

Salute e Benessere
Aisla Brescia e Bergamo rilanciano ‘My Voice’ con attori locali
(Adnkronos) – L’Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) di Brescia e quella di Bergamo, Capitali della cultura 2023, hanno sancito un patto di alleanza che ribalta il paradigma della disabilità rilanciando la campagna ‘My Voice’ grazie alla collaborazione con le associazioni di teatro dialettale delle due province. Sul simbolico ponte che unisce Sarnico a Paratico, lì dove finisce una provincia e ne comincia un’altra – si legge in una nota diffusa dell’associazione – le due storiche sezioni Aisla si sono incontrate formando una delegazione di oltre 20 persone, composta da ammalati, familiari e volontari per sancire il patto di mutuo aiuto volto a unire le forze per sostenere le 300 famiglie del territorio che si trovano a convivere con una malattia così devastante come la Sla.
“E’ importante essere qui – ha dichiarato Luca Ruggeri, presidente Aisla Brescia – E’ splendido ritrovarsi su questo ponte che, da 200 anni, è un simbolo per le nostre comunità. Il ponte unisce, rafforza, mette in relazione. E’ l’immagine di mondi che si cercano e si incontrano, che affidano il loro futuro alla bellezza di un incontro. Il ponte è come l’arcobaleno, passa sopra le diversità e le difficoltà. Oggi ne siamo testimoni e sono grato a tutti gli attori che vorranno unirsi a noi con una delle più belle tradizioni culturali del nostro territorio, i nostri dialetti, quella ‘voce’ che per noi è essenziale e che deve restare viva”. L’incontro è stato preceduto da quello delle associazioni di teatro dialettale delle due province: Associazione ‘Palco Giovani’ di Brescia e Associazione culturale ‘Ducato P.zza Pontida’ di Bergamo che, custodi di quel tesoro che ogni dialetto porta con sé, hanno sposato la campagna My Voice di Aisla.
Per un malato di Sla – ricorda Aisla – la perdita della capacità di parlare con la propria voce costituisce uno dei motivi di maggiore sofferenza. Gli strumenti di Comunicazione aumentativa alternativa (Caa) oggi disponibili, come il comunicatore oculare, sono fondamentali per permettere di trasferire i messaggi, ma i registri vocali sintetizzati elettronicamente al loro interno conferiscono un tono di voce metallico e impersonale che spesso crea distanza e disagio. Oggi la tecnologia viene in aiuto alle persone che vivono la malattia con la possibilità di conservare la propria voce registrandola o di accedere a una banca della voce (voice banking) realizzata grazie a tutti coloro che vorranno donare la propria, come appunto le compagnie teatrali bresciana e bergamasca.
L’iniziativa – sottolinea Aisla – dimostra ancora una volta come la cultura possa essere elemento generativo di pluralità e contaminazione. Come il progetto Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023 è segno di speranza, orgoglio e rilancio, dopo i drammatici anni della pandemia, così il messaggio dell’Aisla è quello di promuovere un nuovo paradigma in cui la fragilità diventa una ricchezza da rispettare e valorizzare.
“Con la pandemia – osserva Anna di Landro, referente Aisla Bergamo – tutti noi abbiamo sviluppato resilienza, capacità di ascolto, solidarietà e attivato buone pratiche nella vita quotidiana. Ma non sono solo i più fragili ad avere bisogno di cure: è l’essere umano che, approcciando alla disabilità, si specchia nella fragilità stessa della vita, illudendosi di non avere difficoltà. Sono i più deboli a offrire l’opportunità di conoscenza e di superamento dello stigma a tutti gli altri, a insegnare una via di conoscenza. Aisla è grata a tutti coloro che, offrendo la loro disabilità nella richiesta di assistenza, in realtà offrono l’opportunità di crescita e la capacità di produrre pensieri ed immaginare soluzioni. E’ la fragilità a diventare oggetto della vita, a diventare sostantivo. Con questo sentimento desidero dedicare questa giornata al guerriero Massimo Finazzi che, a soli 56 anni, è stato sconfitto dalla Sla”.
