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Politica

Meloni infiamma Atreju: attacchi a Conte e Schlein, anche...

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Meloni infiamma Atreju: attacchi a Conte e Schlein, anche Ferragni nel mirino

"Sui migranti ci si aspettava di più, pronta a pagare prezzo ma no scorciatoie"

Giorgia Meloni (Afp)

Non ha voce, ma parla per 70 minuti filati. Termina il suo lungo intervento indossando la felpa blu dei giovani volontari di Atreju, sulle note dell'inno nazionale, e accanto ai ragazzi che stanno crescendo nelle file di Fratelli d'Italia - come ha fatto lei, giovane militante del Fronte della gioventù - si commuove fino alle lacrime. E' il giorno del ritorno a casa per Giorgia Meloni, "qui dove so di non essere sola", dice sotto un sole splendido che non è sufficiente a scaldare Castel Sant'Angelo a pochi giorni da Natale. Prima di lei hanno infiammato il pubblico di Atreju il discusso leader di Vox, Santiago Abascal, e i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Quest'ultimo ha tentato di scansare le ricostruzioni sulla sua presunta 'sete' di primeggiare. "Da secondo si sta benissimo, soprattutto se è una come Giorgia Meloni che guida il convoglio", ha detto tra gli applausi accarezzando la pancia di Fdi, tra un attacco a Maurizio Landini e il ricordo di quanto fatto a capo del Viminale per fermare gli sbarchi dei migranti. L'altro numero due del governo, Tajani, ha assicurato che il centrodestra è compatto e avanza come una testuggine, non saranno certo le europee a dividerlo.

Attacchi a Conte e Schlein, anche Ferragni nel mirino

Quando tocca a lei, in barba al calo di voce, la premier è un fiume in piena. E travolge tutti: ne ha per Elly Schlein, per Giuseppe Conte e il suo M5S, che tira in ballo a più riprese. Nel mirino, pur non nominandoli, infila anche Chiara Ferragni e Roberto Saviano. Incurante delle accuse di ipocrisia per la presenza di Elon Musk ad Atreju, torna a definirsi "fiera" della battaglia contro la Gpa, perché "la maternità non è un business", dice accantonando il fatto che il patron di Tesla e X abbia fatto ricorso alla gestazione per altri, come le fanno notare da giorni le opposizioni rimproverandole una doppia morale.

Sui migranti Meloni torna ad ammettere "che ci aspettava di più" e si dice pronta "a pagare un prezzo", ma afferma di non voler imboccare "scorciatoie". Tuttavia non sembra affatto spaventata dal possibile scotto elettorale, "sono trascorsi 14 mesi e il consenso cresce", sarà che "non siamo un fuoco di paglia" e al "governo siamo arrivati per il coraggio della verità". Una verità che la presidente del Consiglio non vede a sinistra, una sinistra che attacca a più riprese. A cominciare dall'assenza di Schlein ad Atreju e alla polemica di Conte per non aver ricevuto alcun invito.

"C'è chi non ha voluto essere qui e chi invece lamenta di non essere stato invitato. Mi viene in mente Ecce bombo di Nanni Moretti - eh sì facciamo una citazione di sinistra - 'mi si nota di più se vado o se non vado?'. Cara Elly, puoi anche decidere di non partecipare, ma non insultare chi ha accettato un invito qui perché ha avuto il coraggio che a voi difetta", grida tra gli applausi. La voce ne risente e qualcuno dal pubblico l'esorta a non fermarsi, ad andare avanti. "Grazie, tesò", risponde lei, che tra quei volti ne riconosce tanti e ritrova anche se stessa, un tempo in prima linea nell'organizzazione, mente e cuore di Atreju. Che, quest'anno, "è ancor migliore di quando c'ero io", dice la presidente del Consiglio ringraziando la macchina di Fdi, a partire dalla sorella Arianna, che l'ascolta e applaude tra le lacrime: "Conosco tutti i sacrifici che sta facendo, mi ha fatto contenta che ha capito che non è sola", motiva la sua commozione.

