quest’anno i vincitori del nostro Premio in un evento focalizzato sul contesto globale degli sprechi alimentari ma anche sulle abitudini di gestione e fruizione del cibo dei cittadini nel mondo. Prevenire gli sprechi alimentari e idrici, ma anche favorire la biodiversità e sostenere la sensibilizzazione e la cultura per lo sviluppo sostenibile non sono obiettivi astratti, ma azioni concrete da individuare, evidenziare e replicare, perché si moltiplichino ad ogni livello ed entrino sempre più diffusamente nel quotidiano di noi tutti”.

I VINCITORI – Ed ecco i vincitori del Premio Vivere a Spreco Zero 2023, che saranno protagonisti della cerimonia in programma giovedì: nella categoria Enti Pubblici è la Campagna Bis di Anci, finanziata dal ministero dell’Ambiente, ad aggiudicarsi il riconoscimento, per aver promosso la pratica della food bag e quindi il contrasto allo spreco alimentare, incentivando la riduzione di rifiuti alimentari potenzialmente evitabili e consegnando ai clienti dei ristoranti le porzioni non consumate in apposito contenitore in alluminio.

Nella categoria dedicata ad acqua e sprechi idrici vince il progetto Value Ce-In – VALorizzazione di acque reflUE e fanghi in ottica di economia CircolarE e simbiosi Industriale, un format di ricerca industriale finanziato dal programma Por-Fesr 2014-2020 della Regione Emilia Romagna, promosso da Enea e Università di Bologna, sviluppato in collaborazione con Gruppo Hera e Irritec per mettere a punto un prototipo tecnologicamente avanzato in grado di depurare le acque reflue e utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati, con benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, riduzione dei concimi chimici, sostenibilità ambientale e qualità della filiera depurativa.

Il progetto Biodiversi, sostenuto dalla Fondazione Con il Sud e promosso dal Gruppo cooperativo Goel insieme a Comunità Progetto Sud e altri partner del territorio, si aggiudica il Premio 2023 nella categoria Biodiversità. L’iniziativa ha inteso promuovere lo sviluppo della Calabria attraverso la valorizzazione della biodiversità come vero vantaggio competitivo della regione. Nella categoria di prevenzione sprechi ortofrutta, il riconoscimento va alla azienda Dott. Nicola Coniglio Surl, una delle prime in Italia ad investire nella tecnologia per la selezione della qualità delle ciliegie da Cherry Vision 2 a Cherry Vision 3.0. Un sistema innovativo, interamente progettato e realizzato da Unitec, che consente di scansionare a 360° ogni ciliegia. Infine nella categoria Saggistica/Pagine di sostenibilità, il riconoscimento va quest’anno all’economista e gesuita francese Gaël Giraud, che dirige il Programma per la Giustizia ambientale della Georgetown University.

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‘Biodiversità in volo’, il monitoraggio dei cervi grazie al ‘bramito’

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In un parco così tanto forestato come quello delle Foreste Casentinesi sarebbe impossibile vedere gli esemplari di cervo che si nascondono tra la vegetazione. L'unico modo per riconoscerli è sentirli

'Biodiversità in volo', il monitoraggio dei cervi grazie al 'bramito'

In un parco così tanto forestato come quello delle Foreste Casentinesi sarebbe impossibile vedere gli esemplari di cervo che si nascondono tra la vegetazione. L’unico modo per riconoscerli è sentirli. Ogni anno all’inizio dell’autunno, si sfrutta il bramito, e viene creata una rete di punti di ascolto in tutto il parco, dove 550 persone si mettono di notte ad ascoltare i bramiti e registrarne le localizzazioni. Un esempio concreto, questo, delle diverse modalità che la tutela della biodiversità può assumere, nella gestione quotidiana di patrimoni come quelli conservati nei Parchi Nazionali italiani.

Proprio per andare a scoprire tutte queste modalità, è nato Biodiversità in Volo, il progetto di Fondazione Una – Uomo, Natura, Ambiente, realizzato in collaborazione con Federparchi, che ha fatto tappa nelle Foreste Casentinesi, in occasione dei censimenti. “La collaborazione con Fondazione Una, dopo diverse tappe che hanno messo in luce le migliori misure messe in atto dai Parchi Nazionali per la conservazione delle specie particolarmente protette, contribuisce ora ad aumentare la consapevolezza su quale sia il significato, e il portato, degli interventi di gestione della biodiversità, che si gioca su equilibri particolarmente delicati – ha commentato Luca Santini, presidente di Federparchi -L’approccio scientifico dei censimenti è l’esempio ottimale per Federparchi di come procedere per la salvaguardia degli ecosistemi”.

“Una volta segnate sui moduli le registrazioni ci si mette a tavolino -spiega Andrea Gennai, direttore facente funzione del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi – si fa un lavoro di triangolazione e si scopre, a settembre il numero di maschi in età riproduttiva che bramiscono. Questo è un primo passo per poi, unito ai dati della primavera (il numero preciso dei cervi si avrà solo all’inizio dell’estate), per calcolare il numero complessivo della popolazione e la ripartizione in classe di sesso e di età”.

Oltre 500 persone partecipano a questo censimento, vengono da tutta Italia. ”Sono categorie molto ampie – continua Gennai – ricercatori, carabinieri, forestali, volontari, esponenti del mondo venatorio che tutti insieme, persone così diverse fra loro, lavorano per un unico obiettivo, quello di conoscere questa popolazione. Poi la gestione, a seconda dei luoghi è differenziata, ma il tentativo, lo sforzo per conoscere è uno sforzo comune”. Conoscere la popolazione che abita il Parco per chi ci lavora è importantissimo. Non solo per capire quanti siano gli esemplari da monitorare anno dopo anno.

