

Cultura
Al via il restauro dei magnifici mosaici a fondo oro della cupola del Battistero di Firenze
(Adnkronos) – Parte il restauro dei magnifici mosaici duecenteschi policromi su fondo oro che rivestono la cupola del Battistero di San Giovanni a Firenze e che furono fonte di ispirazione per la Divina Commedia di Dante: terminata la costruzione dell’imponente cantiere, prenderanno avvio le prime fasi dell’intervento che durerà in totale 6 anni, con la conclusione prevista nel 2028.
Dopo oltre 100 anni dall’ultimo restauro del 1898-1907, gli oltre 1.000 mq di mosaici – realizzati con 10 milioni di tessere policrome della grandezza che varia da 5 a 20 mm per lato – saranno oggetto di un intervento che intende recuperare la stabilità strutturale e la loro adesione alla volta, arrestare i fenomeni di degrado e riportare alla luce lo splendore del fondo oro e i vividi colori delle tessere vitree.
Per la prima volta sarà possibile per il pubblico vedere da vicino i mosaici della cupola, realizzati su disegni preparatori di artisti quali Cimabue e Coppo di Marcovaldo, che ai lati della grandiosa scena del Giudizio finale narrano su quattro registri le Storie della Genesi, di Giuseppe ebreo, di Cristo e del Battista. Un’esperienza unica e irripetibile, che sarà possibile vivere solo durante gli anni del restauro. Le visite avranno inizio dal prossimo 24 febbraio 2023, prenotandosi sul sito dell’Opera: https://duomo.firenze.it/it/630/visite-esclusive.
Il cantiere e l’intervento di restauro sono commissionati e finanziati dall’Opera di Santa Maria del Fiore in accordo con l’Arcidiocesi di Firenze, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per la Città metropolitana di Firenze e le province di Prato e Pistoia. Il cantiere è un progetto dell’Opera di Santa Maria del Fiore con Tecno System Appalti e Layher Spa mentre l’intervento è stato affidato al Centro di Conservazione Archeologica che tra i tanti capolavori a mosaico restaurati, vanta quelli celeberrimi del Monastero di Santa Caterina sul monte Sinai.
L’Opera a partire dal 2014 ha restaurato prima l’esterno del monumento e poi le parti interne con mosaici, finanziando i lavori con 4 milioni e 600 mila. Altrettanti li investirà per il restauro dei mosaici della cupola, per un totale di 10 milioni di euro.
Per poter restaurare la volta musiva del Battistero di Firenze, è stato necessario progettare e realizzare un cantiere tecnologicamente innovativo in grado di rendere accessibile l’intera superficie musiva della volta (oltre 1.000 mq) e allo stesso tempo che avesse il minimo impatto visivo a terra, lasciando così visibili ai visitatori (1 milione e 215 mila solo nel 2022) le pareti e la scarsella magnificamente decorate con marmi e mosaici, il cui restauro è terminato a luglio dell’anno scorso. Dopo un lungo periodo di gestazione, la soluzione individuata è stata quella di realizzare un ponteggio a forma di fungo (altezza 31,50 m e diametro 25,50) che si sviluppa su una superficie di 618 mq calpestabili nella parte alta, a fronte di una superficie occupata a terra di soli 63 mq. Il ponteggio, costruito con 8.150 elementi, utilizza delle travi in alluminio di ultima generazione (Layher Flex), che passando attraverso le aperture quadrangolari che si affacciano sul piano attico del Battistero, permettono di distribuire uniformemente i carichi sulla struttura portante del monumento.
Il restauro della cupola mosaicata del Battistero di Firenze, che da oltre un secolo nessuno ha potuto esaminare e studiare da vicino, potrà avvalersi dell’esperienza maturata nel precedente restauro delle pareti interne del Battistero e delle informazioni acquisite sui passati restauri e in particolare quello del 1898 – 1907 eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure.
Si ipotizza, sulla base della relazione finale di quest’ultimo, che l’intervento dovrà affrontare una situazione che presenta: una superficie di 344 mq di mosaico antico, allettato su malta originale, probabilmente in fase di distacco; 567 mq di superfici di mosaico staccate e riallettate su malta cementizia dall’Opificio; 128 mq di superfici cadute e trattate a intonaco decorato nell’intervento del 1820 – 1823 e poi rifatte a mosaico nell’ultimo restauro.
