Nove mesi non sono tutti uguali per le vaccinazioni: alcune sono da abbracciare senza esitazioni, altre vanno rimandate, qualcuna si prende in considerazione solo in situazioni specifiche. In queste righe mettiamo ordine, perché proteggere la madre significa proteggere anche il bambino, seguendo ciò che indicano Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità.
Cosa cambia davvero in gravidanza: tra vaccini raccomandati e sospesi
In gravidanza non tutti i vaccini giocano la stessa partita. Alcuni sono esplicitamente raccomandati e offerti gratuitamente: la combinazione contro difterite, tetano e pertosse a dosaggio per adulti (dTpa) e l’antinfluenzale stagionale, con preferenza per la finestra utile della stagione e con ripetizione del dTpa a ogni gravidanza; su questi esistono solide evidenze di efficacia e sicurezza, con un vantaggio che si allunga fino ai primi mesi di vita del neonato grazie al passaggio degli anticorpi materni. A queste si aggiunge l’indicazione aggiornata per il vaccino anti‑Covid‑19, inserito tra le priorità per chi è incinta in qualunque trimestre o nel postpartum, comprese le donne che allattano, come precisato nelle circolari più recenti. Queste raccomandazioni arrivano dagli organi istituzionali e vengono ribadite anche nella comunicazione dei clinici e degli Ordini professionali.
Accanto ai vaccini consigliati, ce ne sono altri da valutare solo in presenza di rischi specifici: per esempio epatite B o vaccinazioni antimeningococciche nei contesti di esposizione o in presenza di particolari condizioni cliniche; mentre alcuni, come HPV o pneumococco, non rientrano nell’offerta di routine in gravidanza e vengono generalmente rinviati, salvo indicazioni mirate del curante. Netta, invece, la controindicazione per i vaccini a virus vivi attenuati come MPR (morbillo‑parotite‑rosolia) e varicella: se servono, si programmano prima o dopo il parto. Gli stessi messaggi ricorrono nelle schede di approfondimento dell’ISS e nelle pagine ministeriali dedicate.
Influenza: perché vaccinarci in attesa protegge due vite
L’influenza in gravidanza pesa di più: aumenta il rischio di ospedalizzazione della madre e può favorire complicanze che toccano anche il bambino. Per questo, all’inizio della stagione epidemica, la vaccinazione con vaccino inattivato è raccomandata e gratuita; può essere effettuata in qualunque trimestre, e protegge indirettamente il neonato nei mesi in cui non può ancora ricevere il proprio vaccino. Nelle indicazioni nazionali per la stagione 2025‑2026, le donne in gravidanza restano tra i destinatari prioritari, insieme agli over 60, ai fragili e agli operatori sanitari. Prevenire ora significa attraversare l’inverno con un margine di sicurezza in più.
Attenzione al tipo di formulazione: in gravidanza va usato il vaccino iniettivo inattivato. Quello vivo attenuato in spray nasale è riservato ai soggetti in età pediatrica ed è escluso per le gestanti. Le pagine ministeriali richiamano anche la possibilità, quando opportuno, di co‑somministrare l’antinfluenzale con altre vaccinazioni indicate nello stesso periodo, semplificando gli accessi. Le raccomandazioni annuali su prevenzione e controllo dell’influenza confermano inoltre l’aggiornamento dei ceppi vaccinali e l’avvio delle campagne a inizio ottobre.
Pertosse: il calendario materno che mette al sicuro il neonato
Il vaccino dTpa durante la gravidanza è oggi un tassello irrinunciabile per proteggere il bambino nei primissimi mesi, quando la pertosse è più pericolosa e prima che inizi la sua vaccinazione. Il periodo consigliato va dalla 27ª alla 36ª settimana, con indicazione ottimale intorno alla 28ª, e la dose va ripetuta a ogni gravidanza indipendentemente dai richiami pregressi o da eventuali infezioni già avute. L’obiettivo è favorire il passaggio transplacentare di anticorpi e garantire una protezione passiva immediata alla nascita. La sicurezza del dTpa per madre e feto è documentata nelle fonti istituzionali italiane.