”Significa capire anche se le scelte gestionali che fa il parco sono giuste – chiude Gennai – Questa popolazione sale o scende a seconda di quello che facciamo e anche se ci sono novità ambientali, un’esplosione di malattie, di predatori o di problemi che derivano dall’uomo, quindi monitorare nel tempo è il modo migliore per fare una gestione intelligente e calibrata”.

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A2a, Mazzoncini: “Investimenti in infrastrutture cresciuti del 26% nel 2022”

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L'amministratore delegato a margine della presentazione della nona edizione del Bilancio di Sostenibilità Territoriale di Brescia

A2a, Mazzoncini:

Dal 9° Bilancio di sostenibilità territoriale di Brescia “Emerge un 2022 in cui ancora gli investimenti in infrastrutture sono cresciuti del 26% rispetto al 2021 (che era stato l’anno record). Investimenti per oltre 400 milioni di valore economico lasciato sul territorio di Brescia”.

Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, parla a margine della presentazione della nona edizione del Bilancio di Sostenibilità Territoriale di Brescia che rendiconta le prestazioni ambientali, economiche e sociali del Gruppo sul territorio nel 2022 e i suoi piani di attività previsti per i prossimi anni.

Il documento, illustrato alla presenza della Sindaca Laura Castelletti, racconta di ‘alcuni investimenti importantissimi’, tra questi ‘Un nuovo depuratore della Valle Trompia che riguarda un territorio fortemente industriale con oltre 100.000 abitanti che, proprio nell’anno della siccità, consente di restituire acqua depurata in quantità davvero importante’ – ha dichiarato l’Ad del Gruppo.

L’acqua è per A2A un tema strategico. Il Gruppo investe infatti nel territorio bresciano 118 euro ad abitante, il doppio della media italiana e ben più di quella europea, contribuendo anche a ridurre sensibilmente le perdite di rete in città, oggi al 28% a fronte di una media nazionale del 42%.

E proprio sul fronte della dispersione idrica, A2A ha ‘sensorizzato tutta la rete di Brescia con Aquarius’ un sistema che consente di individuare facilmente le perdite ‘senza spaccare tutta la città’: “Si tratta di onde sonore trasmesse da sensori all’interno delle tubature – spiega l’amministratore delegato – se c’è un buco, l’onda sonora cambia di flusso e in questo modo riusciamo a misurare a che distanza si trova la perdita e a intervenire in maniera puntuale”.

Inoltre, il A2A ha messo in campo una strategia per studiare come si muove l’acqua nelle falde del territorio: “Forse i cittadini Bresciani hanno visto girare un elicottero con appeso un gigantesco esagono di metallo. Abbiamo sorvolato quasi 22.000 km radiografando l’intero territorio su cui operiamo, fino a 400 metri di profondità, per andare a individuare le falde e cercare di capire come si muove l’acqua sul nostro territorio”.

Una tecnologia unica che si rivela importantissima per il contrasto alla siccità attraverso la rimodulazione del sistema idrico e che potrebbe essere esportata anche ad altri comuni italiani, tant’è che il Gruppo si sta proponendo come “partner tecnologico di tantissime aziende, anche nel Sud Italia” dichiara Mazzoncini.

Il Gruppo ha incrementato gli investimenti in impianti e infrastrutture per la transizione ecologica, portandoli a 307 milioni. Fondamentale, in tal senso, il dialogo con gli stakeholders: “Qualunque tipo di investimento infrastrutturale si fa lavorando sul territorio -sottolinea Mazzoncini – gli stakeholder rappresentano il territorio e quindi per noi è molto importante ascoltarli, capire quali sono le loro esigenze e spiegare loro quali sono i nostri progetti”.

E proprio in continuità con l’impegno portato avanti nell’ultimo triennio per l’ascolto e il dialogo con le comunità in cui il Gruppo opera, nel 2023 il percorso dei Forum Multistakeholder di A2A prevede il coinvolgimento di 11 territori in tutta Italia, attraverso momenti di confronto sulla costruzione di progettualità concrete e su misura, per contribuire sinergicamente allo sviluppo sostenibile del Paese.

“Sono incontri che stanno diventando sempre più proficui -fa sapere Renato Mazzoncini – È diventato un appuntamento davvero importante perché ci consente tutti gli anni di prendere tantissime informazioni che servono per adattare i nostri piani strategici”.

Il 9° Rapporto di Sostenibilità Territoriale rinnova dunque un appuntamento che consolida il patto con la comunità bresciana, nel segno di un percorso improntato al dialogo e alla trasparenza e ‘per i prossimi anni’ – assicura Mazzoncini – “stiamo investendo soprattutto in reti elettriche a rete dell’acqua che sono due reti in chiave per affrontare la transizione ecologica”.

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Brescia, sindaca Castelletti: “A2A partner strategico per transizione ecologica”

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Così la sindaca a margine della presentazione del 9° Bilancio di Sostenibilità Territoriale della città

Brescia, sindaca Castelletti:

“A2A è un partner strategico per il nostro percorso della transizione ambientale e un partner strategico per la nostra città. L’obiettivo è quello di una sempre migliore qualità della vita, quindi attenzione al tema dell’acqua, dell’energia, dell’ambiente”. Così la Sindaca di Brescia, Laura Castelletti, a margine della presentazione del 9° Bilancio di Sostenibilità Territoriale di Brescia, una fotografia delle prestazioni ambientali, economiche e sociali del Gruppo sul territorio nel 2022 e i suoi piani di attività previsti per i prossimi anni.

Un appuntamento che consolida il patto che il Gruppo ha stretto con la comunità bresciana, nel segno di un percorso improntato al dialogo e alla trasparenza. Dal Report emerge un incremento (nel 2022) del valore economico distribuito sul territorio, pari a 447 milioni, e degli investimenti in impianti e infrastrutture per la transizione ecologica che A2A ha portato a 307 milioni.

