Si era trattenuto con gli amici in Piazza Pace, cuore di Boscoreale. Uno scooter che arriva, due in sella, la moto che rallenta. Poi gli spari, puntati verso il gruppo. Un colpo prende Pasquale Nappo, 18 anni, sotto l’ascella. Gli amici non ci pensano: lo caricano in auto, corrono al San Leonardo di Castellammare di Stabia. Non si salva. Adesso i carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata rimettono in fila minuti, movimenti, vie di fuga.
Il padre, Salvatore Nappo, lo ripete senza fronzoli: «Mio figlio è sempre stato un ragazzo tranquillo, non era lui l’obiettivo». Parole che pesano e fanno silenzio. Pasquale era incensurato, operaio; nato a Pompei, viveva a Scafati. I militari ascoltano chi ha visto, recuperano le telecamere della zona: da qualche fotogramma deve uscire il nome di chi ha premuto il grilletto.
La dinamica ricostruita finora
Attorno alle 2.30, il gruppo di amici stazionava in piazza quando due persone in sella a uno scooter si sono avvicinate e hanno aperto il fuoco verso la comitiva. Un proiettile ha colpito Pasquale nella zona ascellare, provocando lesioni interne gravissime. La corsa all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia è stata immediata, ma i medici non hanno potuto salvarlo. I carabinieri hanno subito avviato gli accertamenti sul posto e in ospedale.
Le telecamere. Gli investigatori stanno acquisendo le immagini dei negozi e degli edifici che si affacciano su Piazza Pace – un’area centrale, a pochi metri dal Municipio – per bloccare i frame dell’arrivo dello scooter e della fuga. Si lavora anche sulla traiettoria del proiettile e sulla distanza di sparo. La Procura di Torre Annunziata ha disposto l’autopsia.
Chi era Pasquale Nappo
Diciott’anni appena, nato a Pompei nel 2007, residente a Scafati, operaio. Un ragazzo che – raccontano i parenti – «lavorava per non pesare sulla famiglia». Nelle ultime ore aveva partecipato a una festa a Napoli, poi la sosta in piazza con gli amici sulla via di casa. Tutto qui. E poi il buio, il colpo che ferma una vita e apre una voragine.
La famiglia ha una convinzione: «Non era lui l’obiettivo». Chiede rispetto e verità, senza processi a mezzo social né scorciatoie interpretative. A voi lettori lo diciamo così: occorre pazienza, perché le indagini hanno bisogno di minuti, ore, riscontri, e il dolore non deve correre più veloce dei fatti.
Indagini e piste
Gli inquirenti non escludono nulla: dal regolamento di conti a un gesto maturato in una dinamica diversa, fino all’errore di persona. In questo momento, però, manca un movente. Manca soprattutto l’identità dei due uomini sullo scooter. Non risultano fermi annunciati dalle autorità. A diradare la nebbia potrebbero essere testimonianze, tabulati e la rete delle frequentazioni della vittima, elementi che i carabinieri stanno vagliando in queste ore.
Un dettaglio pesante: l’azione si è consumata in un’area centrale, dove la videosorveglianza privata può avere registrato qualcosa. Gli investigatori stanno setacciando i filmati salvati dai sistemi dei negozi e dalle telecamere di zona. Ogni secondo utile può diventare un tassello per la verità giudiziaria, quella che serve a una famiglia e a una città che oggi si sente esposta, vulnerabile.
Il luogo e il contesto
Piazza Pace è un crocevia. Di giorno passano famiglie e pendolari, la sera i ragazzi si danno appuntamento. Lì il raid ha spezzato una normalità apparente. Il sindaco di Boscoreale, Pasquale Di Lauro, ha espresso dolore e vicinanza, parole sobrie che riflettono una scossa collettiva. A pochi metri c’è il Municipio: la scelta del luogo, così esposto, è un messaggio che interroga tutti.
Nell’area vesuviana, azioni in scooter e spari a distanza sono schemi purtroppo noti. Ma qui restiamo ai fatti: nessuna qualificazione ufficiale dell’episodio come “stesa” è stata fornita dagli investigatori. Il punto fermo è il rispetto delle prove: movente, arma, traiettoria, eventuali complicità. Tutto passa dagli atti. Ogni etichetta anticipata rischia di sporcare il quadro e di fare torto a chi aspetta giustizia.
Domande aperte e una comunità che non vuole abituarsi
Chi ha sparato? Perché in piazza, davanti a un gruppo di ragazzi? L’autopsia potrà dire qualcosa in più sulla distanza del tiro e sulla posizione della vittima; le perizie balistiche potranno collegare l’arma ad altri episodi. Il resto lo faranno le testimonianze e, se c’erano, le celle che registrano passaggi e presenze. Noi continueremo a seguire ogni passaggio, mettendo ogni informazione al suo posto.
Nel frattempo, una famiglia piange un giovane incensurato che lavorava e usciva con gli amici. Una piazza si riempie di fiori e messaggi, mentre il Vesuvio – visto da lì – sembra ancora più vicino, più grande. Voi, che leggete, tenete stretti i nomi e le date: la verità non è un’impressione, è una costruzione. E richiede cura. Qui, oggi, partiamo da Pasquale Nappo e da un addio che non doveva arrivare.