In questi giorni prenderanno avvio le indagini diagnostiche necessarie non solo per verificare i distacchi o le decoesioni ma anche per definire il degrado delle tessere, la composizione e lo stato di salute dei diversi materiali che costituiscono l’opera. Sulla base di tutte le informazioni grafiche, fotografiche e diagnostiche acquisite sarà poi possibile delineare nel dettaglio le metodologie d’intervento specifiche per ogni problematica, individuare i materiali più opportuni e innovativi per poi procedere al restauro vero e proprio.
Dominati dalla figura del Cristo giudice, i mosaici della cupola del Battistero furono fonte di ispirazione per la rappresentazione dell’Inferno nella Divina Commedia di Dante. Verso il 1225, secondo la data iscritta nella scarsella del Battistero, i lavori presero avvio, probabilmente ricorrendo a mosaicisti venuti da fuori e a fornaci già attive altrove. Ma ben presto gli artisti fiorentini seppero conquistare piena autonomia, e a fine secolo gli oltre mille metri quadrati della cupola si erano ammantati della scintillante veste musiva.
Più generazioni di artisti si succedettero sui ponteggi per creare una spettacolare antologia dell’arte, pittorica e musiva insieme, della quale fa parte anche la volta della scarsella, i cui mosaici furono realizzati mentre ancora si lavorava a quelli della cupola. Una volta ultimata questa colossale impresa, si volle estenderli anche alle zone parietali, dove in origine non erano previsti.
I PRECEDENTI INTERVENTI DI MANUTENZIONE E RESTAURO IN SINTESI
Dalle ricerche di archivio, che hanno proceduto il progetto di restauro, sono emerse notizie che documentano interventi di manutenzione a partire fin dal 1300, resi necessari a causa d’infiltrazioni d’acqua provenienti dalla copertura che avevano danneggiato i mosaici. Sappiamo che per il primo intervento fu incaricato l’artista Agnolo Gaddi e successivamente, a partire dal 1483, l’Opera assegna una rendita annuale di trenta fiorini al pittore Alessio Baldovinetti per verificare la stabilità dei mosaici ed intervenire puntualmente dove necessario. Nel corso dei successivi secoli saranno eseguiti ulteriori interventi di manutenzione, tra i quali, il più importante sarà quello del 1781 – 1782 a opera del pittore fiorentino Giovanni Orlandini e di Giuseppe Sorbolini che però non risultò utile perché nel già giugno del 1819 si era staccata una vasta sezione di mosaici e intonaco dipinto. Fu deciso così di intervenire di nuovo, dipingendo le zone dove i mosaici erano caduti, invece di rifarle a mosaico, e per questo fu incaricato il pittore Luigi Ademollo, che vi lavorò dal 1820 al 1823. L’Ademollo utilizzò anche delle larghe piastre di ferro per fissare i mosaici, soluzione che risultò del tutto inefficace tanto che a fine Ottocento quando l’Opera incarica l’Opificio delle Pietre Dure, allora diretto dal soprintendente Edoardo Marchionni, era imminente la caduta di larghe zone di mosaico. Grazie alla relazione finale dell’Opificio sappiamo che fu restaurata la volta musiva per 1032 mq. Di questi, i 128 mq caduti e dipinti a intonaco da Luigi Ademollo furono rifatti a mosaico grazie ai cartoni del pittore Arturo Viligiardi, utilizzando le antiche tessere cadute e delle nuove ordinate a Murano. Pochi degli altri 911 mq erano aderenti alla volta e l’Opificio decise di distaccare 567 mq e riallettarli con una malta contenente una porzione di cemento a presa lenta.
Cultura
Reali, al via riprese serie tv dedicata a regina Maxima d’Olanda

(Adnkronos) – Sarà l’attrice di origine argentina Delfina Chaves, 27 anni, ad incarnare in una nuova serie tv l’attuale sovrana olandese, sua maestà la regina Maxima dei Paesi Bassi, principessa di Orange -Nassau, nata Zorreguieta Cerruti, anche lei nativa di Buenos Aires, moglie di re William-Alexander (interpretato dakll’attore Martijin Lakemeier), incoronata il 30 aprile 2013 dopo l’abdicazione della regina Beatrice. La serie è tratta dalla biografia intitolata ‘Maxima Zorreguieta. Motherland’ scritta da Marcia Luyten, le riprese, che si svolgeranno tra gli Stati Uniti, Spagna, Argentina, Belgio e naturalmente nei Paesi Bassi, cominceranno il prossimo giugno e la serie sarà programmata a partire dal 2024.