Intanto la risposta della segretaria dem non si fa attendere. Mentre Meloni è ancora sul palco, le agenzie battono una replica durissima: "Mentre fa festa ad Atreju, il governo lascia 900mila famiglie in povertà senza nessun tipo di aiuto, fa cassa sui poveri solo per finanziare i suoi condoni fiscali. Cara Giorgia, non continuate a insultare gli italiani. Una volta si diceva panem et circenses, voi alle famiglie il pane lo state togliendo", le parole di Schlein.

Ma la premier rivendica quanto fatto: puntella la decisione sullo stop al reddito di cittadinanza, bacchetta le opposizioni e si prende gioco della loro battaglia sul salario minimo. Il sussidio introdotto dal governo Conte per chi è senza lavoro "lo cancellerei altre mille volte", rivendica, e sul salario minimo "ora ci danno lezioni, non le accetto...". Torna a citare l'amato Tolkien, "la sinistra dice che il suo è l'unico libro che ho letto, non me ne curo, lasciamogli almeno qualche presunta certezza...". E richiama il 'Signore degli anelli' per rivendicare la coerenza politica del suo movimento. "L'anello" del potere "ti lusinga, cerca di farti perdere il senso della realtà: 'un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli'. Più forte di quell'anello c'è una compagnia che ti accompagna - dice - dove ognuno fa la sua parte ed è pronto a prenderti in braccio se non ce la fai. Quell'anello non ci avrà mai, oggi siamo le stesse persone che eravamo ieri e domani saremo le stesse persone che siamo oggi".

L'attacco che non ti aspetti lo sferra a Chiara Ferragni, alle prese con la 'grana' del panettone griffato e l'incognita dei soldi destinati alla beneficenza. "Il vero modello da seguire non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti o mostrando delle borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari - affonda, scatenando un lungo applauso del pubblico di Atreju -. Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce, e tiene testa a tutti nel mercato globale solo perché noi siamo più bravi, lo sappiamo fare meglio".

Atro personaggio illustre ed estraneo alla politica nel mirino di Meloni è Saviano, con cui però la premier battaglia da tempo immemore. "Caivano è un territorio che era stato abbandonato dallo Stato - dice rivendicando quanto fatto dal governo -. Voglio ringraziare di cuore le forze dell’ordine che presidiano quel territorio, uomini e donne talvolta figli e figlie di quei territori che hanno scelto la libertà e la legge che difende quella libertà. Storie da raccontare che nessuno scrittore racconta, forse perché i camorristi fanno vendere molto di più, ci si fanno le serie televisive, regalano celebrità, ricchezza e magari un pulpito da New York da cui dare lezioni di legalità agli italiani, sempre si intende a pagamento”.

Ma ai governi che l'hanno preceduta riversa i colpi di fioretto più affilati. "Abbiamo fatto una legge di Bilancio espansiva nonostante una situazione drammatica ereditata dei conti pubblici soprattutto per il Superbonus, con qualcuno che faceva la campagna elettorale dicendo che si è potuto ristrutturare gratuitamente casa: quel gratuitamente ci ha lasciato un buco da 140 miliardi, quanto lo Stato spende in un anno per tutta la sanità. Ora ci chiedono i soldi per la sanità" ma "sono stati utilizzati per ristrutturare meno del 4% del patrimonio immobiliare italiano, prevalentemente seconde case, case di pregio, perfino 6 castelli lasciando a ogni italiano un debito di 2mila euro".

Attacca a muso duro Meloni, sapendo che i prossimi mesi saranno di 'guerriglia elettorale', senza esclusione di colpi. "Si conclude un anno durissimo, se ne sta per aprire un altro con sfide talmente imponenti che solo una comunità politica capace di enormi slanci ideali e fisici la può affrontare. Noi verremo contrastati con ogni mezzo, anche non proprio legittimi temo, ma in fin dei conti è un bene perché gli avversari ti spingono a fare meglio'', si dice convinta.

