

Politica
Aborto, blindata legge 194: governo riformula odg e Camera approva
Legge 194 sull’aborto blindata. Dopo la sospensione, è ripresa la seduta in Aula a Montecitorio, dove era in corso la discussione sulla pdl per l’istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha proposto una riformulazione dell’ordine del giorno n.2 Ascari Stefania, che aveva precedentemente ricevuto parere negativo, che “impegna il governo ad astenersi dall’intraprendere iniziative di carattere anche normativo volte ad eliminare o limitare il sistema di tutela garantito dalla legge 194 del 1978”.
Riformulazione accettata da Ascari che ha chiesto un nuovo voto sull’odg così come riformulato al termine del quale la Camera ha approvato.
“Abbiamo costretto il governo ad una marcia indietro: c’è l’impegno esplicito e chiaro a non modificare la 194. Non c’è spazio possibile per i tentativi delle forze più conservatrici e oscurantiste della destra contro le donne”. Così Luana Zanella, presidente del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, relatrice della pdl per la XII Commissione Affari Sociali.
Femminicidio, Camera approva all’unanimità commissione d’inchiesta
Con 258 voti favorevoli e nessun contrario la Camera approva all’unanimità la pdl 640-A ed Abb. – Istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere.
Dopo la discussione generale di ieri e il voto di oggi alla Camera, ci sarà un passaggio al Senato “ma prevedo tempi velocissimi perché c’è stata condivisione, tutti i gruppi sostengono questo progetto e presto la commissione sarà istituita. C’è già l’accordo tra i presidenti di Camera e Senato di accelerare in quanto non si tratta di entrare nel merito del provvedimento che è condiviso, abbiamo già assunto il testo del Senato”, dice all’AdnKronos Luana Zanella.
Si passerà così da una commissione monocamerale a una commissione di inchiesta bicamerale che, auspica Daniela Dondi (FdI), “sia composta non solo da donne, ma anche da uomini”.
Politica
“Governo proponga a Francia espulsione terroristi”, mozione di Fratelli d’Italia

(Adnkronos) – Il Parlamento impegna il governo “a fornire tutta la necessaria e dovuta assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi dai dieci terroristi italiani rifugiatisi in Francia, nella loro già annunciata intenzione di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di Cassazione francese”. E’ quanto si legge nella mozione – visionata dall’Adnkronos – che Fratelli d’Italia ha depositato oggi alla Camera. “Ferma restando l’intenzione di non voler interferire in questioni interne”, Fdi inoltre impegna l’esecutivo “a proporre alla Francia la possibilità di ricorrere all’espulsione dei dieci terroristi italiani, in qualità di persone non gradite dalle autorità francesi”.
La mozione del partito di Giorgia Meloni arriva dopo la sentenza con cui lo scorso 28 marzo la Corte di Cassazione francese ha respinto a titolo definitivo la richiesta, risalente al 20 gennaio 2020, del governo italiano di estradizione di dieci militanti della lotta armata rifugiatisi in Francia ed arrestati nel mese di aprile del 2021. I firmatari della mozione di Fdi (primo fra questi il capogruppo Tommaso Foti) sottolineano come l’attuale governo francese abbia già riconosciuto il diritto dell’Italia “a pretendere l’applicazione delle condanne inflitte nel nostro Paese contro i dieci terroristi ora rifugiati in Francia” e ricordano che i ricorsi alla Corte di Strasburgo non possono essere presentati da autorità di governo, bensì “da ogni persona fisica, organizzazione non governativa o gruppo di privati che pretenda di essere vittima di una violazione dei diritti riconosciuti nella Convenzione o nei suoi protocolli”.
I 10 terroristi per i quali la Cassazione Francese ha negato l’estradizione sono Roberta Cappelli, Marina Petrella, Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin.
Politica
Forza Italia, Berlusconi torna ad Arcore e dà ok a nuove nomine

