Quattro medaglie d’oro, tutte in denominazioni diverse, coronano il percorso di Ca’ Rugate al Mondial des Vins Extrêmes 2025. L’azienda della famiglia Tessari guida la pattuglia italiana, firmando un risultato che unisce territori e stili, a testimonianza di un lavoro che nasce in vigneti difficili e si compie in bottiglia.
Quattro ori che raccontano un territorio
Il successo ha il volto e il profilo di quattro etichette che sintetizzano l’anima dei luoghi da cui provengono. Hanno ottenuto l’oro Amedeo 2021 Lessini Durello Riserva, capace di leggere la vibrazione dei Monti Lessini; Monte Fiorentine 2023 Soave Classico, espressione nitida delle colline del Soave; Punta 470 2021 Amarone della Valpolicella, che porta con sé la profondità della Valpolicella; e La Perlara 2020 Recioto di Soave, dolce e stratificato, figlio di una tradizione antica. Quattro interpreti diversi, una sola firma: quella di Ca’ Rugate, che mette in dialogo annate, suoli e sensibilità enologica in un risultato di rara coerenza.
Il dato più eloquente non è solo numerico: questa affermazione attraversa denominazioni differenti e compone un mosaico che unisce Soave Classico, Valpolicella e Monti Lessini. È una qualità che si dimostra trasversale e costante, capace di restare riconoscibile pur cambiando registro stilistico. In un panorama competitivo e internazionale, la lettura dei territori veneti offerta dalla famiglia Tessari appare netta, precisa, fedele alle peculiarità di ciascuna zona, restituendo ai vini una personalità che parla di origine, di lavoro meticoloso e di rispetto per ogni singola vigna.
Il valore del Mondial des Vins Extrêmes: un palcoscenico per la viticoltura che sfida altitudini e pendenze
Il Mondial des Vins Extrêmes, organizzato dal CERVIM con il patrocinio dell’OIV – Organisation Internationale de la Vigne et du Vin, è l’unico concorso al mondo dedicato ai vini prodotti in scenari di viticoltura eroica. Qui rientrano vigneti coltivati su pendenze elevate, ad altitudini superiori ai 500 metri, su terrazze vitate o in piccole isole. È un contesto che premia non solo la finezza del bicchiere, ma anche l’impegno quotidiano richiesto da condizioni ambientali estreme, dove ogni scelta agronomica pesa e ogni dettaglio diventa decisivo. Vincere, in questo quadro, significa raccontare anche la fatica che non si vede.
L’edizione 2025, la numero 33, ha raccolto oltre 1.000 vini in arrivo da 17 Paesi, tra cui Armenia, Cile, Cina, Georgia, Israele, Kazakistan, Libano e Turchia. In mezzo a questa pluralità di provenienze, Ca’ Rugate ha realizzato un risultato che nessun altro produttore italiano ha eguagliato: quattro medaglie d’oro, ciascuna riferita a una denominazione diversa. Un primato che, oltre a certificare il livello qualitativo, traccia un solco chiaro sulla capacità di valorizzare identità territoriali molteplici senza perdere coerenza stilistica.
Persone, paesaggi, responsabilità
Il riconoscimento internazionale è anche un tributo al valore dei luoghi e di chi li abita. In queste bottiglie si ritrovano la cura delle persone che custodiscono la tradizione, l’attenzione alla biodiversità e la ricerca di un equilibrio ambientale che non si improvvisa. Quando il risultato parla con questa chiarezza, racconta un patto tra uomo e territorio, rinnovato vendemmia dopo vendemmia, con la consapevolezza che la qualità autentica nasce prima di tutto in vigna, tra filari che chiedono tempo, ascolto e rispetto.
L’azienda della famiglia Tessari ha imboccato da anni la strada della viticoltura biologica e sostenibile, interpretando la propria attività come una forma di tutela attiva delle peculiarità paesaggistiche e agronomiche. Questo approccio si traduce in scelte quotidiane misurate e coerenti, dalla gestione dei suoli alla salvaguardia delle varietà, in un equilibrio che accompagna i vini dal vigneto alla bottiglia. È una visione che mette al centro il territorio, non come cornice, ma come protagonista e origine di ogni decisione.
Le Colline Vitate del Soave Classico: un patrimonio riconosciuto e il lavoro che non si vede
Il cuore storico della produzione di Ca’ Rugate sono le Colline Vitate del Soave Classico, primo paesaggio vitato italiano iscritto nel Registro nazionale dei vigneti storici ed eroici e, dal 2018, riconosciuto dalla FAO come Patrimonio Agricolo di Rilevanza Mondiale (GIAHS). Non è solo un sigillo istituzionale: è il riconoscimento di un equilibrio antico tra uomo e ambiente, di terrazze che tengono insieme memoria e futuro, di una viticoltura che dialoga con la natura senza sovrastarla, lasciando che sia il territorio a dettare il ritmo.
In queste colline, coltivare la vite richiede tra 600 e 1.200 ore di lavoro per ettaro all’anno, a fronte delle circa 150 necessarie in pianura. Numeri che spiegano, meglio di qualunque slogan, che cosa significhi viticoltura eroica. Dietro ogni bottiglia c’è una somma di gesti, pazienza e dedizione, una fatica consapevole che diventa gusto, precisione e autenticità nel calice. È questo impegno, quotidiano e silenzioso, che rende i vini capaci di restituire l’identità del luogo con profondità e sincerità.
Un traguardo che guarda avanti
Le quattro medaglie d’oro conquistate al Mondial des Vins Extrêmes 2025 riaffermano Ca’ Rugate come punto di riferimento nella valorizzazione dei territori veneti e come esempio virtuoso di armonia tra tradizione, qualità e sostenibilità. Non si tratta solo di un esito competitivo, ma della conferma di una direzione chiara: continuare a dare voce a Soave Classico, Valpolicella e Monti Lessini con coerenza e profondità, rispettando le specificità di ciascun territorio.
Questo risultato parla al tempo stesso di passato, presente e futuro. È il frutto di scelte consapevoli, di una viticoltura che si fa presidio del paesaggio e di una visione che non sacrifica l’identità all’uniformità. In un concorso pensato per chi coltiva in condizioni estreme, il traguardo di Ca’ Rugate diventa messaggio: la qualità nasce dove il territorio è ascoltato, protetto e raccontato con fedeltà, una vendemmia dopo l’altra.