Meglio dei 14 mesi che si lascia alle spalle, ma che le sembrano "14 anni", dice, scherzando su chi ha previsto che il centrodestra resterà alla guida dell'Italia per altri due decenni: "Ragà e dai su, per favore eh...", li schernisce.

Va via dopo aver salutato il popolo di Atreju, stringendo mani, dispensando abbracci e sorrisi, concedendo selfie ma sfuggendo a telecamere e fotografi. La sorella Arianna, sempre restia a concedersi alla stampa, risponde invece a chi le chiede se verrà candidata alle europee: "Preferisco stare dietro le quinte perché credo sia più utile così. Poi è chiaro che sono un soldato, quindi faccio sempre quello che mi si dice, ma decisamente no, penso che il mio ruolo sia molto più utile così", sentenzia lasciando poco margine ai dubbi.

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Politica

Europee, magistrato Tarfusser si candida: ira Castagna...

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“Magari alle prossime elezioni candidate Olindo…”.

(Fotogramma)

Cuno Tarfusser, il magistrato che ha chiesto, ben prima della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la revisione del processo sulla strage di Erba, si candida alle prossime europee tra le fila di Azione, partito guidato da Carlo Calenda. Un cambio di passo, a pochi mesi dalla pensione, di cui Calenda si dice “onorato” elencando la lunga carriera che ha portato Tarfusser “per 11 anni a essere giudice della Corte penale internazionale, di cui è diventato vicepresidente. Ha firmato, tra gli altri, i mandati di cattura a carico del presidente del Sudan Al Bashir per genocidio. Lo ringrazio per essersi messo a disposizione come civil servant”.

La reazione di Beppe Castagna, familiare di tre delle quattro vittime della strage dell’11 dicembre del 2006 per la quale sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo i coniugi Romano, non si è fatta attendere. Sotto alla candidatura annunciata sul social X, il fratello di Raffaella Castagna, figlio di Paola Galli e zio del piccolo Youssef Marzouk, scrive: “Ha richiesto una revisione di un processo, quello della strage di Erba, in cui sono morte mia madre, mia sorella e suo figlio senza aver letto atti ufficiali ma appunti della difesa, accusando gravemente carabinieri, magistrati e giudici…contento lei…W Renzi”. E aggiunge pochi minuti dopo: “Magari alle prossime elezioni candidate Olindo…”.

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Politica

Neonato con malformazione cardiaca trasferito da Uk a Roma:...

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Il piccolo di circa un mese trasportato con un C130 dell'aeronautica è stato operato oggi. L'ospedale: "Aumentate le chance di sopravvivenza". Il papà: "Grazie Italia, speriamo guarisca"

I soccorsi per il bimbo

Un neonato di meno di un mese, nato con una "gravissima malformazione cardiaca" è stato trasferito dal Regno Unito a Roma per essere curato all'ospedale pediatrico Bambino Gesù. Il piccolo, già sottoposto oggi a un doppio intervento, è stato trasportato con un volo C130 dell'Aeronautica Militare attrezzato per le emergenze sanitarie, atterrato ieri pomeriggio a Ciampino.

Trasportare il bimbo dal Bristol Royal Hospital for Children a Roma "ha richiesto un'articolata organizzazione", spiega Palazzo Chigi. Il caso, "complesso e delicato" è stato "tra i primi nel suo genere per pazienti così piccoli e così gravemente malati".

Intervento combinato per salvargli la vita

Il neonato "è stato ricoverato in urgenza presso l'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione cardiochirurgica". I medici del Bambino Gesù, sotto il coordinamento dell'Area clinica delle Scienze fetali neonatali e cardiologiche, "svolti gli approfondimenti diagnostici necessari, hanno valutato di eseguire un primo intervento combinato di cardiologia interventistica e cardiochirurgia , per aumentare le chance di sopravvivenza del bambino e migliorare la sua qualità della vita", fa sapere il Bambino Gesù in una nota.