La strategia è in linea con le principali società scientifiche internazionali: l’aggiornamento di ACOG e i materiali di CDC sottolineano la finestra 27‑36 settimane e mostrano, su dati di popolazione, una riduzione significativa dei casi di pertosse nei neonati quando la madre è vaccinata in gravidanza, con stime di prevenzione dei casi e dei ricoveri che restano elevate. Un segnale convergente che rafforza la scelta di immunizzare nel terzo trimestre.
Covid‑19 oggi: indicazioni aggiornate per la gravidanza
Per la stagione autunno‑inverno 2025/2026, il Ministero ha aggiornato la campagna anti‑Covid‑19 con vaccini adattati alla variante LP.8.1. La circolare del 22 settembre 2025 inserisce tra i destinatari della dose di richiamo le donne in gravidanza in qualunque trimestre e quelle nel periodo postpartum, comprese le donne che allattano. L’obiettivo dichiarato resta la prevenzione delle forme gravi e delle ospedalizzazioni nelle categorie più esposte, mantenendo la possibilità di accesso gratuito.
La stessa circolare richiama la co‑somministrazione con altri vaccini stagionali quando clinicamente indicato, una misura che agevola l’adesione senza moltiplicare gli appuntamenti. Le donne ad alto rischio per esposizione o per condizioni cliniche dovrebbero confrontarsi con il proprio curante per programmare tempi e priorità. Le pagine informative ministeriali storiche, nate con le prime campagne, ricordano che l’allattamento non pone controindicazioni e che la valutazione di benefici e rischi guida sempre la scelta.
I vaccini da rimandare: MPR, varicella e altri
La regola è chiara: i vaccini a virus vivi attenuati non si somministrano in gravidanza. Parliamo in particolare di MPR e varicella (o formulazioni combinate come MPR‑V). Se una donna è suscettibile, le dosi vanno pianificate prima della gravidanza, mantenendo un intervallo di circa un mese tra l’ultima somministrazione e il concepimento, oppure subito dopo il parto, anche durante l’allattamento. Le fonti istituzionali ricordano inoltre che un’eventuale vaccinazione eseguita per errore in gravidanza non rappresenta, da sola, un’indicazione all’interruzione.
Esistono poi vaccini per i quali si preferisce non procedere durante i nove mesi per assenza di prove sufficienti in gravidanza, pur essendo consigliati in età fertile e nel recupero post‑parto: tra questi rientra il vaccino anti‑HPV, che si rinvia senza necessità di test preventivi, riprendendo il ciclo a gravidanza conclusa. Anche qui la parola chiave è programmazione: chiarire con il proprio medico tempi e priorità consente di proteggersi al momento giusto, senza rinunciare alle opportunità preventive.
Quando “solo se serve”: epatite B, meningococchi, pneumococco
Ci sono situazioni particolari in cui alcune vaccinazioni possono essere valutate anche in gravidanza, sempre su indicazione clinica. Se la donna è suscettibile e sussiste un rischio concreto di esposizione, la vaccinazione contro epatite B può essere considerata; allo stesso modo, i vaccini antimeningococcici (ACWY o B) trovano spazio in caso di focolai, condizioni predisponenti o specifiche esigenze sanitarie, così come la vaccinazione antipneumococcica per chi presenta comorbidità che aumentano il rischio di malattia invasiva. Le pagine del Ministero inquadrano queste offerte nell’ambito delle categorie a rischio, da valutare caso per caso.
È un capitolo diverso dai vaccini raccomandati universalmente: qui non c’è una chiamata attiva per tutte, ma un’attenzione personalizzata quando l’esposizione o la storia clinica lo richiedono. È utile, perciò, rivedere con il curante eventuali lavori a rischio biologico, viaggi in aree endemiche o convivenze con persone portatrici (per l’epatite B), così da pianificare una protezione adeguata senza rinviare decisioni importanti al postpartum.