Una fiaba da immortalare quella della giovane Maxima, figlia di Jorge Horacio Zorreguita Stefanini, ministro dell’Agricoltura durante il regime militare di Jorge Rafael Videla, e della seconda moglie Maria del Carmen Cerruti, con sangue italiano nelle vene, due fratelli (Juan e Martin) e una sorella (Ines), morta suicida nel 2018. Studi in Argentina alla Northlands School e laurea in economia all’Universidad Catolica Argentina, una carriera come top manager all’interno di importati società finanziarie, sempre divisa tra l’Argentina e gli Stati Uniti. Nulla lasciava presagire che Maxima Zorreguieta Cerruti sarebbe stata incoronata, un giorno, regina d’Olanda. Galeotta fu la Feria de Abril di Siviglia dove Maxima e William- Alexander si incontrano grazie ad amici comuni. Una relazione nascosta per molto tempo persino ai genitori del futuro marito. Il fidanzamento ufficiale e l’annuncio del matrimonio non furono senza polemiche.
Il Paese non avrebbe mai accettato una futura regina, il cui padre si sospettava fosse coinvolto nella ‘guerra sporca’ della dittatura argentina. Ferma la posizione del futuro sposo. Non avrebbe lasciato la sua Maxima, ma l’Olanda se fosse stato necessario, non dimentico di quanto era accaduto ai genitori (il padre, Claus van Amsberg, diplomatico tedesco era stato membro della Gioventù hitleriana e della Wehrmacht nazista, non gradito agli Orange-Nassau e al Paese). Dopo ampio dibattito, e non senza numerose polemiche, l’approvazione alle nozze fu concessa dal Parlamento olandese (lei in abito firmato Valentino e preziosa tiara tempestata di diamanti proveniente dallo scrigno della regina Beatrice) ma i genitori di Maxima, non graditi, non parteciperanno alle nozze reali e la giovane principessa dovette prendere le distanze, pubblicamente, in tv dal padre e dalla sua famiglia.
Ma la futura regina d’Olanda impara a farsi amare dal suo nuovo Paese e lo conquista giorno dopo giorno. Al momento è solo una principessa, con un doppio passaporto argentino e olandese, donna elegante (adora i colori vitaminici e i cappelli dalle larghe falde), carismatica, intelligente, dal sorriso contagioso, empatica, si impegna a difesa e a sostegno delle donne con iniziative legate all’inclusione, alla possibilità di poter accedere al microcredito a forme di finanziamenti bancari. E viaggia nel mondo accanto all’augusto consorte visitando le antiche colonie e i protettorati olandesi. Ovunque l’accoglienza à entusiasta. E i sondaggi volano.
Sembra che l’attuale regina d’Olanda, madre di tre figlie, le principesse Amalia, Alexia e Ariane, sia considerata uno dei più accreditati ambasciatori del Paese nel mondo. In una recente intervista a Rtl Nieuws l’attore Martijin Lakemeier ha confessato: “E’ un onore e una grande sfida portare in tv e raccontare la grande storia d’amore tra Maxima e Willem- Alexander, negli anni in cui entrambi si sono follemente innamorati l’uno dell’altro”. Ancora un assit a favore di Maxima Orange-Nassau. La serie tv ha come obiettivo di far conoscere al Paese gli anni del’infanzia e degli studi in Argentina. Un ritorno al passato per cementare il presente, guardando già al futuro, alla prossima sovrana, la giovane Catharina-Amalia Beatrix Carmen Victoria di Orange-Nassau. Ha solo 20 anni, ma già perfettamente investita del suo ruolo.
Cultura
Uffizi, visita del portiere della Nazionale e della Fiorentina Salvatore Sirigu

(Adnkronos) – Il portiere della Nazionale Azzurra e della Fiorentina Salvatore Sirigu in visita alla Galleria degli Uffizi. Sirigu, che si è trattenuto alcune ore tra i tesori del celebre museo vasariano, è stato accolto al suo arrivo dal direttore Eike Schmidt, che gli ha illustrato i capolavori del Botticelli e la Sala delle Carte Geografiche, recentemente riaperta; prima di salutarsi, i due si sono concessi un selfie davanti alla Primavera.
Cultura
Mostre, a Roma ‘Beginning’ con le foto di AngelinaEmme

(Adnkronos) – Artista autodidatta, pittrice, fotografa, scenografa, AngelinaEmme, alla sua prima personale, propone una serie di lavori autobiografici in ‘Beginning’, la mostra curata da Alessandra Maria Sette negli spazi della Libreria Eli a viale Somalia, 50, a Roma fino al 26 marzo.