I volontari di Aisla Bergamo sono attivi da 26 anni, quelli di Brescia da 15. Con l’occasione di aprire il cammino Bergamo-Brescia 2023, la giornata ha rappresentato la prima strada per una strategia di coesione e inclusione sociale, con l’opportunità di progettare a lungo termine. Il 2023, infatti – conclude la nota – vuole diventare per le due province protagoniste un’occasione di scambio e di dono alla scoperta di musei, parchi, scorci della città e delle bellezze paesaggistiche e artistiche.
Coronavirus
Droga sempre più ‘delivery’ e web, così cambia lo sballo post Covid

(Adnkronos) – “Qualche mese fa mi ha telefonato una madre preoccupata per il figlio 15enne. Mi ha raccontato che il ragazzo prendeva allucinogeni e le aveva motivato questa scelta col fatto di aver letto numerosi articoli in cui c’era scritto che gli allucinogeni aumentano la plasticità cerebrale e vengono usati in modalità ‘microdosing'”, quantità piccole, “anche da persone importanti negli Usa. Aveva letto queste cose su Internet e poi era passato all’azione. Come capita con la cannabis, il messaggio che passa è: siccome queste sostanze possono essere terapeutiche, fanno bene e non male, e si costruisce una sorta di campagna alla fine della quale il prodotto va sul mercato e, se è legale o illegale, chi se ne frega”. Sono alcuni dei percorsi che portano verso il ‘mass market’ della droga.
Dopo il Covid “è cambiato tutto”, racconta all’Adnkronos Salute Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento area dipendenze dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, da anni al lavoro sul tema delle sostanze e delle dinamiche che portano al consumo. Per spiegare una di queste dinamiche parte dalla storia riportata dalla mamma di un adolescente. La pandemia ha ancora una volta inciso su scenari e meccanismi. “Anche il mercato delle droghe è molto cambiato: il ‘delivery’ delle sostanze è meglio organizzato di un tempo – evidenzia – Quando c’era il lockdown i venditori non potevano più” spacciare “nei luoghi di aggregazione, quindi si sono organizzati, hanno perfezionato qualcosa che già c’era, un servizio che un tempo era per il cliente di un certo tipo, la persona socialmente inserita e disposta a pagare di più, che si serve in privato e non in una piazza di spaccio. Quel servizio è stato perfezionato e adesso è più esteso”.
Ed è poi “più facile acquistare prodotti in rete”, evidenzia Gatti. “E’ vero”, ammette, che sul web “c’è un lavoro di controllo e c’è il rischio che ti becchino. Però è anche vero che in un mare così grande di pesci ne passano cento”, per uno che si prende. “Contemporaneamente – aggiunge – notiamo che l’Europa sta diventando una destinazione sempre più importante di sostanze, è invasa da droghe e altre ne arriveranno”.
“Da noi – rileva l’esperto – si sta diffondendo anche il consumo di crack. Una sostanza derivata dalla cocaina che ha un effetto devastante. Se non crolli fisicamente prima, il destino è un pericoloso stato di follia. Un incubo da cui è difficile uscire integri”. Alcune dinamiche c’erano anche prima del Covid, riflette Gatti: “Dopo la pandemia va considerato anche l’impatto dell’insicurezza sociale per tante persone. Non sono più gli anni spensierati dei ‘boomer’. C’è una specie di scollamento che favorisce situazioni di autocura. Alcuni fenomeni come il ‘chem sex’ sono segno di questa grande insicurezza: anche per fare cose normalmente piacevoli si sente il bisogno di additivi. Alterarsi in questo periodo difficile ad alcuni sembra essere una risposta, ed è pericoloso. Si aprono falle a vantaggio di mercati che diventano sempre più aggressivi”.
Se “diminuiscono alcuni consumi e mode, attualmente tutto quello che può diventare sostanza psicoattiva – legale o illegale che sia – è potenzialmente oggetto di vendita e di consumo, legale o illegale che sia. Le persone sembrano improntate a fare questi consumi perché gli vengono proposti, non perché hanno bisogni particolari – continua Gatti – C’è chi lo fa per autocura, come detto, e c’è sempre l’emarginato e il deviato, ma il grosso dei consumi è di persone che pensano di fare un uso consapevole di qualcosa che gli piace e se la procurano. Quello che non è distribuito dal mercato illegale i ragazzi lo possono trovare anche in casa o sotto casa”.