Un impegno, quello del Gruppo, che si misura anche con gli sforzi compiuti sul versante dell’economia circolare e della sostenibilità grazie al recupero del 100% dei rifiuti raccolti, agli sviluppi del sistema integrato Ambiente Energia e all’incremento delle infrastrutture per la ricarica elettrica.

Il percorso tra A2A e il Comune di Brescia è “iniziato ormai da tempo e sta dando risultati importanti – sottolinea la Castelletti – ma l’obiettivo è di alzare l’asticella. Puntiamo a candidarci a European Green Capital. Sappiamo che è una grandissima sfida, ma se non avvii dei processi e non lo fai insieme a chi ti accompagna, come in questo caso A2A, difficilmente riesci a dare le risposte che i cittadini bresciani chiedono in questo momento” conclude la sindaca.

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A2a: bilancio sostenibilità Brescia, ricadute economiche sul territorio per 447 milioni

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Presentata la nona edizione del Bilancio di Sostenibilità Territoriale

A2a: bilancio sostenibilità Brescia, ricadute economiche sul territorio per 447 milioni

È stata presentata oggi da Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, alla presenza della sindaca Laura Castelletti, la nona edizione del Bilancio di Sostenibilità Territoriale di Brescia che rendiconta le prestazioni ambientali, economiche e sociali del Gruppo sul territorio nel 2022 e i suoi piani di attività previsti per i prossimi anni.

“Si rinnova un appuntamento che consolida il patto con la comunità bresciana, nel segno di un percorso improntato al dialogo e alla trasparenza. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, abbiamo incrementato sia il valore economico distribuito sul territorio, pari a 447 milioni, sia gli investimenti in impianti e infrastrutture per la transizione ecologica, portandoli a 307 milioni”. – ha dichiarato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A. – L’impegno che da sempre caratterizza la nostra relazione con la Città di Brescia è tangibile e sono misurabili gli sforzi compiuti dal nostro Gruppo sul versante dell’economia circolare e della sostenibilità grazie al recupero del 100% dei rifiuti raccolti, agli sviluppi del sistema integrato Ambiente Energia e al deciso incremento delle infrastrutture per la ricarica elettrica. Il 2022 è stato anche l’anno dell’inaugurazione del depuratore di Valle Trompia, un impianto atteso da decenni. L’acqua per noi è un tema strategico: A2A investe nel territorio bresciano 118 euro ad abitante, il doppio della media italiana e ben più di quella europea, contribuendo anche a ridurre sensibilmente le perdite di rete in città, oggi al 28% a fronte di una media nazionale del 42%. Oltre ad agire concretamente per tutelare questo bene primario, a servizio dei cittadini, continueremo a investire per favorire lo sviluppo e la transizione ecologica di questo territorio”.

In continuità con l’impegno portato avanti nell’ultimo triennio per l’ascolto e il dialogo con le comunità in cui il Gruppo opera, nel 2023 il percorso dei Forum Multistakeholder di A2A prevede il coinvolgimento di 11 territori in tutta Italia, attraverso momenti di confronto sulla costruzione di progettualità concrete e su misura, per contribuire sinergicamente allo sviluppo sostenibile del Paese. Applicando metodologie proprietarie testate, insieme agli stakeholder aderenti l’azienda ha realizzato l’iniziativa “Il potere delle buone abitudini”.

A partire da un’indagine SWG sono state offerte attività di interpretazione dei risultati, con l’obiettivo di ottenere un quadro di riferimento tra cittadini e sostenibilità nel territorio, al fine di diffondere in modo capillare consigli e buone pratiche. Nel contesto dello stesso programma, A2A ha anche promosso la costituzione dell’Advisory Board Consumi Sostenibili per Brescia. Ai lavori hanno preso parte i principali stakeholder della Città, tra Enti e Associazioni, con l’obiettivo di andare a definire soluzioni condivise per consumare meno e consumare meglio. Con 24 ore di ascolto e quattro incontri, l’Advisory Board ha definito priorità e azioni per i consumi sostenibili di cittadini e imprese, raccolti all’interno della Carta dei Consumi Sostenibili, che fissa i principi per una transizione sostenibile e calata nel contesto territoriale. Le iniziative di ascolto hanno già coinvolto Cremona, Bergamo, Calabria, Sicilia, Valtellina e Valchiavenna, cui si aggiungeranno nel corso dell’anno altri 5 territori: Milano, Seregno, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Puglia.

Il racconto del Bilancio di Sostenibilità territoriale di A2A si snoda sul filo di tre parole chiave: Pianeta, Persone, Prosperità. Ambiti identificati dal World Economic Forum con il documento “Measuring Stakeholder Capitalism: towards common metrics and consistent reporting of Sustainable value creation”.

Nella Provincia di Brescia, A2A si occupa di gestione dei rifiuti, teleriscaldamento, sistema idrico integrato, produzione, distribuzione e vendita di energia e gas, mobilità elettrica e illuminazione pubblica. Sul territorio, il Gruppo recupera il 100% dei rifiuti raccolti e pertanto niente viene conferito in discarica, chiudendo il ciclo di economia circolare: nel 2022 il 73% di quanto raccolto è stato destinato al recupero di materia e il 27% a quello di energia, attraverso gli impianti dislocati nella zona circostante. Aprica, società del Gruppo A2A che si occupa della gestione dei rifiuti, ha implementato una serie di iniziative online e offline per coinvolgere i cittadini e sono state avviate nuove partnership con alcune imprese al fine di sensibilizzare la comunità locale.

Inoltre, a testimonianza della sua trasparenza, è stata redatta la «Carta della qualità del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani», approvata nel 2022 dal Comune di Brescia. Lo scorso anno, A2A ha continuato a sviluppare il suo sistema integrato Ambiente Energia, per soddisfare in maniera sostenibile il fabbisogno energetico della città attraverso la produzione alternativa di calore. Il progetto, riconosciuto dalla Commissione Europea come esempio di eccellenza, ha permesso di evitare 917mila tonnellate di emissioni di CO2.

