Le luci della pista sono rimaste spente più del previsto, il brusio dei gate si è trasformato in attesa. Ieri sera il traffico aereo al Berlin Brandenburg Airport (BER) è stato sospeso per quasi due ore dopo l’avvistamento di uno o più droni in prossimità dello scalo. La finestra è nitida: tra 20:08 e 21:58 sono stati fermati decolli e atterraggi, poi la macchina si è rimessa in moto, con un effetto onda di ritardi e dirottamenti. L’episodio, confermato dalle autorità, rientra nella dinamica di massima prudenza che in questi mesi sta accompagnando ogni segnalazione di UAV vicino agli aeroporti europei.
Non è stato recuperato alcun velivolo: la segnalazione è nata da un testimone, confermata dalla polizia, ma dopo i controlli il drone non è stato trovato. La sicurezza dell’area è stata ripristinata e i voli sono ripartiti progressivamente nella notte e poi con regolarità in mattinata. Una scena già vista altrove in Europa nelle ultime settimane, ma che a Berlino torna a porre domande pratiche: come si evita lo stallo quando un oggetto non autorizzato entra in scena? E quanto velocemente si riesce a svuotare il backlog?
Il blocco: minuti, procedure, priorità
La sequenza operativa è quella che ci si aspetta in un contesto ad alta densità di traffico: segnalazione, verifica, sospensione, bonifica. Un cittadino ha riferito l’avvistamento, la polizia del Brandeburgo ha validato la segnalazione e la torre ha interrotto il traffico per mettere in sicurezza le traiettorie. La scansione temporale ufficiale fissa l’interruzione fra le 20:08 e le 21:58, un intervallo che ha congelato le rotazioni serali in un momento in cui i flussi di rientro sono storicamente tesi.
Nelle ricerche è stato impiegato anche un elicottero della polizia, oltre alle pattuglie a terra. Dopo ulteriori accertamenti la minaccia è stata dichiarata rientrata e il traffico ha ripreso, con inevitabili code. Nessun dettaglio ufficiale aggiuntivo è stato diffuso sulle caratteristiche del drone o sull’eventuale punto di decollo. Fatto chiave: al termine dei controlli, nessun drone è stato rinvenuto.
Rotte cambiate e partenze rimandate
L’interruzione ha avuto effetti immediati su più collegamenti: alcuni aerei non sono partiti alla fascia prevista, altri in arrivo sono stati dirottati. Tra i casi documentati, un volo da Londra per Berlino è stato deviato su Amburgo, mentre collegamenti in arrivo da Stoccolma, Antalya e Helsinki sono stati reindirizzati; nel frattempo le partenze per Basilea, Oslo e Barcellona sono rimaste bloccate nella finestra dello stop. La logica è sempre la stessa: togliere di mezzo il rischio, alleggerire lo spazio aereo attorno allo scalo e ridistribuire il carico.
Per i passeggeri, la serata è diventata una partita di attesa: monitor a strappi, comunicazioni delle compagnie, assistenza sul campo. Dal profilo ufficiale del BER su X è arrivato l’invito a controllare lo stato del volo e a usare l’online check‑in; una raccomandazione che abbiamo visto ripetersi a ondate fino alla ripartenza ordinata del mattino. È il tipo di messaggio che vale sempre in queste circostanze: informarsi prima di mettersi in viaggio, perché l’effetto domino non si esaurisce all’istante.
La deroga notturna per smaltire l’arretrato
Una deroga temporanea al divieto di voli notturni ha aiutato lo scalo a smaltire il backlog creato dallo stop. L’eccezione – concessa dall’autorità aeronautica competente – ha permesso di completare alcune rotazioni oltre il consueto curfew, limitando il numero di passeggeri costretti al riposizionamento. È un accorgimento che resta straordinario e che, nel caso del BER, viene attivato soltanto quando la sicurezza lo impone e l’impatto operativo è consistente.
Per chi viaggia questo si traduce in una finestra utile per riprogrammare: si sale quando la compagnia riceve l’ok e il volo è pronto a chiudere. Nella notte tra venerdì e sabato le partenze e gli arrivi autorizzati oltre l’orario ordinario hanno alleggerito la coda, pur lasciando qualche strascico in tabellone fino alle prime ore del mattino. L’obiettivo è semplice e comprensibile: recuperare senza snaturare le regole, riportando l’operativo dentro i binari.
Un tassello di un fenomeno più ampio
Non è un caso isolato: a inizio ottobre anche Monaco ha vissuto chiusure ripetute delle piste per avvistamenti di droni, con decine di cancellazioni e dirottamenti. La scia di UAV non autorizzati ha toccato più scali europei nell’ultimo mese, con misure di sicurezza calibrate di volta in volta sul rischio. Un mosaico che mette alla prova procedure, tecnologia e tempi di reazione.
Di fronte a questa pressione, il governo tedesco ha già mosso un passo politico: a ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che abilita la polizia ad abbattere droni che rappresentino una minaccia, con strumenti che vanno dal jamming alle contromisure cinetiche, in attesa del passaggio parlamentare. È un tassello che si aggiunge al rafforzamento delle capacità di detection negli scali e al coordinamento con gli altri Paesi UE.
Cosa resta da chiarire, cosa conviene fare
Restano domande aperte: chi pilotava il drone, da dove è decollato, che piattaforma fosse. Un elicottero e le pattuglie hanno scandagliato la zona, ma il velivolo non è stato recuperato. Le indagini proseguono; nel frattempo la priorità resta mantenere il cielo pulito attorno allo scalo nelle ore di picco. Qui l’asticella non è negoziabile: quando il segnale arriva, tutto si ferma.
Se volate da o per Berlino nelle prossime ore, fate un check in più: verificate lo stato del volo sulle pagine della vostra compagnia o nelle app ufficiali e presentatevi con margine. È fastidioso aspettare, lo sappiamo, ma è il modo più semplice per trasformare un imprevisto in un disagio gestibile. E sì, sicurezza prima di tutto: lo stop fra 20:08 e 21:58 lo ricorda più di mille parole.