“Adeguarsi ai mercati in una sorta di conformismo” è qualcosa che, osserva il medico, “paghiamo a caro prezzo”. I numeri parlano. Oggi “c’è tanta gente che va nei Sert”, i servizi per le tossicodipendenze. “A Milano avremo un giro di persone che più o meno che si aggira sulle 10mila all’anno. Sono numeri che non fanno capire però che cosa c’è dietro. Perché quando le persone arrivano ai nostri servizi hanno già dei grossi problemi. Fra i nuovi arrivi del 2022, i numeri preponderanti sono tra i 18 e i 44 anni ma poi ci sono anche over 65 e altri nella fascia fra 55-64. Vediamo anche età abbastanza giovanili: il gruppo 18-24 è ben rappresentato ed è leggermente superiore ai 25-34enni ma direi che le età sono le più varie, abbiamo dai ragazzini agli anziani”. E c’è chi osserva che si è abbassata l’età in cui si comincia con la dipendenza.
Gatti evidenzia che “un tempo il mercato degli stupefacenti vendeva a certe fasce di popolazione, ma il grosso ruotava intorno a quartieri a rischio, famiglie un po’ problematiche, persone un po’ devianti. Adesso non è più lì il cuore del problema: ci piace rappresentare i boschetti della droga, circondiamo le scuole di telecamere, ma in realtà il posto sicuro non c’è più”. Oggi “si può comprare dallo spacciatore, dall’amico che si mette in commercio. O sulla rete, dove con un minimo di preparazione si può trovare qualsiasi cosa, e non sai però se quella cosa ti arriva davvero o è altro, contraffatto. Poi c’è il giro delle ricette false per procurarsi farmaci che possono dare alterazione. Insomma, tutto cambia. E oggi si vende e si compra non più con i significati di 20-30 anni fa”.
Per Gatti, contrastare questi fenomeni implica la necessità di “task force di esperti, modelli previsionali. Serve un lavoro più a lungo termine di strategia di comunicazione e interazione con la gente, che non stiamo facendo. Se negli Usa un tranquillante per animali chiamato xilazina (resistente tra l’altro ai trattamenti standard per l’inversione dell’overdose da oppioidi) viene usato per tagliare il fentanil illecito, con un impatto devastante, e lo si rileva in una quota crescente dei campioni di droga” che si intercettano, “il rischio che succeda anche qui in un mondo globalizzato c’è. E occorre prevedere e intervenire”.
Salute e Benessere
Sindrome di Down. L’estate di Youssef e quelle “scuse ridicole” per escludere

(Adnkronos) – L’estate di Youssef, 11 anni: avanti e indietro per 30-40 chilometri, per trovare un posto inclusivo che lo accolga. Un posto in un centro estivo come è previsto per i bambini della sua età, al termine dell’anno scolastico. Ma la bella stagione ogni anno “è un problema per le famiglie con ragazzi disabili”, racconta Manuela, la sua mamma. Youssef, occhi vispi che sorridono dietro gli occhiali dalla montatura blu, ha la sindrome di Down, frequenta la quinta elementare, vive a Chiusa di Pesio in provincia di Cuneo, un piccolo comune. La sua storia, raccolta dall’Adnkronos Salute attraverso Coordown – Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down nella Giornata mondiale dedicata alla patologia, è una delle tante testimonianze arrivate in risposta alla campagna internazionale ‘Ridiculous excuses, not to be inclusive’, lanciata quest’anno sui social da Coordown e diventata trending topic con 11,5 milioni di visualizzazioni da parte della community di TikTok.
Il video originale che lancia la campagna mostra una carrellata di situazioni in cui, con giustificazioni poco credibili, sono stati negati diritti. Dopo ogni storia scatta un irresistibile jingle. In breve tempo dal debutto dell’iniziativa si è scatenato un effetto a catena: una pioggia di ‘scuse ridicole per non essere inclusivi’ sono state raccontate in brevi video-storie. L’obiettivo della campagna era proprio questo: popolare il social con questi racconti. E in una sola settimana l’hashtag di campagna #RidiculousExcuses ha già raccolto 50 milioni di visualizzazioni. Decine e decine di storie di ordinaria esclusione, come quella di Youssef: “Lo scorso anno volevo iscriverlo all’Estate Ragazzi, cioè ai programmi dei centri estivi regionali – spiega Manuela entrando nei dettagli della sua esperienza – ma dopo un mese trascorso serenamente grazie a un bando pubblico in un campo, ho provato a chiedere ad altri centri estivi per i restanti mesi”.