(Adnkronos) – Ricoverato lunedì sera al San Raffaele per controlli medici, Silvio Berlusconi ha lasciato in tarda mattinata, poco prima delle 14, l’ospedale milanese, accompagnato dalla moglie Marta Fascina. Un cenno di saluto dal sedile posteriore dell’auto blu ai giornalisti e curiosi che lo attendevano dall’ingresso di via Olgettina 60 e via verso casa, a Villa San Martino.
Smentite dai legali del Cav le indiscrezioni di un prolugamento della degenza per evitare la presenza all’udienza di domani a Bari per il processo ‘Escort’ (”non era prevista nessuna audizione dell’ex presidente del Consiglio, tantomeno sarà presentata una istanza di legittimo impedimento”), il ritorno ad Arcore fa tirare un sospiro di sollievo a Forza Italia, preoccupata dallo stato di salute del ‘capo’ 86enne proprio ora che il partito sta vivendo una nuova fase dopo le nuove nomine che di fatto hanno cambiato la sua geografia politica interna, con la ‘rivincita’ dei governisti sui filoronzulliani e l’ascesa dei parlamentari vicini alla Fascina.
Con il leader azzurro tornato operativo si attendevano altri cambiamenti e, infatti, a quanto apprende l’Adnkronos, a breve verranno ufficializzate due novità: l’affidamento del tesseramento di Forza Italia (tecnicamente le ‘adesioni’) al deputato Tullio Ferrante, sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, fedelissimo di Fascina (è stato suo compagno di scuola) e la gestione della macchina elettorale (come ‘responsabile nazionale elettorale’) al ‘tajaniano’ Alessandro Battilocchio. Non solo. Secondo gli ultimi boatos a stretto giro di posta (forse la prossima settimana) potrebbero essere nominati altri coordinatori regionali e sarà aggiornata la mappa dei 25 Dipartimenti di Forza Italia.
In particolare, raccontano, Alessandro Cattaneo (sostituito dal fedelissimo di Antonio Tajani, Paolo Barelli, alla guida del gruppo di Montecitorio) potrebbe essere risarcito non solo con l’incarico di vicecoordinatore nazionale e la delega all’organizzazione del territorio ma anche con una presidenza di peso delle 4 Bicamerali che spettano a Forza Italia, ovvero Questioni regionali, Banche, Anagrafe tributaria e Insularità.
Visto che il risiko delle Commissioni, legato a doppio filo con la partita sulla Vigilanza Rai, dovrà tener conto dei nuovi equilibri interni a Forza Italia post ‘svolta governista’, Cattaneo viene dato in pole per le Questioni regionali, casella che però potrebbe andare ai ‘tajaniani’ (in campo ci sarebbe Francesco Battistoni, accreditato pure per la presidenza dell’Anagrafe tributaria, sempre in tandem con l’ex capogruppo di Montecitorio).
Favorito come presidente di Banche resta il senatore veneto Pierantonio Zanettin, uno dei legali storici dell’ex premier, mentre l’Insularità sarebbe stata promessa a un altro ‘governativo’, Tommaso Calderone. Quanto alle vicepresidenze (Forza Italia dovrebbe averne quattro), l’attuale coordinatore regionale in Puglia, Mauro D’Attis, anche lui considerato vicino a Tajani, raccontano, potrebbe ottenere l’Antimafia, il Consiglio d’Europa andrebbe a Debora Bergamini; Enti gestori a Maurizio Casasco e l’Infanzia alla deputata Patrizia Marrocco. Ancora da definire, pare, i nomi per i posti di segretario.
Politica
Rigopiano, superstiti e familiari delle vittime da Meloni: “Mai più stragi”

