La politica italiana oggi si muove su due binari paralleli che corrono veloci e, a tratti, si urtano: la riforma della giustizia appena chiusa in Parlamento e destinata al referendum, e la legge di bilancio 2026 all’esame del Senato. Due dossier che toccano principi e tasche, che agitano maggioranza e opposizioni con argomenti e toni diversi, ma con un punto comune: nessuno vuole cedere terreno. In mezzo, ci siete voi, chiamati a capire cosa cambierà nella vita quotidiana e a cosa guardare mentre i partiti si affrontano.
Il clima è teso. La giustizia spalanca la porta alla campagna referendaria di primavera, mentre la Manovra accende la contesa su banche, affitti brevi, dividendi, fondi per sicurezza e infrastrutture. Il calendario parlamentare è serrato: a Palazzo Madama partono audizioni a tappeto su un testo che il Governo ha trasmesso come Atto Senato 1689, con i gruppi già al lavoro sugli emendamenti. È qui che le linee si distinguono con nettezza, anche dentro la coalizione.
Giustizia: cosa cambia davvero
La riforma costituzionale approvata in quarta lettura separa i percorsi professionali di giudici e pubblici ministeri, sdoppia il Consiglio superiore della magistratura in due organi autonomi e introduce un’Alta Corte disciplinare. La scelta dei componenti dei nuovi Csm avverrà in quota sorteggio, per ridurre il peso delle correnti. È un cambio d’assetto profondo che riscrive più articoli della Carta e sposta l’equilibrio tra funzione giudicante e requirente.
Non essendo stata raggiunta la soglia dei due terzi, la modifica dovrà essere confermata dai cittadini: la finestra per la richiesta del referendum si apre con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, poi si andrà al voto in primavera, con consultazione senza quorum. Tradotto: la partita non è finita in Aula, si gioca nel Paese.
La campagna verso il referendum
Le reazioni raccontano una frattura netta. La magistratura associata e una parte dell’accademia annunciano comitati per il “No”, mentre il Governo rivendica l’obiettivo di avere un giudice davvero terzo e procedure disciplinari separate e trasparenti. Dal vicepresidente del Csm Fabio Pinelli arriva un appello a tenere il confronto su un piano tecnico; nel frattempo il Guardasigilli Carlo Nordio rilancia: l’indipendenza dei magistrati non è in discussione.
Sul fronte politico, il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle colpiscono duro: per Elly Schlein la riforma serve “a chi ha potere”, Giuseppe Conte accusa la maggioranza di voler rendere “intoccabili i politici”. Segnale chiaro: il referendum rischia di trasformarsi in un test nazionale, con ricadute oltre il perimetro della giustizia.
Manovra 2026: dove nascono i nodi
Sul terreno economico la partita si gioca al Senato. Il disegno di legge di bilancio 2026 (A.S. 1689) è formalmente incardinato e si apre il ciclo di audizioni, da Svimez all’Abi, da Gimbe a Save the Children. Parallelamente i gruppi preparano pacchetti di emendamenti: c’è chi punta a rivedere la norma sui dividendi, chi chiede più risorse per sicurezza e infrastrutture, chi invoca correzioni sul fisco della casa. Ritocchi annunciati “a saldi invariati”, ma politicamente sensibili.
Non mancano le frizioni nella maggioranza. Il centrodestra ha mostrato differenze sui capitoli più controversi, mentre le opposizioni annunciano una “contromanovra” alternativa. In Aula, insomma, il cammino della legge di bilancio sarà tutt’altro che lineare, pur dentro i tempi costituzionali.
Banche: il contributo chiesto dal Governo
Capitolo istituti di credito. L’Esecutivo rivendica un contributo da parte del settore finanziario: la premier ha parlato di “circa 5 miliardi” nel 2026, a fronte di profitti complessivi stimati in 44 miliardi. Nel disegno di legge è previsto, tra le altre misure, l’aumento di due punti dell’aliquota IRAP per banche e assicurazioni nel triennio 2026‑2028, oltre ad altri meccanismi fiscali che concorrono al gettito programmato. Le stime ufficiali indicano un apporto di circa 4,4 miliardi nel 2026 e oltre 11 miliardi nel triennio.
Qui i partiti si misurano su una linea di confine: come garantire coperture senza frenare il credito? Nelle ultime ore le forze di maggioranza ragionano su limature tecniche, in particolare sulla disciplina dei dividendi, mantenendo però invariati i saldi. Segno che la trattativa è aperta, ma l’impianto finanziario non si tocca.
Affitti brevi: la norma più divisiva
La misura che fa più discutere è quella sugli affitti brevi: il testo allo studio innalza la tassazione, con un perimetro applicativo che i partiti stanno ancora limando. Forza Italia ha già messo il cartello del no; la Lega spinge per alleggerire o cancellare l’aumento, mentre Fratelli d’Italia cerca una mediazione. In Senato si annunciano proposte alternative, dall’attenuazione dell’aliquota a criteri differenziati legati all’intermediazione.
Il quadro, ad oggi, è semplice da leggere e complesso da decidere: la stretta sulla cedolare secca è nel pacchetto, ma l’esito dipenderà dall’equilibrio politico che si formerà tra commissioni e Aula. Per questo i gruppi stanno preparando emendamenti puntuali, con l’obiettivo di correggere la rotta senza bucare i conti.
Un filo teso tra politica e toghe
Lo scontro incrociato non è solo economico o giuridico, è anche istituzionale. Lo si è visto con il caso del Ponte sullo Stretto, tra rilievi della Corte dei Conti e allarmi dell’Autorità anticorruzione: episodi che hanno alimentato il confronto tra Governo e magistrature, sullo sfondo delle nuove regole costituzionali. Anche per questo la campagna referendaria promette toni accesi.
Il risultato? Due dossier che si intrecciano nel racconto pubblico. Da un lato la promessa di “giustizia più efficiente e terza”; dall’altro l’impegno a “conti in ordine” con un patto chiesto a banche, proprietari e imprese. Noi continueremo a raccontarvi cosa cambia davvero, giorno per giorno, evitando slogan. Voi, intanto, chiedetevi quali scelte incidono di più sulla vostra vita: lavoro, casa, risparmi, tempi dei processi.
Le prossime mosse
A Palazzo Madama partono le audizioni sulla Manovra con decine di soggetti convocati e i gruppi maggiori che annunciano emendamenti su casa, dividendi, sicurezza e infrastrutture. Sul fronte giustizia, la finestra referendaria si è aperta con la pubblicazione del testo: la primavera porterà la parola agli elettori, senza quorum. Nel frattempo, l’attenzione tornerà anche sui provvedimenti in Commissione Giustizia alla Camera, a testimonianza di un cantiere normativo che non si ferma.