Fondamentale per il sistema è la rete del teleriscaldamento di Brescia, lunga oltre 680 km, che serve circa 180mila appartamenti equivalenti e rende possibile riscaldare le case utilizzando calore da fonti rinnovabili, cogenerazione o recuperato da cicli produttivi industriali e di trattamento dei rifiuti, ovvero dai fumi del termoutilizzatore o dalle acciaierie, che altrimenti andrebbe perso.

Nel 2022 si è completata la prima fase del progetto di “flue gas cleaning condensation” al termoutilizzatore, la tecnologia che consentirà di mettere a disposizione della rete di teleriscaldamento oltre 150 GWh/anno di calore aggiuntivo ad impatto ambientale nullo. Con quest’investimento da oltre 100 milioni, infatti, si recupererà calore dai fumi dell’impianto – pari al fabbisogno di 12.500 alloggi – e al tempo stesso si ridurranno ulteriormente le emissioni.

A Brescia e in 95 comuni della zona A2A gestisce il servizio idrico integrato, con oltre 4.000 chilometri di acquedotto, 2.650 di fognatura e 51 depuratori, trattando circa 44 milioni di m3 di acque reflue. Per garantire una maggior disponibilità della risorsa idrica, è stato realizzato un nuovo serbatoio a servizio dell’acquedotto del Comune di Bovegno ed è stato realizzato un nuovo depuratore in Valle Trompia, per trattare la grande maggioranza dei reflui civili della valle e migliorare la qualità dell’acqua del fiume Mella dove oggi sono convogliati gli scarichi, a fronte di un investimento di 38 milioni di euro.

Il Gruppo, che si occupa anche della distribuzione dell’energia elettrica attraverso Unareti, per garantire la continuità del servizio in particolare nelle zone di montagna – Alto Lago di Garda e Valle Sabbia – e ridurre l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio, ha posato reti in Media Tensione interrate e in cavo aereo isolato rinforzato. L’intervento, dal valore di 4,7 milioni di euro, ha permesso inoltre di tutelare la biodiversità locale attraverso cavi più sicuri, riducendo l’impatto delle reti sull’avifauna e sulle specie a rischio.

A2A, in qualità di Life Company, impegnata a creare un ambiente di lavoro sicuro, inclusivo e sostenibile, per accompagnare la sua popolazione aziendale in tutti i territori in cui opera ha organizzato nel novembre 2022 la convention «Light up Life» che ha coinvolto oltre 1.400 persone per condividere le principali evoluzioni del Piano strategico 2021-2030. Inoltre, a cavallo tra il 2021 e il 2022, è stato erogato il corso «Leadership for Life» dedicato a tutti i manager del Gruppo, di cui 672 per Brescia, volto ad approfondire con 10 workshop online i tre pillar del Piano Strategico: sostenibilità, economia circolare e transizione energetica.

Lo scorso anno sono state assunte 235 nuove risorse nelle sedi bresciane, di cui il 38% sotto i 30 anni, e sono state erogate oltre 71.000 ore di formazione complessiva ai dipendenti, di cui il 45% sulla salute e sicurezza. Nel 2022 sono inoltre proseguite le iniziative di sensibilizzazione delle persone del Gruppo, con l’obiettivo di creare consapevolezza sul tema delle questioni di genere e per valorizzare le diversità, ufficializzando il proprio impegno attraverso la sottoscrizione della Dichiarazione di Impegno sui temi di Diversity, Equity Inclusion.

Nel 2022, A2A ha sostenuto lo sviluppo economico e sociale del territorio, contribuendo alla sua prosperità anche attraverso l’implementazione di iniziative di carattere sociale, culturale e ambientale: a Brescia, l’azienda ha generato valore sul territorio pari a 447 milioni di euro (+4% rispetto al 2021), sotto forma di dividendi, imposte, canoni e concessioni locali, ordini a fornitori, sponsorizzazioni e remunerazione dei dipendenti. Inoltre, il Gruppo ha destinato oltre 307 milioni di euro in investimenti infrastrutturali e manutenzione degli impianti: il 26% in più a confronto con il 2021. 447 sono i fornitori locali attivati nel 2022 e l’importo degli ordini ha raggiunto 202 milioni di euro, di cui 80 destinati a micro e piccole imprese. A2A contribuisce inoltre alla crescita del territorio incentivando i consumi sostenibili e investendo in partnership con gli attori locali, servendo 65 Comuni con servizi e tecnologie IoT.

Favorire la mobilità elettrica è uno dei principali impegni dell’azienda per un’economia low carbon, e infatti nel corso dell’anno sono state sviluppate le colonnine City Plug, nuove infrastrutture di ricarica a basso impatto ambientale ed energetico, inaugurate proprio in città nel 2023. Inoltre, sono state erogate 1.281 MWh di energia elettrica e sono stati percorsi 8,5 milioni di km a emissioni zero (+94% rispetto al 2021), a fronte di un risparmio di 930 tonnellate di CO2. Diversi gli appuntamenti di A2A per il 2022 che hanno coinvolto un numero consistente di professori e alunni, con l’obiettivo di educare i ragazzi alla sostenibilità. Tra questi, con AmbienteParco di Brescia scuole e famiglie hanno avuto la possibilità di visitare gratuitamente due percorsi didattici sviluppati insieme – uno sulla valorizzazione della risorsa idrica e l’altro sull’economia circolare – con oltre 6.500 studenti coinvolti. In quasi 10.000 hanno partecipato ai laboratori educativi organizzati dal Gruppo su sostenibilità ambientale e transizione ecologica. Sono stati realizzati diversi percorsi formativi: a quasi 200 alunni di istituti tecnici e licei sono state erogate 40 ore certificate, per apprendere le nuove competenze necessarie per le professioni nel settore energetico mentre 187 docenti bresciani hanno partecipato al progetto “Verso il 2050 con le scuole per un futuro sostenibile e circolare” con Deascuola e 88 classi hanno aderito al contest creativo con il fumettista Gud sul consumo responsabile delle risorse.