(Adnkronos) – “Mai più”. E’ il messaggio che i superstiti e i familiari delle vittime della strage di Rigopiano, hanno consegnato oggi al premier Giorgia Meloni, che li ha ricevuti a Palazzo Chigi. Circa un’ora e mezzo di incontro, puntellato di storie raccontate tra le lacrime, ricordando quel 18 gennaio di sei anni fa in cui la furia di una valanga, con la neve che scendeva incessantemente, travolse l’hotel esclusivo a due passi da Farindola, in provincia di Pescara, lasciando dietro sé una scia di 29 morti.
“L’incontro è andato molto bene. Abbiamo esposto le nostre problematiche, abbiamo raccontato la nostra storia, semplicemente la nostra storia, il paradosso di questa giustizia – racconta Gianluca Tanda, uno dei famigliari delle vittime, lasciando Palazzo Chigi -. Ovviamente lei non può intervenire in merito, ma noi abbiamo fatto delle proposte, anche a livello nazionale, proposte del Comitato nazionale di cui facciamo parte. Una su tutte, è quella di istituire una procura a livello nazionale che si occupi delle grandi stragi italiane, che si muova dove c’è una strage proprio per evitare che avvenga quello che è accaduto a noi. Abbiamo provato a immaginare un Paese senza stragi, si può fare, si possono iniziare a fare i primi passi”.
Con il presidente del Consiglio, prosegue l’uomo, che nella strage di Rigopiano ha perso il fratello, “è stata una chiacchierata piacevole, dove abbiamo anche esposto il problema delle morti sul lavoro, perché cinque dei nostri cari non hanno avuto riconosciuto questo diritto. Ma tutto questo lo abbiamo fatto non per noi, ma perché quello che è successo a noi non si ripeta. Lo abbiamo fatto per tutti quelli che verranno dopo, per quel ‘mai più’ che scriviamo su quegli striscioni” comparsi in tante manifestazioni e davanti al tribunale.
“Proprio le mamme che hanno perso tutto – prosegue Tanda – lo hanno voluto scrivere accanto alle foto dei propri cari, che campeggiano in tutte le nostre manifestazioni”.
“Saremo presenti ovviamente il 5 e il 6 a L’Aquila”, per le celebrazioni del terremoto che colpì l’Abruzzo causando 309 morti: “Come Comitato nazionale, faremo un nostro intervento e spiegheremo le nostre soluzioni. Poi con Meloni ci rincontreremo sicuramente, per pianificare al meglio gli obiettivi che ci vogliamo prefissare da qui a breve. Il presidente non ha preso nessun impegno, ci ha detto che lavorerà sicuramente e sarà attenta alla nostra situazione, ascolterà le nostre richieste che adesso scriveremo e le invieremo molto presto”.
Politica
Rigopiano, lettera figlia vittima a Meloni: premier si commuove

(Adnkronos) – Si commuove Giorgia Meloni, quando Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti alla strage di Rigopiano, le consegna la lettera della figlia Gaia, 11 anni, di cui sei trascorsi senza la sua mamma. “L’ha scritta qualche giorno fa – dice l’uomo, sopravvissuto 62 ore sotto quelle macerie che sono costate la vita alla moglie – e io, consegnandola al presidente, le ho detto che lei da madre può capire: si fa fatica a stare senza la propria mamma per un giorno, mia figlia convive con questo dolore da 6 anni. Meloni si è commossa, non l’ha letta lì, davanti a noi: ci ha detto l’avrebbe fatto poi, non se l’è sentita…”.
Sono trascorsi sei anni dalla tragedia di Rigopiano, quando l’hotel esclusivo a due passi da Farindola, in provincia di Pescara, fu travolto da una valanga che lasciò dietro sé una scia di 29 vittime: tra queste Valentina, la mamma della piccola Gaia. Soltanto undici i superstiti in quella giornata di gennaio in cui la neve continuava a scendere senza sosta. Familiari e superstiti hanno oggi raccontato a Meloni le proprie storie, compreso Matrone, pasticcere e padre di una famiglia felice prima di quella maledetta giornata di metà gennaio: lottò 62 ore tra le macerie, sospeso tra la vita e la morte, spuntandola. La sua Valentina, invece, non ce l’ha fatta, perdendo la vita ad appena 32 anni.
“Il premier l’abbiamo visto molto vicina, partecipe – racconta l’uomo dopo l’incontro con Meloni – le abbiamo chiesto di non fare come altri prima di lei, limitandosi a una pacca sulla spalla, lei ha preso l’impegno di esserci vicina in questo momento e in futuro. L’abbiamo vista motivata, presa dal nostro dolore. Le abbiamo spiegato la situazione processuale, i tempi lunghissimi con scioperi ad hoc che vengono indetti per allungare i tempi. Oltre al processo penale ci sarà poi da affrontarne anche uno civile, è il rischio e che occorrano altri 5-6 anni”.
Politica
31 marzo e 1 aprile, nuova Direzione nazionale di Meritocrazia Italia

