Fuori il video di “Mamma 1 Mamma 2 (Credo)”, il nuovo inedito di Capitan U 1947: il brano è già in radio e disponibile in digitale per Pull / Believe. Dietro lo pseudonimo si cela Umberto Napolitano, autore che ha segnato la musica italiana.
Un debutto che mette a nudo un pensiero
In questa uscita, l’immagine si intreccia al messaggio: il video di “Mamma 1 Mamma 2 (Credo)” condensa ironia e verità, offrendo uno sguardo nitido sulle idee che muovono il progetto di Capitan U 1947. Non è un semplice lancio promozionale, ma un invito a misurarsi con temi sensibili raccontati con leggerezza controllata e lucidità. Il singolo arriva come brano inedito e segna il passo di un percorso artistico che sceglie nuovi codici, senza rinnegare la storia di chi lo ha ideato.
La domanda su chi abbia scelto di farsi chiamare Capitan U 1947 trova risposta immediata: è Umberto Napolitano, un protagonista che ha scritto pagine importanti e raccolto grandi successi nella canzone italiana. Oggi si presenta con un’identità rinnovata, custodendo la propria esperienza e declinandola in una forma più libera. L’inedito offre il primo atto di questa nuova stagione, mostrando una regia d’intenti che punta a parlare in modo diretto, con una scrittura che non ammicca e una messa in scena capace di far dialogare sentimento, sarcasmo e consapevolezza.
Una musica che rifiuta etichette
Per l’artista, la musica è più di un mestiere: è il tramite che unisce un pensiero a un’altra sensibilità. Un ponte capace di far passare idee, dubbi, emozioni. In questo orizzonte personale, Umberto Napolitano rivendica un territorio suo, evitando di sovrapporsi ad altri interpreti per non finire incasellato. Sostiene che le sue canzoni, una volta consegnate al pubblico, smettono di appartenergli e diventano di chi le fa proprie. È da qui che prende forma “Mamma 1 Mamma 2 (Credo)”, brano che sceglie di guardare con lucidità alle parole che ci definiscono e ai significati che, talvolta, ci vengono cuciti addosso. In questa prospettiva, l’ironia non è un riparo ma uno strumento per smontare luoghi comuni, senza mai tradire la verità delle cose.
Nel nuovo singolo, l’autore ribalta gli automatismi con cui la società assegna ruoli e definizioni fin dal primo respiro. Contesta i “credo” inculcati crescendo e, con tono netto, prende le distanze da ogni declinazione del presunto verbo del Politically Correct, percepito come una pratica ostentata fino alla stanchezza. Lo rifiuta perché, a suo avviso, diventa un armamentario sofisticato nelle mani di chi sfrutta i più fragili per tornaconto, proclamando di proteggerli e finendo per isolarli ancora di più. Il principio che guida la sua scrittura resta uno: siamo tutti esseri umani, senza distinzione di gender, uguali nei diritti e liberi di interpretare la propria esistenza in modo personale. Un’affermazione che attraversa ogni fotogramma del video, tenendo insieme lucidità e misura.
Dallo pseudonimo all’avatar
Negli ultimi tempi, Umberto Napolitano ha scelto di trasformare il proprio nome in Capitan U 1947, dove l’anno richiama la sua nascita. Una definizione che suona come Capitano di vita, libero di esprimersi nel pieno rispetto altrui. In questo rinnovamento ha trovato casa anche nella scrittura: collabora con Milano Post, testata online che gli ha offerto spazio senza filtri né limitazioni espressive. Un campo d’azione che gli consente di mettere a fuoco idee e visioni, senza tradire la sua indole diretta e la necessità di un confronto autentico.
Da qui è nata l’idea di creare un avatar: C.U 47, abbreviazione di Capitan U 1947. Per dare corpo visivo al nuovo singolo, l’artista si è affidato alla creatività di Ale Forti, giovane abile nel destreggiarsi con l’intelligenza artificiale. Il progetto ha fatto convergere competenze e sguardi: il personaggio digitale ha assunto il ruolo di corpo, mentre la voce di Napolitano ne ha incarnato l’anima. Un’unione in cui immagine e suono si fondono, per portare sullo schermo l’idea alla base del brano e restituirne la forza con una narrazione immediata.
Un ponte tra generazioni e il metodo di lavoro
Il processo creativo del video ha seguito un rituale essenziale e concreto. Umberto Napolitano e Ale Forti si sono incontrati una sola volta, a casa del giovane, davanti al suo P.C., e lì hanno dato vita a C.U 47. Hanno costruito una sceneggiatura condivisa, definito le traiettorie narrative e stabilito un linguaggio visivo coerente con il brano. È in quel tavolo di lavoro che si è manifestato un equilibrio inatteso: l’intuizione digitale del ventenne e l’esperienza del settantottenne hanno dialogato con naturalezza, riportando il tutto dentro una forma che non indulge alla tecnologia fine a se stessa, ma la piega al senso del racconto. Da quell’unico confronto è scaturita un’affinità piena, sufficiente a orientare tutte le scelte successive e a sostenere la costruzione del video.
La loro collaborazione ha generato un’intesa giudicata perfetta, frutto di una fiducia immediata e di una curiosità reciproca. L’equilibrio tra rapidità operativa e attenzione alle sfumature ha permesso di dare concretezza all’idea senza disperderla. Da un lato l’energia di chi muove i primi passi, dall’altro la lucidità di chi attraversa la scena da decenni: due prospettive che si sono riconosciute e sostenute. La creazione di C.U 47 non è stata un semplice esercizio tecnico, ma la costruzione di un alter ego capace di tradurre in figura le parole del brano. Un ventenne e un settantottenne hanno trovato un lessico comune, trasformando le differenze in spinta creativa e riportando tutto a una misura condivisa.
Tra presente e domani: musica, scrittura, vita
Nell’immediato, l’artista guarda avanti con concretezza: tra un impegno e l’altro, ha in preparazione un paio di brani e un libro da portare a termine. Progetti coltivati nei ritagli di tempo, quelli che la vita concede quando si incastrano passioni e doveri. A 78 anni, Umberto Napolitano rivendica di sentirsi ancora brillante e produttivo, pronto a rimettersi in gioco senza smettere di affinare la rotta. Ogni traccia in lavorazione nasce da questa idea di movimento, rapida ma vigile, sempre legata alla sostanza.
La scelta lessicale non è casuale: parlare di ritagli di tempo significa riconoscere che l’esistenza si compone di frammenti preziosi. L’autore sostiene di aver imparato che i momenti più importanti sono quelli condivisi con le persone amate, dentro le piccole cose di ogni giorno, capaci di dilatarsi fino a diventare grandi, enormi. È una poetica di attenzione e misura, che attraversa anche questo lavoro: trattenere ciò che conta, lasciare andare il superfluo, e permettere alla musica di restare, come affermazione semplice e radicale di umanità.