Per concludere, Banco dell’Energia – che dal 2016 realizza iniziative legate al contrasto della povertà energetica – attraverso il bando “Doniamo Energia” ha messo a disposizione 390mila euro per tre progetti nella provincia di Brescia: «Più energia – seconda edizione» promosso dalla Cooperativa Sociale Palazzolese, «Ri-Partire Energie» promosso dal Gruppo 29 Maggio ’93 Fabio-Sergio-Guido e «Liberiamo energia» promosso da La Vela società cooperativa sociale. Da ultimo, il Banco dell’Energia, nell’ambito del progetto ACT – Accesso consapevole e sostenibile all’energia lanciato nel 2022 in collaborazione con Croce Rossa Italiana, ha aiutato 70 famiglie di Brescia con il pagamento delle bollette energetiche.

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Sostenibilità

Cosa prevede il regolamento Euro 7 approvato dal Consiglio Ue

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Entusiasmo da Palazzo Chigi: “Recepite le nostre proposte”

Inquinamento auto - Canva

Da Bruxelles arrivano importanti novità per gli automobilisti e le aziende del settore automotive: il Consiglio Competitività Ue ha approvato la proposta di Regolamento Euro 7, il nuovo Regolamento sulle emissioni dei veicoli.

Il provvedimento è volto a continuare il percorso intrapreso dall’Unione nella riduzione delle emissioni, ma difficilmente farà felici gli ambientalisti.

Con questa nuova proposta, infatti, vengono rinviati di due anni e mezzo i tempi di adozione della nuova normativa e viene eliminata l’ipotesi di nuovi vincoli più restrittivi in termini di emissioni, permanendo i valori stabiliti dal regolamento Euro 6 per i motori a combustione interna, per le emissioni di particolato e per le condizioni per i test di emissioni delle auto.

La proposta, suggerita dalla presidenza spagnola, è stata supportata dall’Italia e a larga maggioranza dagli altri Paesi Ue, con una minoranza di Paesi astenuti costituita da Germania, Austria, Lussemburgo, Danimarca e Paesi Bassi. Tutti gli altri Stati membri hanno votato a favore della nuova proposta di Regolamento Euro 7. La posizione negoziale del Consiglio sarà votata lunedì prossimo a Bruxelles dai ministri Ue della competitività e dell’industria.

Per la prima volta, le emissioni di auto, furgoni e veicoli pesanti come i pullman vengono disciplinate in un unico atto giuridico, ma soprattutto la proposta non si limita a regolamentare le emissioni dei gas di scarico.

Il testo, infatti, fissa limiti aggiuntivi anche per le emissioni di particolato prodotte dai freni e nuovi parametri relativi alle emissioni di microplastiche causate dagli pneumatici. Quest’ultima peculiarità fa sì che le nuove norme saranno valide anche per le auto elettriche.

La proposta spagnola, che affievolisce i limiti di emissioni indicati dalla Commissione, prevede un monitoraggio costante dei consumi, da effettuare tramite un dispositivo che permetta di misurare in tempo reale la qualità delle emissioni dei veicoli.

Sotto il profilo burocratico, il testo stabilisce scadenze chiare per l’adozione di atti di esecuzione (da parte della Commissione europea) per fornire agli operatori economici chiarezza e certezza giuridica.

Per molti rappresentanti istituzionali e aziendali l’accordo trovato oggi, dopo una discussione lunga e articolata, rappresenta un ottimo compromesso tra la proposta di regolamento della Commissione e una trasformazione più morbida, che non metta in ginocchio la filiera automotive.

“Dobbiamo essere in grado di rafforzare la regolamentazione su pneumatici e freni [anche] per i veicoli elettrici”, ha commentato il ministro delegato per l’Industria francese, Roland Lescure indicando la necessità di evitare un’ulteriore “regolamentazione ai motori termici” sui quali i Paesi Ue hanno già concordato lo stop a partire dal 2035.

Lo stesso presidente del Consiglio Héctor Gómez Hernández ha presentato così l’orientamento generale dell’istituzione sul tema: “La presidenza spagnola è stata sensibile alle diverse richieste degli Stati membri e con questa proposta riteniamo di avere conseguito un ampio sostegno, un equilibrio nei costi di investimento dei fabbricanti e un miglioramento dei benefici ambientali derivanti dal regolamento”.

La proposta di Regolamento Euro 7 approvata oggi dal Consiglio Competitività Ue è stata accolta con entusiasmo dal governo italiano: “Il fronte della responsabilità sul regolamento Euro 7 è riuscito in quello che molti ritenevano impossibile: un vero ribaltamento delle forze in campo, che cambia la maggioranza in Ue. Il testo approvato oggi, profondamente migliorato rispetto alla proposta iniziale della Commissione, risponde ad una visione finalmente concreta, realistica, pragmatica più volte reclamata dall’Italia. Prevale finalmente la ragione sulla ideologia”, ha dichiarato soddisfatto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine della seduta di Bruxelles.

Il nuovo testo, ha continuato Urso, “rispecchia nella sostanza le richiesta del ’fronte della responsabilità’ coordinato da Repubblica Ceca, insieme con Italia e Francia, che nel merito ha raggiunto una larga e inedita maggioranza in Consiglio, cambiando per la prima volta gli assetti sulla transizione ecologica”.