Nulla di fatto: “In uno di questi ci hanno detto che senza un assistente alle autonomie pagato da noi non avrebbero preso mio figlio. Ma quello che mi ha ancora fatto più arrabbiare – continua – è stata la risposta degli organizzatori di un altro centro, che mi hanno detto che non potevano accoglierlo perché non avevano un’assicurazione per bambini con problematiche, come se Youssef richiedesse chissà quali precauzioni particolari”. Per questo Manuela si è rivolta allo Sportello antidiscriminazioni del Comune di Cuneo. La mamma di Youssef però porta anche la testimonianza di come le cose possono funzionare. “Oltre alle esperienze escludenti”, dice, per loro c’è stata “una vera e propria oasi nel deserto”.
A volte basta poco per fare la differenza: il fattore umano. “Abbiamo potuto iscrivere Youssef ad Aikido in un gruppo di ragazzi normodotati – sorride mamma Manuela – grazie a un insegnante molto accogliente e preparato che ci ha spinto a inserire mio figlio insieme agli altri e totalmente alla pari. Questo ha migliorato moltissimo la sua capacità di stare in gruppo e seguire le regole dello sport con serenità, cosa che invece non accade a scuola dove non viene aiutato a integrarsi con gli altri”.
Per un lieto fine ce ne sono tanti altri che lasciano l’amaro in bocca. E l’esclusione non ha confini né fra Paesi né fra patologie. Tocca tutto lo spettro delle disabilità, come emerge dai video arrivati nell’ambito della campagna. “Mi spiace, il montascale funzionava fino a 5 minuti fa”, si è sentita rispondere Arianna, giovane donna in sedia a rotelle, dal cameriere di un ristorante non attrezzato per permettere alle persone con disabilità di bypassare l’ostacolo delle scale per accedere al locale. “La mia classe doveva andare in Spagna in gita scolastica. Non mi hanno portato perché non erano attrezzati”, racconta Emma, ragazza con la sindrome di Down, nel suo video.
“Ci siamo trasferiti in un’altra città e siamo andati a iscrivere i nostri figli a scuola – riporta una mamma straniera – L’amministrazione ci ha detto che avremmo potuto registrare i ragazzi, ma ci hanno consigliato di mandare Alex in una scuola speciale, per timore che sarebbe stato preso in giro per avere una sorella con sindrome di Down”. Jingle, altra storia dall’Italia: “I miei compagni di classe avevano organizzato una cena e non mi avevano invitato – dice Irene – io gli ho chiesto perché e mi hanno risposto che non avevano le sedie”. Arriva da fuori la storia di Luka: nel video si trova davanti a una rete altissima, oltre la quale c’è un campo da basket e si intravede una struttura scolastica. La scusa per non accettare la sua domanda di iscrizione? “Dicono che avrei potuto arrampicarmi e uscire e che non era sicuro”, sorride. “Davvero”, incalza mentre la telecamera indugia sulla rete alta svariati metri.
“Ho chiesto ai miei amici di giocare con loro – racconta il piccolo Mario – e mi hanno detto: no, perché poi ti fai male”. Ma la lista di ‘scuse ridicole’ continua: Nino vive all’estero, è stato escluso dal centro estivo perché lo staff non avrebbe potuto aiutarlo, gli è stato detto; Riccardo vorrebbe andare a una festa, ma gli dicono di no perché ci sono troppe scale e lui ha il deambulatore. “Non puoi iscriverti alla classe di recitazione perché rallenteresti tutti”, si è sentito replicare Matthew. “All’open day per iscriverci in prima elementare ci hanno risposto che probabilmente non era possibile perché non avevano personale medico”, raccontano mamma Roby e il suo Michele. Altra testimonianza dall’estero quella di Zunaria, rifiutata dal corso di nuoto (mentre il fratello era stato accettato) perché, “se rovina l’acqua, poi chi paga?”.