Chi è e cos'ha il neonato

Il piccolo arrivato al Bambino Gesù "ha circa un mese", riferisce l'avvocato Simone Pillon a cui si è rivolta la famiglia del bimbo per seguire le pratiche del trasferimento, ed "è nato con una seria cardiopatia congenita che necessita di un percorso chirurgico e terapeutico assai delicato. Il suo papà è italiano di Treviso, ma lavora nel Regno Unito da anni. Ha conosciuto sua moglie, di origini nigeriane, e hanno insieme anche un altro figlio più grandicello. Il piccolo aveva bisogno di un intervento chirurgico, ma i protocolli locali rischiavano di escluderlo. Allora il padre, cittadino italiano, si è rivolto alle realtà italiane dedite alla cura dei minori e al mio studio legale".

"In collaborazione con la Presidenza del Consiglio, il locale consolato italiano e l'Aeronautica militare - prosegue Pillon - i medici del Bambin Gesù hanno proposto ai colleghi inglesi un protocollo di trasferimento che prevedeva l'imbarco dell'ambulanza e dell'équipe medica su un velivolo militare C-130 appositamente attrezzato, così da garantire al neonato la presenza dei medici e di tutte le attrezzature medicali durante il viaggio, e di essere trasferito direttamente dall'ospedale inglese a quello italiano in poche ore senza mai scendere dall'ambulanza. L'équipe inglese ha approvato il protocollo di trasferimento e quello di cura e ha autorizzato il trasferimento del piccolo, rinunciando alla già convocata udienza davanti alla Family Court, che avrebbe probabilmente avuto ben altro esito".

"Ieri mattina, 23 aprile - continua il legale pro-vita - è dunque decollato da Ciampino il C130 della 46° Brigata aerea con a bordo l'unità mobile di rianimazione dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù e l'équipe medica guidata dal primario professor Galletti e dal professor Di Chiara. Sbarcati in Gran Bretagna, i medici e i membri dello staff si sono recati al locale ospedale pediatrico dove hanno svolto gli accertamenti necessari, e dopo aver confermato al trasportabilità del minore lo hanno caricato a bordo dell'autolettiga e sono ripartiti alla volta dell'aeroporto dove li aspettava il velivolo che ha poi riportato tutti a Roma, compresi i genitori del piccolo paziente. Oggi, 24 aprile, il bambino è stato sottoposto ad un duplice intervento".

Il papà: "Grazie all'Italia, il nostro cuore trabocca di gioia"

"Sia mia moglie che io abbiamo il cuore che trabocca di gioia per quanto sta accadendo", dichiara il papà del neonato. "Ora speriamo che tutto il percorso medico vada per il meglio - aggiunge il papà - e si possa giungere presto alla guarigione del nostro bambino".

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Politica

Rama contro Report, Rai: “Nessuna telefonata furiosa...

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La nota di Viale Mazzini: "Corsini ci ha comunicato di essere stato raggiunto telefonicamente dal Primo Ministro albanese"

Edi Rama (Fotogramma/Ipa)

"Il direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini ci ha comunicato di essere stato raggiunto telefonicamente dal Primo Ministro albanese Edi Rama. In quello che ci viene trasferito come breve e cordiale colloquio il Premier albanese ha preannunciato al direttore l’invio di una lettera con la richiesta di precisazioni e chiarimenti sulla puntata della trasmissione 'Report'. Lettera che è già arrivata e che la Direzione Approfondimento sta trattando come tutte le numerose richieste di precisazione e chiarimento che riceve. Prive di ogni fondamento le ricostruzioni che parlano di 'telefonata furiosa'". Lo sottolinea la Rai in una nota.

Cosa è successo

Su X il premier albanese, riferendosi all'inchiesta di Report di domenica scorsa sull’accordo sui migranti tra Italia e Albania, ha scritto: "Mia nonna, che mi ha insegnato l’italiano, mi diceva spesso che errare è umano, ma perseverare è diabolico. A ricordarmelo adesso è questo ulteriore passo falso di RaiTre. Report, il cui conduttore clamorosamente persevera con le stesse falsità già contenute nella schifosa puntata sull'Albania".