La posizione dell’Italia parte dalla considerazione che già lo stop ai motori termici dal 2035 rappresenta una sfida importante per il settore automobilistico. Ulteriori interventi normativi restrittivi sulle emissioni, sostiene Palazzo Chigi, avrebbero messo definitivamente ko un settore in crisi da diversi mesi.

Per questo, l’Italia ha sempre mostrato la propria ostilità alla prima proposta di regolamento avanzata a novembre 2022 dalla Commissione Ue, che presentava limiti stringenti in termini di emissioni.

Come spiega il titolare delle Imprese, l’accordo trovato oggi a Bruxelles consente di ridurre “in modo significativo i costi per le imprese automobilistiche che dovranno distogliere minori investimenti per l’adeguamento alle nuove tecnologie, con di conseguenza meno costi anche per i consumatori”. In questo modo, aggiunge Urso, sarà possibile “indirizzare da subito più risorse per gli investimenti sulla transizione all’elettrico”.

I rappresentanti dell’esecutivo accolgono il testo approvato oggi come una vittoria del governo Meloni: “Recepite le nostre proposte che conciliano tutela dell’ambiente e salvaguardia delle produzioni europee senza regali a Paesi leader dell’elettrico come la Cina”, ha sintetizzato in una nota il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini facendo eco al ministro Urso che parla di una visione “finalmente concreta, realistica, pragmatica, più volte reclamata dall’Italia”.

Il percorso pare adesso tracciato e le istituzioni sanno che non si può negoziare ulteriormente sui valori delle emissioni. Il fine ultimo resta tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, soprattutto nelle zone più inquinate d’Europa, con il Nord Italia che detiene un primato per nulla invidiabile.

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Sostenibilità

Monitoraggio dei mari italiani, coralli da record e rifiuti sotto osservazione

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Il Sistema nazionale per la protezione ambientale presenta i risultati di alcune tra le più rilevanti attività di monitoraggio dell’ambiente marino condotte in tutti i mari italiani ai sensi della Direttiva quadro sulla Strategia Marina

Mare (Fotolia)

Fondali ricchi di coralli e rodoliti al largo di otto regioni costiere italiane; delineato lo stato di salute delle praterie di Posidonia oceanica, ricchezza del Mediterraneo. Calcolato il numero delle specie aliene giunte nel Mediterraneo dagli anni Settanta ad oggi, come anche quello dei rifiuti nei nostri mari. Sono stati presentati a Palermo – nel corso del convegno ‘Strategia Marina. Il monitoraggio dei mari italiani’ – i risultati di una selezione degli 11 descrittori qualitativi utilizzati dalla Strategia marina per definire lo stato ambientale dei mari.

La Direttiva 2008/56/CE è il pilastro ambientale della politica marittima dell’Unione europea, volta al raggiungimento del ‘buono stato ambientale’ per tutte le acque marine degli Stati membri. L’attuazione in Italia, coordinata dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, è supportata da Snpa-Sistema nazionale per la protezione ambientale, costituito da Ispra e dalle Arpa, e vede il coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle Regioni, degli enti locali, nonché delle Università e degli altri Enti di ricerca.

CORALLI – Censite formazioni coralligene in 8 regioni italiane e 160 siti oggetto di studio: Eunicella, Pentapora e Paramuricea i nomi scientifici (generi) delle principali specie target osservate nei fondali. In 9 regioni sono presenti anche ‘letti a rodoliti’: si tratta di piccole alghe calcaree simili nella forma ai popcorn, rinvenute in 37 aree di monitoraggio.

POSIDONIA OCEANICA – Tornando ai dati, si registra una situazione meno incoraggiante per la Posidonia oceanica al largo delle coste italiane. Il monitoraggio delle praterie, condotto nel quadro della Strategia marina, ha evidenziato segnali di disturbo: il 25% dei siti monitorati presenta infatti una bassa densità di fasci al metro quadrato. Tuttavia, nelle circa 100 aree indagate, ciascuna della grandezza di 3 chilometri quadrati, la densità è di tipo ‘normale’ nel 63% dei casi ed ‘eccezionale’ nell’11%. La Posidonia è una pianta endemica del Mediterraneo monitorata in tutte le regioni tirreniche, ioniche e in basso Adriatico (Puglia).

RIFIUTI MARINI – Per quanto riguarda i rifiuti marini, si osserva una riduzione significativa pari a quasi la metà dei rifiuti spiaggiati, ovvero i rifiuti presenti sugli arenili ogni 100 metri. Il dato è sotto osservazione, ma comunque ancora lontano dall’obiettivo europeo: dai 460 del 2015 sono 273 nel 2021, mentre l’Europa pone come target non oltre 20 per un buono stato ambientale. Quanto ai rifiuti in acqua, nel periodo 2018-2022 si registra una densità costiera media di 105 oggetti per chilometro quadrato e una densità media offshore di 3 oggetti. Più dell’80% degli oggetti monitorati è composto da polimeri artificiali, di cui circa il 20% sono plastica monouso.

SPECIE ALIENE – Il granchio blu è uno degli ultimi casi di specie aliena marina: in base ai dati presenti in letteratura sono 289 le specie non indigene (introdotte, tramite attività umane, in un’area geografica che è al di fuori del suo naturale areale di distribuzione) presenti nei nostri mari. Le attività di monitoraggio condotte dalle Arpa soprattutto nelle aree portuali, dove è maggiore il rischio di introduzione, hanno rilevato 78 specie, tra cui 25 anellidi, 18 crostacei e 11 molluschi. Di queste 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani. Alcune di queste specie, considerate invasive, sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse.

EUTROFIZZAZIONE – Passi in avanti sul fenomeno dell’eutrofizzazione in mare, il processo che innesca fenomeni di fioriture di alghe e riduzione di ossigeno per un eccesso di nutrienti (composti di azoto e fosforo) che arrivano da terra. Le misure prese negli ultimi 40 anni, come la diminuzione del fosforo nei detergenti, i migliori impianti di depurazione e fognari, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti hanno portato ad una significativa riduzione del fenomeno.