La campagna ha raccolto la partecipazione anche di volti più conosciuti. Come quello di Damiano dei Terconauti, un trio artistico molto attivo sui social e impegnato in un’attività di sensibilizzazione sull’autismo. “Sono autistico, volevo prendere la patente, chiesi in scuola guida di iscrivermi al corso e mi dissero che avevano finito le automobili”, racconta Damiano con il suo sorriso contagioso. E poi Marina Cuollo, 42 anni, una laurea in Scienze biologiche e dottorato in processi biologici e biomolecole. Affetta da una malattia molto rara si è fatta strada come scrittrice, umorista, speaker radiofonica. “Quando ero all’università e stavo per laurearmi – racconta nel suo video – cercavo un professore per la tesi sperimentale e ricevevo molti rifiuti” con le scuse più varie. “Una particolarmente ridicola che ricordo è stata: non possiamo prenderti perché nel laboratorio non c’è abbastanza spazio”.
Il messaggio è chiaro e lo riassume Luca Trapanese, padre adottivo single di Alba, bimba affetta da sindrome di Down, noto anche per la lettera scritta alla premier Giorgia Meloni: “Ragazzi, basta scuse ridicole. Siamo stanchi di scuse inaccettabili che non ci fanno essere inclusivi”, chiosa con in braccio la sua amata Alba.
Salute e Benessere
“Convincere anche i medici ad aumentare coperture vaccinali”

(Adnkronos) – “Abbiamo dei dati inconfutabili sulle malattie infettive, quali influenza, pneumococco e Herpes zoster: possono essere molto pericolose per gli anziani e soprattutto per i soggetti fragili. I vaccini ci sono, sono efficaci e noi dobbiamo solo fare un grande lavoro: convincere i diretti interessati, ma anche i medici, ad aumentare il più possibile le coperture”. Così all’Adnkronos Salute Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni, a margine dell’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, che si è svolto oggi a Roma presso il ministero della Salute.
“La vaccinazione è importante per numerosi aspetti – ha ribadito Roberta Siliquini, presidente Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) – Innanzitutto per la protezione individuale di patologie prevenibili, come influenza e polmonite di cui si muore, e perché vaccinando si fa risparmiare di fatto il Servizio sanitario nazionale. Ospedalizzazione e cure anche costose vengono ridotte grazie a degli strumenti che abbiamo e che sono di estrema efficacia e sicurezza”. Per raggiungere questo obiettivo, secondo l’esperta “è necessario che il sistema provveda a dare queste comunicazioni sulle vaccinazioni. E non deve essere un solo soggetto deputato a trasferire la comunicazione, ma tutto il Ssn deve contribuire con campagne di tipo istituzionale, ma soprattutto attraverso i medici di medicina generale e i clinici che hanno in cura i pazienti per patologie anche molto gravi. Il sistema deve avvolgere e coinvolgere i cittadini alla ricerca della prevenzione che aumenta la qualità della vita”.
Coronavirus
“Per ogni dollaro speso in vaccini se ne risparmiano 44”

(Adnkronos) –
Per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro: in totale 44 dollari. I dati di uno studio della Johns Hopkins University, che ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria, sono stati presentati questa mattina a Roma in occasione dell’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, presso il ministero della Salute. Durante il dibattito, promosso da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci, e realizzato in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk, istituzioni, stakeholder, clinici e associazioni dei pazienti hanno affrontano il tema della prevenzione nell’adulto come strategia economica, sociale e di salute pubblica per lo sviluppo del Paese, ribadendo il valore della prevenzione vaccinale come volano per la salute delle persone, il benessere di un invecchiamento attivo, i vantaggi di una società più produttiva.
La prevenzione vaccinale – è emerso – può e deve essere considerata un investimento poiché consente un risparmio di costi diretti e indiretti che, nel medio e lungo termine, favorisce la sostenibilità del sistema sanitario e socio-economico del Paese. Basta leggere i risultati di una ricerca di Altems che ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e Herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci, che hanno un impatto annuo complessivo di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Tuttavia, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione; escludendo i vaccini contro il Covid-19 che ad oggi, anche in Italia, dispongono di un fondo dedicato.
Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv (Piano nazionale di prevenzione vaccinale) – è stato ribadito – solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più, ovvero 2,4 miliardi di euro, senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura.