(Adnkronos) – Si terrà a Roma, nei giorni 31 marzo e 1 aprile, presso il Centro Convegni Palazzetto delle Carte geografiche, la prossima direzione nazionale di Meritocrazia Italia.
Dopo il successo della campagna adesioni, che ha fatto registrare 10.000 iscritti, la dirigenza si incontra per dare ancora migliore struttura al proprio ambizioso progetto, far diventare il cittadino comune elemento portante della gestione del Governo del Paese.
La mission del Movimento resta ferma. In un momento storico cruciale per la ripresa, si rende però necessario discutere delle efficaci modalità nell’azione pubblica ridefinendo le linee organizzative interne del Movimento, anche attraverso il coinvolgimento delle forze istituzionali e della politica.
Regna la convinzione che la politica sia altro rispetto ai cittadini e debba essere affidata a un’entità autarchica, estranea alla normalità delle difficoltà di tutti i giorni. È vero che lo Stato ha una grandissima responsabilità, alla quale non sempre adempie come dovrebbe, quella di farsi portavoce dei valori fondamentali e di darvi attuazione in ogni ambito, dalla formazione, alla gestione economica, all’attenzione per le fragilità e i bisogni. Ma lo stesso impegno spetta anche ai cittadini.
La mancanza di propensione al cambiamento e di visione, l’incapacità di definire, anche involontaria dovuta ad un accanimento mediatico nei sondaggi, per definire il gradimento delle forze politiche, il giusto piano delle priorità e la mancanza di assunzione di responsabilità e senso civico, indeboliscono lo Stato, a svantaggio di tutti. Ogni incontro di Meritocrazia vuol essere un atto di confronto, attraverso una sana reazione, per restituire al cittadino il proprio ruolo di cittadinanza attiva. Dimostrando che vivere proficuamente la politica è un obiettivo possibile ed a disposizione di tutti, fuoriuscendo dall’ambizione personale. Meritocrazia Italia punta a creare una cittadinanza consapevole, che sappia interpretare al meglio la collaborazione necessaria tra Stato e cittadino.
Politica
Crosetto: “Serve strategia comune, problemi mondiali non si possono più affrontare da soli”

(Adnkronos) – “Il tema di oggi è importantissimo, sono contento di iniziare un lunghissimo confronto. I problemi che abbiamo davanti non si possono più affrontare individualmente, le nazioni sono diventate troppo piccole per affrontare i problemi che il mondo ci propone in questa epoca. L’Ucraina è solo uno degli esempi, vorrei fosse l’unico”. Lo ha detto il Ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenuto nella sala della Protomoteca in Campidoglio nell’ambito del foro di dialogo Italia-Spagna alla sua 19esima edizione e coordinata dall’ex segretario del Pd Enrico Letta. “Ma le questioni riguardano l’Iran, la Cina, l’Africa, l’evoluzione del Mediterraneo. Una delle cose su cui ci siamo trovati d’accordo oggi, quasi tutto, è la necessità di agire insieme per affrontare questi problemi, le questioni che riguardano il fianco sud – ha aggiunto – ma anche per nuova metodologia. Dobbiamo liberarci da alcuni vincoli nazionalistici, serve una strategia comune, uno studio comune, vanno progettati atti concreti. Non esiste un futuro dell’Europa senza pensare all’Africa. Dobbiamo cambiare il modo in cui affrontato problemi, porci l’obiettivo di portare sicurezza e costruire attraverso la sicurezza delle bolle di democrazia, civiltà, di crescita economica, di agricoltura, un modo di vivere che ci consenta quando andiamo via che non succeda quello che è successo in Afghanistan, dove tutto crolla”.
“Non dobbiamo più essere così presuntuosi da pensare di esportare la democrazia, ma dobbiamo aiutare a costruire una condizione di sicurezza perché cresca la loro democrazia. Con la Spagna abbiamo un rapporto culturale, di percezione, di approccio rispettoso che ci ha consentito un dialogo – ha concluso Crosetto – Troppo spesso ci sottostimiamo, invece abbiamo un approccio che ci consente di dialogare meglio di altre nazioni magari più grandi e blasonate di noi. Io e la mia omologa (il Ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles, presente in sala, ndr) siamo differenti politicamente, fisicamente, per sesso ma se l’obiettivo è comune anche per persone così diverse è perché nei momenti più difficili l’umanità riesce a trovare la strada”.
Politica
Mannheimer: “Partito unico Terzo Polo? Ora spazio non grande, ma Moratti insegna che c’è”