Immerse in contesti neo pop, ambienti ricostruiti nello studio che l’artista definisce scenografie, queste fotografie sono racconti di vita. Al centro dell’immagine c’è sempre lei, autrice e protagonista che non teme di esporsi e mostrarsi con il suo carico emotivo. Molti i riferimenti presenti in questi lavori, dai tableaux vivants di ottocentesca memoria che Luigi Ontani ha riportato all’attenzione del pubblico sin dagli anni ’80, alle fotografie barocche e surreali di David LaChapelle, ai lavori di Guy Bourdin, uno dei più celebri e apprezzati fotografi di moda e pubblicità del XX secolo.
E ancora Tim Walker, anche lui fotografo di moda, ed Helmut Newton, l’artista che più di ogni altro ha ritratto e celebrato la figura femminile. Senza dimenticare le atmosfere della Pop Art. A questi, AngelinaEmme unisce l’immersione nel mondo contemporaneo, un tempo caratterizzato dalla sovraesposizione, immagini che vivono tra milioni di altre immagini e che per emergere devono assumere caratteristiche distintive, colori chimici e acidi, costruzione formale impeccabile, definizione maniacale dei dettagli, fino al gesto di rottura che spezza l’armonia e crea la sorpresa, l’inquietudine, lo stupore. Ci troviamo di fronte a una performance estremamente sofisticata nella quale l’artista stessa si trasforma in opera d’arte e mostra al pubblico il suo percorso di formazione e di conquistata identità. Il lavoro sul corpo, che AngelinaEmme compie con l’attenzione di un chirurgo e l’abilità di un miniaturista mettendo se stessa al centro di tutti i lavori, testimonia che il primo tratto del viaggioverso la consapevolezza dell’essere artista è stato compiuto
E’ un corpo sociale che guarda dentro se stesso e si proietta nel mondo esterno alla ricerca della propria identità. Si costruiscono nuovi orizzonti, nuovi immaginari postmoderni che indicano il futuro dell’immagine ma che sono già prepotentemente in atto. Lo stage non è più solo lo spazio circoscritto dello studio, è il mondo nella sua totalità perché tutti siamo immersi in questo chimico e acido villaggio globale ultra pop. In questi lavori troviamo un nuovo modello narrativo che passa attraverso la costruzione dell’immagine, ma anche attraverso i molti riferimenti alla cultura contemporanea, lo studio dei colori e il loro contrasto, la narrazione, il teatro, la moda, la pubblicità, il selfie patinato pronto per essere postato. Gli ambienti sono costruiti nel laboratorio chimico dello studio cromatico, con un’accentuata illuminazione artificiosa che si posa su oggetti fortemente simbolici. Alle pareti di questi interni sono esposti i dipinti realizzati dalla stessa artista, come una sorta di citazione di se stessa che enfatizza ancor più il contesto.
Cultura
Alle Terme Stabiane di Pompei affiora pavimento a mosaico di una casa più antica

(Adnkronos) – Alle Terme Stabiane affiora il pavimento a mosaico del salone di una casa più antica, abbandonata e trasformata dopo il terremoto del 62 d.C. in complesso termale. La scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto di ricerca e relativa campagna di scavi presso le Terme Stabiane affidati dal Parco archeologico di Pompei alla Freie Universität Berlin, con la collaborazione dell’Università di Napoli L’Orientale. Pompei è un costante laboratorio di studio e ricerca, che continua a rivelare elementi nuovi sulla storia urbanistica e sociale della città antica. La scoperta “è una prova di quanto c’è ancora da scoprire nella parte già scavata di Pompei – dichiara il direttore Gabriel Zuchtriegel – Le terme Stabiane furono scavate negli anni ’50 dell’800 ma solo adesso viene alla luce tutta la complessa storia dell’isolato nei secoli prima dell’ultima fase di vita della città. Grazie alle nuove ricerche dell’università di Berlino e dell’Orientale di Napoli, oggi si può cominciare a riscrivere la storia dell’isolato, inserendone un ulteriore capitolo, quello di una sontuosa domus con mosaici eccezionali e ambienti spaziosi, che occupava la parte occidentale dell’area delle terme fino a pochi decenni prima dell’eruzione nel 79 d.C. Anche la Pompei che pensavamo di conoscere già, è una scoperta che continua”. Le indagini in corso, avviate a marzo, hanno lo scopo di chiarire alcuni aspetti relativi sia alle fasi cronologiche e all’organizzazione planimetrica del settore della palestra delle terme, già oggetto di indagini in passato, sia di completare lo studio della planimetria della casa preesistente, trasformata dopo il terremoto del 62 d.C. Saggi di scavo sono stati condotti nell’area occidentale dell’attuale complesso termale e precisamente in tre tabernae poste lungo il vicolo del Lupanare, nel corridoio di servizio alle spalle della natatio (piscina) e dei ninfei delle terme, nella palestra e presso l’originario ingresso del settore maschile delle terme su via dell’Abbondanza, chiuso dopo il terremoto.