L’attenzione ai vaccini, con particolare riguardo alla popolazione sopra i 60 anni e nei soggetti immunodepressi, va quindi oltre il Covid e l’influenza. Ci sono infatti alcune infezioni virali e batteriche che possono essere prevenute efficacemente. I vaccini contro pneumococco, antimeningococco e Herpes zoster rappresentano una grande opportunità contro patologie dalle gravi conseguenze e, inoltre, intervenire nella limitazione di queste infezioni può costituire un’arma in più nella lotta all’antibiotico-resistenza che rappresenta la minaccia più significativa dei prossimi decenni.
Per tale motivo – è stato evidenziato durante l’evento – l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti-Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci.
Coronavirus
Andreoni: “Immunizzarsi anche contro malattie banali in realtà letali”

(Adnkronos) – “Malattie che riteniamo banali, come può essere una semplice influenza, ogni anno uccidono in Italia tra le 5.000 e le 15.000 persone. Questo è un esempio per dimostrare come i vaccini possano aiutare a combattere tutto questo”. Lo ha detto Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), a margine dell’incontro “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità” che si è svolto al ministero della Salute. La vaccinazione – è emerso dall’incontro – è il secondo intervento più importante dopo la potabilizzazione delle acque nell’aumentare salute e speranza di vita delle popolazioni ed è uno degli interventi di salute pubblica più efficaci dal punto di vista dei costi, con un ritorno sull’investimento a livello individuale, di sistema sanitario, economico e sociale.
“Il Covid, se ce n’era bisogno – prosegue Andreoni – ha dimostrato quanto sia importante la vaccinazione soprattutto nei soggetti fragili e nelle persone anziane. Nonostante tutto, l’essere sottoposti così frequentemente alle vaccinazioni ha creato una sensazione di ‘esitazione’. La giornata di oggi qui al ministero – conclude – credo che serva va proprio a capire quali sono le strategie migliori per arrivare alle persone e spiegare loro l’importanza della prevenzione vaccinale”.
Salute e Benessere
Nervo (Diabete Italia): “Per malati vaccini fondamentali già al momento della diagnosi”

(Adnkronos) – “La vaccinazione è importante perché è uno strumento facile da eseguire e da spiegare, che può portare molto alle persone con diabete – circa 4 milioni di italiani – per semplificare il loro futuro, metterle al riparo da patologie e infezioni che potrebbero complicare la loro esistenza e quindi farle vivere molto meglio. Ci sono delle linee guida molto chiare che dicono che alcune di queste vaccinazioni sono già disponibili e consigliabili per i maggiori di 18 anni”. Così Stefano Nervo, presidente Associazione Diabete Italia, in occasione dell’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, promosso da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci, realizzato in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk, tenuto oggi a Roma nella sede del ministero della Salute.
“Il problema – avverte Nervo – è che di diabete di tipo 2 ci si ammala prevalentemente dopo i 40-45 anni. Di conseguenza all’atto della diagnosi sarebbe già il caso di informare le persone sui rischi e sui benefici dei vaccini. Per questo motivo, abbiamo realizzato e pubblicato del materiale sul nostro sito www.diabeteitalia.it che indica per tipologia di persona che cosa è opportuno fare”.
Coronavirus
Al 24%degli ‘over 65’ manca informazione vaccinale

(Adnkronos) –
“Al 24% degli over65 manca l’informazione riguardo i vaccini antinfluenzale, anti-Covid e anti-Herpes zoster, nonostante i soggetti anziani e fragili siano maggiormente esposti alle infezioni”. È quanto emerge da sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani nel mese di marzo su un campione di circa 1.400 soggetti ‘over 65’, per analizzare quale sia la percezione che la popolazione anziana ha rispetto alle vaccinazioni, non solo quella antinfluenzale ma anche quelle che prevengono le infezioni da pneumococco o il fuoco di Sant’Antonio.
Secondo la survey, presentata oggi in occasione dell’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, al ministero della Salute, “il 42% del campione conosce questi vaccini, è informato sulla gratuità e sa di avere diritto alla somministrazione ma, contemporaneamente, ben il 24% non riceve informazioni o ne ha troppo poche”.