Secondo Rama, l'inchiesta di Report è piena di "menzogne", aggiungendo che il segretario della Presidenza del Consiglio albanese, Engjell Agaci, ha risposto nei tempi da lui richiesti dalla trasmissione, ma che le sue risposte non sono state pubblicate. Inoltre, Rama afferma che queste calunnie vengono utilizzate per attaccare il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni a spese dell'Albania. Il portale d'informazione albanese shqiptarja.com sottolinea che Rama reagisce anche alle accuse contro il fratello, Olsi Rama.

Secondo Rama, nella puntata di Report, "non solo non c’era nessuna parola del contraddittorio ottenuto per iscritto dalla vittima della brutale aggressione di fango, ma si è raccontato al pubblico che il segretario Agaci ha rifiutato di rispondere. Come se non bastasse questa clamorosa menzogna, il suo giornalista è apparso il giorno dopo in una tv albanese per ribadire il suo stupore per il fatto che le sue domande non avevano mai avuto riscontro, mentre come mostrano i fatti aveva ottenuto tutte le risposte, per iscritto e nel tempo da lui richiesto".

"Poi - prosegue Rama - lui stesso conferma che Report ha mentito quando aggiunge che 'nella mail di risposta di Agaci, lui ha confermato di essere stato il legale di alcuni narcotrafficanti'. Se questo è Servizio Pubblico io sono Federico Fellini. E se per questo programma del Servizio Pubblico un avvocato penalista di uno Stato di Diritto, che di regola non vive difendendo santi ma difendendo presunti criminali o criminali condannati, deve per questo essere aggredito come fosse egli stesso criminale, allora qui per trovare una logica simile è inevitabile ricorrere al ricordo dell'Albania quando la figura dell'avvocato difensore venne seppellita dal regime sanguinario comunista come i lebbrosi nel Medioevo".

"E il colmo - continua il premier - arriva quando il conduttore dice, come se avesse fatto una scoperta mozzafiato, che Agaci 'ha confermato di aver contribuito, da quando è diventato consulente giuridico di Rama, alla realizzazione del protocollo' sui migranti tra Italia e Albania, peccando anche un po' di grossolana logica, poiché il Segretario generale del Consiglio dei ministri non è il mio consulente giuridico, ma ricopre la più importante carica istituzionale del Amministrazione Pubblica sin dal 2013 mentre il protocollo è del 2023".

"Per rispetto del Servizio Pubblico - dice ancora Rama - e anche per un obbligo verso la dignità degli autori di questa sbagliatissima puntata di Report, provo per il momento a credere che comunque tutto questo accanimento per attaccare Giorgia Meloni a spese dell’Albania non è stato un peccato in malafede verso il mio paese e che anche l’importazione delle calunnie dall’Albania verso l’Italia (coinvolgendo negli affari del Servizio Pubblico addirittura le calunnie su mio fratello contro le quali lui aveva già sporto querela e aspetta la parola della giustizia albanese) è avvenuta solo come frutto di una insostenibile leggerezza dell’essere che sempre più spesso nei tempi odierni travolge sciaguratamente il potere nobile dell’informazione e trasforma il mondo del diritto di libertà d’informazione in un mondo di oppressione delle libertà e dei diritti umani".

"Assicurando il conduttore che mia nonna anche da morta continua ad avere ragione - conclude Rama - gli consiglio affettuosamente di dare retta alla santa donna e di non perseverare nell’erroraccio di quella orribile puntata, ma semplicemente di chiudere questa pagina ingloriosa, possibilmente pubblicando anche questo mio piccolo contributo alla salute del Servizio Pubblico italiano".

Per la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, "è paradossale che un capo di governo straniero intervenga direttamente su un dirigente del Servizio Pubblico dopo essere stato citato in un'inchiesta giornalistica. Anche ove il premier albanese Edi Rama ritenesse di essere stato in qualche modo danneggiato dal servizio di 'Report', questo non può in alcun modo giustificare un suo intervento diretto sulla Rai. Auspico che sul contrasto alle ingerenze esterne sull'informazione ci sia ampia convergenza di tutte le forze politiche affinché venga tutelata l’indipendenza della stampa".

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