(Adnkronos) –
Carlo Calenda, leader di Azione, annuncia la nascita del partito del Terzo Polo con Matteo Renzi, leader di Italia Viva, il prossimo 10 giugno. Quanto e quale è lo spazio politico di questo nuovo centro? “Non grande in questo momento perché l’esistenza di due leader giovani, come Meloni e Schlein, tende a polarizzare l’elettorato da una parte o dall’altra. Nell’immediato delle elezioni europee è quindi difficile prevedere un successo; per le politiche invece abbiamo tempo e molto dipenderà dalle alleanze, anche se la presenza di Schlein nel Pd senz’altro comporterà una fuoriuscita”. Così il sondaggista
Renato Mannheimer che rispondendo all’Adnkronos sul tentativo di Letizia Moratti, dopo l’esperienza in Lombardia, di approcciarsi per conquistare l’area elettorale del centro, afferma: “Moratti insegna che il mercato c’è e che in certe situazioni è difficile sfruttarlo. So che ambisce ad avere un effetto a livello nazionale, vedremo quanto ci riuscirà”.
“Ma io sono molto scettico – prosegue – sulle sue potenzialità”. Anche se in Lombardia ha avuto più voti di Azione e Italia Viva? “La Lombardia per la Moratti è un caso a se'”, replica il sondaggista. “Ritengo comunque che, anche se Moratti potrebbe diventare un alleato del futuro partito unico di Renzi e Calenda, è meglio che adesso proceda separatamente, perché l’esperienza insegna che le fusioni fanno sempre perdere voti”. Renzi e Calenda invece devono procedere uniti? “Az e Iv devono assolutamente fondersi. La fusione per loro potrebbe rappresentare il rilancio nell’ottica di un partito di centro, pur vigendo la regola che la somma non fa il totale. E’ talmente tanto tempo che Renzi e Calenda discutono di unificazione che ormai devono farla. Tenere separati i due partiti solo perché ai due leader piace avere il proprio partito, non ha più senso”. (di Roberta Lanzara)
Coronavirus
Rai, Vigilanza convocata martedì 4 aprile alle 14

(Adnkronos) – Dopo uno stop ad go di varie settimane la Vigilanza Rai è stata convocata per martedì prossimo, 4 aprile, alle 14. Lo riferiscono fonti parlamentari del centrodestra. Sarà quello di Barbara Floridia il nome del M5S per la presidenza, confermano all’AdnKronos fonti parlamentari, per le quali il nome della capogruppo in Senato metterebbe tutti d’accordo anche se, dicono, il terzo polo potrebbe continuare a spingere per Maria Elena Boschi.
Dovrebbe quindi sbloccarsi la questione nomine dopo un mese di stallo fatto di reciproci veti e divisioni.
Lo stallo ha frenato pure un’altra partita, quella per l’elezione dei componenti parlamentari dei Consigli di presidenza della Corte dei Conti, della giustizia amministrativa e tributaria. Insomma, alla maggioranza e all’opposizione non resterebbe altro che prendere tempo.
In tutto si tratta di oltre 30 caselle da riempire, posti da distribuire, tenendo conto dei delicati equilibri interni alla coalizione. Raggiunto l’accordo sullo schema 8-4-4-2 con Fratelli d’Italia a fare la parte del leone, 4 presidenze per la Lega (che però rivendica per sé pure quella d’inchiesta sulla morte di David Rossi), altrettante a Fi e due ai centristi di ‘Noi moderati’ (la Nato è stata promessa all’Udc di Lorenzo Cesa), manca la griglia dei nomi.
I boatos confermano che il centrodestra sarebbe intenzionato a tenere fuori dalla ‘spartizione’ interna almeno due commissioni di peso, che quindi potrebbero essere ‘cedute’ all’opposizione: parliamo del Femminicidio e di quella sui casi Orlandi-Gregori. Secondo alcune fonti parlamentari anche la presidenza della Covid, raccontano, potrebbe rientrare nella trattativa come possibile ‘offerta’ alla minoranza.
Nel dettaglio, il Femminicidio potrebbe spettare al Pd, mentre la bicamerale sui casi Orlandi-Gregori andrebbe ai Cinque stelle, a patto che i pentastellati scelgano un presidente della Vigilanza Rai gradito a via della Scrofa e a Forza Italia. La presidenza della commissione sulla pandemia, invece, potrebbe toccare a Italia Viva, ovvero al Terzo Polo. La guida della David Rossi, riferiscono, continuerebbe a essere contesa dal Carroccio e via della Scrofa.
Politica
Prescrizione, Scalfarotto (Az-Iv): “Orlando vuole capire? E’ necessario rimuovere l’errore”