Circa 1/3 del campione (34,3%) – si legge nel report – conosce questi vaccini grazie al proprio medico mentre più del 2% ne ignora del tutto l’esistenza. Alla domanda se sono a conoscenza che il Servizio sanitario nazionale raccomandi la somministrazione di alcuni vaccini per adulti e anziani e li renda usufruibili gratuitamente, quasi l’80% degli intervistati risponde di essere a conoscenza dell’accesso gratuito alla somministrazione dei vaccini, il 15,3% dichiara di avere ricevuto poche informazioni mentre il 4,4% afferma di non averne mai sentito parlare. La ricerca è stata eseguita su un campione di 1.370 persone costituito in prevalenza da donne (54,7%) rispetto agli uomini (45,3%), e dal Centro Italia (54%, a seguire Sud con 38% e Nord con 8%). “I numeri che sono stati presentati oggi sono estremamente chiari alla politica”, afferma Roberto Messina, presidente Senior Italia Federanziani.
Dall’indagine, spiega Messina, “emerge un buon livello di conoscenza generale ma esistono ancora alcuni bisogni non soddisfatti. Gli anziani vogliono sapere di più dei vaccini di cui hanno diritto a titolo gratuito, ma soprattutto quello che vorrebbero è poter essere vaccinati all’interno degli studi dei medici di medicina generale, anche perché non tutti gli anziani abitano vicino ai centri vaccinali e avendo i caregiver lontani non riescono ad accedere a questi strumenti di prevenzione. Il mio appello è: vaccinare, informare e rendere le cose più semplici a tutti gli anziani, in particolare a coloro che vivono nei piccoli centri ”.
Durante l’incontro, Istituzioni, stakeholder, clinici e associazioni dei pazienti hanno affrontano il tema della prevenzione nell’adulto come strategia economica, sociale e di salute pubblica per lo sviluppo del Paese ribadendo il valore della prevenzione vaccinale come volano per la salute delle persone, il benessere di un invecchiamento attivo, i vantaggi di una società più produttiva. L’iniziativa è stata promossa da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci e realizzata in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk.
Salute e Benessere
Ciocchetti (Fdi): “Con Ddl cambia l’assistenza per 14 mln di over 65”

(Adnkronos) – “Oggi arriva, con il voto in Aula, l’approvazione definitiva di questa legge delega che cambia totalmente la natura di assistenza e prevenzione nei confronti di 14 milioni anziani, che rappresentano un quarto della popolazione italiana. Gli anziani non saranno più considerati dei numeri ma avranno dei piani individualizzati dal punto di vista sociale e sanitario. Cambia perché si parte con un sistema integrato di assistenza sociale e assistenza sanitaria. E soprattutto si apre questo grande, importante, settore del territorio, cioè di una sanità vicina alla gente e che, attraverso cure domiciliari, sia in grado di accompagnare le persone più fragili e quelle non autosufficienti a non dover andare per forza in ospedale o in istituto”. Così il deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione Affari sociali Luciano Ciocchetti, all’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, presso il ministero della Salute.
Ciocchetti è tornato sull’iter del cosiddetto Ddl Anziani, in queste ore all’approvazione del Parlamento. “È una legge di fondamentale importanza – rimarca Ciocchetti – e in questi piani individualizzati che saranno organizzati all’interno dei distretti e delle case della salute in ogni luogo del nostro Paese sarà possibile offrire anche informazioni, dare notizie, somministrare vaccinazioni e avere la possibilità di svolgere un grande lavoro di prevenzione. In questo quadro la vaccinazione è uno dei grandi capisaldi della prevenzione”.
Coronavirus
Rezza: “In Italia fine sociale della pandemia, situazione sotto controllo”

(Adnkronos) – “Sarà l’Oms a decretare la fine biologica della pandemia da Covid-19, poiché si tratta di un fenomeno globale e non nazionale. In Italia, comunque, possiamo parlare di fine sociale della pandemia: la situazione delle varianti è sotto controllo, l’incidenza dei casi è molto bassa e abbiamo una immunizzazione molto alta. In tanti si sono sottoposti ai vaccini anti-Covid e hanno avuto l’infezione. Spero che l’Organizzazione mondiale della sanità riunisca nelle prossime settimane la commissione che potrebbe esprimersi sulla fine dell’emergenza sanitaria”. Così il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, a margine dell’incontro ‘Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità’, che si svolge questa mattina a Roma presso il ministero della Salute, promosso da Adnkronos con Senior Italia Federanziani, Federsanità, Anci e realizzato in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk.
