C’è una città che tiene insieme strade, rotaie e vite sospese. È Pokrovsk, nel Donetsk occidentale. Qui la spinta russa si è fatta più profonda, con unità che hanno penetrato i quartieri contesi mentre l’esercito ucraino resiste e ruota rinforzi sul perimetro urbano. Negli ultimi giorni abbiamo visto combattimenti casa per casa e tentativi di chiusura a tenaglia; Kyiv smentisce ogni accerchiamento ma ammette la pressione crescente. Intanto l’Europa muove: dalla Germania arrivano nuovi sistemi Patriot, tassello cruciale per blindare il cielo e sostenere la linea di rifornimento verso l’est.
Sul terreno i numeri raccontano la dimensione dello sforzo. Volodymyr Zelensky ha indicato circa 170 mila militari russi schierati nel settore di Donetsk, con l’obiettivo dichiarato di piegare Pokrovsk. Una massa che si traduce in attacchi continui, sondaggi, infiltrazioni. Dall’altra parte l’Ucraina tiene le arterie di ingresso e punta a logorare gli assalitori, anche con operazioni mirate dietro la linea nemica. È uno scontro che si decide sulla geografia: strade aperte o interdette fanno la differenza tra tenuta e cedimento.
Pokrovsk, il punto militare
Negli ultimi giorni gruppi russi sono entrati in città: i rapporti di situazione parlano di qualche centinaio di uomini spinti dentro l’area urbana, mentre le unità ucraine mantengono il controllo dei nodi vitali e respingono i tentativi di chiusura su più assi. La mappa del controllo resta a macchia, con una fascia “grigia” che separa i due schieramenti. L’esercito ucraino parla di tenuta delle linee; Mosca rilancia sul “doppio movimento” per serrare la città. I fatti sul campo, per ora, descrivono un combattimento aperto e non una resa.
Nel mezzo, un’azione ad alto rischio: Kyiv ha inserito forze speciali con elicotteri Black Hawk su settori dichiarati “conquistati” dai russi, operazione guidata dall’intelligence militare. L’obiettivo: stabilizzare i quartieri più caldi, colpire i gruppi infiltrati e guadagnare ore preziose per il riposizionamento della fanteria. Le immagini diffuse mostrano lo sbarco in campo aperto; i comandi sottolineano che l’azione prosegue. Mosca rivendica di averla respinta; Kyiv nega. La sostanza non cambia: Pokrovsk è il baricentro della settimana.
Perché la città pesa sull’intero fronte
Pokrovsk è crocevia stradale e ferroviario: da qui si tengono collegate le retrovie con Myrnohrad e le direttrici verso Kostiantynivka, Sloviansk e Kramatorsk. Se cadesse, l’impatto travaserebbe oltre la mappa della città, allungando le linee ucraine e obbligando a ricalibrare la difesa di tutto il Donetsk occidentale. Non a caso lo sforzo russo insiste proprio qui, dove ogni ponte e ogni scalo pesano quanto un battaglione.
La valenza simbolica e operativa è evidente: la presa di Pokrovsk sarebbe il risultato territoriale più rilevante per Mosca dai giorni di Avdiivka. Ma per arrivarci servono colonne protette da coperture laterali e rifornimenti in continuità; due elementi che, al momento, non si vedono in modo stabile. A difesa, Kyiv continua a far ruotare unità, droni d’attacco e squadre contro-infiltrazione nei quartieri più esposti.
Dai cieli la risposta: nuovi Patriot dalla Germania
Mentre il fronte terrestre assorbe colpi, arrivano da Berlino nuovi sistemi Patriot. Zelensky ha ringraziato il cancelliere Friedrich Merz, spiegando che l’intesa lavorata nelle scorse settimane è stata attuata. È un rinforzo pesante: i Patriot sono la spina dorsale della difesa contro i missili balistici e da crociera, indispensabili quando la campagna aerea russa torna a colpire infrastrutture e centri abitati. È un tassello atteso: era stato preannunciato tra fine estate e inizio autunno, ora è operativo.
La consegna si inserisce nel percorso avviato in agosto, quando Berlino aveva messo in calendario due ulteriori unità Patriot per Kyiv, anche tramite un’intesa con Washington per rimpiazzare rapidamente le capacità cedute. In parallelo, la Bundeswehr ha illustrato componenti e tempistiche di messa in servizio. Con gli arrivi di questi giorni, il mosaico della difesa aerea ucraina guadagna profondità su assi strategici e aree urbane.
Che cosa cambia nella difesa aerea
I Patriot coprono ingaggi ad alta quota e alta velocità e si integrano con strati inferiori (NASAMS, IRIS‑T, Gepard), alzando la probabilità di intercetto contro ondate miste di droni e missili. Questo ha due effetti immediati: ridurre l’efficacia degli attacchi sulla rete elettrica e liberare risorse che altrimenti verrebbero spese per rincorrere ogni allarme. La priorità resta proteggere nodi civili e militari, incluse le dorsali logistiche che alimentano il fronte di Pokrovsk.
La prospettiva è concreta ma non miracolistica. Le scorte di missili intercettori vanno gestite, i lanciatori vanno dislocati, le finestre di vulnerabilità restano. Tuttavia il segnale politico e operativo conta: il cielo ucraino oggi è un po’ più denso, e questo si riflette a terra. Se gli attacchi a lungo raggio impattano meno, Mosca perde capacità di spezzare i ritmi della mobilità ucraina verso l’est. È esattamente il raccordo tra ciò che accade sopra e ciò che si decide davanti a Pokrovsk.
Le priorità nelle prossime ore
Per Kyiv significa tenere aperti i corridoi di rifornimento e impedire al nemico di chiudere la morsa. Per Mosca, invece, si tratta di trasformare in metri stabili ciò che finora è avanzata intermittente, con perdite che crescono a ogni tentativo di sfondamento. La differenza la faranno ritmo, logistica e copertura dall’alto: tre fattori che spesso si consolidano insieme o crollano insieme. A Pokrovsk lo si vede in diretta.
Intorno, l’area urbana resta in gran parte spopolata, segnata da mesi di colpi d’artiglieria e droni. Anche qui il bilanciamento è sottile: evacuazioni dove necessario, ma presidi sufficienti a impedire la saldatura delle colonne russe. È una difesa elastica, fatta di ore e di strade. E si regge se i cieli restano difficili da attraversare.