Il pavimento mosaicato è stato dunque individuato nell’area delle tabernae, al di sotto del livello pavimentale rivenuto dopo l’eruzione a circa mezzo metro di profondità. Il pavimento era a mosaico bianco bordato da una fascia nera con un emblema centrale, policromo. L’emblema infatti presenta un motivo geometrico a cubi prospettici, realizzati con tessere nere, bianche e verdi, bordato da una doppia fascia rossa e nera. Il motivo decorativo è ben noto per le pavimentazioni in opus sectile della cella del tempio di Apollo, del tablino della casa del Fauno o di un’esedra della casa di Trittolemo, casi in cui il motivo è esteso su quasi tutta la superficie pavimentale. Nella casa delle terme stabiane, invece, il motivo è realizzato solo nel piccolo riquadro centrale, a mosaico, come avviene in altri contesti, sempre in sectile, romani, tipo la casa dei Grifi sul Palatino. Le nuove indagini hanno permesso di comprendere al meglio la planimetria dell’edificio, risalente ai decenni centrali del I sec. a.C., che si sviluppava per una superficie di circa 900 mq, ed era composto da ingresso, un grande atrio circondato da cubicola (stanze da letto), tablino (studiolo), affiancato dal salone di recente scoperto, ed infine peristilio (giardino colonnato), caratterizzato da un ampio portico con ricca pavimentazione in mosaico policromo.
Cultura
Gli Uffizi ‘miglior museo italiano al mondo’

(Adnkronos) – Galleria degli Uffizi tra i venti musei top del pianeta e “miglior museo italiano al mondo” nel 2023. L’importante doppio riconoscimento per le Gallerie dirette da Eike Schmidt arriva dal sito internazionale American Art Awards (www.americanartawards.com), che ogni anno stila la classifica World Art Awards, selezionando 20 tra i più affascinanti spazi tra gallerie e musei di tutto il globo. Tra i criteri chiave della scelta, la reputazione nel settore, l’importanza delle mostre organizzate, i programmi socio-educativi messi in campo, gli artisti rappresentati, il numero dei visitatori ed altri ancora.
“Il nostro ‘Best in Italy’ è la Galleria degli Uffizi, il venerato museo d’arte situato adiacente a Piazza della Signoria nel centro storico di Firenze, nella regione Toscana – si legge nelle motivazioni di World Art Awards – Per noi è il più importante museo italiano, il più visitato, il più grande e il più conosciuto al mondo. Vi sono esposte una collezione di opere inestimabili, in particolare del periodo del Rinascimento italiano. Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, nonché capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga”.
Tra i Paesi premiati nel 2023, oltre all’Italia con gli Uffizi, vi sono, tra gli altri, il Canada (Vancouver Art Gallery), il Ghana (Savannah Center for Contemporary Art), il Portogallo (Balcony Contemporary Art Gallery).
Top 20 World Art Awards
Best in Italy: le Gallerie degli Uffizi
Best in France: Musée des Beaux-Arts de Lyon
Best in Canada: Vancouver Art Gallery
Best in the United Kingdom: Wolverhampton Art Gallery
Best in Hungary: Koller Galleria
Best in Israel: Chelouche Gallery for Contemporary Art
Best in Latvia: Galerija Romas Darzs
Best in China & Hong Kong: De Sarthe Gallery
Best in Sweden: Wetterling Gallery
Best in Armenia: Edvard Isabekyan Gallery
Best in Ghana: The Savannah Centre for Contemporary Art
Best in Zambia: The Henry Tayali Art Gallery
Best in Denmark: Gallery Poulsen
Best in Belgium: Shoobil Gallery
Best in Usa: Coda
Best in Taiwan: 1839 Contemporary Gallery
Best in Spain: Galeria Azur
Best in Thailand: La Lanta Fine Art
Best in Portugal: Balcony Contemporary Art Gallery
Best in Austria: Galerie Brunnhofer
LINK: https://www.americanartawards.com/the-20-best-galleries-museums-in-the-world-2023/
Cultura
‘E’ tutto un caso?’, gli “enigmi della natura” spiegati in un libro

(Adnkronos) – Le storie di Pippi lo scimpanzè, delle elefantesse Sofia e Lakshmi, ma anche della leonessa Giada o di Jasmine, la tigre del Bengala. A fare da sfondo il Bioparco di Roma e a raccontare gli “enigmi della natura” da un privilegiato e magnifico punto di vista è Luigi Epomiceno, che del Bioparco è direttore generale. ‘E’ tutto un caso?’ il volume pubblicato da Harpo editore, che attraverso gli episodi di vita personali dell’autore promette di spiegare in un linguaggio semplice aspetti e fenomeni della natura e dell’evoluzione complessi e meno conosciuti ai più. Un racconto fatto di salti da un argomento all’altro, ma sempre con un filo logico che si scoprirà andando avanti nella lettura. Un libro nato per “accompagnare il lettore in un viaggio di curiosità e meraviglie, su cui possiamo fare solo supposizioni”.