(Adnkronos) – Il disegno di legge presentato in commissione Giustizia alla Camera da Fratelli d’Italia per rivedere la riforma della prescrizione bocciando la legge Bonafede e tornare alle linee della riforma Orlando, è in linea con “l’odg di Enrico Costa che ordinando il ritorno alla legge Orlando rimetteva in piedi il meccanismo della prescrizione, fondamento dello Stato di diritto in quanto a tutela oltre che degli imputati anche di chi chiede giustizia”. Ivan Scalfarotto, senatore Az-Iv, e membro della Commissione giustizia in Senato accoglie positivamente l’iniziativa Fdi ed all’Adnkronos rimarca: “Le risposte e la giustizia devono arrivare in modo celere. Orlando prevedeva che ci fossero 18 mesi in Appello e 18 in Cassazione per consentire al processo di proseguire, ma ristabiliva anche un principio di civiltà giuridica che è quello che dopo un certo tempo, salvo reati imprescrittibili, il processo possa terminare se non giunto a conclusione”.
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando sulla proposta Fdi dice “vogliamo capire” e c’è chi nel Partito teme che una riforma ogni due anni possa creare caos. “Certamente sarebbe auspicabile se non ci fosse una riforma ogni due anni, ma se ci sono interventi sbagliati come quello che avea introdotto l’ex ministro Bonafede è necessario rimuovere l’errore”, replica Scalfarotto, già sottosegretario al ministero dell’Interno, ricordando che dai banchi del Pd con i dem votò contro la riforma Bonafede.
“Condivido il Pd sul piano del metodo – prosegue – cioè che in genere e non solo nella giustizia, le riforme che si susseguono rapidamente non sono auspicabili. Ma sono in disaccordo sul piano del merito: se si è presa una decisione sbagliata ed ideologica come quella contenuta nella ‘Spazzacorrotti’, dove già il nome indica l’atteggiamento di chi la ha adottata, è un bene tornare ad una norma che consenta al processo di andare avanti stabilendo il principio inderogabile che superato un certo tempo, se la giustizia non ha dato le sue risposte, il processo venga a cadere”. (di Roberta Lanzara)
Politica
Figli famiglie arcobaleno, Roccella: “Sindaci? Protestano contro la Cassazione”

(Adnkronos) – I sindaci che si battono per ottenere la trascrizione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali “protestano contro una sentenza della Cassazione, per di più a sezioni unite”. Lo sottolinea il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, a margine di un convegno organizzato alla Pontificia Università della Santa dedicata alle famiglie dal titolo ‘Comuni amici della famiglia’. Roccella non definisce i primi cittadini dei disobbedienti ma osserva: “Sanno quello che possono o non possono fare”.
Incontrerebbe i sindaci sul tema? “Io non ho deleghe – replica Roccella -. Il problema dei sindaci è che non stanno protestando contro la circolare Piantedosi. Protestano contro la sentenza della Cassazione, quindi dovrebbero avere un dialogo casomai con il presidente delle sezioni unite della Cassazione che hanno emesso la sentenza. C’è una sentenza molto precisa che dice determinate cose”.
Un incontro a livello umano, al di là delle deleghe? “I sindaci si incontrano tutti i giorni. Io non ho deleghe in materia”, ribadisce. Ha parlato con là premier Meloni? “Il problema è che non c’è un confronto da fare. Ci sono leggi, c’è una sentenza precisa. I sindaci sanno quello che possono e che non possono fare”. Dunque, sono disobbedienti? “No, è qualcosa che decidono loro sapendo che c’è una sentenza che non applicano. Non c’è qualcosa da contrattare”.
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