“Quella che presentiamo è solo una piccola parte del lavoro che tutto il Sistema, in collaborazione con gli enti di Ricerca e le università italiane, sta portando avanti per fornire elementi utili ad una Strategia per il mare che sia efficace e coerente con gli obiettivi che ci derivano dagli obblighi europei e internazionali – ha dichiarato Maria Siclari, direttore generale dell’Ispra intervenendo al convegno – Risponde anche alla necessità di comunicare il dato ambientale e rappresentare il lavoro di un Sistema che opera ormai da tempo in stretta sinergia e che è cresciuto, negli ultimi anni, acquisendo nuove professionalità e capacità tecniche”.

“La Sicilia ha un’estensione costiera di ben 1.637 Km e la salvaguardia dei mari è per noi un tema di primaria importanza – ha dichiarato Vincenzo Infantino, direttore generale di Arpa Sicilia intervenendo al convegno – L’ambiente marino è un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la vitalità dei mari. Siamo quindi lieti di aver ospitato questo evento in Sicilia, in collaborazione con l’Università di Palermo, ed aver fatto sintesi dei dati e dei risultati raggiunti, grazie all’impegno assunto da tutto Snpa, dal 2015, nelle attività di monitoraggio realizzate per proteggere e preservare gli ecosistemi marini”.

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Sostenibilità

Sostenibilità, Enel è la settima azienda al mondo per impegno climatico

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Il rapporto di Influence Map sorride all’Italia, ma il percorso green è ancora lungo

Foglia verde su rete di chip - Canva

La sfida imprenditoriale più importante, oggi e nel prossimo futuro, è senza dubbio quella della sostenibilità. Per questo, il fatto che tra le 27 aziende che si sono distinte a livello globale per il proprio impegno climatico ci sia anche l’italiana Enel è una buona notizia per il nostro Paese.

A stilare la classifica delle società che si stanno distinguendo nella transizione climatica è stato Influence Map con il report Corporate Climate Policy Engagement Leaders. Su un totale di 500 aziende contenute nel database, nel rapporto aggiornato al 2023 il think tank ne ha individuate 27 (poco più del 5% del totale) che soddisfano tutti i criteri di successo: punteggio sull’organizzazione, l’intensità di engagement e l’influenza indiretta. Ecco quali sono le 27 aziende leader per impegno climatico [Tabella di Esg News su dati di Influence Map]

Per essere incluse tra le aziende leader nell’impegno alla sostenibilità, i requisiti sono:

Organizzazione ovvero politica climatica attiva

Punteggio ≥ 75%: Impegno positivo verso una politica climatica attiva

Punteggio tra 50% e 75%: Mix di coinvolgimento positivo e negativo

Punteggio

Engagement ovvero sostegno alla politica climatica (target diversi in base alle zone)

Europa, ≥ 35%: Intensità di engagement elevata

Nord America, ≥ 30%: Intensità di engagement elevata

Asia, ≥ 15%: Intensità di engagement elevata

Influenza Indiretta ovvero i rapporti avuti dalla società

Punteggio positivo: non risultano particolari legami con associazioni poco green;

Punteggio negativo: indica legami con più di tre associazioni di settore che non rispettano obiettivi climatici o mancanza di trasparenza nella comunicazione riguardo al loro allineamento rispetto a tali obiettivi

Lo standard di engagement cambia in base alle regioni perché Influence Map tiene conto di quanto sia incisiva la politica climatica nelle diverse aree. Per questo in Unione Europea, dove la politica ambientale è molto sostenuta, le aziende devono raggiungere un livello di engagement più alto rispetto ad America e Asia.

I settori più rappresentati in questa speciale classifica sono servizi di pubblica utilità, informatica, industria e vendita al dettaglio, e le regioni analizzate sono l’Europa, gli Stati Uniti e l’Asia Pacifico, anche se la maggior parte delle aziende ha sede in Europa.

[Fonte: Influence Map]

Le 27 aziende considerate leader nella transizione climatica secondo Influence Map appartengono a diversi settori e provengono da diverse aree geografiche, ma la maggior parte di loro ha la sede centrale in Europa, dove c’è un contesto politico e legislativo favorevole alle politiche climatiche. Non a caso, sono europee ben 16 delle 27 aziende individuate dal think tank, tra cui l’italiana Enel, che occupa il 7° posto in classifica.

Il sostegno delle aziende europee alla politica climatica è migliorato nel tempo ed è sempre più allineato all’Accordo di Parigi, tanto che dal 2021 al 2023 il numero delle aziende leader europee nella classifica redatta da Influence Map è passato da 12 a 16.

Ecco quali sono le società che sono rimaste in lista durante gli anni: Nestlé, Unilever, Ørsted, EDP, Verbund, Enel, Iberdrola, Acciona, H&M, IKEA ed EDF. I nuovi arrivati, invece, sono SSE, ABB, Danone, DSMFirmenich e Saint-Gobain.

Come è noto, la sostenibilità ambientale include tante azioni, per questo le tattiche con cui implementare la strategia green cambiano in base al settore di appartenenza dell’azienda: le aziende del settore dei beni di consumo si sono impegnate principalmente nel migliorare l’impatto sul settore agricolo; per quelle del settore industriale il focus sono state le energie rinnovabili, mentre il settore retailing ha sostenuto in particolare la transizione energetica. Ad esempio, IKEA nel febbraio 2023 ha firmato una lettera aperta sostenendo obiettivi vincolanti di acquisto di veicoli a zero emissioni per le flotte aziendali come parte dell’iniziativa Greening Corporate Fleets della Commissione europea.

