Alla Maybourne Riviera, la prima edizione dell’Arbory Contest ha trasformato la mixology in un concerto di sensi: dieci bartender della Costa Azzurra si sono misurati con le “frequenze botaniche”. A imporsi è stato Andrea Allasia, head bartender di Nobu Monte Carlo.
Il gesto che ha convinto la giuria
Salito sul gradino più alto, Andrea Allasia ha firmato l’interpretazione più incisiva del tema trasformando il recipiente stesso in strumento: il suo drink è nato e ha preso voce dentro una campana tibetana, scelta che risuona con il cuore del progetto Arbory. Un gesto essenziale e scenografico insieme, che ha collegato il suono all’atto di miscelare, allineandosi al concept sonoro di Arbory Dry Gin e dando alla ricetta un’impronta tanto evocativa quanto coerente. In quella vibrazione si è compendiata l’idea che la musica non accompagni soltanto, ma incida la percezione del gusto.
La vittoria di Allasia non è stata soltanto tecnica, ma narrativa: la scelta della campana ha reso tangibile il dialogo tra suono e sapore, ribadendo la visione del brand. Quando il bicchiere s’incontra con una vibrazione, cambia anche il modo in cui ascoltiamo ciò che beviamo. In questo equilibrio tra misura, ritmo e creatività, l’head bartender di Nobu Monte Carlo ha dimostrato come un’idea possa farsi esperienza, traducendo il tema delle “frequenze botaniche” in una traccia sensoriale che ha convinto ogni aspetto della valutazione, dal colpo d’occhio alla chiusura sul palato.
I parametri di valutazione e la sfida delle frequenze botaniche
La commissione ha misurato ogni proposta su quattro assi, delineando un percorso di giudizio completo. La presentazione ha pesato per estetica, scelta del bicchiere e decorazione; il rispetto del tema e la sua originalità hanno scandito la resa musicale; la tecnica e la creatività di preparazione hanno rivelato la mano del bartender; infine il gusto ha consacrato l’armonia in assaggio. Così la sfida non ha premiato soltanto il bilanciamento, ma la capacità di far emergere un’identità, interpretando in modo personale e credibile il lessico delle cosiddette “frequenze botaniche”.
In pedana si sono alternati dieci tra i migliori professionisti della Costa Azzurra, ambasciatori di prestigiosi hotel e ristoranti internazionali, ciascuno con un cocktail pensato per parlare la lingua universale del suono. La tecnica, l’equilibrio e la fantasia si sono intrecciati in composizioni capaci di raccontare un’idea, più che una ricetta, dando corpo a interpretazioni uniche del concetto di frequenza. Il risultato è stato un mosaico di stili e sensibilità in cui ogni dettaglio, dalla costruzione all’ultimo gesto, ha cercato un punto d’incontro tra ciò che si ascolta e ciò che si assapora.
La prima edizione
Il 28 ottobre 2025, nella suggestiva cornice della Maybourne Riviera, ha preso vita la prima edizione dell’Arbory Contest, nuovo appuntamento firmato Arbory Dry Gin e dedicato alla mixology e all’arte della contaminazione sensoriale. Non una semplice gara, ma un terreno di confronto che ha intrecciato approcci e sensibilità diverse, uniti da un filo rosso chiaro e potente. La manifestazione ha delineato un format capace di tenere insieme rigore e ispirazione, spingendo i partecipanti a superare il perimetro della ricetta per abbracciare una visione.
Al centro, la musica: nuovo asse narrativo su cui lo storytelling del marchio si appoggia e si rinnova. Alla base c’è la convinzione che ogni botanica esprima una propria frequenza, un’impronta sonora unica; vibrazioni che si fanno linguaggio narrativo e multisensoriale, in cui il gusto dialoga con la musica e la musica orienta la percezione del gusto, coinvolgendo tutti i sensi. Portare la musica nel bicchiere diventa così una grammatica, una lente che ridefinisce come si pensa e si racconta un distillato.
Voce narrante e protagonisti della giuria
A guidare la serata è stato Maurizio Di Maggio, voce amatissima di Radio Monte Carlo, che ha intrecciato ritmo e racconto accompagnando i passaggi della gara e presentando i protagonisti. Con tono partecipe e asciutto, ha facilitato l’incontro tra linguaggio musicale e gesto del bartender, mettendo a fuoco le storie dietro ogni drink senza mai togliere centralità all’azione. La sua presenza ha cucito insieme prove e valutazioni, consegnando una narrazione fluida e compiuta.
La giuria d’eccezione ha visto fianco a fianco il giornalista specializzato Giacomo Iacobellis, autore per alcune tra le più importanti testate italiane del settore, il bartender-imprenditore Flavio Angiolillo — riferimento della mixology nazionale, proprietario del MagCafè e del 1930 di Milano, nonché creatore del bitter Fusetti — e Maxime Pofter, anima di Povera, cocktail bar di Nizza oggi ai vertici della scena della Costa Azzurra. Tre sguardi diversi, capaci di leggere con sensibilità complementari estetica, metodo, concetto e risultato in assaggio.
Un dialogo che continua
Con questo debutto, Arbory Dry Gin rafforza la propria connessione con la mixology internazionale, costruendo un dialogo autentico tra bartender, locali d’eccellenza e il potere evocativo della musica. La prima edizione dell’Arbory Contest non è solo un capitolo inaugurale, ma la dichiarazione di un metodo: avvicinare competenze e visioni attraverso un codice condiviso, dove l’ascolto guida la mano e il bicchiere restituisce un racconto. È una strada che promette continuità, incontri e nuove interpretazioni.
È proprio in questa traiettoria che si colloca il progetto, un incontro di sapori, suoni e creatività capace di aprire un diverso modo di raccontare e vivere il gin. La spinta di The Arbory Sound Gin va in questa direzione: uno spazio in cui musica e mixology si abbracciano, dove il gusto dialoga con la melodia e la melodia modella la percezione del gusto, generando un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e resta nella memoria ben oltre l’ultimo sorso.