Epomiceno – infanzia e adolescenza a New York, con studi in Economia Monetaria e Business Management – dopo 30 anni trascorsi a gestire aziende appartenenti ai più grandi gruppi multinazionali, ha avuto “il privilegio di vedere la Natura da un punto di vista non solito” dapprima come Dg del WWF Italia e ora come direttore generale del Bioparco di Roma.
Cultura
Accordo Treccani-Museo MoCA per mostre, residenze e collaborazioni

(Adnkronos) –
L’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani e il Museo d’Arte Contemporanea di Shanghai hanno siglato, nel mese di marzo 2023, un accordo di cooperazione strategica che condurrà a una serie di collaborazioni quali mostre, residenze artistiche, seminari e pubblicazioni. Il progetto è sostenuto e promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai. Contemporaneamente, si è svolta, come da programma, la seconda edizione del “Chinese and Italian Humanities and Art Dialogue Forum” dal titolo ‘Arti, tecnologie e AI’, organizzata congiuntamente dal Museo d’Arte Contemporanea di Shanghai e dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.
Il tema di questa edizione è ‘Arti, tecnologie e AI’. Oggi, nel mondo dell’arte, l’AI (Intelligenza artificiale) ha già superato la tecnologia ed è diventata essa stessa un linguaggio di creazione. Gli ospiti cinesi e italiani presenti al forum hanno discusso su quali siano le scintille che innescano il dialogo tra arte e AI. L’AI, applicata al campo artistico, perde la sua connotazione originale e, anzi, diventa un pennello, uno strumento musicale, un tipo di potenza immaginativa.
Creatori e artisti in diversi campi del sapere hanno applicato la tecnologia alle proprie espressioni, scatenando anche controversie senza precedenti. Con le loro conoscenze professionali e le loro ampie prospettive, gli artisti hanno discusso a fondo su quale sia il futuro dell’arte, se l’autorialità degli artisti ne sarà influenzata e quale sarà il valore delle opere d’arte realizzate dall’uomo, aprendo una sessione di confronto che, secondo Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, è stata molto significativa.
Questo è un argomento che sta molto a cuore a Sun Wenqian, direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Shanghai, la quale ritiene che, a prescindere dal luogo in cui ci troviamo e dai cambiamenti tecnologici, la vitalità dell’artista sia di per sé l’essenza dell’arte. L’emozione e l’immaginazione umana sono le ali che si librano al di sopra della tecnologia, e il pensiero umano così come il progresso tecnologico continueranno a evolversi di pari passo. È proprio questo lo scopo e il significato del dialogo tra le discipline umanistiche e artistiche sino-italiane.
Quella che viene definita “l’era digitale” non è solo l’età del progresso tecnologico, ma anche l’età in cui la tecnologia domina profondamente i nostri modi di percepire, i nostri sistemi di credenze e il mondo che ci circonda. Il curatore d’arte Valentino Catricalà, che, nonostante la giovane età, lavora da molti anni nel campo dell’arte digitale, e la storica dell’arte Daniela Cotimbo, che ha scelto di focalizzare la sua ricerca su diverse forme espressive, in particolare le nuove tecnologie, condividono un dialogo che rappresenta una visione e una voce d’avanguardia del mondo dell’arte.
Un’AI, conoscendo centinaia di pennellate della pittura paesaggistica cinese classica, è perfettamente in grado di dipingere un paesaggio ricco di anima. L’artista cinese Qiu Zhijie, uno tra i primi a sperimentare un’opera dell’intelligenza artificiale, ritiene che qualcosa di veramente grande debba ancora arrivare. Secondo l’artista cinese Han Bo, la tecnologia pervaderà ogni campo del sapere umano. Socrate sostenne che le opere di Dedalo dovessero essere legate altrimenti sarebbero fuggite. La nuova era digitale, che l’umanità si trova ad affrontare oggi, non è diversa dal labirinto di Dedalo: un ciclo che è il destino al quale l’essere umano non può sfuggire.