RSV, prospettive nuove: tra vaccino materno e anticorpo per i neonati
La prevenzione dell’infezione da RSV sta cambiando volto. L’EMA ha autorizzato un vaccino da somministrare tra la 24ª e la 36ª settimana di gestazione per proteggere i piccoli dalla nascita fino a sei mesi; l’OMS ha poi raccomandato ai Paesi di introdurre il vaccino materno oppure l’anticorpo monoclonale a lunga durata per i neonati, secondo fattibilità e priorità sanitarie. In Italia, il tema è all’attenzione istituzionale e rientra nella programmazione delle strategie di prevenzione per le popolazioni più vulnerabili.
Nel frattempo, diverse Regioni hanno avviato campagne di immunoprofilassi con nirsevimab per i neonati, spesso al punto nascita, con estensione ai primi mesi di vita in base alla stagionalità e alla disponibilità. Le mappe dei pediatri e gli annunci delle aziende sanitarie raccontano un’implementazione ormai diffusa, seppur con tempi differenti sul territorio. Per le future mamme, questo significa chiedere già in gravidanza come si organizza la prevenzione nella propria area, così da arrivare preparate al parto.
Domande rapide per decidere con serenità
Quando va fatto il dTpa in gravidanza e quante volte? La dose è raccomandata tra la 27ª e la 36ª settimana, idealmente intorno alla 28ª, e va ripetuta a ogni gravidanza anche se in passato sono stati eseguiti richiami o si è già avuta la pertosse. Lo scopo è massimizzare il trasferimento di anticorpi al neonato, che nei primi mesi non è ancora protetto dai propri vaccini.
Il vaccino antinfluenzale è sicuro anche nel primo trimestre? Sì, purché si utilizzi un vaccino inattivato: le pagine ministeriali indicano che la vaccinazione può essere effettuata in qualsiasi trimestre, ed è consigliata quando si entra nella stagione epidemica. Lo spray nasale vivo attenuato è invece destinato ai bambini e non è indicato in gravidanza. L’obiettivo è proteggere la madre e, indirettamente, il neonato nei mesi successivi al parto.
Posso vaccinarmi contro il Covid‑19 se sto allattando o sono nel postpartum? Sì. La circolare nazionale 22 settembre 2025 include le donne nel postpartum e in allattamento tra i destinatari dell’offerta attiva della dose aggiornata, insieme alle gestanti in qualsiasi trimestre. La co‑somministrazione con l’antinfluenzale è possibile quando indicato, così da semplificare il calendario e ridurre gli accessi.
Se ho ricevuto MPR o varicella e poi scopro di essere incinta, cosa devo fare? Le fonti istituzionali chiariscono che l’esposizione accidentale non rappresenta, da sola, un’indicazione all’interruzione della gravidanza. Le successive dosi (se dovute) andranno rinviate al postpartum, e in futuro è bene mantenere un intervallo di circa un mese tra vaccinazione con virus vivi attenuati e concepimento programmato.
È possibile fare più vaccini nella stessa seduta? Quando clinicamente appropriato, sì: la co‑somministrazione è prevista dalle circolari per i vaccini stagionali, in particolare influenza e Covid‑19. La valutazione resta individuale e condivisa con il professionista che segue la gravidanza, così da ottimizzare tempi, protezione e gestione degli appuntamenti senza sovraccaricare il percorso.
Prendersi cura del futuro, oggi
Le storie di ogni gravidanza sono diverse, ma hanno un filo comune: l’esigenza di scelte informate, concrete, rispettose del tempo della madre e del bambino. Le indicazioni ufficiali di Ministero della Salute e ISS offrono una rotta chiara su ciò che è raccomandato, ciò che si rimanda e ciò che si valuta solo quando serve. Nel colloquio con chi vi segue, ogni dato trova il suo posto e diventa decisione. Così la prevenzione smette di essere un elenco e torna ad essere cura.
Raccontare la sanità significa attraversare sfumature, senza slogan: per questo insistiamo su fatti verificabili, su responsabilità e prossimità. I vaccini raccomandati in gravidanza non sono un gesto qualsiasi: sono un modo di tenersi strette alle vite che stanno arrivando, con la consapevolezza che una scelta ben fatta oggi pesa in bene domani. È in questa consapevolezza che la notizia prende forma e diventa impegno quotidiano.