Le società appartenenti al settore delle utilities, tra cui Enel, si sono impegnate nello scambio di emissioni e nella riduzione delle emissioni di gas serra. Sul proprio sito, la società italiana leader nella somministrazione di energia scrive: “decarbonizzazione, rinnovabili, elettrificazione, digitalizzazione e centralità del cliente sono i binari su cui stiamo costruendo il percorso per centrare questi target e realizzare una transizione energetica equa per tutti”.

Il percorso di Enel verso la transizione green sta ottenendo ottimi risultati, come dimostra il posizionamento nella classifica stilata da Innovation Group, e l’azienda fa sapere che entro il 2040 le proprie attività non avranno alcun impatto netto sul clima dovuto alle emissioni di carbonio. Con 59,1 Gw di capacità rinnovabile nel mondo, Enel si posiziona come la più grande azienda globale nel settore delle rinnovabili.

Il think tank, che pubblica periodicamente un’analisi per identificare le aziende che hanno raggiunto le migliori pratiche nella difesa delle politiche climatiche, scrive che le politiche messe in campo dalle istituzioni sono molto distanti da quello che è necessario fare per il clima. “Il settore aziendale – si legge a margine del report – a livello globale esercita un’enorme influenza sulla politica climatica, ma la ricerca di Influence Map mostra che la maggior parte delle aziende al di fuori della catena del valore dei combustibili fossili rimane in gran parte in disparte, senza dare priorità al clima”.

Il centro di ricerche indipendente evidenzia un miglioramento nell’impegno delle aziende per la transizione globale, e sottolinea come sia fondamentale non solo l’apporto diretto al cambiamento climatico, ma anche quello indiretto. Dal report, è infatti emerso un gruppo di 17 aziende molto attive nella transizione ma che non sono entrate nella classifica del report Corporate Climate Policy Engagement Leaders per l’incapacità di affrontare in modo trasparente e deciso l’influenza negativa della politica climatica attraverso le associazioni di settore, elemento che non soddisfa uno dei tre parametri, ovvero quello dell’influenza indiretta.

Partendo dai risultati dell’analisi, InfluenceMap ha infine identificato 7 aziende europee che potrebbero essere leader nella sostenibilità in futuro: Vestas Wind Systems, Philips, Novo Nordiks, Schneider Electric, Siemens, Moller Maersk e Volvo Cars.

“Mentre ci avviciniamo a un altro incontro della COP e la crisi climatica continua a peggiorare, il sostegno del settore privato per una politica climatica significativa a livello nazionale è più che mai necessario. La ricerca di InfluenceMap mostra che esiste un numero crescente di aziende che sostengono la politica del governo per contribuire a portare avanti i loro piani di transizione verso l’energia pulita. Ma il più grande ostacolo all’azione è il settore dei combustibili fossili. La ricerca mostra sforzi coerenti e persistenti per ritardare le ambiziose politiche governative sul clima da parte delle aziende produttrici di combustibili fossili e di coloro che le sostengono”, chiosa Catherine McKenna, Ceo di Climate and Nature Solutions, presidente del gruppo di esperti di alto livello del Segretario generale delle Nazioni Unite sugli impegni Net-Zero.

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Sostenibilità e governance, aziende italiane al top in Europa

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Cresce il numero dei comitati ESG nei CdA. Lo dice un osservatorio Altis e Csr Manager Network

Sostenibilità e governance, aziende italiane al top in Europa

La sostenibilità risulta sempre più integrata nella governance aziendale delle aziende italiane. In un numero crescente di imprese, infatti, è stato istituito un comitato con deleghe specifiche in temi di sostenibilità all’interno dei Consigli di Amministrazione. Non solo. Risulta in crescita anche il peso dei fattori ESG negli schemi di remunerazione. Per contro, spesso risultano ancora scarse le competenze nei temi di sostenibilità all’interno dei board aziendali. Sono questi alcuni dei principali indicatori dell’osservatorio Governance della sostenibilità condotto da Altis e Csr Manager Network, che mette a confronto le aziende quotate nel listino Ftse-Mib Italia con quelle quotate nei listini paragonabili di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.

Entrando nel dettaglio dei dati dell’osservatorio emerge che 35 aziende italiane su 40, ovvero l’87,5% del totale, integrano la sostenibilità nelle strutture di governance avendo assegnato un comitato ad hoc all’interno del Cda. Per fare un confronto, in Francia tale percentuale raggiunge il 72,5%, nel Regno Unito il 65%, in Spagna il 40%, in Germania solo il 13,3%. Un altro indicatore interessante che emerge dall’osservatorio è che le imprese italiane concedono spazio crescente all’ESG negli schemi di remunerazione dei vertici aziendali. Nello specifico, oggi 25 aziende italiane su 40 ovvero il 62,5% adotta questo genere di politica, era il 40% nel 2017, un dato che ci pone al secondo posto in Europa dietro alla Francia con l’87,5%. Discorso diverso, invece, riguardo l’incidenza degli indicatori di sostenibilità sulla remunerazione che risulta in media del 15% per gli esecutivi e del 17% per gli Amministratori Delegati.

Anche con riferimento alle competenze in temi ESG all’interno dei CdA, le aziende italiane mostrano performance in crescita: circa il 57% di esse ha un consigliere su sei con competenze specifiche. Fondamentali in questo senso sono stati i programmi aziendali specifici sui temi ESG a cui hanno partecipato in media il 76% dei consigli di amministrazione. In aggiunta, per il 43,3% delle aziende italiane sono considerate importanti le esperienze professionali legate alla sostenibilità accumulate negli anni, per il 30% delle aziende la formazione e le competenze tecnico-scientifiche. Infine, in 9 aziende italiane su 10, ovvero nel 93,3% dei casi, è presente un manager della sostenibilità che svolge, principalmente, attività di stakeholder management.

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