“Portare le fasce più adulte della popolazione alla vaccinazione non è facile. Il problema maggiore per gli anziani è la cosiddetta ‘triade maledetta’ costituita da influenza, pneumococco e herpes Zoster” ha continuato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute.
“Durante gli anni della pandemia – sottolinea Rezza – c’è stato un problema di coperture vaccinali non ideali. Per quanto riguarda l’influenza, il primo anno pandemico ha visto addirittura un aumento del numero dei vaccinati solo perché non era ancora disponibile il vaccino contro il Covid e quindi c’è stata una corsa a vaccinarsi nei confronti dell’influenza. Per la prima volta gli anziani hanno raggiunto delle coperture rilevanti. Dopo, invece, abbiamo assistito ad un crollo anche nelle coperture dell’antinfluenzale”.
“Per quanto riguarda i vaccini anti-pneumococco e anti-herpes Zoster – sottolinea Rezza – sappiamo che per il primo le cose non vanno particolarmente male, mentre per l’anti-herpes Zoster le coperture sono del tutto insufficienti. È vero che il noto ‘fuoco di Sant’Antonio’ non è una patologia letale e che la percezione del rischio è bassa, ma è una malattia molto fastidiosa per cui bisogna in qualche modo agire per aumentare le coperture e stimolare i cittadini a vaccinarsi, ovviamente su base volontaria. E questo è possibile farlo – conclude – coinvolgendo di più i medici di medicina generale ma anche gli specialisti che hanno in cura persone anziane, soggetti fragili e immunodepressi”.
Salute e Benessere
Da un anti-Parkinson speranza contro l’Alzheimer

(Adnkronos) – Da un farmaco anti-Parkinson, già approvato, speranze contro la malattia di Alzheimer. Si chiama rotigotina ed è al centro di uno studio internazionale di fase 3 coordinato dalla Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, scelta dall’organizzazione no-profit Alzheimer Drug Discovery Foundation (Addf) per guidare il trial multicentrico che coinvolgerà 350 pazienti.
La ricerca, sostenuta da Addf con 3,5 milioni di dollari, si basa sugli studi sulla rotigotina condotti dall’équipe del neurologo Giacomo Koch, professore ordinario dell’Università di Ferrara e ricercatore presso la Fondazione Santa Lucia, che hanno prodotto risultati positivi – ricorda l’Irccs capitolino in una nota – mostrando un miglioramento nelle funzioni cognitive in persone con malattia di Alzheimer da lieve a moderata. In particolare, un lavoro pubblicato dal gruppo di Koch su ‘Jama Network Open’ nel 2020 ha verificato in 94 pazienti ai quali è stata somministrata la rotigotina, in aggiunta alla terapia tradizionale, miglioramenti misurabili delle funzioni esecutive.
“Gli attuali trattamenti per l’Alzheimer – spiega Koch – agiscono sul neurotrasmettitore acetilcolina. Tuttavia, la ricerca preclinica ha rilevato un ruolo chiave anche nel neurotrasmettitore dopamina, che è il più grande modulatore della plasticità cerebrale. Questo progetto ha l’ambizione di fornire un nuovo strumento terapeutico da affiancare alla terapia standard basata su farmaci che incrementano la trasmissione dell’acetilcolina e quindi servono a migliorare principalmente i circuiti della memoria”.
“Nel nostro caso – prosegue Koch – vogliamo dimostrare che la rotigotina può in parallelo migliorare anche le funzioni cognitive controllate dall’attività del lobo frontale, le cosiddette funzioni esecutive. Questo è importante perché si ritiene che il miglioramento delle funzioni esecutive possa avere un impatto sulla autonomia della vita quotidiana di questi pazienti, rendendoli meno bisognosi delle cure del caregiver”.
Il progetto – evidenzia la nota – permetterà inoltre di comprendere meglio come la rotigotina possa influenzare il funzionamento dei lobi frontali e le loro connessioni, utilizzando diverse tecniche neurofisiologiche, tra cui la stimolazione magnetica transcranica e l’elettroencefalogramma. Infine, saranno valutati gli effetti della rotigotina sui biomarcatori plasmatici della sostanza amiloide e della proteina tau, al fine di valutare se la terapia con il farmaco possa avere anche un impatto sui meccanismi di neurodegenerazione alla base della malattia di Alzheimer.
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