Roma, 3 novembre 2025. Il 30 ottobre, all’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute, “ENDOVISION” ha riunito istituzioni, clinici e associazioni per presentare un Manifesto che punta a diagnosi più rapide, cure omogenee e a restituire voce e dignità alle donne che convivono con l’endometriosi.
Una malattia che chiede risposte concrete
L’endometriosi è una patologia cronica e invalidante che, in Italia, coinvolge circa 3 milioni di donne. La diagnosi arriva spesso troppo tardi, con ritardi che possono superare i 10 anni, mentre l’accesso alle cure resta disomogeneo tra le diverse aree del Paese. A questo si somma un impatto psicologico e sociale profondo, che attraversa la vita quotidiana, la sfera relazionale e professionale. Ogni ritardo pesa sulla qualità della vita e sul futuro, rendendo indispensabile un cambio di passo che metta davvero al centro i bisogni delle pazienti e la concretezza dei percorsi assistenziali.
È su questi nodi che si è concentrato il confronto promosso a Roma: migliorare il percorso diagnostico e terapeutico, ridurre le disuguaglianze territoriali e riconoscere pienamente la dignità delle persone che vivono con la malattia. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: costruire un sistema capace di intercettare i sintomi in tempi più brevi, orientare le pazienti con chiarezza e garantire trattamenti appropriati e accessibili. Ascoltare le storie delle donne significa tradurle in soluzioni, affinché nessuno resti indietro per il solo luogo in cui abita o per la scarsa consapevolezza della malattia.
Il Manifesto e le priorità delineate dal board
Cuore dell’incontro è stato il “Manifesto per il miglioramento del patient journey dell’endometriosi”, un documento strategico elaborato da un board composto da esperti clinici, rappresentanti istituzionali e associazioni di pazienti, coordinato scientificamente da alcune tra le voci più autorevoli della ginecologia italiana. Il Manifesto nasce dall’esigenza di affrontare la patologia in modo sistemico, dando ordine e direzione a interventi che possono incidere da subito. Non un elenco di buone intenzioni, ma una rotta condivisa, pensata per rendere misurabili i progressi e per accompagnare le pazienti lungo tutte le tappe del loro percorso di cura.
Tra le priorità indicate, spicca il potenziamento della diagnosi precoce attraverso la formazione dei ginecologi territoriali e dei medici di medicina generale, fondamentali per il primo riconoscimento dei sintomi. Accanto a questo, il documento sollecita la creazione di una rete nazionale di centri specialistici, distribuiti in modo omogeneo, così da offrire competenze multidisciplinari e livelli omogenei di assistenza in ogni regione. Una mappa chiara dei riferimenti è il primo passo per non disperdere energie e tempo prezioso.
Il Manifesto promuove inoltre l’introduzione dell’educazione sanitaria sull’endometriosi nelle scuole, per far crescere una cultura del riconoscimento precoce dei segni e dei sintomi. Indica il rafforzamento dell’approccio multidisciplinare, con l’inclusione del supporto psicologico e riabilitativo all’interno dei PDTA, perché la cura sia davvero integrata. E valorizza l’uso di strumenti digitali per orientare le pazienti e raccogliere dati epidemiologici affidabili, essenziali per programmare politiche efficaci. Conoscere meglio significa curare meglio, oggi e domani.
I protagonisti del confronto istituzionale
L’evento “ENDOVISION: accelerare la diagnosi e migliorare il futuro” si è tenuto il 30 ottobre 2025 nell’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute. L’iniziativa è stata realizzata da Edra con il contributo incondizionato di Gedeon Richter e ha visto la partecipazione di clinici, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni. Un contesto istituzionale e professionale nel quale la condivisione di esperienze e competenze ha reso possibile delineare azioni concrete e replicabili, con l’intento di armonizzare gli standard di cura su tutto il territorio nazionale.
Alla discussione ha dato impulso una tavola rotonda moderata dalla giornalista Annalisa Manduca, con contributi di esperti di primo piano come Annamaria Colao, Luca Mencaglia, Silvia Vannuccini e Alessandra De Cicco Nardone. Le loro prospettive hanno intrecciato dimensione clinica, organizzativa e culturale, mettendo a fuoco i passaggi operativi necessari per rendere effettive le proposte del Manifesto. Dalla teoria alla pratica, con lo sguardo rivolto a interventi misurabili e tempi certi.
La voce delle associazioni e l’orizzonte che si apre
Un momento centrale è stato dedicato alle associazioni che hanno contribuito in modo determinante alla stesura del Manifesto: Sonia Manente (Associazione Endometriosi FVG), Francesca Fasolino Forcione (A.L.I.C.E. Odv), Monica Santagostini (AENDO) e Vania Mento (La voce di una è la voce di tutte Odv). Le loro testimonianze hanno portato al tavolo il vissuto concreto delle donne, evidenziando l’urgenza di percorsi di cura più equi, integrati e centrati sulla persona. Le storie individuali hanno illuminato le priorità collettive, rendendo evidente dove intervenire subito.
Per Annalisa Manduca, l’incontro ha rappresentato una svolta culturale e istituzionale: un’occasione di ascolto e proposta capace di tradurre le evidenze scientifiche e le esperienze delle pazienti in politiche sanitarie reali e misurabili. La credibilità passa dai risultati, e la collaborazione tra professionisti, istituzioni e associazioni è il motore per rendere efficaci gli impegni assunti. La cornice istituzionale ha dato a questo dialogo il respiro necessario per trasformare le buone pratiche in standard condivisi.
Maria Giovanna Labbate, Amministratrice Delegata di Gedeon Richter Italia, ha evidenziato come ENDOVISION sia un modello virtuoso di cooperazione tra tutti gli attori coinvolti nell’endometriosi, uniti dall’obiettivo comune di mettere le pazienti al centro. Ha ricordato l’impegno dell’azienda nello sviluppo di terapie innovative per la Salute della Donna e il sostegno a percorsi di presa in carico tempestivi, di qualità e accessibili in ogni regione, perché ogni donna possa ricevere la cura che merita e preservare il proprio benessere e la propria fertilità. Concretezza, equità, prossimità: le parole chiave del cammino che si apre.