Cultura
Sgarbi: ”Ingresso gratis a Pantheon per romani è mia idea”

(Adnkronos) – ”Ingresso al Pantheon a pagamento? Sono stato uno degli attori di questo accordo e ho introdotto io l’elemento della gratuità per i romani”. E’ quanto rivela il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi all’Adnkronos, commentando l’accordo siglato ieri tra il ministero della Cultura e la Diocesi di Roma. Secondo quanto previsto dalla nuova convenzione sul Regolamento d’uso della basilica di Santa Maria ad Martyres di Roma, sarà introdotto un biglietto d’ingresso di importo non superiore a 5 euro, il cui ricavato sarà così ripartito: 70% in favore del MiC e 30% in favore della Diocesi di Roma. Saranno esentati dal pagamento, come già avviene per i musei, i minori di 18 anni, le categorie protette, i docenti che accompagnano le scolaresche mentre i ragazzi fino a 25 anni pagheranno appena 2 euro. Per il sottosegretario alla Cultura il ”modello”
più giusto e ”che ho in mente io – spiega – che applicherei in ogni museo italiano è fatto di tre livelli: residente, italiano e straniero. Lo straniero paga l’intero costo del biglietto, magari con qualche ritocco, 15 o 20 euro, l’italiano paga la metà e il residente della città non paga niente. Siccome la gratuità per entrare nei musei in Italia sembra impossibile – aggiunge Sgarbi – chi viene a Roma per visitare il Pantheon pagherà il biglietto, invece chi ci va per capire alcuni aspetti della propria storia e della propria identità culturale, non dovrà pagare. Io sono sempre stato favorevole alla gratuità dei musei – ammette – ma perlomeno con questa formula per i cittadini italiani l’ingresso nei musei resterà gratuito”, conclude.
(di Alisa Toaff)
Cultura
Al via mostra a Modena ‘Nelle stanze dell’arte’

(Adnkronos) – La Galleria Bper Banca presenta, dal 17 marzo al 2 luglio 2023, presso la pinacoteca di via Scudari 9 a Modena, un nuovo approfondimento dedicato alla pittura emiliana dal XIV al XVIII secolo. L’esposizione ‘Nelle stanze dell’arte. Dipinti svelati di antichi maestri’, a cura di Lucia Peruzzi, prosegue idealmente il percorso presentato da La Galleria Bper Banca nel 2017, ‘Uno scrigno per l’arte’, offrendo ai visitatori la possibilità scoprire capolavori inediti del nucleo modenese, un tempo posti a decoro degli uffici della sede centrale. Con questo progetto, Bper Banca procede nella promozione del proprio patrimonio artistico, sempre più fruibile e accessibile grazie a un programma espositivo dinamico, costantemente in evoluzione. Lo annuncia una nota dell’istituto di credito.
“Ripensare a quello che abbiamo realizzato in questi anni – racconta Sabrina Bianchi, Responsabile del Patrimonio Culturale Bper Banca – ci permette di confermare con convinzione che la valorizzazione del patrimonio artistico e archivistico di Bper Banca è ciò che rende possibile la diffusione della sensibilizzazione verso l’arte, un impegno che La Galleria Bper Banca si è assunta e che sta portando avanti affermandosi, oggi, come collezione d’impresa conosciuta, riconosciuta e apprezzata da oltre 30 mila visitatori. Evoluzione, sviluppo e trasformazione sono le parole chiave che caratterizzano il percorso de La Galleria Bper Banca, la cui direzione è sicuramente tracciata verso un futuro che ci vedrà protagonisti, già nel 2023, in diverse piazze del Paese”.
“Seguendo il suggestivo fil rouge dell’arte emiliana – spiega Lucia Peruzzi – il percorso si apre con una piccola sezione dedicata a opere di carattere devozionale. Queste immagini, quasi tutte poetiche variazioni sul tema della figura della Vergine, a volte delicate e dolci, a volte intense e protettive, si susseguono nel breve spazio della parete come preghiere che scandiscono il tempo in un Libro d’Ore”.
