Roma, 4 novembre 2025. Più di un milione e mezzo di euro per le periferie: l’asta della Fondazione Charlemagne rilancia Periferiacapitale e il lavoro quotidiano contro esclusione e marginalità.
Una raccolta che ridisegna le periferie
Il traguardo è concreto: una raccolta superiore a un milione e mezzo di euro che, detratte le commissioni dovute alla casa d’aste, verrà indirizzata alle realtà che ogni giorno presidiano il tessuto sociale della città. Associazioni e cooperative, comitati di quartiere e gruppi di cittadini attivi riceveranno risorse per progetti che tengono insieme cura, partecipazione e apertura. Periferiacapitale fa da cornice a questo impegno: un programma che mette al centro la costruzione di una Roma più giusta, inclusiva e realmente partecipata. Quando la comunità investe negli ultimi, l’intera città trova un passo più saldo.
Promossa dalla Fondazione Charlemagne con il sostegno di Roma Capitale e in collaborazione con la Casa d’Aste Arcadia, l’asta si è svolta il 21 ottobre. L’iniziativa nasce per consolidare il contrasto a esclusione sociale e marginalità urbana, sostenendo e accompagnando progetti dentro il perimetro di Periferiacapitale, il primo programma comunitario dedicato alla città per rigenerazione urbana e partecipazione attiva. L’annuncio di oggi a Roma rende tangibile un percorso che intreccia cultura e impegno civico, convinto che la bellezza dell’arte possa tradursi in opportunità per i territori dove la fragilità pesa di più.
Un’asta, un patto civico: dai maestri dell’Ottocento e Novecento alle mani dei collezionisti
A sostenere questo progetto hanno concorso capolavori firmati da maestri dell’Ottocento e del Novecento: Renoir, Signac, Soutine, Utrillo, Bonnard, Boudin, Ernst, Picasso e Hokusai. Le opere sono state aggiudicate da collezionisti italiani e internazionali, a testimonianza di un dialogo che attraversa confini e generazioni. Ogni acquisto ha contribuito al risultato complessivo, trasformando il linguaggio dell’arte in strumenti concreti di coesione sociale. È il gesto di chi sceglie di unire valore culturale e responsabilità collettiva, per restituire capitale sociale dove serve.
Quattro lotti hanno toccato i massimi nazionali di vendita, segnalando la qualità della selezione e l’attenzione del mercato. Tra questi, “La Seine à Vernon” di Pierre Bonnard e “La Jupe Noir” di Édouard Vuillard; poi “Place Pigalle-Halle aux Vins” di Kees van Dongen e “La femme au Cordonnier” di Chaïm Soutine. Risultati che non sono solo numeri: dietro quelle aggiudicazioni c’è la scelta di sostenere un programma che investe sulla partecipazione attiva e sulla dignità dei quartieri, puntando su reti territoriali già operative.
Dal pre-asta ai quartieri
Prima del suono del martello, le opere hanno incontrato il pubblico in una preview che ha attirato l’attenzione di collezionisti, istituzioni e media. Un passaggio cruciale, che ha aperto il racconto dell’iniziativa alla città e ha permesso di ascoltare domande, curiosità, sguardi diversi. La trasparenza dell’esposizione ha reso evidente l’intento della Fondazione Charlemagne: usare l’arte come leva per ricucire relazioni e ridurre le distanze, portando sul tavolo risorse economiche ma anche nuove alleanze sociali.
Accanto alla selezione destinata all’asta, la Fondazione ha promosso la mostra fotografica “Giovani, il respiro di Roma”, firmata dal fotografo Francesco Cabras. Una narrazione visiva pensata per superare gli stereotipi che spesso incasellano le periferie, restituendo spazio al protagonismo di persone e comunità. Immagini che raccontano ostinazione e coraggio, e che ricordano come i territori possano diventare meno fragili quando vengono ascoltati. Non cronaca nera, ma vita quotidiana: relazioni, talenti, possibilità. Un contrappunto necessario, capace di umanizzare numeri e progetti.
La voce della Fondazione e la promessa: risorse per progetti nuovi e in corso, accanto alle comunità
La presidente Stefania Mancini ha rimarcato la direzione del percorso: i fondi daranno nuova energia ai progetti già in campo e a quelli che verranno segnalati dalle realtà che animano periferie e municipi. L’asta è stata fortemente voluta proprio per consolidare la costruzione di periferie più accoglienti e inclusive, lavorando insieme a chi quei territori li abita, li conosce e li vive. Il senso è chiaro: sostenere chi è al lavoro sul campo, senza sostituirsi alle comunità ma camminando al loro fianco.
L’impegno guarda ai luoghi dove i diritti non sono pienamente riconosciuti e dove affiorano disuguaglianze sociali, culturali e ambientali. In questi contesti, ha sottolineato la Fondazione Charlemagne, l’azione potrà diventare ancora più sistemica, in collaborazione con comunità e associazioni attive. L’obiettivo è rafforzare interventi che moltiplicano partecipazione e opportunità, facendo della cultura un motore per la cittadinanza. Lì dove qualcuno si sente ai margini, una rete viva può restituire voce, dignità e futuro. È qui che il risultato economico dell’asta diventa progetto, e il progetto diventa realtà condivisa.