Tra le opere principali in esposizione, si segnalano “La continenza di Scipione” di Francesco Vellani (Modena, 1688 – 1768), un dipinto certamente destinato ad un’importante quadreria nobiliare, che si caratterizza per levità di tocco pittorico, la vena narrativa estenuata ed elegante e i colori freddi e nello stesso tempo smaglianti di tipico gusto barocchetto; la “Sacra Famiglia nella bottega del falegname” di Giuseppe Maria Crespi (Bologna, 1665 – 1747), capolavoro del maestro bolognese, capace di cogliere la realtà negli spunti più aneddotici e umani e di misurarsi con la tradizione locale, restituendola in un linguaggio del tutto personale, impregnato di accenti di verità talora così potenti da preludere a Goya; la “Morte di Priamo” di Giovan Gioseffo Dal Sole (Bologna, 1654 – 1719) che rende l’episodio virgiliano della Morte di Priamo con una concitazione drammatica e con una sapiente attenzione a sottolinearne in termini melodrammatici l’apice patetico costituito dal volto piangente della donna al centro della composizione.
Precedenti sono la rara “Madonna dell’umiltà” del pittore bolognese Lippo di Dalmasio (Bologna, documentato dal 1377 al 1410), testimone di quell’adesione al clima tardogotico che, a cavallo tra il XIV e il XV secolo, si era diffusa anche a Bologna, e il “San Girolamo” di Annibale Carracci (Bologna, 1560 – Roma, 1609), in cui la devozione profondamente sincera e intima del penitente si riverbera in una natura dolcemente autunnale sotto il trascorrere della luce della sera.
Il percorso espositivo comprende, inoltre, dipinti di Francesco Zaganelli, Innocenzo Francucci detto Innocenzo da Imola, Bartolomeo Ramenghi detto il Bagnacavallo, Orazio Samacchini, Alessandro Mazzola, Ludovico Carracci, Carlo Bononi, Giacomo Cavedoni, Alessandro Tiarini, Marcantonio Franceschini, Giuseppe Marchesi detto il Sansone e Giacomo Zoboli.
Meritano una menzione a parte due preziose tele che, benché fuori dal contesto artistico emiliano, sono entrate, insieme ad altre opere, ad arricchire la raccolta in tempi recenti in seguito alla dispersione di una grande collezione privata emiliana. Si tratta di una rara opera a soggetto religioso, “Cristo e l’adultera”, del romano Ottavio Leoni (Roma, 1578 – 1630), “ritrattista della Roma caravaggesca”, come lo definisce Roberto Longhi, e della tela raffigurante “La continenza di Scipione” del napoletano Francesco Solimena (Canale di Serino, 1657 – Barra di Napoli, 1747), che, cimentandosi sempre più spesso sui grandi temi della pittura di storia, diventerà un protagonista di spicco nel panorama della più alta cultura tardo-barocca italiana tra il XVII e il XVIII secolo.
La mostra è visitabile da venerdì a domenica con orario 10.00-18.00. Ingresso libero e gratuito. Per visite guidate per gruppi e scolaresche è necessario prendere contatto con La Galleria, mentre il catalogo è disponibile gratuitamente presso la sede della mostra. E’ anche possibile chiedere informazioni attraverso il numero di telefono 059 2021598 oppure via email a lagalleria@bper.it e www.lagalleriabper.it.
La Galleria è la realtà culturale corporate che valorizza, tutela e rende fruibile il patrimonio artistico e archivistico di Bper Banca. Bper Banca crede in una cultura diffusa e si impegna affinché la propria corporate collection possa essere sempre accessibile, vicina ai territori e in continua evoluzione. Promuove il patrimonio culturale con obiettivi di responsabilità sociale, stimolando riflessioni su tematiche attuali e rilevanti, con una particolare attenzione alle nuove generazioni, per un futuro equo, consapevole e sostenibile. Lo spazio espositivo di Modena ospita mostre temporanee dinamiche che presentano i capolavori della corporate collection di Bper Banca, diventando così luogo di scambio e d’incontro, dove l’arte e la cultura sono protagoniste di una continua ricerca scientifica.
Cultura
60 anni da ‘Please, please me’, e i Beatles entrano nel mito – Ascolta

(Adnkronos) –
Era il 22 marzo 1963, esattamente 60 anni fa. I Beatles lanciavano sul mercato britannico il loro primo long playing. Parliamo di ‘Please, please me’. L’album venne registrato negli studi di londinesi di Abbey Road da Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr, cui si aggiunse Andy White. Vendette subito 500mila copie raggiungendo il primo posto nella classifica britannica. Da quel momento prese slancio la formidabile carriera del gruppo, un fenomeno non solo musicale. L’album ‘Please Please me’ fu in gran parte registrato nell’arco di una sola giornata, l’11 Febbraio, da mattina a sera. Dopo gli inizi adolescenziali, la gavetta all’estero, con la ‘spinta’ che Epstain fu capace di dargli, i Beatles non si fermarono più, come ci racconta Antonella Nesi.
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